XXVIII Giornata
ROMA - LAZIE 3-1
Roma, Stadio Olimpico
domenica 11 aprile 1999
ore: 20:30

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Tabellino partita:
ROMA: Konsel, Cafu (35'st Quadrini), Aldair, Zago, Candela, Alenitchev, Tommasi, Di Francesco, Gautieri (23'st Paulo Sergio), Delvecchio, Totti.
In Panchina: Campagnolo, Ferri, Conti, Tomic, Bartelt.
Allenatore: Zeman.
 
LAZIO: Marchegiani, Negro, Nesta, Mihajlovic, Pancaro, Sergio Conceição (24'st Lombardo), Almeyda, R. Mancini (24'st De La Peña), Nedved, Salas (16'st Boksic), Vieri.
In Panchina: Ballotta, Favalli, Okon, Gottardi.
Allenatore: Eriksson.
 
Arbitro: Borriello di Mantova.
RETI: 13'pt Delvecchio, 43'pt Delvecchio, 34'st Vieri, 45'st Totti.
NOTE: Angoli: 6 a 4 Per la Roma, Recupero: 2' + 5', Espulsi: 26'st Mihajlovic, 36'st Nesta, Ammoniti: Negro, Pancaro, Nedved, Totti, Gautieri.



FOTOCALCIO



Delvecchio 1....
Vi
                  ho purgato ancora!






VIDEOCALCIO

Videoservizio postumo Il servizio sulla partita Delvecchio
Delvecchio Totti


 
 

FOTOTIFO
La cronaca ne parla




 

I VOSTRI RESOCONTI....
....E QUELLI DELLA STAMPA









IL DERBY SUGLI SPALTI


La grande festa tra cori, bandiere e centurioni
La curva Nord accoglie l’appello di Velasco e rinuncia
ai messaggi stile nazi, la Sud alle coreografie

 di GIANCARLO DOTTO
ROMA - Orgasmi multipli per la Roma giallorossa e le sue ispiratissime t-shirt. "Vi ho purgato ancora". L'Olimpico va in deliquio per il 3 a 1 di Totti e per la sua canotta che, c'è da giurarlo, da oggi sarà in vendita in tutti i postriboli giallorossi. Il derby vinto in casa ventidue anni dopo e la Lazio stoppata nel suo "scandaloso" sogno scudetto. Zeman può tornare a casa e stracciare il biglietto di ritorno a Foggia. Anche per lui la fine di un incubo. I risultati del pomeriggio sollecitano più la Roma che la Lazio. L'Olimpico è per la Lazio una fossa satura di trappole. Più serpenti che lupi verniciati di giallorosso. L'ultimo guado scabroso prima dell'estasi. Vaghe tracce di guerra. Il serbo Stankovic in tribuna preso in consegna da Minniti e Dini, che è all'Olimpico anche nella molto verosimigliante veste di gufo al servizio del Trap. Minniti fa le veci di D'Alema, assente giustificato. Rutelli sceglie Vespa come compagno di passione. Immancabile la Ferilli, zoom di carnalità giallorossa in piena tribuna autorità. L'altro serbo in campo, Mihajlovic, trascorsi romanisti dimenticabili, riceve dal fronte romanista insulti vari in cui calcio e guerra si mescolano con assoluta disinvoltura. Lui risponde esibendo l'ormai tristemente usuale "Peace no war".
La Nord accoglie l'appello di Velasco e rinuncia almeno all'inizio ai messaggi di stile nazi. La Sud rinuncia a pompose coreografie e si affida invece alle ruspanti tradizioni del tifo, gole spianate e passioni sfrenate, cori e bandiere. Venditti tumultua i cuori da copione. Grande fair-play (o perfidia?) nei confronti dei cugini, pressoché ignorati. L'unica concessione al folklore una parata di centurioni a bordo campo. Decisiva la mossa dei giallorossi che, nel training prima della partita, si riversano sotto la Sud a fare il pieno di sangue giallorosso. Il calcio che respira osmotico tra spalti e campo è ancora il calcio dai sapori antichi. L'arguto management della Lazio su questo deve riflettere meglio e imparare dalla Roma. Lettura delle formazioni. Gli speaker sanno come incendiare la gente.
Per essere un derby della capitale è fin troppo esotico. Sparsi tra campo e panchina brasiliani, argentini, cileni, russi, serbi, croati, ceki, francesi, spagnoli, portoghesi e australiani. Allenatori svedesi e boemi. Arbitra Gennaro Borriello di Mantova e la cosa non suona. Due soli i romani in campo, Totti di Porta Metronia e Nesta del Tuscolano, ma hanno la fascia giusta, quella da capitano. Ognuno ha il suo incubo. Quello di Konsel è Vieri, bisonte di vecchi orrori metafisici ma anche di molto recenti incornate (vedi l'Italia-Austria dei mondiali), al suo primo derby. Bobo Vieri riaggiorna subito l'incubo con una delle sue svettanti percussioni. L'incubo di Nesta (e di tutta la Lazio) è Marco Delvecchio, un milanese di cui l'Inter si è liberata in fretta con una delle tante intuizioni geniali della gestione Moratti. Tardivi e colpevoli anche quelli della Sud nell'innamorarsi finalmente di un giocatore che ha tutto per farsi amare. Delvecchio ruba spazi, s'avventa su tutto, segna prima di potenza e poi di tempismo. Mai visto Nesta così turbato. "Vola Supermarco vola". Delvecchio sfoggia l'autocelebrazione.
Alla fine del primo tempo tornano sulla Lazio i fantasmi di un'altra notte nera all'Olimpico, quella con la Juventus dello scorso anno. L'inizio della fine. Paulo Sergio entra ed esce allo stesso tempo. Bobo Vieri non ci sta. Totti smania di esibire la sua t-shirt, prima di restare in mutande. Scarica il 3 a 1. Borriello dice che è finita. Nessuno ci crede. Zeman si finge indifferente. E nessuno ci crede.
Il Messaggero
12/4/1999

