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PRESENZE |
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L'esordio in Roma/Anderlecht 2001/02 |
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2005/06 Siena/Roma 0-2 Il gol e la corsa di De Rossi sotto la Sud (4337 kb) http://it.wikipedia.org/wiki/Daniele_De_Rossi |
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Lazie/Roma 2014/15 |
La Roma, giugno 2003 |
La Roma, giugno 2003 |
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"Io te rompo er culo, testa di cazzo" Daniele De Rossi insulta Stankovic (mpg) |
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Messaggio da Riccardo Calafiori |
2001-02 | Roma | 0 |
0 |
2002-03 | Roma | 4 | 2 |
2003-04 | Roma | 17 |
0 |
2004-05 | Roma | 30 | 2 |
2005-06 | Roma | 34 | 6 |
2006-07 | Roma | 36 | 2 |
2007-08 | Roma | 34 | 5 |
2008-09 | Roma | 33 | 3 |
2009-10 | Roma | 33 | 7 |
2010-11 | Roma | 28
|
2
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2011-12 | Roma | 32 | 4 |
2012-13 | Roma | 25 |
0 |
2013-14 | Roma | 32 | 1 |
2014-15 | Roma | 26 |
2 |
2015-16 | Roma | 24 |
1 |
2016-17 | Roma | 31 |
4 |
2017-18 | Roma | 22 | 1 |
2018-19 | Roma | 18 | 1 |
459 | 43 |
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"Io penso che non ci siano i presupposti per creare una spaccatura tra me e i tifosi, anche perché veramente mi danno tantissimo. Qualcosa penso di dargliela anche io a loro, ma loro mi hanno sempre amato tanto, anche nei momenti in cui le cose non mi andavano bene a livello personale, mi sono sempre stati vicino, non mi hanno mai fatto mancare l'appoggio. E mi è dispiaciuta questa cosa. Se l'hanno creata ad arte o c'è stato un fraintendimento e non mi sono espresso bene, questo non lo so". Hai detto che umanamente parlando, ci
sei rimasto male (per i fischi della Sud dopo il derby, ndr)
La curva non aveva digerito il
risultato finale. Si dice che la Roma ha un bel calcio,
però alla fine se si sbaglia la Coppa Italia, questa stagione rischia di
essere ricordata per le cose "non vinte".
Chiariamo anche le parole che hai
detto ieri sulla tua permanenza nella capitale. Quando il capitano, Francesco Totti,
appenderà gli scarpini al chiodo, sarai
I leader in una squadra se sono due è
un vantaggio per tutti. Come far capire alla gente che non potrà mai
esserci una gelosia tra te e Totti? Un antidoto all'anti-stronz.
Anche a cena insieme, come ieri sera.
Amici ristoratori me lo hanno detto.
Quanto ti arrabbi per le trattenute
che ti fanno in area e non ti fischiano mai rigore? Ieri sera, presentazioni tra il
piccolo Christian (Totti, ndr) e Gaia (De Rossi, ndr)?
Capitolo Mondiale: raccontaci il
momento in cui hai calciato il rigore.
I guanti, Bartelt, non ce li ha
tirati, però, dopo. Alla Roma per il futuro servirebbero
più centimetri e più muscoli in campo. Tu che pensi?
Perché rimani sempre così sereno e
pacato quando segni tu o un tuo compagno?
(sarcastico) Giannini, Caprioli, Desideri; Totti,
De Rossi, Aquilani: ti senti orgoglioso quando entri in campo e si evince la
romanità? Chi è stato più importante per la tua
crescita: Capello o Spalletti?
Quanto sei stato vicino alla Juventus,
quando Capello voleva Davids?
Tra 5-6 anni quando Totti smetterà, ti
senti già i galloni di capitano addosso? 17 Maggio 2007. Partita di ritorno
della Finale di Coppa Italia. Un aggettivo per la Curva Sud?
23 marzo 2012 Dipendenza
da campo? Cambierebbe il mondiale con
uno scudetto? |
Sembravi un matto, Danie'.
"Ero un pò trascinato dal momento, in effetti.
