- LE FURIE GIALLOROSSE -
Esordio il 24 giugno 1972, in Curva Nord


 
L'onore di Roma
la fanzine dei Boys degli anni passati
 

Parla Antonio Bongi:
Nel 1972, avevo 14 anni, con l’aiuto di Renato Faitella e Fausto Josa, dirigenti del Centro Coordinamento Roma Club,
fondai i Boys - Le furie giallorosse.
Noi Boys eravamo tutti teen agers, con simpatie di destra.
Stavamo in Curva Nord e avevamo diritto allo striscione e a quattro ingressi a partita. Si arrivava allo stadio all’apertura dei cancelli, per obbligo perché dovevamo piazzarci con lo striscione al nostro posto. Ero affascinato dagli ultras del Toro, che avevano già una cinquantina di striscioni in curva. Li presi ad esempio. Attaccavamo l’incitamento al fischio d’inizio della partita, per risparmiare la voce. Avevamo venti tamburi, megafoni, trombe elettriche alimentate dalle batterie delle automobili, che facevano un chiasso infernale. Organizzavamo i pullmann per le trasferte e ogni tanto veniva la mamma di qualcuno di noi.. Ricordo i treni giallorossi a 4.500 lire (Roma-Genova-Roma) biglietto compreso. Curve piene di bandiere per un Roma-LanerossiVicenza 0-0 con 65.000 spettatori; o per Roma-Torino, quando Renato Cappellini segnò un gol dopo 980 minuti scacciando lo spettro della B. (Inserisco a questo punto un ricordo personale di Leo, n.d.L.: Abbonato Curva Sud - Roma Junior Club, non dimenticherò mai ROMA-TORINO di Marzo 1973. Avevamo appena perso il derby per 2-0 ( unica consolazione i lazieli "respinti", dai grandi, verso la Tevere e lo striscione Lazio Club Villalba sequestrato") e rischiavamo la serie B. Inoltre non segnavamo da oltre 900 minuti. Primo tempo: incrocio dei pali di Ciccio Cordova. Inizio secondo tempo: rigore per la Roma. Tira Morini, il portiere del Toro Castellini respinge, riprende Cordova e il portiere blocca. A quindici minuti dalla fine Renato Cappellini in tuffo schiaccia la palla di testa che rimbalzando supera Castellini. GOOOL!!! Dopo oltre dieci giornate. Delirio giallorosso. Dieci minuti consecutivi di ESULTANZA. Vincemmo 1-0")
... era un tifo casinista ma pulito, non violento. Da sinistra a destra, così stavano piazzati gli striscioni sulle sei uscite principali delle due curve: Aficionados H.H. Viale Somalia, Fedelissimi Viale Marconi, Cinecittà Alberto Ginulfi in Sud, poi in Nord: Giuliano Taccola Primavalle, R.C. Aurelia e Boys... A quei tempi i laziali dividevano ancora la Sud con i romanisti. Prima di un derby dell’11.03.1973 la S.S. Lazio invitò con un  comunicato i propri tifosi a prendere la Sud, in quanto società ospitante. L’anno prima avevano vinto i due derby, si sentivano forti. Decidemmo di fare una spedizione: alle 11 del mattino li trovammo sul muretto di Dante, erano pochini. Cominciammo a dargli fastidio e, aumentando il pubblico, il gruppetto di laziali si trovò isolato. Fra cori e pernacchi, si trasferirono in blocco verso la rete attaccata alla Tevere, in un cantuccio. Il derby successivo li ritrovammo alla Nord. Da poco tempo avevo avuto l’inevitabile impatto con la violenza. I primi scontri mi colpirono molto. Fu a Torino nel ‘73. Gli ultras granata, notoriamente di sinistra, si presentarono all’improvviso nella nostra curva, con bastoni e caschi. Ci rubarono lo striscione, qualcuno di noi prese dei colpi. Strapparono e bruciarono in Curva Maratona lo striscione del R.C. Giuliano Taccola, forse il più bello della storia della tifoseria giallorossa, idato da Marcello “il Kid”. Erano le prime avvisaglie degli anni di piombo, con le diversificazioni politiche anche negli stadi. In Curva Sud presto spuntarono gruppi di tifo organizzato simili al nostro. Sul muretto già da tempo c’erano i Guerriglieri della Sud, di destra. Al lato opposto stavano i Fedayn di Quadraro-Cinecittà, comunisti; il loro capo era Roberto Rulli, un militante piuttosto noto e un ragazzo idealista. La Fossa dei Lupi era di Monte Cervialto, guidata da Stefano Scarciofolo e Vittorio Trenta. Le Brigate Giallorosse provenivano da Torrespaccata. Il Commandos Lupi era organizzato dai ragazzi di Monteverde. Poi sorsero le Pantere Giallorosse, i Panthers e altri gruppi minori”.



