XIII Giornata
LAZIE - ROMA 1-0
Roma, Stadio Olimpico
domenica, 15 gennaio 1989
ore: 14:30


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Tabellino partita:
LAZIO: Fiori, Monti, Beruatto, Pin, Marino, Piscedda, Dezotti (90' Greco), Icardi, Di Canio, Acerbis, Sosa (87' Muro).
A disp. Bastianelli, Di Loreto, Rizzolo.

Allenatore Materazzi. 


ROMA: Tancredi, Tempestilli, Nela, Massaro, Oddi (82' Gerolin), Collovati, Renato (46' Conti), Desideri, Voller, Giannini, Policano.
A disp. Peruzzi, Andrade, Rizzitelli.

Allenatore Liedholm. 


Arbitro: D'Elia (Salerno). 


Marcatori: 25' pt Di Canio.
 

"Il primo che scappa lo ammazzo con le mie mani!". Queste le parole di Vittorio che avevano fatto dire a me stesso NON PASSERANNO!
In effetti per loro quel giorno era favorevole, potevano riuscire a fare quello che non avevano mai fatto: arrivare sotto la Sud.
D'altra parte non era impossibile. Noi giocavamo fuori casa e, per i lavori del mondiale allo Stadio Olimpico, il nostro settore era solo uno spicchio di curva, più o meno 5.000 persone. Loro invece avevano tutto il resto dello stadio e quindi era facile aspettarsi da parte loro un vero e proprio gruppone.
Tra l'altro appena tornati dalla B e quindi abbastanza incazzati.
"Sono in trecento coi caschi", queste le voci che giravano giusto fuori la Sud, "Sono sul Lungotevere e stanno arrivando". Cazzo, ma noi quanti siamo?
Mica tanti. Mi guardo intorno, siamo più o meno una settantina, stavolta ce sfonnano.
Però quelle parole di Vittorio avevano avuto una forte presa su tutti. Se prima avevo qualche dubbio, ora non ne avevo più: costi quel che costi non passeranno. Già, ma da dove sarebbero arrivati? Sarebbe stato da folli fare quello che pure il cuore e qualcuno diceva di fare: "La miglior difesa è l'attacco, andiamo noi". Così facendo però avremmo lasciato sguarnita la Sud e allora meglio restare dalle parti del piazzale e della palla. Guardo un attimo in alto verso il nostro spicchio di curva.... quelli che sono entrati hanno già capito e sono affacciati a guardare in giù.... loro non se la sono sentita e sono entrati, o forse non ci hanno pensato ma ora da sopra - sono sicuro - sperano che noi difendiamo la bandiera. C'è nervosismo è chiaro. Una cosa del genere mica è una cazzata. Mica come incontrare un'altra tifoseria qualunque. Sono le 11 del mattino e manco le guardie hanno pensato che potrebbe accadere. Ma noi sì, e certo non speriamo che le guardie intervengano. Anzi, che rimangano lontane che queste sono cose che dobbiamo risolvere noi.
Il problema non è prendere una bastonata ma venire bevuti. Ma finalmente eccoli. Finalmente. Ci provano, provano a venire verso il piazzale della palla, vogliono arrivare davanti alla Sud, fanno bene, se non ci riescono oggi quando ci riusciranno più? Ma noi non li aspettiamo anche perché se ti scontri sul piazzale rischi che qualcuno di loro, maggiori di numero, riesca a svicolare e ad arrivare davanti alla nostra curva. E allora incontro. DAJE! Loro sono riusciti a passare la Tribuna Tevere centrale e il contatto è davanti agli ingressi della Tribuna Tevere Sud. La nostra prima fila è fatta da chi stava a capo del Commando di allora e questo mi fa stare tranquillo. In questi casi se la prima fila scappa è la fine. Ma con loro lì davanti sono sicuro che non accadrà. Sono loro in prima persona a prenderle e a darle. Io sono più piccolo e rimango in seconda fila e fermo uno che cerca di passare tra di noi per andare chissà dove. Pochi secondi che durano un'eternità ma alla fine non passano e riusciamo persino a corrergli dietro per un pezzo. Tornando indietro il cuore mi scoppia di orgoglio e esultiamo come bambini.
Dall'alto dello spicchio di Sud la gente applaude e qualcuno ci lancia la propria sciarpa.

