Batistuta nuovo re di Roma
L' attaccante entusiasta: «Macché responsabilità, qui ti viene
solo voglia di vincere»
L' ABBRACCIO DELL' OLIMPICO I ricordi e le suggestioni di
Gabriel idolo della Sud Un indimenticabile pomeriggio nello
stadio in cui la sua Argentina perse dieci anni fa la finale
di Coppa del Mondo ROMA - Quando vide questo stadio per la
prima volta, in tivù, Gabriel Batistuta pianse. Accadde poco
meno di dieci anni fa: allora il calciatore più pagato del
mondo con il pallone era soltanto uno dei tanti. L' Argentina
perse la finale di coppa del mondo contro la Germania e tra i
telespettatori dell' altro emisfero c' era pure lui. Ieri quel
ricordo è stato incenerito da un' accoglienza «maradoniana»:
quindicimila persone hanno riempito la Curva Sud dell'
Olimpico e anche un goleador navigato come lui deve aver
sentito addosso una scarica di pelle d' oca. Lo stadio è stato
come pervaso da un' eccitazione speciale. Che Gabriel ha
condiviso ripetendo all' ossessione una parola: voglia. Voglia
di cominciare ora, adesso, subito, strappando le pagine di
calendario di questi tre mesi. Sugli spalti si contavano già
diversi «Bati-godo» uniti a un più formale «Benvenuto Omar,
Roma è con te». Ma dall' obelisco alla palla, l' ultimo tratto
del tragitto che i tifosi compiono per arrivare allo stadio,
abbiamo visto diverse maglie di Totti e di Montella. Insomma,
maglia o non maglia, nove e dieci, il benvenuto almeno a
livello di tifoseria è venuto da tutta la Roma. L' adozione è
stata entusiasta, senza «se» o «ma»: il romano, e il romanista
forse ancora di più, condisce tutto con un' ironia che confina
col sarcasmo, ma stavolta questo era assente, come se di
fronte a un campione del genere ci sia sempre da fidarsi.
Punto e basta. È che Batistuta è davvero uno che non ha
bisogno di presentazioni. Lo stesso stadio pareva riconoscere
quel pallone, rigorosamente autografato, spedito in Curva con
un bel destro. Sì, perché è vero che per l' Olimpico Batistuta
pianse, ma lo è altrettanto il fatto che qui dentro fece pace
subito, un anno e mezzo più tardi, debuttando con la
Fiorentina proprio contro la Roma di Bianchi, battendola per
3-1 con una doppietta. In questi casi, quando vedi che si
ammucchiano su una sola persona tante aspettative, tanto
fidarsi, mettiamola così, il dubbio ti prende: ma non è che si
sta esagerando? Però anche su questo, sulla storia della
famigerata «pressione», Batistuta non si tira indietro. E
quando lo speaker sente pure lui la necessità di non correre
come un matto, ma almeno di dare una toccatina di freno, il
nuovo centravanti di Capello lo prende in contropiede: «Macché
responsabilità, qui ti viene solo voglia di giocare e di
vincere». Voglia, ancora lei. Però una voglia che ha un nome.
Si chiama scudetto. Meglio della Champions League, ha detto
Batistuta poco prima in conferenza stampa. Un pizzicotto alla
Lazio, ma niente di più. Perché il derby conterà per «i punti
che offre», una parafrasi di quella «partita come tutte le
altre» che costò cara a Zeman, ma che Batigol non ha paura di
condividere perché è venuto qui per qualcosa di molto più
grande di una disputa stracittadina. Certo alla Lazio lui ha
fatto gol spesso e volentieri, dieci volte, una in meno che
all' Inter (il bersaglio preferito dei suoi gol italiani),
guarda caso l' altra squadra bruciata dalla Roma nella
trattativa. Sensi se lo coccola come un figlioccio, in sala
stampa per prevenire il forcing di microfoni e taccuini
recidivi, non sazi delle domande della conferenza, ha detto:
«Fatelo per la sua incolumità, deve giocare a pallone...».
Forse anche lui è contento di potersi fidare. Bati ringrazia,
con lo sguardo è come se si tirasse su le maniche: forza,
cominciamo a lavorare. Valerio Piccioni Uomo dei record 152
reti in serie A Gabriel Omar Batistuta è nato l' 1 febbraio
1969 ad Avellaneda (Argentina). In patria ha giocato con
Newell' s Old Boys, River Plate (uno scudetto) e Boca Juniors.
Nel 1991 è stato acquistato dalla Fiorentina: esordio in A l'
1-9-91 in Juventus-Fiorentina 1-0. Con la maglia viola,
Batistuta ha vinto una coppa Italia e una Supercoppa italiana
(1996). Con la Nazionale ha vinto due edizioni della Coppa
America (1991 e 1993), con 51 reti in 72 gare, ben 17 più di
Maradona. In serie A, l' attaccante ha raggiunto quota 152 gol
realizzati tutti in viola in 243 partite (battendo il record
di Kurt Hamrin). Il dottor Alicicco «Atleta perfetto» ROMA -
Aggettivi superlativi che si sprecano. Il dottor Ernesto
Alicicco, direttore sanitario della società giallorossa da 25
anni, parla dei valori medici di Batistuta in termini
entusiastici: «Tutti i dati che abbiamo rilevato sono
straordinari - dice - dai suoi recuperi, agli esami
cardiologici a riposo e sotto sforzo a quelli spirometrici.