IL CASO
Prego, si accomodi. E la scorta si imbuca

 di LUCA LIPPERA
ROMA «Scusate, ragazzi: voi fermi. I biglietti?». L’inflessibile ”addetto” della As Roma dà prova di rigore e di fermezza. Ma, al riparo di un finestrino semi abbassato, un giovanotto con la barba incolta, l’auricolare pendulo e l’aria da duro gli risponde per le rime: «Sì, sì, vabbe’...». L’auto tira dritto. La scorta del ministro delle Finanze Visco entra così. E la nuova regola?
Le 20,20 di ieri sera. Alla porta carraia della tribuna Monte Mario arrivano i vip ritardatari. Il prefetto è stato molto chiaro: le very important persons possono entrare, gorilla e guardiaspalle no: troppi imbucati. Quattro impiegati della Roma cercano di far rispettare la nuova disposizione. Ma è dura.
Poco dopo Visco ecco un macchinone con Minniti, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Lui, con due uomini entra. La macchina di scorta, da quello che si capisce, non potrebbe. I controllori provano a fermarla. Solita risposta. «Sì, sì, vabbe’...». E l’automobile imbocca dentro inseguita dagli impiegati della Roma. «Prendi la targa, prendi la targa...». Presa: BB 667 DC.
Cinque minuti dopo le 8 si annuncia, dietro i vetri fumé di una Lancia ”Thema”, il ministro degli Esteri, Lamberto Dini. Quattro persone sulla prima auto, due in quella di scorta. Dentro entrambe. Ma allora? «Beh, vede - spiega il solito dirigente in impermeabile - alcune persone sono state comunque autorizzate ad entrare fino al parcheggio. C’è stata, non fatta da noi, una scelta in base a criteri di sicurezza e di opportunità».
Le 8,15, quindici minuti al fischio d’inizio. Thema metallizzata all’orizzonte. Si ferma, si abbassano i vetri. Due uomini davanti. Dietro il sindaco di Roma, Rutelli, e consorte, signora Barbara Palombelli. «Entrino pure». Molto corretta la scorta su Fiat ”Marea”. Non prova neanche a seguire l’auto del ”capo”. Fa marcia indietro e se ne va.
C’è un po’ di confusione. Due guardie del corpo non sanno che fare. Si rivolgono agli addetti della Roma. «E’ un macello, un casino... Dove la dobbiamo mettere la macchina?». «Vedete voi... Comunque, fuori». Sgoccioli del tira e molla. Al cancello si presenta una Mercedes S 500 nera senza scorta. Giù il finestrino elettrico. E’ lui: patron Cragnotti con signora ed ospiti lazialissimi. Alla Roma non fanno una piega. «Prego, entri pure presidente». Ci mancherebbe altro.
Il Messaggero
12/4/1999

