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Corriere Della Sera
Zeman firma anche il contratto
del gol
Dopo il rinnovo per la prossima
stagione, il tecnico stravince la sfida con l'
emergente Malesani. Viola di vergogna: " Troppe
feste dopo la vittoria sulla Juve " . Ora Delvecchio
chiede una maglia " Se non gioco nel derby m'
arrabbio " . " Cecchi Gori avrebbe applaudito " . E
Maldini fa lo spettatore al Totti show
ROMA - FIORENTINA 4 - 1 / Gara
decisa gia' nel primo tempo. Doppietta di
Delvecchio, reti di Paulo Sergio e Totti.
Batistuta segna ma sbaglia un rigore Zeman firma
anche il contratto del gol Dopo il rinnovo per la
prossima stagione, il tecnico stravince la sfida
con l'emergente Malesani ROMA - Sembrano poche
quattro reti in questa rappresentazione romanista
a passo di carica, con la Fiorentina subito
espropriata dell'identita' rassicurante che
vantava da nove trasferte. Presenti sugli spalti
Eriksson (un po' turbato, domenica prossima arriva
il quarto derby stagionale) e Cesarone Maldini
(avra' forse memorizzato lo splendido Totti), i
ritmi giallorossi devastano la partitura dei viola
come se Malesani fosse l'ultimo arrivato, non
l'eversore del gioco juventino, applaudito a
Firenze giusto una settimana fa. E' Zeman che
recupera fascino, subito dopo aver firmato il
contratto anche per la prossima stagione, puntando
soprattutto sulle sovrapposizioni esterne Cafu -
Paulo Sergio o Candela - Totti per annacquare quel
cocktail di qualita' e potenza rappresentato
dall'impiego di Serena, Cois, Rui Costa e Schwarz
nei compiti centrocampistici. Sono i bioritmi
favorevoli che tornano ad elettrificare
l'organizzazione cui sovrintende Di Biagio,
secondo il trend di rendimento garantito dal
lavoro dello stakanovista boemo quando l'inverno
allenta la morsa. Quarta vittoria consecutiva
nell'aria raddolcita: lo spareggio - Uefa esalta
solo il collettivo di Trigoria, protagonisti e
gregari, lanciato verso l'annientamento di
qualsiasi oppositore, fra varchi ostruiti dal
pacchetto difensivo e puntuale aggressione degli
spazi dei guastatori laterali, valorizzati pure
dai movimenti senza palla di Tommasi e Di
Francesco. La sinfonia giallorossa stordisce in
pressing, mentre Delvecchio apre la' davanti i
corridoi di conquista, garantendo una
collaborazione - ovunque mai ottenuta dall'assente
Balbo. Cosi', superati forse i traumi causati
dalle stracittadine, proprio l'ex interista fa
rifiorire gli schemi zemaniani, diventandone il
perno offensivo dal quale non si potra'
prescindere anche nel prosieguo del campionato.
Signor Zdenek, condivide? Accantonato e spesso
mortificato durante la temporanea crisi dei valori
romanisti, Marco Delvecchio svetta da torre su
punizione di Totti, nel gol apripista che Paulo
Sergio firma sotto misura dopo dodici minuti
d'assedio. Serve puntualizzare che appare dubbia
la punizione accordata al talento di Porta
Metronia sulla trequarti di sinistra, causa una
presunta scorrettezza subita fra le grinfie di
Falcone? Dalla tribuna l'infrazione risulterebbe
capovolta, ma gli zemaniani procedono
imprendibili, coniugando in sincronia il verbo
correre come accadeva all'inizio della rivoluzione
culturale promossa dal presidente Sensi. Anzi,
l'azione fulminante del raddoppio - sventagliata
perfetta di Aldair destinazione Paulo Sergio e
assist brasiliano con la testa per liberare lo
scattista Delvecchio - rafforza il convincimento
di ammirare una Roma al top delle attuali
possibilita'. Delveccho beffa Toldo di sinistro e
ne deriva un tafferuglio perche' vorrebbe
abbracciare il pallone della sua bravata:
Firicano, in rappresentanza degli avvelenati
segugi viola, s'intromette, gli rifila una manata,
lo spinge a terra rischiando l'espulsione. Certo,
sono dettagli ai margini della festa giallorossa,
che assimila negli snodi successivi perfino il
comprimario Tommasi, lodevole cacciatore di un
pallone sul fondo apparentemente marcio.