DERBY LAZIO – ROMA DEL 15 GENNAIO 1989

 

Premetto che il racconto è veritiero in ogni suo particolare e le persone allora presenti possono aggiungere qualcosa nel caso avessero altri riferimenti interessanti da ricordare. Rammento con difficoltà gli attimi vissuti durante gli scontri perché la tensione era alle stelle. Inoltre ho deciso scrivere col tempo presente, come se l’evento iniziasse in questo momento davanti ai nostri occhi.

 

E’ domenica. Verso le 7,00 mi alzo dal letto e preparo le cose da portare. Scendo da casa velocemente perché alle 7,15 devo incontrare un amico del mio quartiere di origine napoletana che non è mai stato allo stadio. All’appuntamento delle ore 7,30 presso un bar di Via Tuscolana, siamo una cinquantina di ragazzi provenienti quasi tutti da Roma sud. Proprio il napoletano ingoia una pillola; parla frastornato con la bocca semichiusa ma si fa capire quando chiede se qualcuno vuole impasticcarsi per colazione: 4 o 5 ragazzi accettano volentieri mentre altri fumano una canna.

 

In verità siamo tutti straniti perché alla nostra età si torna a casa tardi e alterati il sabato sera. Credo che qualcuno non sia andato nemmeno a dormire ed è piacevole vedere come gli amici si aggiungono al gruppo uno alla volta e si abbracciano di prima mattina! Vero è che avremmo potuto incontrarci con tantissimi altri tifosi romanisti provenienti da tutta la città però abbiamo deciso di partire solo noi dei “Fedayn”. Alcuni fanno i fichi, altri sono più semplici, altri ancora fanno i duri. Alcuni parlano di ragazze, altri parlano di scontri, altri ancora non parlano perché chi sa cosa cazzo hanno preso! Sciarpe e vessilli rigorosamente dentro gli abiti! Non c’è più la moda di farsi notare, lo stile è diverso rispetto a qualche anno fa!

 

Verso le 8,15 parte l’allegra brigata! Si, proprio la “Brigata tafferugli”, mitico gruppo che, come il “Clan”, è di derivazione “Fedayn”. Scendiamo nella metropolitana e scavalchiamo i tornelli mentre contemporaneamente quattro ragazzi salgono in macchina per poi attenderci alla stazione di Ottaviano. Le persone ci guardano perplesse perché un folto gruppo di ragazzi con le facce come le nostre nella metro provoca curiosità. Comunque siamo un bel gruppo. Mi siedo e partecipo con qualche “battuta scherzosa” prima della “battuta di caccia”. Durante il percorso si continua a parlare ma sappiamo bene che di lì a poco qualcosa succederà!

 

Arrivati ad Ottaviano lo squadrone prosegue il viaggio verso lo stadio sull’autobus della linea 32 mentre io preferisco aggiungermi ai ragazzi nella macchina per andare in avanscoperta. Passano pochi minuti ed arriviamo vicino al fiume. Le corsie delle strade sono quasi totalmente vuote dato che circolano pochissimi autoveicoli.

 

Che facciamo? Decidiamo di andare a vedere chi c’è sotto la Nord oppure stiamo col gruppo ed andiamo a piedi tutti insieme? Ma ecco la sorpresa: all’altezza delle piscine del foro italico vediamo qualche decina di ragazzi che in fila indiana si dirigono verso lo stadio. Passiamo vicini per vedere chi sono e poi uno di noi grida all’interno dell’autovettura: ………SONO LORO, ECCOLI SONO LORO, GLI IRRIDUCIBILI, LI RICONOSCO!

Facciamo velocemente inversione per avvertire gli amici che si trovano nell’autobus a 50 metri dietro di noi però i nostri fratellini stanno già scendendo dal mezzo e nel giro di 30 secondi si formano due gruppi, romanisti e laziali, di circa pari numero che si contendono sulla strada.