Il derby è forse l'unica partita in cui chiedo l'urlo
della gente, anche se non ce ne sarebbe neanche bisogno,
ma per il resto il mio atteggiamento in campo è sempre
molto sereno, non mi arrabbio mai con gli aversari, cerco
di essere collaborativo con gli arbitri, e non faccio come
certi colleghi che dopo un fallo laterale incitano la
curva e chiedono il boato. A me st'effetto lo fa il
derby".
Dove la prendi questa carica?
"L'ho trovata dentro ventisei anni da romanista.
Qualunque tifoso che andasse a giocare un derby si
sentirebbe come me, magari impalato come capitava a me nei
primi anni per poi tramutare l'emozione in grinta, per
vincere quella che resta sempre - purtroppo - la partita
più importante dela stagione".
Ma riusciresti a descrivere "fisicamente" che
cosa blocca la Roma in queste partite?
"Tutto quello che ti porti dietro ti blocca...
Temevamo tutti che la Lazio si ritrovasse all'improvviso
proprio contro di noi. Sono cose difficili da spiegare, si
sentono o non si sentono. Le gambe vanno, pure all'ultimo
derby. Però, poi, ahò, consideriamo anche altre cose...".
Tipo?
"Per qualcuno la Lazio ha fatto una gran
partita... Ma quale gran partita? Si sono difesi in
undicie hanno fatto un tiro in porta su un passaggio
sbagliato nostro. Hanno fatto poco poco, per carità, e
pure noi. Forse sarebbe stato più giusto un pareggio, e
invece...(bip, ndr)".
Qual è la Roma che t'ha fatto innamorare quando
ne eri smplice tifoso?
"Quella del Flaminio, sono quelle le prime
partite che ho visto con papà: Manfredonia, Gerolin, Bruno
Conti, Tempestilli, Nela, Giannini, Voeller, io ero
innamorato di Voeller, poi dopo il '90 ho cominciato a
vivere l'Olimpico, anche se mi sembrava strano che la
curva fosse così lontana dalla Tevere, quasi innaturale.
Perché io poi sono affascinato dalle curve. Losai, non lo
dico per ruffianeria, per me è sempre stato così, ancora
adesso quando vado a giocare in trasferta la prima cosa
che faccio è guardare la curva loro, pure con la Sampdoria
mi ha fatto effetto, hanno un coro bellissimo con l'inno
della Scozia che me fa morì".
A proprosito di curva, quest'anno un paio di
episodi sembravano aver raffreddato un pò i rapporti. Come
hai vissuto quelle tensioni con Totti e Okaka?
"Non le vivo bene. Per me quello con la curva è
il rapporto più sano e puro che ci può essere, lì trovi
tifosi che non hanno interessi, non hanno doppi fini hanno
un amore viscerale, è il rapporto migliore tra tutti
quelli che pu avere un calciatore, con i dirigenti, con i
colleghi, con i procuratori, con i giornalisti. A volte
loro non possono capire noi perché ci vorrebbero sempre
brillanti e vincenti, a volte noi non capiamo loro. Però
questo feeling è meraviglioso, e quando si incrina a me
piange il cuore, ma fa male a tutta la squadra. Poi con
Francesco si sono spiegati. Il loro amore per il più
importante giocatore della Roma resterà immutato".
Col derby ci avete messo una pietra sopra?
"Eravamo felicissimi, è indubbio, ma non
dev'essere solo il derby a ridare questa serenità. Una
squadra che si impegna merita rispetto, almeno io da
tifoso ho sempre ragionato così, e a noi l'impegnonon è
mai mancato".
A proposito di rapporti, ma qualche rimpianto su
quello che è accaduto con Spalletti ce l'hai?
"Ne ho tanti, il più grande è quello che
purtroppo non abbiamo vinto. Ma sai come la penso, per me
quell'anno non è dipeso da noi. Solo che se Spalletti
avesse aggiunto quella ciliegiona sula trta probabilmente
le cose sarebbero andate diversamente anche in futuro. Gli
auguro ogni bene a San Pietroburgo, anche se così sarà più
difficile per noi andare a cena. Noi poi abbiamo trovato
un allenatore dierso - come età, mentalità, carattere -
che ha un grandissimo pregio: la lealtà. E io preferisco
centomila volte un allenatore leale agli scienziati che
girano per l'Italia e per l'estero".
