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I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA
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IL
DERBY
SUGLI SPALTI
La
grande
festa tra cori, bandiere e centurioni
La
curva
Nord accoglie l’appello di Velasco e
rinuncia
ai
messaggi
stile nazi, la Sud alle coreografie
di
GIANCARLO DOTTO
ROMA - Orgasmi multipli
per la Roma giallorossa e le sue ispiratissime
t-shirt. "Vi ho purgato ancora". L'Olimpico va in
deliquio per il 3 a 1 di Totti e per la sua canotta
che, c'è da giurarlo, da oggi sarà in vendita in
tutti i postriboli giallorossi. Il derby vinto in
casa ventidue anni dopo e la Lazio stoppata nel suo
"scandaloso" sogno scudetto. Zeman può tornare a
casa e stracciare il biglietto di ritorno a Foggia.
Anche per lui la fine di un incubo. I risultati del
pomeriggio sollecitano più la Roma che la Lazio.
L'Olimpico è per la Lazio una fossa satura di
trappole. Più serpenti che lupi verniciati di
giallorosso. L'ultimo guado scabroso prima
dell'estasi. Vaghe tracce di guerra. Il serbo
Stankovic in tribuna preso in consegna da Minniti e
Dini, che è all'Olimpico anche nella molto
verosimigliante veste di gufo al servizio del Trap.
Minniti fa le veci di D'Alema, assente giustificato.
Rutelli sceglie Vespa come compagno di passione.
Immancabile la Ferilli, zoom di carnalità
giallorossa in piena tribuna autorità. L'altro serbo
in campo, Mihajlovic, trascorsi romanisti
dimenticabili, riceve dal fronte romanista insulti
vari in cui calcio e guerra si mescolano con
assoluta disinvoltura. Lui risponde esibendo l'ormai
tristemente usuale "Peace no war".
La Nord accoglie
l'appello di Velasco e rinuncia almeno all'inizio ai
messaggi di stile nazi. La Sud rinuncia a pompose
coreografie e si affida invece alle ruspanti
tradizioni del tifo, gole spianate e passioni
sfrenate, cori e bandiere. Venditti tumultua i cuori
da copione. Grande fair-play (o perfidia?) nei
confronti dei cugini, pressoché ignorati. L'unica
concessione al folklore una parata di centurioni a
bordo campo. Decisiva la mossa dei giallorossi che,
nel training prima della partita, si riversano sotto
la Sud a fare il pieno di sangue giallorosso. Il
calcio che respira osmotico tra spalti e campo è
ancora il calcio dai sapori antichi. L'arguto
management della Lazio su questo deve riflettere
meglio e imparare dalla Roma. Lettura delle
formazioni. Gli speaker sanno come incendiare la
gente.
Per essere un derby
della capitale è fin troppo esotico. Sparsi tra
campo e panchina brasiliani, argentini, cileni,
russi, serbi, croati, ceki, francesi, spagnoli,
portoghesi e australiani. Allenatori svedesi e
boemi. Arbitra Gennaro Borriello di Mantova e la
cosa non suona. Due soli i romani in campo, Totti di
Porta Metronia e Nesta del Tuscolano, ma hanno la
fascia giusta, quella da capitano. Ognuno ha il suo
incubo. Quello di Konsel è Vieri, bisonte di vecchi
orrori metafisici ma anche di molto recenti
incornate (vedi l'Italia-Austria dei mondiali), al
suo primo derby. Bobo Vieri riaggiorna subito
l'incubo con una delle sue svettanti percussioni.
L'incubo di Nesta (e di tutta la Lazio) è Marco
Delvecchio, un milanese di cui l'Inter si è liberata
in fretta con una delle tante intuizioni geniali
della gestione Moratti. Tardivi e colpevoli anche
quelli della Sud nell'innamorarsi finalmente di un
giocatore che ha tutto per farsi amare. Delvecchio
ruba spazi, s'avventa su tutto, segna prima di
potenza e poi di tempismo. Mai visto Nesta così
turbato. "Vola Supermarco vola". Delvecchio sfoggia
l'autocelebrazione.