 

Sono le 9 di mattina ed il derby inizia alle 14,30. Le macchine sono costrette a fermarsi, lasciando in tal modo il campo libero per almeno 200 metri sul Lungotevere. Finalmente è arrivato il momento che aspettavamo: noi e loro da soli, senza altre persone o forze dell’ordine! Sono in tensione ma pronto allo scontro e registrato all’anagrafe col nome romano!

 

Al primo impatto, tra alcuni tifosi volano botte e cintate mentre altri ragazzi sia giallorossi che biancocelesti invece di aiutarci si preoccupano di rompere le staccionate di legno ai bordi della strada per ottenerne delle mazze: io non li capisco ma tempo per pensare non c’è! Nella mischia contribuisco come posso però ricordo bene solo l’attimo in cui con un calcio colpisco un laziale in pieno petto! Durante la rissa cade a terra la parrucca di un tifoso biancoceleste.

Noi avanziamo qualche metro perché siamo più efficaci di loro. Dopo due minuti di battaglia (forse mi sbaglio in termini temporali perché sono trascorsi più di 20 anni), i gruppi si staccano, ognuno ricompattandosi con i ragazzi che da una parte e dall’altra si sono preoccupati solamente di fare i taglialegna canadesi sulla strada. Alcuni bastoni vengono distribuiti velocemente a chi li vuole ma io litigo a mani nude! Gli Irriducibili si sono allontanati decine di metri.

 

Rimaniamo distanziati per quasi un minuto, fino a che un tifoso laziale, quello più basso, viene avanti solitario cercando di farsi seguire dagli altri. In realtà, molti di noi sono suoi amici e per questo si decide di non andarli addosso. Lui però ne approfitta dato che nessuno gli va incontro ed è questo uno sbaglio enorme perché alcuni laziali poi gli vanno dietro fino a che, per una causa che tralascio, uno dei nostri non si accorge di essere troppo vicino ai nemici: lo prendono e gli sferrano dei pugni. Ce ne accorgiamo tutti troppo tardi e parte la carica all’istante.

Mi trovo a correre verso lo stadio sul “lungotevere lato fiume” però la strada che prima sembrava larga ora diventa strettissima. Siamo tutti uniti fianco a fianco però non guardo nessuno dei miei amici perché nello scontro ognuno si attacca con chi gli capita davanti. Qualcuno urla mentre corre e comunque sale il sangue al cervello. Il bassetto che prima incitava i laziali viene raggiunto per primo ma nessuno di noi lo tocca anche se lui all’inizio cerca di fare il contrario.

 

Il secondo impatto è molto duro: i laziali non reggono l’urto violentissimo, si sfaldano ed iniziano ad indietreggiare. Alcuni di loro, tra i più tenaci rimasti a scontrarsi, cadono a terra e vengono presi a bastonate mentre uno viene anche accoltellato. Il napoletano è una belva inferocita e tira mazzate sulle teste!. 

Inizia la caccia al laziale e non si capisce niente! Chi corre da una parte e chi corre dall’altra! Li stiamo sbranando però mi fermo qualche secondo perché i vermi sono annientati ed alcuni rimangono a terra. Alla fine mi rimane da colpire con un calcio il più grosso dei laziali che comunque è già piegato per aver  preso qualche botta da due dei nostri. 

 

DAIII PRENDIAMOLI!!! CONIGLI IRRIDUCIBILI TORNATE!!! Qualche urlo di incitamento e si riparte ancora. proviamo a rincorrere i fuggitivi ma è tutto inutile dato che sono troppo distanti. Non so perché mi affanno a correre per altri 50 metri, oramai è finita! Gli hooligans biancocelesti sono arrivati all’obelisco che per noi è lontano. Tanti se la sono scampata però, a dir la verità, al posto loro farei la stessa cosa se dietro di me vedessi avanzare i FEDAYN.