Quello scudetto ce l'hanno tolto, hai sempre
detto. Ma gli arbitri successivamente come si sono
comportati con te? Sono una categoria molto permalosa,
dicono.
"Loro sono un pò permalosi e io sono un bel
rompiscatole. Le due ose si conciliano male, ma devo dire
che loro mi rispettano. Forse un pò sono prevnuti perché
sanno che sono rompiscatole. E quando sul campo comincio
un pò a rompere le scatole loro si scatenano, con
l'ammonizione per protesta che magari non merito. Ma devo
dire che le cose vanno sempre meglio in questo senso".
Hai voglia di chiarire quelle voci che
dipingevano te e Francesco su posizioni distanti?
"Ripeto quello che ha già detto Francesco. Pure
falsità. Mai successo niente tra me e lui. Non riesco
proprio a capire chi possa inventare certe cose e capisco
ancor meno chi a certe voci poi dà credito".
Con lui ti unisce anche uno strano destino in
Nazionale: entrambi avete macchiato le vostre esperienze
con due episodi spiacevoli, la tua gomitata a Mc Bridee il
suo sputo a Poulsen. Conoscendovi, restano due episodi
inspiegabili. Trance agonistica? O errori di gioventù?
"Trance agonistica che ti prende quando sei un
pò ingenuo. L'esperienza ti aiuta a migliorare. Poi magari
può succedere sempre, specialmente se c'è già ruggine con
l'avversario con cui ti scontri. Ma io quello non l'avevo
neanche mai visto. Poulsen inece l'aveva pesantemente
provocato. La mia era solo foga. Quando sei giovane pensi
che in campo servano cose che nella realtà poi non servono
a niente, tipo metterci forza, irruenza, un pò di
prepotenza nei contrasti".
Tu qualche errore di gioventù l'hai commesso. La
scenetta di Bruges, per esempio, è divertente a ricordarla
oggi: tu espulso nel primo tempo e Spalletti che ti
insegue per rimproverarti mentre lasci il campo.
"Quell'espulsione fu ridicola. Quello mi diede
un pizzico dietro la schiena a palla lontanissima, io gli
allontanai d'istinto la mano e quello crollò folgorato. Il
guardialinee a quattro metri segnalò la mia espulsione pur
avendo visto tutto. Se Spalletti s'è arrabiato è stato un
problema suo".
La coppa del mondo vinta a Berlino, vista la
finale giocata e quel rigore tirato, è stata molto tua. In
Sudafrica con quale animo andrai?
"Se non avessi alzato quella coppa, giocando la
finale e segnando il rigore, non avrei avuto un bel
ricordo di quell'esperienza. Il prossimo sarà un mondiale
più maturo. Purtroppo se faremo il massimo avremo solo
fatto uguale...".
Lo ricorda anche Cagnucci nel libro su di te,
tornando sull'aereo da Berlino inaugurasti questo drastico
taglio di capelli...
"E' vero me li tagliò Cannavaro, ero mezzo
ubriaco su quell'aereo, ma io avevo avuto sempre voglia di
farmi la boccia. Da lì m'è piaciuto, mi piace come ci sto,
mi piace la comodità, io non sò uno da cremine e treccine,
non c'ho fantasia, sò pigro, la boccia è la cosa più
comoda del mondo".
Bello il libro che Cagnucci ha scritto su di te.
"Bello sì. E pure imbarazzante. Mi sono arrivati
complimenti anche a me, era difficile spiegare che non
l'avevo scritto io".
Passiamo al campo: dove può arrivare questa
Roma?
"L'obiettivo ce l'abbiamo davanti. Se battiamo
il Parma siamo quarti, chiudiamo l'anno da quarti,
mangiamo il panettone da quarti. Domenica mi piacerebbe
vedere lo stadio vecchia maniera, stracolmo. Vorrei vedere
50-60.000 tifosi per Roma-Parma, anche se è solo
Roma-Parma. Abbiamo bisogno di loro".
