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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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Repubblica
INCREDIBILMENTE LAZIO
ROMA - Verdetto
inequivocabile: la Lazio ha un' anima matura, la
Roma deve ancora costruirsela, la Lazio ha una
testa, la Roma non ancora. Una lezione memorabile,
la Lazio l' ha sovrastata con le magie di Mancini
mentre la Roma balbettava con il suo centrocampo
privo di genio e con Totti affetto da sindrome di
derby. E' stata più furba, più astuta, più cinica
la squadra di Eriksson, che si è ritrovata in
dieci dopo 7' per l' espulsione di Favalli (duro
intervento su Tommasi lanciato a rete: espulsione
più per violenza che per fallo su ultimo uomo) e
ha messo in pratica un sano calcio da
combattimento per tutto il primo tempo, per poi
colpire nella ripresa con due perfetti
contropiede, nei quali la povertà tattica della
Roma è apparsa in tutta la sua pochezza. In 11
contro 10 la squadra di Zeman è mancata di una
dote essenziale, il coraggio. E' rimasta
intimidita sulle sue linee, non riuscendo mai a
fare pressione sugli avversari, mai a mettere
ansia alla difesa laziale neanche quando non si
era ancora riassestata con l' ingresso di Negro.
Povera Roma, grandemente ridimensionata da questa
batosta, persa dietro le corse dei suoi ragazzi
(Di Francesco e Tommasi, oltre a Totti) che
correvano senza sapere dove, mentre l' handicap di
una coppia centrale inedita pesava più nell'
atteggiamento che non nei fatti. Nel finale è
stata una squadra incapace di connettere e
ragionare sulla sorprendente sventura che le era
capitata. Ma qualche remora l' emergenza l' ha
instillata anche nella testa di Zeman, se ha
portato Di Biagio in posizione estremamente
arretrata, proprio davanti al duo Gomez-Servidei,
con l' incarico anche di andare a contrastare
Casiraghi sulle palle alte che venivano dai lunghi
rilanci di Marchegiani. Ma un Di Biagio così
lontano dal centrocampo impoveriva
irrimediabilmente la manovra romanista, allungava
la squadra, le toglieva tessuto. La Lazio riprende
la sua strada, dopo la migliore gara della
stagione, anche se il vertice è lontano. E' stata
invece perfetta, affidandosi ai due geniali
momenti del duo Mancini-Casiraghi della ripresa,
irridendo la difesa romanista, i due a giocare per
una metà campo come avessero di fronte ragazzi
dell' oratorio. Ma anche nel primo tempo aveva
giocato meglio della Roma, con più fluidità e
maggiore chiarezza di idee, con un inesauribile
Jugovic e un Fuser che ha sfiorato il vantaggio
con una punizione al 26' . Ha rischiato anche
grosso di rimanere in nove, quando Pancaro che era
stato già ammonito ha rifilato un paio di gomitate
a chi gli capitava sotto tiro. Ma Collina a quel
punto aveva già optato per una gestione politica
dei fatti. Le durezze e i falli non hanno potuto
nascondere il thrilling della partita, che è stata
bella, nonostante il cattivo esempio sia arrivato
proprio dalle curve. Il lancio di lacrimogeni ha
costretto Collina a continue sospensioni, poi c' è
stata l' esibizione di cori antisemiti nei quali
la curva laziale è maestra. 'Noi in Europa, voi in
Sinagoga' e 'Roma club Israele' i due
megastriscioni degli Irriducibili, che esibiscono
anche un po' di paccottiglia di Salò ('
L'imperativo è categorico: vincere e vinceremo' ).
Le occasioni della Roma si limitano a un paio di
tiri del primo tempo deviati da Marchegiani su
Gautieri e Tommasi, quest' ultimo al 27' , una
gran botta centrale. La Lazio è più pericolosa,
soprattutto con Fuser, mentre Mancini dorme. Si
sveglia al 2' della ripresa, quando su un lungo
rilancio di Negro, incanta Tommasi e Servidei e
spedisce nel sette. Roma sotto choc, si squaglia,
al 12' Casiraghi si fa parare in contropiede, ma
poi devia su un cross di Mancini cogliendo l'
angolo basso vicino di Konsel. Al 40' l' apoteosi
con Nedved, poi Di Biagio si faceva espellere,
mentre Delvecchio in chiusura su cross di Candela
alleviava di una briciola la pena giallorossa. Per
Eriksson un lungo sorriso: "Sembrava una partita
rovinata dall' espulsione invece abbiamo vinto,
con po' di fortuna ma meritatamente".
