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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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Corriere
Della Sera
Bierhoff non fa sconti: k. o.
anche la Roma
L' Udinese passa all' Olimpico e
si candida ufficialmente alla corsa scudetto. I
bianconeri colpiscono due volte a inizio ripresa.
Inutile il rigore segnato da Balbo per un fallo
dubbio
Un gol all'Inter prima della
sosta, una doppietta per aprire il '98: il
centravanti tedesco si conferma arma segreta dei
friulani
ROMA - Bierhoff sgonfia i sogni
romanisti in sette minuti e il "boom" friulano
irrompe credibile nella lotta - scudetto. Le
sintesi micidiali ribadite dall'Udinese ne
certificano lo stato di grazia a tutto pressing
per soffocare qualsiasi opposizione, senza
sprecare quasi nulla quando scatta l'azione
ribaltante. Certo, la difesa giallorossa e' una
vigna quando Candela mortifica un lungo periodo di
tentativi "zemaniani", avvitandosi
nell'alleggerimento presuntuoso che scatena Poggi.
Petruzzi non contrasta il rubapalloni e l'asso
Oliver, smarcato sotto misura, castiga Konsel.
Stanno arrivando i disincanti per gli allievi
zonaroli dell'integralista boemo, in visibile calo
energetico? Bloccati Cafu e Paulo Sergio, come
l'accoppiata Candela - Di Francesco sull'altra
corsia, la Roma arriva al patatrac per consunzione
di propositi offensivi sempre bloccati
centralmente, dove l'equilibratore Di Biagio
annaspa fra l'ex Statuto e Giannichedda. Ritmi
frenetici, ma l'intensita' esclude accensioni
imprevedibili oltre la siepe montata da
Zaccheroni, deciso a sfrattare Zeman dal calcio
redditizio. No, l'Udinese non ha nessuna voglia di
ravvivare l'annunciato festival dello spettacolo e
adopera tanto Bachini quanto Helveg nei raddoppi
su Paulo Sergio o Totti. I giallorossi girano a
vuoto. Il dominio sterile e privo di profondita'
frutta fino all'intervallo pochi spiragli: un'idea
Paulo Sergio - Cafu, con l'evanescente Balbo
anticipato da Calori; un tiro spropositato (Di
Francesco, attivato grazie ad una scivolata di
Pierini, che diventerebbe propizia per Paulo
Sergio se non rimediasse sempre Calori); un rigore
inutilmente reclamato da Totti. Sono i conteggi
provvisori di un assalto illusorio, di una
formazione romanista troppo allungata per non
pagare lo sforzo prodotto. Cosa possono tre
centrocampisti (Tommasi, Di Biagio, Di Francesco)
privi di qualita' e costretti ad organizzare il
reparto nevralgico nell'inferiorita' numerica?
Questo e' il momento magico di "Zac", l'allenatore
gia' contattato da Cragnotti per completare l'anno
prossimo l'opera laziale. Lui garantisce l'unico
"effetto Zeta" ammesso ai vertici del campionato.
Cosi', subentrato l'ottimo Locatelli
all'acciaccato Amoroso, migliorano gli equilibri
di questa Udinese camaleontica, che raramente
propone il suo celebrato 3 - 4 - 3. Si', il
miracolo degli anonimi assemblati nel meccanismo
di conquista, impone una girandola di variazioni
tattiche non metabolizzate da Zeman. E,
suggeritore ancora Poggi, su cui frana l'esitante
Petruzzi, l'imprendibile Bierhoff azzecca di
sinistro il raddoppio, pesante come una sentenza.