E una volta arrivati quarti?
"Arriviamoci. E quando ci arriveremo guarderemo
i quinti che rimangono lontani e magari butteremo l'occhio
pure ai terzi, per avvicinarli. Ma non dovremo fare come
l'anno scorso, quando battemmo il Genoa e ci sentimmo in
paradiso, pronti ad arrivare secondi. Pensimo solo
all'obbiettivo più vicino. Mi preoccupa chi pensa adesso
al secondo posto".
Quando hai esordito nella Roma, Capello tenne un
certo Guardiola in panchina. Ora gidando il Barcellona ha
vinto tutto. Un esempio per tutto il mondo del calcio, per
quello che è stato, per quello che è oggi.
"Pep è un mito vero. Lui era quello di oggi
anche in campo. Io da sempre mi sono ispirato a lui. A lui
e un pò a Davids".
Ne sei diventato una splendida sintesi.
" Ti ringrazio... A Pep in effetti mancava solo
quello che serve soprattutto qui in Italia. E noi non lo
capivamo, ma già all'epoca ci voleva spiegare quello che
sarebbe stato poi il suo Barcellona. Per me è incredibile
vedere giocare la sua squadra, vedo in campo undici
piccoli Guardiola. Per me poi giocare nello stesso anno
con lui, con Tomic e con Tommasi è stato fondamentale. Tre
persone eccezionali, a prescindere dal fatto che poi
fossero anche centrocampisti. Ho avuto una gran fortuna a
incontrarli".
Alla vigilia di Barcellona-Inter, al cronista
che gli chiedeva se per caso non avesse pensato di giocare
in maniera cauta, Guardiola ha risposto splendidamente: "
Noi andiamo ad attacre, se va male e andiamo a casa,
andiamo a casa così all'attacco. Non c'è altra maniera di
giocare in questa casa". Non sarebbe bello impostare
questa mentalità anche nella nostra casa?
" E' tutto troppo diverso qua. Loro a sette anni
cominciano a giocare cos,è una cultura calcistica troppo
diversa, in Italia non ce l'abiamo. Noi a Roma siamo stai
bellissimi per tanti anni, forse stiamo tornando su quei
livelli, almeno me lo auguro. Ma non era quel tipo di
bello. Quello solo loro. Noi abbiamo qualche
particolarità che ci fa speciali, siamo romani, ma le
nostre sono troppo diverse dalle loro. E loro hanno speso
un sacco di soldi per prendere Messi bambino".
Tanti ne spenderebbero anche per prendere De
Rossi adesso. E non solo loro. Quanto pensi a questa cosa?
Ai 50-60 milioni che si dice siano pronti molti club a
sborsare per averti.
"Ogni tanto ci penso, come no. Quelli che vi
raccontano che non pensano a queste cose sono falsi. Ma di
base c'è da dire chela società ha sempre rifiutato queste
offerte, e quindi anche la mia volontà on è mai dovuta
diventare decisiva"
Quindi se loro ti ritenessero cedibile tu ci
penseresti?
"No, non me ne andrei lo stesso. Me ne andrei
solo se mi dicessero che la mia cessione è indispensabile
per sopravvivere"
Bello sentirtelo ripetere.
"Ti racconto un episodio: al derby a bordo campo
c'era anche un mio amico, inutile che ti dica il nome, è
molto romanista, ma forse più mio amico che romanista. Lui
mi dice sempre che dovrei andar via da Roma e vivere certe
emozioni tipo Real-Barcellona o Manchester-Liverpool. A
fine partita l'ho incrociato, non sapevo neanche che
stesse li, ci siamo abbracciati e gliel'ho detto:"Lo vedi,
lo vedi perchè resto qui, lo vedi?" Adesso finalmente ha
capito"
E questo era ancora più bello...Un vero
supereroe, come nella nostra copertina mentre abbracciavi
il fisioterapista Silvano Cotti, con quella mascherina
che secondo alcuni addirittura ti dona...