Intervista a Pinuccio e Armandino (Supertifo n. 13 - 1° novembre 1994)

Quando nascono i Boys Roma e quale zona della capitale rappresentate?
"Il gruppo dei Boys nasce nel 1972 per iniziativa di Antonio Bongi con un intento di primaria importanza, cioè quello di distinguersi dal resto della tifoseria giallorossa esistente. In comune avevamo un'estrazione borghese, proveniendo e vivendo in quartieri come Vigna Clara, Parioli e Balduina. Questa nostra posizione sociale benestante ci ha permesso di avere una cassa sociale pingue per poter acquistare numeroso materiale da stadio. In quel periodo avevamo uno stretto legame con le Brigate Gialloblu di Verona."
Vista la vostra estrazione borghese, l'ideologia palesemente destroide e una inclinazione autonomista, perché in passato avete aderito al progetto di accorpamento del  C.U.C.S., in quegli anni decisamente "borgataro" e "rosso"?
"Dobbiamo ricordare che nel '77, epoca della fusione, noi eravamo in Curva Nord, mentre nella Sud erano presenti altri gruppi come i Guerriglieri, i Fedayn, la Fossa dei Lupi e le Pantere. La scelta di riunirsi in un solo grande gruppo fu il frutto di una necessità del momento, dovuta ad una carenza  patologica del livello di organizzazione del tifo. Senza peccare di presunzione, furono i Boys a dare una grossa sterzata ad un ambiente intorporito. Quando decidemmo di trasferirci in Sud c'era un preciso obiettivo, quello di prendere questa unione come punto di partenza per un grande progetto, del tutto nuovo rispetto al C.U.C.S. che aveva in mente grandi cose come poi rivelerà. Ricordiamo ancora oggi quel giorno che portammo in curva Sud quaranta tamburi, un numero impressionante per quell'epoca, con la consapevolezza di fare qualcosa che durasse e facesse parlare."
In seguito vi siete staccati dal C.U.C.S. formando un gruppo a sé stante.
"Il nostro striscione è di fatto scomparso dal 1977, anno di nascita del C.U.C.S., fino alla sera della finale Roma-Liverpool nell'84. Ma in realtà il gruppo è sempre esistito e si è sempre distinto per una linea di condotta intransigente ed indipendente, trovando per questo dissenzienti nel resto della Curva.
Per essere più espliciti: ci trovavamo in mezzo a gente  che faceva dei furti e del vandalismo una ragione d'essere e questo non lo accettavamo a priori. Chi ci conosce sa bene che non rifiutiamo lo scontro fisico e che certamente non siamo dei santarellini. Per capirci, niente porgi l'altra guancia, ma sappiamo bene cosa sia il rispetto e perciò odiamo chi fa le imboscate o le vigliaccate, tornate in auge a causa dell'impossibilità di venire direttamente a contatto per la troppa polizia."
Sono trascorsi quasi 25 anni e il vostro nome è già leggenda. Ma chi sono e come sono i Boys del 1994?
"Il gruppo è stato praticamente "rifondato" nelle basi, pur mantenendo sempre lo stesso stile di vita e le stesse persone. Anzi a livello di tesserati abbiamo registrato un incremento e ora stiamo intorno ai 1.800 soci. Abbiamo dato "asilo" a fuoriusciti di altri gruppi, specie del Commando."
Come sono i rapporti con gli altri gruppi?
"Sono rapporti di quieto vivere, ma anche di collaborazione, soprattutto per le trasferte. Non c'è comunque quell'affiatamento fraterno, forse perché su alcune questioni ci sono state incomprensioni. A livello personale ci troviamo in sintonia con i ragazzi di Opposta Fazione. In Sud ci sono troppi "viscidi", uomini della presidenza per capirci, non c'è più l'amore di dieci anni fa e non ci sono ragazzi come Roberto Rulli (ex capo del C.U.C.S.).
