6 giugno 2000


























Batistuta nuovo re di Roma
L' attaccante entusiasta: «Macché responsabilità, qui ti viene solo voglia di vincere»

L' ABBRACCIO DELL' OLIMPICO I ricordi e le suggestioni di Gabriel idolo della Sud Un indimenticabile pomeriggio nello stadio in cui la sua Argentina perse dieci anni fa la finale di Coppa del Mondo ROMA - Quando vide questo stadio per la prima volta, in tivù, Gabriel Batistuta pianse. Accadde poco meno di dieci anni fa: allora il calciatore più pagato del mondo con il pallone era soltanto uno dei tanti. L' Argentina perse la finale di coppa del mondo contro la Germania e tra i telespettatori dell' altro emisfero c' era pure lui. Ieri quel ricordo è stato incenerito da un' accoglienza «maradoniana»: quindicimila persone hanno riempito la Curva Sud dell' Olimpico e anche un goleador navigato come lui deve aver sentito addosso una scarica di pelle d' oca. Lo stadio è stato come pervaso da un' eccitazione speciale. Che Gabriel ha condiviso ripetendo all' ossessione una parola: voglia. Voglia di cominciare ora, adesso, subito, strappando le pagine di calendario di questi tre mesi. Sugli spalti si contavano già diversi «Bati-godo» uniti a un più formale «Benvenuto Omar, Roma è con te». Ma dall' obelisco alla palla, l' ultimo tratto del tragitto che i tifosi compiono per arrivare allo stadio, abbiamo visto diverse maglie di Totti e di Montella. Insomma, maglia o non maglia, nove e dieci, il benvenuto almeno a livello di tifoseria è venuto da tutta la Roma. L' adozione è stata entusiasta, senza «se» o «ma»: il romano, e il romanista forse ancora di più, condisce tutto con un' ironia che confina col sarcasmo, ma stavolta questo era assente, come se di fronte a un campione del genere ci sia sempre da fidarsi. Punto e basta. È che Batistuta è davvero uno che non ha bisogno di presentazioni. Lo stesso stadio pareva riconoscere quel pallone, rigorosamente autografato, spedito in Curva con un bel destro. Sì, perché è vero che per l' Olimpico Batistuta pianse, ma lo è altrettanto il fatto che qui dentro fece pace subito, un anno e mezzo più tardi, debuttando con la Fiorentina proprio contro la Roma di Bianchi, battendola per 3-1 con una doppietta. In questi casi, quando vedi che si ammucchiano su una sola persona tante aspettative, tanto fidarsi, mettiamola così, il dubbio ti prende: ma non è che si sta esagerando? Però anche su questo, sulla storia della famigerata «pressione», Batistuta non si tira indietro. E quando lo speaker sente pure lui la necessità di non correre come un matto, ma almeno di dare una toccatina di freno, il nuovo centravanti di Capello lo prende in contropiede: «Macché responsabilità, qui ti viene solo voglia di giocare e di vincere». Voglia, ancora lei. Però una voglia che ha un nome. Si chiama scudetto. Meglio della Champions League, ha detto Batistuta poco prima in conferenza stampa. Un pizzicotto alla Lazio, ma niente di più. Perché il derby conterà per «i punti che offre», una parafrasi di quella «partita come tutte le altre» che costò cara a Zeman, ma che Batigol non ha paura di condividere perché è venuto qui per qualcosa di molto più grande di una disputa stracittadina. Certo alla Lazio lui ha fatto gol spesso e volentieri, dieci volte, una in meno che all' Inter (il bersaglio preferito dei suoi gol italiani), guarda caso l' altra squadra bruciata dalla Roma nella trattativa. Sensi se lo coccola come un figlioccio, in sala stampa per prevenire il forcing di microfoni e taccuini recidivi, non sazi delle domande della conferenza, ha detto: «Fatelo per la sua incolumità, deve giocare a pallone...». Forse anche lui è contento di potersi fidare. Bati ringrazia, con lo sguardo è come se si tirasse su le maniche: forza, cominciamo a lavorare. Valerio Piccioni Uomo dei record 152 reti in serie A Gabriel Omar Batistuta è nato l' 1 febbraio 1969 ad Avellaneda (Argentina). In patria ha giocato con Newell' s Old Boys, River Plate (uno scudetto) e Boca Juniors. Nel 1991 è stato acquistato dalla Fiorentina: esordio in A l' 1-9-91 in Juventus-Fiorentina 1-0. Con la maglia viola, Batistuta ha vinto una coppa Italia e una Supercoppa italiana (1996). Con la Nazionale ha vinto due edizioni della Coppa America (1991 e 1993), con 51 reti in 72 gare, ben 17 più di Maradona. In serie A, l' attaccante ha raggiunto quota 152 gol realizzati tutti in viola in 243 partite (battendo il record di Kurt Hamrin). Il dottor Alicicco «Atleta perfetto» ROMA - Aggettivi superlativi che si sprecano. Il dottor Ernesto Alicicco, direttore sanitario della società giallorossa da 25 anni, parla dei valori medici di Batistuta in termini entusiastici: «Tutti i dati che abbiamo rilevato sono straordinari - dice - dai suoi recuperi, agli esami