Corriere Della Sera

La Roma affonda la Lazio Il Milan sogna lo scudetto

Rossoneri a quattro punti dalla vetta

Delvecchio e Totti infiammano il derby dell' Olimpico

Il derby, per definizione, e' partita in grado di regalare emozioni particolari. Lo e' stato, particolarmente, per Roma - Lazio. Ancora una volta il posticipo ha cambiato faccia al campionato. Quando all' Olimpico e' cominciato il derby della capitale, la Lazio era saldamente in testa alla classifica; Fiorentina (2 - 2 a Bari) e Parma (sconfitta 2 - 1 a San Siro) sembravano aver perso definitivamente contatto e alla marcia inarrestabile dei biancocelesti - 17 partite senza sconfitte - resisteva solo il Milan. Il morale insomma era alto; un pareggio sarebbe bastato per staccare la seconda di cinque punti, un successo avrebbe portato il vantaggio a sette lunghezze. Poi pero' sulla squadra di Eriksson si e' abbattuta la furia di una grandissima Roma e soprattutto quella di Delvecchio (una doppietta) e Totti. Come non bastasse, l' arbitro Borriello fra cartellini rossi e gialli (per la maggior parte ineccepibili) ha privato la capoclassifica dell' intera difesa titolare per la gara di sabato prossimo contro la Juventus: mancheranno i centrali Nesta e Mihajlovic (espulsi) e i terzini di fascia Pancaro e Negro (squalificati). Cosi' i quattro punti che separano Lazio e Milan ora non sembrano piu' tanti. I rossoneri tra l' altro la prossima settimana avranno il vantaggio di giocare a Udine (domenica) conoscendo il risultato di Mancini e compagni. Anche se per Zaccheroni e i suoi non sara' una trasferta agevole: l' Udinese, vittoriosa a Cagliari, insegue il sogno di un posto in Champions League staccata di sole tre lunghezze dal quarto posto occupato dal Parma. A sei giornate dal termine del campionato tutto pare di nuovo in discussione. Tranne che per Inter e Juventus, ormai scivolate lontano dalle zone nobili della classifica. I bianconeri