Alla fine del primo
tempo tornano sulla Lazio i fantasmi di un'altra
notte nera all'Olimpico, quella con la Juventus
dello scorso anno. L'inizio della fine. Paulo Sergio
entra ed esce allo stesso tempo. Bobo Vieri non ci
sta. Totti smania di esibire la sua t-shirt, prima
di restare in mutande. Scarica il 3 a 1. Borriello
dice che è finita. Nessuno ci crede. Zeman si finge
indifferente. E nessuno ci crede.
Il Messaggero
12/4/1999
IL CASO
Prego,
si
accomodi. E la scorta si imbuca
di
LUCA LIPPERA
ROMA «Scusate, ragazzi:
voi fermi. I biglietti?». L’inflessibile ”addetto”
della As Roma dà prova di rigore e di fermezza. Ma,
al riparo di un finestrino semi abbassato, un
giovanotto con la barba incolta, l’auricolare
pendulo e l’aria da duro gli risponde per le rime:
«Sì, sì, vabbe’...». L’auto tira dritto. La scorta
del ministro delle Finanze Visco entra così. E la
nuova regola?
Le 20,20 di ieri sera.
Alla porta carraia della tribuna Monte Mario
arrivano i vip ritardatari. Il prefetto è stato
molto chiaro: le very important persons possono
entrare, gorilla e guardiaspalle no: troppi
imbucati. Quattro impiegati della Roma cercano di
far rispettare la nuova disposizione. Ma è dura.
Poco dopo Visco ecco un
macchinone con Minniti, sottosegretario alla
presidenza del Consiglio. Lui, con due uomini entra.
La macchina di scorta, da quello che si capisce, non
potrebbe. I controllori provano a fermarla. Solita
risposta. «Sì, sì, vabbe’...». E l’automobile
imbocca dentro inseguita dagli impiegati della Roma.
«Prendi la targa, prendi la targa...». Presa: BB 667
DC.
Cinque minuti dopo le 8
si annuncia, dietro i vetri fumé di una Lancia
”Thema”, il ministro degli Esteri, Lamberto Dini.
Quattro persone sulla prima auto, due in quella di
scorta. Dentro entrambe. Ma allora? «Beh, vede -
spiega il solito dirigente in impermeabile - alcune
persone sono state comunque autorizzate ad entrare
fino al parcheggio. C’è stata, non fatta da noi, una
scelta in base a criteri di sicurezza e di
opportunità».
Le 8,15, quindici minuti
al fischio d’inizio. Thema metallizzata
all’orizzonte. Si ferma, si abbassano i vetri. Due
uomini davanti. Dietro il sindaco di Roma, Rutelli,
e consorte, signora Barbara Palombelli. «Entrino
pure». Molto corretta la scorta su Fiat ”Marea”. Non
prova neanche a seguire l’auto del ”capo”. Fa marcia
indietro e se ne va.
C’è un po’ di
confusione. Due guardie del corpo non sanno che
fare. Si rivolgono agli addetti della Roma. «E’ un
macello, un casino... Dove la dobbiamo mettere la
macchina?». «Vedete voi... Comunque, fuori».
Sgoccioli del tira e molla. Al cancello si presenta
una Mercedes S 500 nera senza scorta. Giù il
finestrino elettrico. E’ lui: patron Cragnotti con
signora ed ospiti lazialissimi. Alla Roma non fanno
una piega. «Prego, entri pure presidente». Ci
mancherebbe altro.
Il Messaggero
12/4/1999
Corriere
Della Sera
La Roma affonda la Lazio Il Milan
sogna lo scudetto
Rossoneri a quattro punti dalla
vetta
Delvecchio e Totti infiammano
il derby dell' Olimpico
Il derby, per definizione, e'
partita in grado di regalare emozioni particolari.
Lo e' stato, particolarmente, per Roma - Lazio.
Ancora una volta il posticipo ha cambiato faccia
al campionato. Quando all' Olimpico e' cominciato
il derby della capitale, la Lazio era saldamente
in testa alla classifica; Fiorentina (2 - 2 a
Bari) e Parma (sconfitta 2 - 1 a San Siro)
sembravano aver perso definitivamente contatto e
alla marcia inarrestabile dei biancocelesti - 17
partite senza sconfitte - resisteva solo il Milan.