Corriere Della
Sera
La Lazio cancella per tre volte
Zeman
Espulso subito Favalli, ma la
Roma non ne approfitta: Mancini, Casiraghi e Nedved
la umiliano
ROMA - LAZIO 1 - 3 / Gli uomini
di Eriksson dilagano nella ripresa contro i
giallorossi guidati dal loro ex allenatore. Nel
finale gol di Delvecchio La Lazio cancella per tre
volte Zeman Espulso subito Favalli, ma la Roma non
ne approfitta: Mancini, Casiraghi e Nedved la
umiliano ROMA - Lezione all'italiana fra i
fumogeni, per l'integralista della presunta
rivoluzione giallorossa. Tre schiaffoni ricevuti
sprecando per oltre 80', nei velleitarismi, l'uomo
in piu'; un patatrac della Roma zemaniana sotto i
colpi della banda - Mancini, dopo un breve
disorientamento determinato dall'espulsione di
Favalli. Il derby e' anche quello che non
t'aspetti, con i valori romanisti subito scanditi
e ingolfati fra le scorrettezze dei laziali. I
giallorossi partono sparati, quasi rovesciati sul
campo dalla scenografia psichedelica dei loro
innamorati, con Balbo attivato da suggeritore per
un suggerimento trapassante, destinazione Tommasi.
Scatta il fruitore nello spazio spalancato in
verticale e Favalli lo butta giu', scavalcato dal
dribbling d'avvicinamento a Marchegiani. Sono
passati appena otto minuti, ma l'ottimo Collina
non puo' chiudere gli occhi: cartellino rosso,
spinte, proteste biancocelesti e la sensazione
diffusa d'un dominio zemaniano che via via si
accentuera'. Eriksson in panchina pare irrigidito,
Jugovic scala laddove combatteva l'espulso; un
quarto d'ora d'apnea prima d'inoltrare Negro nel
quartetto arretrato, togliendo lo sconsolato
Almeyda. Significa che la Lazio fa di necessita'
virtu', inalberando pure alcuni accaniti
picchiatori (Nedved e soprattutto Pancaro, che
gia' ammonito sarebbe da cacciare per una
volontaria gomitata al volto dell'arrembante
Tommasi) per non soccombere. I romanisti cadono
nella trappola, pressoche' irrigiditi dalla
superiorita' numerica che dovrebbero gestire
accorti, senza dimenticare una paralizzante
vulnerabilita' difensiva fissata dagli stralunati
Gomez e Servidei, non proponibili nelle mansioni
dell'accoppiata assente Aldair - Petruzzi. Pazza
stracittadina di campionato n. 109, usata da Zeman
fino all'harakiri per spremere i rimpianti
dell'altra sponda. Un falo' d'illusioni che brucia
sul sinistro di Tommasi scoccato d'anticipo su
Nedved, dopo una difficoltosa respinta a pugni di
Marchegiani. La Roma pressa irragionevole,
cercando preziosismi estetici fuori luogo, come se
il tempo per andare in vantaggio risultasse
sterminato. E piombati all'intervallo, i ragazzi
di Sven Goran scoprono di possedere la grinta
necessaria per proseguire senza spaventi,
vagheggiando soluzioni contropiedistiche. Basta
improvvisare sullo sbilanciamento degli avversari,
snidandone i rischi di sovraccarico dinamico.
L'ingranaggio di Zeman s'e' inceppato, privo di
scorciatoie risolutive, abbandonato nella lotta
dai velleitari Totti e Balbo, campioni delle parte
facili. Si', al culmine dei suoi paradossi, la
Roma crolla causa abuso d'attacchi scriteriati.
Proprio quanto serve per scatenare Mancini, che ci
va a nozze con quel reparto arretrato cosi'
approssimativo. Casiraghi riceve l'alleggerimento
e punta sull'artista, che si beve in slalom tanto
Servidei quanto Tommasi, fiondando il destro
imparabile quasi sotto l'incrocio. L'incolpevole
Konsel s'arrende, La Roma mortificata ricomincia a
testa bassa, offrendosi ad altri immediati
ribaltamenti. Dietro svetta Nesta e i propositori
Jugovic e Fuser rilanciano puntuali l'azione nei
varchi sguarniti dall'arrembaggio al rischiatutto,
senza movimenti simultanei di cursori giallorossi.
E' lo sfascio delle teorie zemaniane, nemmeno
annunciato e addirittura inimmaginabile negli
approcci iniziali. Benedetta la cacciata di
Favalli, che ha costretto i laziali ad esaltarsi
negli anticipi e nelle marcature furibonde,
diventando micidiali di rimessa. Come dimostra
Casiraghi, catapultato verso Konsel, che gli
restringe la visuale senza paventare fratture alla
mandibola. Il coraggio del portiere rinvia di
pochi istanti l'annientamento definitivo: fuga e
cross "alla Mancio" da un versante all'altro e
Casiraghi azzecca la volee nell'angolo, fra
sentinelle sbadate. Povera Roma! La rivoluzione
del precettore boemo passa sulla graticola degli
sfotto' dei suoi ex tifosi, mentre la Lazio trova
semplificazioni di gioco inaudite, sempre
schizzando via sull'errore propositivo del
portatore di palla avversario. Saltate le
consegne, spartiscono nella voragine pefino Cafu,
Di Francesco e Candela che avevano iniziato bene,
diffondendo impressioni soggioganti sugli omologhi
dirimpettai. Tutto cancellato, tutto ribaltato
come in una cavalcata all'incontrario verso
ulteriori dispiaceri. Mancini detta legge dietro -
avanti e ora tocca a Nedved involarsi, uccellando
l'uscita di Konsel con il calibrato pallonetto del
trionfo. I rimpasti di Zeman accrescono i disagi,
salvo memorizzare lo stacco - gol del subentrato
Delvecchio, che scalfisce appena la mortificazione
pesantissima. E cacciato agli sgoccioli pure Di
Biagio, esplode la strameritata festa laziale.