Abnegazione premiata: Padalino vanifica la
posizione di favore lasciandosi portare via il ben
di Dio, che viene trasferito al risolutore
Delvecchio. Sulla panca, Malesani non ha nemmeno
voglia di guardare lo sfascio inimmaginabile. E'
questa la Fiorentina che scoppiava di salute? Tre
reti piu' un palo scheggiato da Paulo Sergio
impongono rettifiche tardive. Fuori Morfeo e
dentro Kanchelskis per tamponare sulla corsia -
Candela, con Serena spostato dall'altra parte ad
aspettare lo scatenato Cafu. Va un po' meglio,
senza pretendere che il trio Falcone - Padalino -
Firicano alleggerisca lo strapotere di Totti. Che
pennella il poker all'incrocio, su punizione
procacciata da Paulo Sergio. La reputazione dei
viola e' in frantumi: se ne accorge il redivivo
Rui Costa e innesta Oliveira per arraffare un
rigore da uno scontro con Antonio Carlos. Tocca a
Konsel respingere l'esecuzione di Batistuta, che
riesce comunque a farsi parzialmente perdonare,
valorizzando una rara idea in profondita' di
Robbiati. Portiere dribblato e gol che non
consola. La Roma piomba a quota 41, vagheggiando
d'esorcizzare i laziali nel prossimo scontro
serale. La primavera di Zeman s'annuncia radiosa.
ROMA 4 Konsel 7 Cafu 7 C.A. Zago 6 Aldair 7
Candela 7 Tommasi 7 Di Biagio 6,5 Di Francesco 6
Paulo Sergio 7 Delvecchio 7 Totti 8 All.: Zeman 7
FIORENTINA 1 Toldo 6 Falcone 5 Firicano 5 Padalino
5 Serena 5 Cois 5 Rui Costa 5 Schwarz 6 Morfeo 5
Batistuta 6 Oliveira 6 All. Malesani 5 Arbitro:
Treossi 6,5 (Zanforlin 6,5, Di Savino 6,5)
Marcatori: Paulo Sergio al 12', Delvecchio al 31'
e 41' p.t.; Totti all'11' e Batistuta al 21' s.t.
Ammoniti: Di Biagio, Delvecchio, Padalino, Toldo,
Kanchelskis, Oliveira e Falcone. Sostituzioni
Roma: Petruzzi (s.v.) per Zago 34' s.t.; Gautieri
(s.v.) per Delvecchio 35' s.t.; Pivotto (s.v.) per
Cafu 43' s.t. Fiorentina: Kanchelskis (6,5) per
Morfeo 38' p.t.; Robbiati (6) per Cois nel s.t.;
Bettarini (s.v.) per Falcone 42' s.t. Recuperi: 2'
piu' 5'
Viola di vergogna: "Troppe feste dopo la vittoria
sulla Juve" ROMA - (s.p.) Alberto Malesani sembra
un pugile groggy. "E' tutta colpa mia. Con la Roma
si puo' perdere sempre, cosi' mai. E siccome la
Fiorentina era la stessa che aveva travolto la
Juve, vuol dire che a sbagliare stavolta e' stato
l'allenatore". Mea culpa amarissimo, per il
tecnico viola distrutto da Zeman ("Considero il
boemo un maestro, ma stavolta e' stato fin troppo
duro") e da una domenica da dimenticare. "Abbiamo
disputato un primo tempo inguardabile. In campo
c'era solo la Roma. Poi e' andata un po' meglio,
ma la frittata ormai era fatta. Insisto: se la
squadra e' crollata di testa, prima ancora che
nelle gambe, la ragione sta nella mia incapacita'
di gestire il gruppo dopo il trionfo sulla Juve.