Il morale insomma era alto; un pareggio sarebbe
bastato per staccare la seconda di cinque punti,
un successo avrebbe portato il vantaggio a sette
lunghezze. Poi pero' sulla squadra di Eriksson si
e' abbattuta la furia di una grandissima Roma e
soprattutto quella di Delvecchio (una doppietta) e
Totti. Come non bastasse, l' arbitro Borriello fra
cartellini rossi e gialli (per la maggior parte
ineccepibili) ha privato la capoclassifica dell'
intera difesa titolare per la gara di sabato
prossimo contro la Juventus: mancheranno i
centrali Nesta e Mihajlovic (espulsi) e i terzini
di fascia Pancaro e Negro (squalificati). Cosi' i
quattro punti che separano Lazio e Milan ora non
sembrano piu' tanti. I rossoneri tra l' altro la
prossima settimana avranno il vantaggio di giocare
a Udine (domenica) conoscendo il risultato di
Mancini e compagni. Anche se per Zaccheroni e i
suoi non sara' una trasferta agevole: l' Udinese,
vittoriosa a Cagliari, insegue il sogno di un
posto in Champions League staccata di sole tre
lunghezze dal quarto posto occupato dal Parma. A
sei giornate dal termine del campionato tutto pare
di nuovo in discussione. Tranne che per Inter e
Juventus, ormai scivolate lontano dalle zone
nobili della classifica. I bianconeri
Zeman e Zaccheroni, il segno di
Zorro sul campionato Marco Delvecchio, il
centravanti ferocemente osteggiato dai tifosi
romanisti, regala loro una vittoria nel derby
attesa da cinque anni (addirittura da 22 con la
squadra giallorossa come ospitante), mette in
forse lo scudetto della Lazio, raggiunge Crespo e
bracca Batistuta nella classifica cannonieri, fa
meglio del celebre tandem Vieri - Salas, mette in
crisi Nesta e Mihajlovic incapaci di frenarne i
vertiginosi affondi. Il serbo ha sulla coscienza
il primo gol, il giovane capitano il secondo.
Comprensibile il disagio di Mihajlovic contro un
attaccante cosi' veloce, meno quello di Nesta cui
non bastano neppure alcune vistose trattenute per
bloccarlo. A loro giustificazione lo scarso filtro
del centrocampo. Anche Marchegiani potrebbe far
meglio nei due episodi, specie il secondo. E'
proprio Delvecchio a fare la differenza. Per
quanto riguarda il gioco c' e' un sostanziale
equilibrio. Nel primo tempo la Lazio crea persino
qualche occasione in piu' , ma Vieri e Salas non
le trasformano. Roma piu' vibrante e tatticamente
cauta del solito; sovente utilizza il contropiede.
Lazio poco incisiva sulle fasce (male Negro e
Pancaro che saranno squalificati). Il gioco
gravita troppo su Vieri. Eriksson per portare
Boksic in panchina sacrifica Stankovic: visto il
centrocampo laziale sembra un errore. Lo svedese
manda in campo il croato e Lombardo togliendo
Salas e Conceinao irritatissimi. Borriello espelle
Mihajlovic e Paulo Sergio per un venialissimo
scambio di colpi. La partita, comunque, pesera'
assai sul futuro della Lazio. Si infortuna Cafu e
Zeman non lo sostituisce subito, Nedved ne
aprofitta per conquistare il pallone e regalare a
Vieri un' occasione che non si puo' sbagliare.