Anche se è allenato e sta giocando con la nazionale, sono
comunque elementi significativi. È un atleta perfetto che
sembra possedere il fisico di un ventenne». Almeno a sentire
il responso dei medici, l' investimento della Roma è stato
positivo. Sensi e lo scudetto Lazio: «A Perugia cose strane»
ROMA - La gioia dell' arrivo di Batistuta non attenua i toni
polemici del presidente della Roma Sensi che dai microfoni di
«Radio-Radio», emittente privata romana, attacca il sistema:
«Scudetto meritato, quello della Lazio, ma a Perugia è
accaduto qualcosa di strano. No, non è uno scudetto vinto dal
palazzo, ma in futuro il campionato dovrà essere diverso.
Nizzola non c' entra, lui è un bravo presidente. Ma ci vorrà
una authority sopra le parti per dirigere questo organismo
arbitrale affinché il campionato sia corretto. Se fosse già
esistito, la partita di Perugia sarebbe stata rinviata». L'
INTERVISTA «Ho scelto la Roma perché pensa in grande» ROMA -
Sorridente e un po' sorpreso. Così Gabriel Batistuta prende
contatto con la nuova realtà. Arriva dopo aver sostenuto le
visite mediche all' Acquacetosa e ad attenderlo c' è lo stato
maggiore giallorosso. Il presidente Franco Sensi, il vice,
generale Di Martino, il direttore generale Fabrizio Lucchesi,
l' amministratore delegato Rosella Sensi, l' avvocato Ferreri
che ha assistito, lui consigliere, la società nella stesura
del contratto e Aloisio, procuratore del giocatore. Sensi
porge il benvenuto parlando di giornata particolare: «Qualche
anno fa avevo incontrato il giocatore in Argentina - era in
ritiro con la nazionale - avevamo parlato e ci eravamo
lasciati con un "presidente pensi anche a me" da parte sua.
Dopo qualche anno ci abbiamo pensato. Nove anni a Firenze non
si dimenticano, ma oggi lui è qui. Un grande campione che ci
aiuterà a vincere. La nostra non è stata solo una scelta
tecnica ma anche un modo per ridare entusiasmo all' ambiente.
Un grazie a Cecchi Gori che ci è stato amico e ci ha dato la
precedenza». Ed ecco Gabriel che definisce «incredibile» l'
accoglienza ricevuta. Ricorda i suoi trascorsi all' Olimpico e
si immagina uno stadio pieno di tifosi con la voglia di
vincere come la sua. «Guadagnavo bene già a Firenze, non è
stato l' interesse la molla che ha mosso il mio comportamento.
Ho scelto Roma perché mi ha convinto il programma del
presidente e la voglia che c' è di vincere. Si pensa in grande
e mi attira l' idea di contribuirvi». Scudetto? «Le
possibilità sono molte. L' anno scorso la squadra ha lottato
per questo obiettivo per tre quarti di stagione. Poi ha avuto
un calo. Ora ha le carte in regola per partire alla pari. L'
Inter? Sono venuti in tanti, c' era anche la Lazio. Ma la
Roma, ripeto, mi ha mostrato i migliori programmi». La parola
derby lo lascia freddo: «Se la Roma pensa allo scudetto,
ricordi che il derby è importante ma sono due partite delle 34
del campionato. Valgono i punti che si fanno, i derby si
debbono vincere ma in quell' ottica». Sulla maglia numero nove
una precisazione: «Il problema è nato per caso. La scelta è
dell' allenatore con i giocatori. Mi spiace perché Montella è
uno simpatico. Ho detto che mi piaceva quella maglia, non che
la volevo. Mi auguro di incontrarlo al più presto e chiarire
l' equivoco». Il distacco dalla Fiorentina? «Nove anni non si
dimenticano. Debbo provare per capire cosa accadrà. Ho tre
figli nati lì, la maglia nel cuore. Ora però sono a Roma. Sono
un professionista, il lavoro è una cosa, i sentimenti un'
altra». Quasi 32 anni, forse troppi per il prezzo pagato:
«Sono integro, nel pieno della maturità. Posso dare molto. Non
farò la Coppa Campioni? Nessun problema, ci arriveremo il
prossimo anno». C' è tempo per un ringraziamento a Balbo: «Mi
ha parlato bene di Roma e della Roma e mi ha dato tanti
consigli. Pressione? Io penso ad allenarmi, fare vita da
sportivo e segnare da 10 a 25 reti, queste cose non si possono
programmare con le parole. Non dico che sono venuto a vincere.
Non si vince da soli ma con tutti i componenti del gruppo».
Poi, il bagno di folla davanti alla Sud. Giorgio Lo Giudice
Montella lo saluta «Batigol ci aiuterà a vincere» GEEL -
Batistuta dall' Olimpico, nel giorno della sua presentazione,
calma le acque. Montella, dal Belgio dove si trova in ritiro
con la Nazionale, fa altrettanto. «Il numero di maglia, la mia
possibile cessione... Credo che fino ad ora tra Batistuta e me
ci siano stati solo equivoci. Ora l' argomento è chiuso».
Anzi, Montella si dice lusingato dell' arrivo dell' argentino:
«Sono felicissimo che Batistuta giochi con la Roma; ci aiuterà
a vincere».
Piccioni Valerio, Lo Giudice Giorgio (gazzetta dello Sport)