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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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Corriere
Della Sera
Non bastano un gol
capolavoro e un assist di Totti, la squadra di
Ancelotti risale dallo 0 - 2 e agguanta il pari
Roma senza pace: l'Olimpico contro Sensi Fischi
e striscioni, contestato il presidente
giallorosso: "Cragnotti, compralo tu!"
ROMA - Non basta uno strepitoso
Totti a placare le proteste verso il presidente
Sensi e soprattutto a garantire tre punti pesanti
da zona Uefa ai romanisti senza pace. Quasi
accompagnati in campo dalla contestazione
annunciata all'imprenditore di Visso, responsabile
d'un quinquennio vissuto sotto lo strapotere
laziale (e d'immobilismo sul mercato), i
giallorossi sembrano affrontare deconcentrati il
ritmo imposto dal Parma, anche se Konsel tampona
subito provvidenziale su Adailton, stonato
finalizzatore d'ogni trovata di Chiesa. Ma
superato un successivo spavento, sempre Chiesa
ispiratore trapassante e sempre il sostituto di
Crespo che sperpera, quel bravo ragazzo di Totti
pretende la ribalta per alleggerire il malcontento
popolare. E' un ribaltamento fulmineo; una
procedura improvvisamente poco zemaniana, con
palla rubata in pressing dallo scattista Paulo
Sergio e recapitata nel varco libero al giovane
talento fatto in casa. Va imprendibile Totti,
lasciando immaginare un Dio misericordioso del
football, capitato dentro lo stadio Olimpico per
soccorrere l'assente Franco Sensi, bersaglio di
cori oltraggiosi e scritte avvelenate. Basta
girare lo sguardo e memorizzare la scenografia
esibita sugli spalti: "Per la Roma compri, o con
la Roma rompi!". Poi i tazebao a volte esagerati
("Societa' da rottamare, presidente da cambiare")
e a volte umoristici ("Cragnotti, adesso comprati
Sensi!"). Tutti contro questa gestione
caratterizzata da troppi investimenti sbagliati e
da promesse non mantenute. Ci pensa Totti: il suo
sinistro in corsa, a palombella, irride Buffon
proiettando provvisoriamente il club maleamato a
un passo dall'Udinese. Vi pare giusto, oppositori
romanisti, intonare ancora "Sensi senza senso"? I
parmigiani, colpiti dall'artista, calano
d'intensita' e Di Biagio puo' riorganizzare il
reparto di mezzo, mascherandone le lacune
propositive. Restano bravi i suoi compagni,
Tommasi e Di Francesco, a recuperare palloni,
salvo sprecarli spesso nella foga distributiva che
impongono gli agguati degli omologhi contrapposti,
da Crippa a Fiore, da Sensini all'esterno mancino
Blomqvist. Zago sa pescare ancora Totti:
sventagliata esatta lungo la corsia sinistra per
la rifinitura esemplare a mezz'altezza, a
beneficio dell'irrompente Paulo Sergio. E' il
raddoppio, che forse meriterebbe applausi in uno
scenario modificato. Purtroppo Chiesa, che spazia
ovunque, rovina la tregua fra pubblico e
presidenza giallorossa. La sua immediata risposta,
su lancio di Sensini, e' una prodezza balistica da
posizione pressoche' impossibile. Partita
riaperta, mentre le disapprovazioni restano in
bilico e nell'aria s'avverte l'immutabile voglia
di ricominciare al primo episodio contrario.
Povera Roma, un po' stradarola e un po' geniale,
con il tridente d'attacco amputato laddove opera
l'impresentabile Balbo. Thuram e Cannavaro lo
annullano, pero' Zeman non scomoda Delvecchio nel
prosieguo per evitare il ricongiungimento. Due
punizioni precedono il calcio piazzato del 2 - 2,
firmato Chiesa. Che vuole emulare Totti e non
perdere quota nella considerazione di Cesare
Maldini. Segue l'assalto orgoglioso dei romanisti,
sempre imprecisi a centrocampo e preoccupanti
nell'assetto arretrato. E' un finale sotto i
fischi, ravvivato unicamente da una traversa
colpita in mischia da Tommasi, dopo uno spunto
prolungato di Paulo Sergio. Picchiano duro
Apolloni, Benarrivo e Crippa, che in un
tafferuglio rimedia una manata da Di Biagio,
meritevole d'espulsione. L'arbitro Borriello,
sempre poco autorevole, sorvola. E il pareggio
lascia tutti scontenti. A Sensi fischieranno le
orecchie.