cardiologici a riposo e sotto sforzo a quelli spirometrici. Anche se è allenato e sta giocando con la nazionale, sono comunque elementi significativi. È un atleta perfetto che sembra possedere il fisico di un ventenne». Almeno a sentire il responso dei medici, l' investimento della Roma è stato positivo. Sensi e lo scudetto Lazio: «A Perugia cose strane» ROMA - La gioia dell' arrivo di Batistuta non attenua i toni polemici del presidente della Roma Sensi che dai microfoni di «Radio-Radio», emittente privata romana, attacca il sistema: «Scudetto meritato, quello della Lazio, ma a Perugia è accaduto qualcosa di strano. No, non è uno scudetto vinto dal palazzo, ma in futuro il campionato dovrà essere diverso. Nizzola non c' entra, lui è un bravo presidente. Ma ci vorrà una authority sopra le parti per dirigere questo organismo arbitrale affinché il campionato sia corretto. Se fosse già esistito, la partita di Perugia sarebbe stata rinviata». L' INTERVISTA «Ho scelto la Roma perché pensa in grande» ROMA - Sorridente e un po' sorpreso. Così Gabriel Batistuta prende contatto con la nuova realtà. Arriva dopo aver sostenuto le visite mediche all' Acquacetosa e ad attenderlo c' è lo stato maggiore giallorosso. Il presidente Franco Sensi, il vice, generale Di Martino, il direttore generale Fabrizio Lucchesi, l' amministratore delegato Rosella Sensi, l' avvocato Ferreri che ha assistito, lui consigliere, la società nella stesura del contratto e Aloisio, procuratore del giocatore. Sensi porge il benvenuto parlando di giornata particolare: «Qualche anno fa avevo incontrato il giocatore in Argentina - era in ritiro con la nazionale - avevamo parlato e ci eravamo lasciati con un "presidente pensi anche a me" da parte sua. Dopo qualche anno ci abbiamo pensato. Nove anni a Firenze non si dimenticano, ma oggi lui è qui. Un grande campione che ci aiuterà a vincere. La nostra non è stata solo una scelta tecnica ma anche un modo per ridare entusiasmo all' ambiente. Un grazie a Cecchi Gori che ci è stato amico e ci ha dato la precedenza». Ed ecco Gabriel che definisce «incredibile» l' accoglienza ricevuta. Ricorda i suoi trascorsi all' Olimpico e si immagina uno stadio pieno di tifosi con la voglia di vincere come la sua. «Guadagnavo bene già a Firenze, non è stato l' interesse la molla che ha mosso il mio comportamento. Ho scelto Roma perché mi ha convinto il programma del presidente e la voglia che c' è di vincere. Si pensa in grande e mi attira l' idea di contribuirvi». Scudetto? «Le possibilità sono molte. L' anno scorso la squadra ha lottato per questo obiettivo per tre quarti di stagione. Poi ha avuto un calo. Ora ha le carte in regola per partire alla pari. L' Inter? Sono venuti in tanti, c' era anche la Lazio. Ma la Roma, ripeto, mi ha mostrato i migliori programmi». La parola derby lo lascia freddo: «Se la Roma pensa allo scudetto, ricordi che il derby è importante ma sono due partite delle 34 del campionato. Valgono i punti che si fanno, i derby si debbono vincere ma in quell' ottica». Sulla maglia numero nove una precisazione: «Il problema è nato per caso. La scelta è dell' allenatore con i giocatori. Mi spiace perché Montella è uno simpatico. Ho detto che mi piaceva quella maglia, non che la volevo. Mi auguro di incontrarlo al più presto e chiarire l' equivoco». Il distacco dalla Fiorentina? «Nove anni non si dimenticano. Debbo provare per capire cosa accadrà. Ho tre figli nati lì, la maglia nel cuore. Ora però sono a Roma. Sono un professionista, il lavoro è una cosa, i sentimenti un' altra». Quasi 32 anni, forse troppi per il prezzo pagato: «Sono integro, nel pieno della maturità. Posso dare molto. Non farò la Coppa Campioni? Nessun problema, ci arriveremo il prossimo anno». C' è tempo per un ringraziamento a Balbo: «Mi ha parlato bene di Roma e della Roma e mi ha dato tanti consigli. Pressione? Io penso ad allenarmi, fare vita da sportivo e segnare da 10 a 25 reti, queste cose non si possono programmare con le parole. Non dico che sono venuto a vincere. Non si vince da soli ma con tutti i componenti del gruppo». Poi, il bagno di folla davanti alla Sud. Giorgio Lo Giudice Montella lo saluta «Batigol ci aiuterà a vincere» GEEL - Batistuta dall' Olimpico, nel giorno della sua presentazione, calma le acque. Montella, dal Belgio dove si trova in ritiro con la Nazionale, fa altrettanto. «Il numero di maglia, la mia possibile cessione... Credo che fino ad ora tra Batistuta e me ci siano stati solo equivoci. Ora l' argomento è chiuso». Anzi, Montella si dice lusingato dell' arrivo dell' argentino: «Sono felicissimo che Batistuta giochi con la Roma; ci aiuterà a vincere».
Piccioni Valerio, Lo Giudice Giorgio (gazzetta dello Sport)


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