Mi era successo la stessa cosa ad inizio stagione,
dopo il grande match di San Siro con l'Inter.
Forse, mi sono nuovamente lasciato trascinare
dall'entusiasmo". Ma possibile che gli errori di
Malesani, che domenica perdera' Oliveira e Falcone
per squalifica e Batistuta per gli impegni con la
nazionale, siano da considerare piu' importanti
delle trovate di Zeman? "Per carita', la Roma ha
giocato in modo stratosferico. Quando si esprime
su certi ritmi puo' mettere sotto qualsiasi
avversario. Ma io avevo ancora negli occhi la
partita contro la Juventus. Impossibile cambiare
cosi' radicalmente in otto giorni". Cecchi Gori
all'Olimpico non c'era, per sua fortuna. Il
contratto da rinnovare e' di nuovo in bilico?
"Sono decisioni della societa' - risponde Malesani
-: qui ho sbagliato tutto, in altre occasioni no.
In fondo e' la quinta sconfitta in 23 giornate:
vuol dire che non sto lavorando malissimo. Certo,
perdere cosi' resta una macchia grave, specie dopo
aver dato 3 gol alla Juve. Era un esame di
maturita', ma piu' che una bocciatura, mi auguro
di essere stato soltanto rimandato".
Ora Delvecchio chiede una maglia "Se non gioco il
derby m'arrabbio" ROMA - (s.p.) "Visto che, se
gioco, i gol so segnarli anch'io?". Chiusura tra
gioia e veleno per Marco Delvecchio, ispiratissimo
vice - Balbo che potrebbe essersi guadagnato la
maglia da titolare. Subito una dedica al figlio,
Nicholas, che nascera' tra pochi giorni: "Dopo il
primo gol volevo festeggiarlo mettendomi il
pallone sotto la maglia, simulando il pancione:
Toldo e Firicano non hanno capito, pensavano
volessi perdere tempo ed e' successo un
parapiglia. Ma ci siamo spiegati". E domenica
prossima, il derby: "Decidera' Zeman, adesso, se
farmi giocare contro la Lazio. Io, di sicuro,
stavolta se torno in panchina mi arrabbio di
brutto".
SENSI EUFORICO "Cecchi Gori avrebbe applaudito"
ROMA - La firma in calce al contratto da 1.700
milioni, fresca di 4 giorni, ha portato bene. Ma
non e' bastata a far tornare la parola a Zeman.
Muto dalla sconfitta con la Juve, e il successivo
deferimento per le critiche all'arbitro, il boemo
ha lasciato la parola al presidente, che tanto ha
penato per convincerlo a restare un anno ancora.
Franco Sensi e' parso raggiante: "Visto che Roma?
Abbiamo vinto il primo spareggio per l'Europa. Ora
sotto con gli altri. A cominciare da quello con la
Lazio. Ho rivisto la squadra di inizio stagione.
Travolgente, spettacolare, divertente". Merito
forse di quella sudatissima firma strappata solo
mercoledi' scorso? "No, che c'entra. Zeman e' una
persona seria, si e' sempre impegnato al massimo.
La squadra aveva solo avuto un calo. Ma questa,
non lo dimenticate, e' stata la quinta vittoria
nelle ultime sei partite, la quarta consecutiva.
L'obiettivo e' l'Uefa, senza altri sogni: andiamo
avanti cosi'. I conti li faremo alla fine. Intanto
abbiamo guadagnato parecchi punti sulle nostre
rivali dirette. La Fiorentina, la Samp, il Milan.
E siamo tornati ad un passo dall'Udinese. Mi
spiace per il mio amico Cecchi Gori, che oggi era
a Los Angeles. Si e' perso una grande domenica:
sono sicuro che un uomo di spettacolo come lui,
alla fine, avrebbe dimenticato la rabbia per la
sconfitta e ci avrebbe applaudito".