Zeman e Zaccheroni, il segno di Zorro sul campionato Marco Delvecchio, il centravanti ferocemente osteggiato dai tifosi romanisti, regala loro una vittoria nel derby attesa da cinque anni (addirittura da 22 con la squadra giallorossa come ospitante), mette in forse lo scudetto della Lazio, raggiunge Crespo e bracca Batistuta nella classifica cannonieri, fa meglio del celebre tandem Vieri - Salas, mette in crisi Nesta e Mihajlovic incapaci di frenarne i vertiginosi affondi. Il serbo ha sulla coscienza il primo gol, il giovane capitano il secondo. Comprensibile il disagio di Mihajlovic contro un attaccante cosi' veloce, meno quello di Nesta cui non bastano neppure alcune vistose trattenute per bloccarlo. A loro giustificazione lo scarso filtro del centrocampo. Anche Marchegiani potrebbe far meglio nei due episodi, specie il secondo. E' proprio Delvecchio a fare la differenza. Per quanto riguarda il gioco c' e' un sostanziale equilibrio. Nel primo tempo la Lazio crea persino qualche occasione in piu' , ma Vieri e Salas non le trasformano. Roma piu' vibrante e tatticamente cauta del solito; sovente utilizza il contropiede. Lazio poco incisiva sulle fasce (male Negro e Pancaro che saranno squalificati). Il gioco gravita troppo su Vieri. Eriksson per portare Boksic in panchina sacrifica Stankovic: visto il centrocampo laziale sembra un errore. Lo svedese manda in campo il croato e Lombardo togliendo Salas e Conceinao irritatissimi. Borriello espelle Mihajlovic e Paulo Sergio per un venialissimo scambio di colpi. La partita, comunque, pesera' assai sul futuro della Lazio. Si infortuna Cafu e Zeman non lo sostituisce subito, Nedved ne aprofitta per conquistare il pallone e regalare a Vieri un' occasione che non si puo' sbagliare. Nesta conclude la sua disastrosa serata facendosi espellere per un intervento da ultimo uomo su Di Francesco. Avvampa la lotta scudetto. Il Milan, battendo nonostante le molte assenze il Parma, si porta a quattro punti dalla Lazio. Il suo calendario e' piu' agevole di quello romano. La stessa Fiorentina, malgrado il pareggio interno con il Bari, guadagna un punticino e puo' ancora sperare. Due volte in vantaggio e due volte ripresa, la Fiorentina perde anche l' alone della sua irresistibilita' interna. Terzo pareggio in casa; eppure i pugliesi stentano nel ritorno (sono penultimi) e sono stati riassorbiti dalla zona salvezza. La viola appassisce da tempo. I numeri non mentono: appena otto gol fatti nelle ultime nove gare; da sei ne incassa sempre (undici). In trasferta e' un disastro. Nella circostanza paga l' assenza di Toldo: Mareggini non e' impeccabile. Buono il ritorno, dopo tre anni, per il suo collega Gregori nonostante le distrazioni della difesa barese. Trapattoni nella ripresa sostituisce Rui Costa sul 2 - 1 pensando all' imminente sfida di coppa Italia con il Parma. Entra Robbiati, si fa subito male, la Fiorentina resta in dieci. Cosi' il Bari prende il sopravvento e pareggia. Trap fa autocritica. Senza Rui Costa la squadra non ragiona. Ma lo sfiorire dei viola non dipende da una sostituzione sbagliata. Piuttosto sarebbe l' ora di rinunciare a Edmundo. Malesani si arrabbia per i rilievi mossi talvolta dalla critica a lui e al Parma. Ma la differenza di rendimento della squadra da una partita all' altra lascia fatalmente sconcertati. In settimana era stata l' unica a vincere nelle coppe europee, col Milan era oggettivamente favorita dalle molte assenze rossonere, piu' gravi delle sue. Nel primo tempo mette i milanisti alle corde e il giovane Abbiati si copre di gloria. Salvo farsi infilare ingenuamente da Balbo. Zaccheroni si decide a lasciare negli spogliatoi Bierhoff. Il Milan detedeschizzato vola; evidentemente anche i compagni sono un po' frenati dalla sua staticita' . Ma una squadra come il Parma non puo' consentire a Maldini (strepitoso) di battere tranquillamente a rete. Ne' di farsi infilare in contropiede da Ganz (colpa di Cannavaro e in parte di Buffon). La perdita di Thuram ne accentua i limiti difensivi, la sostituzione di Veron (Malesani come Trapattoni) ne riduce gli estri. Ma sarebbe ingiusto sopravvalutare questi episodi. Il Parma nelle ultime cinque gare ha ottenuto appena quattro punti: pochi per il suo potenziale. Nelle ultime 10 ha subito ben 15 gol: troppi avendo quei difensori. Sprizza energia ma ragiona poco, non sa gestire il risultato. Esattamente il contrario del Milan cosi' saggio da sapere quando si deve subire e quando si puo' colpire. Zaccheroni batte, finalmente, Malesani: con 13 punti piu' dell' anno scorso e' l' unico ad aver fatto compiere un vero salto di qualita' al gruppo affidatogli. Nella zona Uefa balzo avanti dell' Udinese (soprendente e netta vittoria a Cagliari dove sono cadute molte grandi). Juve frenata dal Bologna. Ha rischiato anche di perdere (non capita da 19 anni). L' ha salvata Di Livio, piu' goleador di Esnaider ed Henry. Inzaghi ha fallito un rigore sull' 1 - 0, poi tanto Bologna. Si allontanano le coppe per l' Inter, sconfitta anche a Salerno. Dopo la vittoria sui campani fu cacciato Simoni: era a soli 5 punti dallo scudetto. La solita Inter esterna: dopo il successo del 13 dicembre a Udine, ben sette sconfitte, lo 0 - 0 di Piacenza e un solo gol all' attivo. Ronaldo pero' migliora. A Salerno si stanno pentendo di aver impedito che Oddo prendesse, mesi fa, il posto di Rossi. I successi di Salernitana, Samp, Piacenza e Vicenza sconvolgono la lotta per la salvezza. Cagliari, Venezia, Perugia e Bari che sembravano al sicuro vi precipitano. di GIORGIO TOSATTI



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