 

Ora torno a scrivere al passato e preciso che quel giorno allo stadio potevano accedere solo 5.000 romanisti poiché erano in atto i lavori di ristrutturazione dell’Olimpico. Così, dopo due ore che eravamo entrati nel pezzo di curva per noi appositamente adibito ovvero gli odierni distinti lato Tevere, ci chiamarono alcuni tifosi dicendo che un gruppo di laziali era venuto fuori dei nostri cancelli e che due tifosi raminghi giallorossi erano stati da qualche parte accoltellati vigliaccamente senza motivo.

La polizia ci impedì qualsiasi movimento all’interno dello stadio e la storia dei fatti accaduti durante i derby, come sempre, ha continuato ad essere raccontata negli anni seguenti in maniera non veritiera dai vermi biancocelesti.

Complimenti a tutti coloro che hanno partecipato all’evento ed un pensiero speciale lo dedico a due dei nostri, l’amico napoletano e il fratello romano, visto che, seppur oggi non ci sono più, la loro anima è rimasta nel mio cuore! Ciao Vito e ciao Marco!


Quel 15 gennaio 1989
Alza la voce
Cazzata cazzata

Quando i laziali alzavano qualche striscione
Mettete er cerotto

Riferito agli episodi del pre-partita
Conigli

Idem
Conigli siete scappati

Idem
Ma quant'e brutto quello striscione
Torneremo nella Nord....
Ve mannamo in B
Voi state andando in B
Ma quale polizia...
Lallarallallà-que-que-que-que
 
Beh, sapete poi com'è andata.... ma la Sud di quel giorno, ve lo assicuro, era la crema della Sud!

FOTOCALCIO

Il gol di Di
                    Canio



VIDEOCALCIO

Il servizio Altro servizio Il gol di Di Canio



Il servizio

FOTOTIFO

Prevedendo che i lazieli ci avrebbero preso in giro perché eravamo pochi, feci lo striscione "pochi ma buoni"

















































CRONACA NERA









LE FOTO DI MARCO
Parte del
                  gruppo che ha picchiato i laziali sul Lungotevere

"If someone run away I kill him with my hands!". These the words of Vittorio which made me say to myself: they will not pass!
That day was good for them, they could do what they never did: to arrive under the curva Sud.
It was not impossible, I have to say. We were on away game and, due to the works for the World Cup, our sector was just a part of the curva, 5.000 people more or less. They had the whole stadium instead, so it was easy to wait a big group from them. And they were just come back from the second division and they were quite angry.
"They're 300, with helmets", these were the voices just outside the Sud, "The're on the Lungotevere and are coming". Fuck, but how many are we? Not so many. I look around myself, we're more or less 70, this time they will beat us.
But those Vittorio's words touched everyone more or less. If before I had some doubt, now I had no more: they will not pass, no matter the price to pay. Yes, but from where they would have come? It would have been crazy to do wht the heart and someone was saying to do: "The best defense is to attack, let's go". But in this way we would have left the Sud free, and so it's better to stay just around the square. I have a look upside, towards our part of curva.... The ones who are already in understood already and look down... they didn't feel to do it and went in, or maybe they didn't think about it but now, from above - I'm sure - they hope we defend the flag. We're nervous, it's normal. Something like this is not easy. It's not like to meet another team's fans. It's 11 a.m. and the policemen didn't think that it could happen. But WE knew it, ad we don't hope that the police come. Better, we hope that they stay far 'cause these are things that WE must resolve. The problem it's not to be beaten but to go jail. But finally here they are. At last. They try, they try to come toward the sqquare, they want to arrive under the Sud, they are right, if they don't make this today, when will they do it anymore? But we can't wait for them, 'cause if you meet them on the square it's possible that some of them, in a largest number, can go away and arrive under our curva. So, let's front them. Let's go!. They just passed the Tribuna Tevere centrale and the contact is just beside the entrance of Tribuna Tevere Sud. Our first line is made from the Commando's leaders and this make me calm. In these situations if the first line run away it's the end. But with them standing there I'm sure it won't happen. They're beating and being beated. I'm younger and I stay in the second line and I stop one who try to pass between us to go God konws where. Few seconds that last an eternity but in the end they don't pass and we can run onto them for a while. Coming back my heart if full of pride and we exult like children.
From above of our part of Curva Sud, people claps and someone throws his scarf.

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