IL TECNICO SI METTE SOTTO
ACCUSA Il boemo: "Dopo mezz'ora e' saltato tutto"
ROMA - Mai dimenticare gli amici, Zeman. Ricorda
la battuta di Al Pacino a Sean Penn, in "Carlito's
way"? Mai dimenticarli, gli amici. Perche' poi
questi si vendicano e te la fanno pagare. "Tutto
da rifare? No, perche' la partita non si puo'
rigiocare...". Il primo tentativo di scuotere il
gelo della sala stampa va a vuoto. Nessuno ha
voglia di sorridere. Laziali a parte, si capisce.
"La differenza tra i tre gol che ho preso dalla
Roma quando allenavo la Lazio e questi e' minima.
Eravamo proprio vicini allo stesso risultato...".
Poi Zeman capisce che non e' proprio aria. E
allora torna la sfinge di sempre: "E' stata la
peggior Roma della mia gestione. Lo 0 - 3 di tre
anni fa non fu piu' bruciante di questo. Anzi.
Quella Lazio mi piacque molto di piu'. La
formazione? Se potessi tornare indietro rimetterei
in campo la stessa. Sono deluso perche' abbiamo
sbagliato in pieno la partita. Dopo una mezz'ora
buona, e' saltato tutto: le distanze, i movimenti.
Siamo mancati completamente come collettivo. Se
anch'io mi sento responsabile? Certamente si'. Ma
non sono preoccupato per il futuro. Non credo che
questa sconfitta, per quanto pesante, azzeri tutto
il lavoro svolto finora. Il problema, invece, e'
che molti la penseranno in questo modo". Ignorato
dal pubblico laziale, cosa forse che l'ha ferito
piu' di ogni altra, Zeman e' stato "riscoperto"
dopo il raddoppio di Casiraghi. Quando tutta la
curva nord ha cominciato a sbeffeggiarlo: "Facci
un saluto, boemo, facci un saluto". Ma Zeman non
poteva accontentarli. "Prendo la sconfitta - ha
continuato - come un incidente di percorso. Ma e'
chiaro che mi aspetto una reazione subito". Sven
Goran Eriksson ha gli occhi di fuori, ancora
incredulo per lo spettacolo. L'ex romanista,
ancora piu' ignorato di Zeman, ha vinto oltre ogni
speranza il primo derby della capitale (ne aveva
pareggiati due quando stava sulla panchina
giallorossa, quattordici anni fa). "Siamo stati
grandi, abbiamo giocato un secondo tempo perfetto
- ha spiegato -. Nell'intervallo me la sono presa
perche' avevo visto la squadra troppo timorosa,
dopo l'espulsione di Favalli. Cosi' ai ragazzi ho
detto: svegliamoci, cominciamo anche ad attaccare,
senno' la Roma prima o poi segna. Direi proprio
che mi abbiano ascoltato. Non poteva andare
meglio. Davvero". Davvero.
Tribuna politica: frecciata di
Storace al sindaco Rutelli ROMA - Tribuna politica
al derby romano. Nel curioso gioco degli intrecci
esce vincitrice la "strana coppia" formata dal
leader di Alleanza Nazionale, Gianfranco Fini, e
dal sindaco "ulivista" Francesco Rutelli. Non e'
un super - inciucio, ma comune fede laziale. Al
100 % per il sindaco, ereditata dalla moglie
Daniela per l'esponente del Polo. Sconfitti,
invece, i romanisti: il segretario pidiessino
Massimo D'Alema resta deluso esattamente come il
candidato sindaco del Polo, Pierluigi Borghini. La
sconfitta giallorossa serve pero' a Francesco
Storace (An), presidente della commissione
parlamentare di vigilanza sulla Rai, per lanciare
una "gufata" politica: "Rutelli ha vinto il derby,
Borghini vincera' le elezioni". Grande delusione,
politica a parte, per tutto il parterre
giallorosso (la Roma giocava in casa e, in tribuna
vip, era piu' numeroso il contingente degli
"zemaniani"). Gomme a terra per Max Biaggi,
campione del mondo nel motomondiale, che
nell'intervallo si era lasciato andare a un
commento troppo ottimista: "La Roma sta dominando,
speriamo che riesca a raccogliere i frutti nella
ripresa". E tra le facce deluse sfila anche quella
di Carlo Verdone: il film dell'Olimpico, per lui
giallorosso, non e' stato certo un bello
spettacolo.
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