La Roma necessita d'urgenti aggiustamenti
difensivi per allontanare il sospetto di una crisi
di rigetto, dopo gli entusiasmi determinati dalle
cure zemaniane del 1997. Sessantamila spettatori
accompagnano l'impossibile rimonta che si ferma al
dubbio rigore realizzato da Balbo (traiettoria
comunque intuita da Turci) e concesso per un
intervento di Bierhoff su Cafu. Oliver ovunque,
leader e gregario, come prevedono i flessibili
schemi di Zaccheroni. Poi l'abnegazione di Poggi,
i cambi di marcia di Bachini e Helved,
l'aggressivita' dei propulsori Giannichedda -
Statuto, la feroce concentrazione dei tre pilastri
del reparto arretrato. Davanti a un coro tanto
ispirato, diventano vani gli aggiustamenti
romanisti provati nell'accorato finale. Delvecchio
rileva Paulo Sergio senza incidere, Vagner non
riesce nemmeno ad azzardare qualche slalom laddove
operava Tommasi. L'Udinese potrebbe triplicare
inalberando pure Poggi o Locatelli nel tabellino
dei marcatori. I friulani, sei vittorie e un
pareggio nelle ultime sette gare, mantiene senza
sofferenza il controllo del vantaggio,
inebriandosi nei ribaltamenti. E ai romanisti
rimane l'agrodolce consolazione di una prestazione
impeccabile almeno sul piano della volonta'.
Troppo poco per scongiurare i rituali cedimenti
invernali delle squadre di Zeman. Da tre gare
(solo un punto) il piatto giallorosso piange.
IL BOMBER: "RESTIAMO CON I
PIEDI PER TERRA"
L'incontentabile Oliver: "Non
mi sono piaciuto" ROMA - "Non mi sono piaciuto.
Comunque e' sempre meglio fare due gol che
niente". Bierhoff avalla Zaccheroni e riconosce di
non aver disputato una grande partita. Dall'altra
parte, pero', si applaude per aver sfruttato le
uniche due vere occasioni da rete capitate
all'Udinese. Ma respinge l'ipotesi che, a questo
punto, per lo scudetto sia necessario fare i conti
pure con la formazione friulana: "Non sono uno che
riesce ad esaltarsi, anche se tutto e' possibile.
Non ci dimentichiamo che l'anno scorso, di questi
tempi, eravamo sull'orlo della zona -
retrocessione e poi siamo entrati in Coppa Uefa".
Anche il tedesco, come il tecnico che lo ha
valorizzato, non si vuole sbilanciare sul suo
futuro. "Decidero' a giugno se rimanere a Udine,
pero' mi rendo conto che sara' l'ultima
possibilita' che ho di giocare in una grande
squadra. Nella Lazio con Zaccheroni? Roma e' una
citta bellissima per viverci. Ma e' difficilissima
per un giocatore...".
Zeman mette i suoi sotto
accusa: "Ci siamo fatti male da soli"
ROMA - "Abbiamo regalato le due
reti". Zdenek Zeman processa la squadra e non e'
certo tenero. Contro l'Inter l'aveva assolta, lo
stentato pareggio di Brescia gli aveva fatto
storcere la bocca, la sconfitta con l'Udinese non
la manda giu'. "E' impossibile recuperare dopo
essersi fatti due gol da soli", insiste. E poi
spiega: "E' difficile giocare contro l'Udinese. Ma
non abbiamo trovato ne' i tempi, ne' i
riferimenti, ne' saputo sfruttare i pochi spazi a
disposizione". Traduzione: un autentico disastro
dal quale e' difficile, se non impossibile,
salvare qualcuno. L'attesissimo derby di Coppa
Italia contro la Lazio e' alle porte. Non c'e'
tempo per riflettere. E dalle parole
dell'allenatore si capisce che tutti i giocatori
sono in discussione: "Non e' facile recuperare
fisicamente, soprattutto dopo che sullo 0 - 2 c'e'
stato da correre parecchio per il campo.