Nesta conclude la sua disastrosa serata facendosi
espellere per un intervento da ultimo uomo su Di
Francesco. Avvampa la lotta scudetto. Il Milan,
battendo nonostante le molte assenze il Parma, si
porta a quattro punti dalla Lazio. Il suo
calendario e' piu' agevole di quello romano. La
stessa Fiorentina, malgrado il pareggio interno
con il Bari, guadagna un punticino e puo' ancora
sperare. Due volte in vantaggio e due volte
ripresa, la Fiorentina perde anche l' alone della
sua irresistibilita' interna. Terzo pareggio in
casa; eppure i pugliesi stentano nel ritorno (sono
penultimi) e sono stati riassorbiti dalla zona
salvezza. La viola appassisce da tempo. I numeri
non mentono: appena otto gol fatti nelle ultime
nove gare; da sei ne incassa sempre (undici). In
trasferta e' un disastro. Nella circostanza paga
l' assenza di Toldo: Mareggini non e' impeccabile.
Buono il ritorno, dopo tre anni, per il suo
collega Gregori nonostante le distrazioni della
difesa barese. Trapattoni nella ripresa
sostituisce Rui Costa sul 2 - 1 pensando all'
imminente sfida di coppa Italia con il Parma.
Entra Robbiati, si fa subito male, la Fiorentina
resta in dieci. Cosi' il Bari prende il
sopravvento e pareggia. Trap fa autocritica. Senza
Rui Costa la squadra non ragiona. Ma lo sfiorire
dei viola non dipende da una sostituzione
sbagliata. Piuttosto sarebbe l' ora di rinunciare
a Edmundo. Malesani si arrabbia per i rilievi
mossi talvolta dalla critica a lui e al Parma. Ma
la differenza di rendimento della squadra da una
partita all' altra lascia fatalmente sconcertati.
In settimana era stata l' unica a vincere nelle
coppe europee, col Milan era oggettivamente
favorita dalle molte assenze rossonere, piu' gravi
delle sue. Nel primo tempo mette i milanisti alle
corde e il giovane Abbiati si copre di gloria.
Salvo farsi infilare ingenuamente da Balbo.
Zaccheroni si decide a lasciare negli spogliatoi
Bierhoff. Il Milan detedeschizzato vola;
evidentemente anche i compagni sono un po' frenati
dalla sua staticita' . Ma una squadra come il
Parma non puo' consentire a Maldini (strepitoso)
di battere tranquillamente a rete. Ne' di farsi
infilare in contropiede da Ganz (colpa di
Cannavaro e in parte di Buffon). La perdita di
Thuram ne accentua i limiti difensivi, la
sostituzione di Veron (Malesani come Trapattoni)
ne riduce gli estri. Ma sarebbe ingiusto
sopravvalutare questi episodi. Il Parma nelle
ultime cinque gare ha ottenuto appena quattro
punti: pochi per il suo potenziale. Nelle ultime
10 ha subito ben 15 gol: troppi avendo quei
difensori. Sprizza energia ma ragiona poco, non sa
gestire il risultato. Esattamente il contrario del
Milan cosi' saggio da sapere quando si deve subire
e quando si puo' colpire. Zaccheroni batte,
finalmente, Malesani: con 13 punti piu' dell' anno
scorso e' l' unico ad aver fatto compiere un vero
salto di qualita' al gruppo affidatogli. Nella
zona Uefa balzo avanti dell' Udinese (soprendente
e netta vittoria a Cagliari dove sono cadute molte
grandi). Juve frenata dal Bologna. Ha rischiato
anche di perdere (non capita da 19 anni). L' ha
salvata Di Livio, piu' goleador di Esnaider ed
Henry. Inzaghi ha fallito un rigore sull' 1 - 0,
poi tanto Bologna. Si allontanano le coppe per l'
Inter, sconfitta anche a Salerno. Dopo la vittoria
sui campani fu cacciato Simoni: era a soli 5 punti
dallo scudetto. La solita Inter esterna: dopo il
successo del 13 dicembre a Udine, ben sette
sconfitte, lo 0 - 0 di Piacenza e un solo gol all'
attivo. Ronaldo pero' migliora. A Salerno si
stanno pentendo di aver impedito che Oddo
prendesse, mesi fa, il posto di Rossi. I successi
di Salernitana, Samp, Piacenza e Vicenza
sconvolgono la lotta per la salvezza. Cagliari,
Venezia, Perugia e Bari che sembravano al sicuro
vi precipitano. di GIORGIO TOSATTI
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