IL PROTAGONISTA E Maldini fa lo spettatore al
Totti - show ROMA - Ha sfiorato la luna,
avvicinato l'impossibile. Eppure potrebbe non
bastare. L'ha fatto davanti ai soli occhi che
contano: quelli di Cesare Maldini, commissario
tecnico della nazionale italiana. Non che Maldini
non sappia chi sia. Solo che a volte, come dire,
il c.t. sembra un po' distrarsi, preso da mille
altre questioni. E allora gli diventa necessaria
una ripassatina, un viaggetto nella capitale per
vedere a che punto sta il "Pupo". Che non vuole
piu' essere chiamato cosi' e ieri ha dato piu' di
una dimostrazione di essere cresciuto. Francesco
Totti ieri pomeriggio contro la Fiorentina ha
toccato piu' d'una vetta, cosa che puo' riuscire
solo a pochi, a dispetto dell'eta', della squadra
in cui si gioca, delle condizioni ambientali. Pure
lui conosce bene Maldini e forse e' per questo che
non si aspetta miracoli, di girare cioe' per la
Francia in maglietta e calzoncini, da giugno a
luglio, invece di andarsene al mare da qualche
parte, magari con gli amici, com'e' probabile che
gli succedera'. Totti, non da solo ma quasi, ha
sminuito nel primo tempo la Fiorentina di
Malesani, che sette giorni fa aveva distrutto la
Juve. Inventando per gli altri, tagliando il campo
con ogni tocco immaginabile e a qualunque
distanza. Poi l'ha azzerata completamente, andando
a strappare con prepotenza il numero abbacinante,
il gol da sballo, il capolavoro che appartiene ai
cromosomi dei campioni, che nascono anche qui,
accarezzati dal ponentino e viziati dal pubblico
mammone. Antonio Carlos Zago, l'ultimo brasiliano
arrivato alla Roma, e' rimasto a bocca spalancata.
Lui, quando Totti ha calciato la punizione del 4 a
0, era piu' o meno alle spalle del compagno, bello
dritto in faccia alla porta di Toldo. Ecco cosa ha
raccontato: "Una punizione perfetta, meravigliosa.
Una cosa incredibile. Ho visto la palla partire
dal piede di Francesco e andarsi a infilare giusto
nell'angolo tra palo e traversa. Come se fosse
telecomandata. E allora non ho saputo resistere:
mi sono fatto trenta metri di corsa e l'ho
abbracciato". Totti conosce bene Maldini. Insieme
vinsero a Barcellona, un anno e mezzo fa, l'ultimo
titolo importante dei nostri colori, l'ultimo
trofeo di Cesarone con l'Under 21: il campionato
europeo. Totti c'era, e si fece sentire. Fu lui,
accanto a Morfeo, ieri pomeriggio annientato
dall'amichetto giallorosso, l'uomo in piu',
l'elemento che seppe alzare il tasso tecnico della
squadra e condurla verso un traguardo clamoroso:
il terzo successo continentale consecutivo. E in
casa della Spagna di Ivan De la Pena e di Raul,
strafavorita. Dicono che Maldini non ami
particolarmente i giocatori nati in questa citta'.
Chissa' perche', se quel pettegolezzo ha un
fondamento. In realta', a gente come Totti
dovrebbero essere evitate etichette cosi' banali e
fuorvianti, falsi limiti che poi il tempo, e il
rettangolo verde, inevitabilmente smentiscono. Con
questo ragazzo di 21 anni e mezzo, venuto al mondo
in un quartiere a due passi dalla basilica di San
Giovanni, cresciuto nelle giovanili giallorosse
dopo un rapidissimo intermezzo nella Lodigiani,
hanno indovinato in tanti. Ma non era cosi'
difficile. Eppure qualcuno e' riuscito a prendere
una cantonata. Come l'argentino Carlos Bianchi,
che lo stava per cedere in prestito l'anno scorso
alla Sampdoria, avendolo definito "un giocatore
normale". E come Rossano Giampaglia, ex
responsabile dell'Under 21 prima dell'avvento di
Tardelli, secondo il quale Totti "si era impigrito
e rischiava di perdersi: soltanto un futuro
lontano da Roma lo avrebbe rigenerato". Avranno
visto, questi signori, il gol di ieri alla
Fiorentina e la prestazione intera? Avra' visto
bene anche Maldini?
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