Quando tutti i gruppi si unirono sotto il C.U.C.S., Antonio Bongi, leader del gruppo, fu d'accordo con la fusione. Dopo Roma-Dundee decidemmo di riprenderci la nostra identità e il nostro muretto. Non ci specchiavamo nella filosofia del Commando che veniva visto più come una vetrina, una passarella aperta a cani e porci. Volevamo un gruppo d'azione, un gruppo che affrontasse l'avversario a viso aperto, che accettasse la sfida senza remore, il cui nome incutesse paura. Questa era la nostra mentalità, lontana anni luce dal becero delinquentismo gratuito, dal borseggiamento, dal furto di catenine e roba simile, insomma contrario alla macchietta dell'ultrà romano e della Sud dipinta come tana di eversivi "cani sciolti". In parecchie trasferte avevo visto i tifosi della Roma temporeggiare, in difficoltà, e volevo che il mio gruppo pur restando nelle retrovie si facesse  conoscere. L'apice è stato raggiunto quando abbiamo rotto il gemellaggio con i napoletani, facendo irruzione al momento del giro di campo, provocando scaramucce tra i tifosi della Roma (era il 25 ottobre 1988, n.d.r.). Il periodo di maggior unione? Quello della finale di Coppa Uefa e degli anni del Flaminio. Poi tutto si è sgretolato per colpa di qualche personaggio che ha messo di mezzo interessi privati."
In che misura avete partecipato alla contestazione di Trigoria?
"Siamo stati noi a coordinare la contestazione insieme a Peppone della Falange Ostile e a qualche ragazzo del Commando. Per noi i giocatori passano, la Roma resta. Stiamo ancora scontando gli errori della gestione Ciarrapico, ma speriamo con Sensi di "espiarci". Con la Società comunque siamo ai ferri corti, in particolare con Agnolin che vuole marescialli e non persone."
Il segreto.
"Il sogno nel cassetto dei Boys è sempre stato il gemellaggio con gli interisti, anche se da giallorosso verace sarebbe stupido dire che non li odio, però stimo Franco Caravita (capo dei Boys S.A.N. n.d.r.)."
I derby.
"I derby erano molto più "pesanti" anni addietro. Adesso ci conosciamo tutti, succede un pò di parapiglia solo la mattina. Il vero derby è con il Napoli. Comunque non ci tiriamo indietro e i laziali sono sempre odiati in quanto laziali."
Dissapori.
"Parecchie volte abbiamo pensato di scioglierci, ma era un dolore troppo grande non vedere più lo striscione dei Boys. Sei anni fa eravamo più solidali e uniti, eravamo una leggenda. Una volta abbiamo tolto lo striscione sostituendolo con uno con scritto "Lavori in corso" per dare una sterzata all'ambiente. Ultimamente il gruppo si era imbastardito, c'era gente che veniva solo per farsi le canne. Abbiamo messo le transenne al settore e avviato una operazione di ripulitura per riportare stile e dignità. Per tre settimane (nel 1993, n.d.r.) c'è stato sul muretto lo striscione "Chiuso per restauro". Siamo in crescita. Abbiamo superato i 1.500 soci e siamo eccitati, pronti per litigare come è nel nostro spirito, specie nelle trasferte di Firenze, Napoli e Brescia, napoletani e fiorentini si sono dimostrati campioni delle infamità e delle carognità."
Cliché.
"A Roma il tifo si è sempre fatto con fumogeni, tamburi e sciarpe. Mi sarebbe piaciuta però una curva senza tamburi perché secondo me sono soprassati."
La stampa.
"La stampa romana non vede bene i tifosi della Roma e viceversa. Alcuni giornalisti sono subdoli fomentatori, spesso foraggiati anche dalla Società. Dicono che siamo il 12° uomo, il cuore di Roma, coreografie da brivido e poi ci additano come la marmaglia di Roma, come terroristi di estrema destra e così la polizia ci dà la caccia come facevano con le streghe".
"Tra diffide e tra denunce
mi domandano perché,
me ne frego rispondendo che

la Roma è tutto per me
la la la ......
...A.S.Roma alé"


LEGGI L'INTERVISTA AI 
BOYS DEL 1992

Tessera 1995/96


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Lettera dei Boys a Giallorossi fine anni '70
Che ho
                  ritrovato eh? I Boys Roma all'inaugurazione del primo
                  Mc Donald's a Roma








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