Vedremo...", dice, annunciando forse una mezza
rivoluzione. Infine mette a tacere le discussioni
nate dall'interpretazione di una sua risposta:
"Non ho mai detto che, se avessi dovuto scegliere,
avrei preferito vincere contro l'Udinese. Di derby
ce ne sono due e un risultato negativo si puo'
recuperare al ritorno...". ATALANTA 2 Fontana 7
Sottil 6 Carrera 7 Mirkovic 6 Bonacina 6
Piacentini 6 Gallo 6 Sgro' 6 Foglio 5 Caccia 6
Lucarelli 5 All.: Mondonico 6 PIACENZA 2 Sereni 6
Delli Carri 6 Mar. Rossi 6 Vierchowod 7 Tramezzani
6 Sacchetti 6 Mazzola 6 Scienza 6 Piovani 6
Dionigi 6 Stroppa 6 All. Guerini 7 Arbitro:
Ceccarini 6 (Sala 6, Capozzi 6). Marcatori: Sgro'
al 22', Englaro (aut.) al 42', Carrera al 45',
Vierchowod al 49' s.t. Ammoniti: Bonacina,
Mirkovic, Foglio, Piacentini, Tramezzani, Delli
Carri, Scienza, Mazzola. Sostituzioni. Atalanta:
Englaro (s.v.) per Lucarelli 29' s.t.; Dunderski
(s.v.) per Sgro' e Zenoni (s.v.) per Piacentini
41' s.t. Piacenza: Rastelli (7) per Scienza 25'
s.t.; Murgita (6,5) per Delli Carri 30' s.t.
Recuperi: 3' piu' 5'.
Zaccheroni fa catenaccio
sul futuro "Io alla Lazio? Presto per parlarne"
ROMA - "A Roma mi trovo bene?
Si', almeno secondo i risultati". Zaccheroni
festeggia il successo che proietta definitivamente
la sua Udinese nell'elite del campionato,
dribblando abilmente ogni domanda sul suo futuro.
C'e' chi da' per gia' avvenuto l'accordo con la
Lazio per l'anno prossimo, ma l'allenatore non ne
parla: "Nessuna novita' rispetto al passato,
decidero' a marzo. E, poi, chi rischia sono io. Se
la squadra cominciasse a perdere e a giocare male
proprio in quel periodo...". Contratto a parte,
Zaccheroni ha dimostrato per l'ennesima volta di
essere un grande stratega: "Ma abbiamo avuto un
approccio sbagliato con la partita, nel primo
tempo abbiamo lasciato troppa iniziativa alla
Roma. Nell'intervallo ho detto ai miei giocatori
che dovevano osare di piu'. E i risultati si sono
visti". L'ultima "sorpresa" e' personale: "Non
riesco a godermi questo momento: nel calcio basta
poco per modificare gli equilibri...". ROMA 1
Konsel 6 Cafu 5,5 Petruzzi 5 Aldair 7 Candela 5
Tommasi 6 Di Biagio 5 Di Francesco 6 P. Sergio 5
Balbo 5 Totti 5 All.: Zeman 6 UDINESE 2 Turci 7
Bertotto 6 Calori 6,5 Pierini 6,5 Helveg 6
Giannichedda 6,5 Statuto 6 Bachini 7 P. Poggi 7,5
Bierhoff 8 Amoroso 6 All. Zaccheroni 7 Arbitro:
Collina 6 (De Santis 6, Zucchini 6). Marcatori:
Bierhoff al 4' e all'11', Balbo (rigore) al 15'
s.t. Espulso Helveg (doppia amm.) al 48' s.t.
Ammoniti: Di Francesco, Giannichedda e Pierini
Sostituzioni Roma: Delvecchio (5) per P. Sergio
dal 25' s.t.; Vagner (5) per Tommasi dal 27' s.t.
Udinese: Locatelli (6,5) per Amoroso 30' p.t.;
Gargo (s.v.) per Statuto 44' s.t.; Genaux (s.v.)
per Poggi 46' s.t. Recuperi: 2' piu' 4'
Repubblica
Bierhoff affonda la Roma
ROMA - Due tecnici in
cattedra, tante promesse di spettacolo, ma non
tutto è stato esaudito, in una gara a lungo arida,
un tiro a testa in tutto il primo tempo. Comunque,
la Roma si specchia nell' Udinese e vede i propri
difetti nelle virtù altrui, e mentre la squadra di
Zaccheroni tocca i vertici del campionato, quella
di Zeman dopo questa chiara sconfitta, è attesa
domani da un derby di Coppa Italia e poi dal Milan
a S. Siro domenica prossima. Ci sono tutte le
condizioni perché la disarmante mediocrità dell'
Olimpico diventi materia viva di una precrisi.