VOCI DI MERCATO "Il mio nome e'
Chiesa Verro' per il Giubileo" ROMA - Chiesa alla
Roma per dimenticare Stankovic. La voce della
clamorosa trattativa tra Sensi e Tanzi e'
rimbalzata ieri nell'Olimpico fulminato dalle due
prodezze del bomber. Zeman si e' rifiutato di
commentare, Ancelotti ha reagito con una battuta:
"Non conosco il mio destino nel Parma, figurarsi
cosa so di quello di Chiesa". Il diretto
interessato e' stato possibilista e ironico: "Ogni
settimana le indiscrezioni di mercato mi
spediscono a questa o a quella squadra. Ma a me fa
piacere. La Roma? Grande societa', grande squadra,
pubblico magnifico. Chiunque verrebbe a giocare
qui volentieri. Per il futuro non mi sento di
escludere niente. Per ora gioco con il Parma e a
Roma, con i miei due gol, credo di avere aiutato
la squadra a uscire da un gran brutto momento.
Comunque, se serve una Chiesa, posso arrivare a
Roma anche per il Giubileo".
Repubblica
La gara degli striscioni Sensi
sei un laziale
ROMA - Trenta striscioni,
esposti prima, durante e dopo la partita. Trenta
modi per accusare, fare polemica, prendere in
giro, esprimere il proprio malcontento. Trenta
frasi scritte in vernice rossa su striscioni
bianchi, tutti con un solo punto di riferimento,
il presidente della Roma Franco Sensi che ieri non
era neanche all' Olimpico. Due partite nella
stessa giornata, una in campo pareggiata bene
dalla Roma e un' altra sugli spalti, giocata a
colpi di battute in romanesco dai tifosi.
Cinquantatremila gli spettatori, pochi a dire la
verità, rispetto a quelli a cui era abituata la
piazza romana in partite di un certo livello. La
storia di Stankovic, preso dalla Lazio, più veloce
e pronta a investire della Roma, ha rappresentato
una sorta di quinta sconfitta nel derby cittadino
e ieri il pubblico non ha fatto altro che
attaccare a forza di insulti scritti, una gestione
societaria sotto accusa da anni. "Sensi due di
coppe", "Sensi cediti", "Sensi laziale", "Sensi
nostra rovina", "Sensi soggetto", solo alcuni
degli sfottò sbandierati dalla curva contro un
presidente ritenuto sempre più colpevole di
immobilismo. Il più lucido nel valutare il clima
freddo e ostile nel quale si è ritrovata la Roma
ieri pomeriggio è stato proprio Zeman, ormai
abituato agli umori della città. "A Roma si vive
di isterismi collettivi, è una consuetudine.
Questo è uno di quei momenti. Non ci faccio
neanche caso. Il pubblico se la prende con Sensi,
eppure se c' è un presidente pronto a spendere, e
a dare tutto a questa squadra è proprio lui".
Giusto un accenno di ruffianeria. Inutile
insistere sulla storia dei derby persi, inutile
fare accenni al mercato, sul quale il boemo è
maestro di bugie. "Sono stato io a consigliare di
ritirarci dalla trattativa per Stankovic" è solo
una delle ultime argomentazioni. E proprio
Ancelotti, uno degli allenatori che più stima
gioco e idee di Zeman, ha commentato con un lungo
sorriso la contestazione di ieri. "Non sono
abituato ad entrare all' Olimpico e trovare quel
silenzio. A Roma ho vissuto e giocato tanto tempo,
il calore della gente è sempre stato un aspetto
particolare, importante per la squadra. Non
conosco i motivi della contestazione, ma li
immagino. Quattro derby persi possono
condizionare". Ancora un altro sorriso. Poi per
non sembrare troppo severo, Ancelotti prova
faticosamente a schierarsi con il tecnico della
Roma. "Sul mercato però ha ragione l' allenatore.
Stankovic è un giocatore che conosceva bene anche
il Parma, la Lazio ha fatto un grosso
investimento, ma insomma, non c' è solo lui sul
mercato". I giocatori hanno provato a cavarsela
con qualche risposta di circostanza, anche se il
disagio era difficile da nascondere. Qualcuno, Dal
Moro in testa, con meno esperienza degli altri, ha
ammesso apertamente l' imbarazzo: "Non fa piacere
giocare in casa e trovare un pubblico tanto
freddo. Non eravamo tranquillissimi, sapevamo di
non poter sbagliare, anche perché oltre ai tifosi
c' era soprattutto l' Uefa a cui pensare e la
partita col Parma poteva essere decisiva".
Dichiarazione subito smontata da Balbo, più
attento, più furbo nel mantenere in equilibrio i
rapporti con spettatori e società. "La
contestazione non ha influito". E dopo una
prestazione in grigio, l' attaccante argentino
trova anche la voglia di fare dell' autoironia.
"Questa volta, se Zeman mi avesse sostituito,
sarei stato costretto ad uscire con la mano sulla
bocca per non parlare".
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