Questo l' Udinese: forte, compatta, tatticamente
sempre presente a se stessa. Dall' altra parte una
Roma lassa, quasi sfibrata, incapace di rispettare
le proprie distanze. E poi il carattere: l'
Udinese quasi cattiva, anche fallosa, ma
determinata a non cedere un metro agli avversari.
La Roma invece lasciava spazi, tutti sempre
lontani dai bianconeri. E poi gli errori: mai uno
da parte dell' Udinese, che ha subito un gol solo
su una mezza svista di Collina, che puniva con il
penalty un intervento di Bierhoff su Cafu.
Clamorosi quelli giallorossi, che consentivano il
doppio vantaggio bianconero a inizio ripresa. Ma
errori che hanno anche una spiegazione. Sul primo
gol, al 4' del secondo tempo, c' è tutta la storia
della partita. Candela che non riesce a liberare,
tutta l' Udinese in pressing fino nell' area
romanista, alla fine il pallone arrivava a Poggi
sul limite dell' area, assist per Bierhoff al
centro, con deviazione abile e vincente. All' 11'
invece Poggi metteva panico ai centrali romanisti,
Petruzzi deviava involontariamente verso il
tedesco che batteva ancora Konsel. La Roma ha
sofferto per tutta la gara la pressione degli
uomini di Zaccheroni, implacabili, ordinati, che
non hanno concesso che triangolini liberi di
campo. Zeman non ha saputo opporre nulla a tanta
maestria: o comunque i suoi uomini non sono stati
capaci di uscirne fuori. Ad annegare è stato
soprattutto Di Biagio, perno del gioco romanista,
piantonato da Statuto e Giannichedda. Lo hanno
aggredito, gli hanno tolto fiato, tempo, voglia di
giocare. Alla fine il centrocampista giallorosso
ci ha messo del suo, con una serie di errori nei
passaggi, ma certo gli avversari lo avevano
stordito fino all' incapacità di intendere. Nei
reparti che funzionano alla perfezione anche i
muscolari sembrano dei geni, l' Udinese ne è la
prova, basta vedere la resa di Statuto, che a Roma
raramente aveva espresso questi livelli di
rendimento. I confronti sono stati impietosi per
la Roma, alla luce proprio delle analoghe
filosofie. La qualità degli attaccanti dell'
Udinese è stata sublime: ma Bierhoff, oltre ai
gol, è tornato a difendere sui corner (e non a
caso era in area a difendere su Cafu, anche se poi
punito da una svista di Collina), è stato sempre
il primo a iniziare il pressing su Petruzzi e
Aldair, persino su Di Biagio. Il dirimpettaio,
Balbo, è stato la negazione di tutto ciò, non
diverse le performance di Paulo Sergio e di Totti.
L' inferiorità della Roma è cominciata proprio
dalla inferiorità del suo attacco, non a
offendere, ma a difendere. Da Totti poi è nato il
poco di buono che ha fatto la Roma. Finché è
riuscito a saltare l' uomo sono nate nel primo
tempo un paio di circostanze favorevoli: nella
ripresa ha dato ancora un assist a Balbo sullo 0-1
e poi è scomparso, anche per un colpo alla
caviglia che lo ha fatto zoppicare. Affidarsi all'
estro di un singolo non è una sofisticheria
tattica: ma tutta la Roma ha mostrato di avere
perso le idee che pure solo un mese fa avevano
fatto pensare a un suo ruolo importante nel
campionato. E' stata anche un' ennesima prova di
immaturità, una nuova sconfitta contro una grande
(questo è in questo momento l' Udinese, anche se
Zaccheroni non vuole dirlo). Dopo il rigore sono
mancate la forza e la capacità di insistere: ma
abbassando le pretese e limitandosi all' Uefa
queste sconfitte hanno un impatto minore.
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