"Mi ci devo abituare, dovrei tenerla quaranta
giorni, vedrò dopo Roma-Parma. Tanto ormai non mi da alcun
fastidio, c'era solo l'elastico che mi segava, poi ci ho
messo un salvapelle e adesso va meglio"
Confidenza per confidena, puoi raccontare
finalmente che cosa vi siete detti du tanto segreto tu e
Julio Baptista alla fine della sfida Italia-Brasile alla
scorsa Confederations Cup?
Quante favole si sono raccontate u
quell'episodio. E io non volevo raccontare la verità
perchè pareva brutto...perchè parlavamo di quanti giorni
avevamo di vacanza! Io avevo appena parlato con Spalletti
che ci aveva concesso dei giorni supplementari. E invece
giravano delle interpretazioni labiali, io che avrei detto
se la società era stata comprata, e quando, e da
chi...'ste cose mi fanno impazzì"
Non ti fa strano vedere Alberto Aquilani con la
maglia del Liverpool?
"Un pò si, anche perchè ancora non ha ripreso a
giocare con continuità. Ma sta bene, lo sento sereno"
Una volta invece hai deto che non vedevi
Spalletti allenare il Chelsea. E lui se la prese.
"In realtà si stranì quando feci quell'altra
battuta in diretta e dissi, "chi è che parla l'allenatore
del Chelsea?". Ma io sò così, scherzo sempre, glielo
spiegai. Era solo una battuta, magari potevo
risparmiarmela".
Ma è vero che i rapporti tra la squadra e
Spallettisi sono incrinati quando andò a parlare con
Abramovich?
"Altre invenzioni. Come la lite Cicinho-Ranieri
di qualche giorno fa. O sulle mie presunte derive
politiche. C'è chi si diverte ad inventare storie, questo
è un problema di Roma. A queste cose non mi rassegnerò
mai"
Anche se ci dovrà convivere molto a lungo. Perchè da qua Daniele non se ne andrà. E ora il perchè l'ha capito anche quel suo amico molto (ma non troppo) romanista.
“Di Saviano ho letto il libro e ho visto il film che hanno fatto. – non so perché poi siamo finiti a parlare di Saviano – Lui ha aperto un mondo, e lo ha fatto a suo rischio e pericolo. Mi fa pensare quanto si è spinto oltre e non può godersi niente della sua popolarità, persino dei suoi soldi, qualcosa avrà pure guadagnato… Vivere nella paura… io non ne sarei mai stato capace… non penso di essere così coraggioso da riuscire a mettere in discussione tutta la mia vita”. Una cosa poco da calciatore magari è questa. Daniele ha imparato bene la differenza che passa tra la retorica da stadio e la vita. A sue spese. Ma è sempre così.
Tifoso della Roma, romano di Ostia – la cosa conta, vedremo – comunque romano e romanista secondo il motto del Piccolo Gladiatore, coraggio ne ha vendere in campo. Scagliare il pallone dritto verso la porta da 25 metri – il suo colpo segreto – col rischio di mandarlo alle stelle di fronte a 20 telecamere e 20.000 persone, non è cosa da poco. Saltare col gomito alto e colpire un avversario, espulso, inquadrato in primo piano con la rabbia che esce come fuoco dal naso mentre chiunque a casa è capace di pontificare sul buon esempio e la lealtà bla bla, cos’è? “Il buon esempio? Tutto vero, rispettabilissimo – si fa serio – Ma la domanda è: a chi devo dare il buon esempio? Devo vincere la partita o devo dare il buon esempio? La gomitata a Srna non ci ha fatto vincere, è venuta così, non c’ho pensato, c’ho pensato mentre la stavo dando. C’era uno che mi rompeva le scatole ed è stata una cosa istintiva. La verità è che nel calcio italiano di buon esempi se ne vedono pochi. Guarda solo dove giochiamo, gli stadi sono fatiscenti, i terreni scassati”.
Sposato, separato da due anni, una figlia che adora – e per lei si è tatuato un Teletubbies sul braccio con le parole di Favola dei Modà. “Gliela cantavo per addormentarla”, aggiunge, quasi per scusarsi. Non ce n’è bisogno. Una vicenda dolorosa che, dice, lo ha cambiato, lo ha reso più chiuso e sospettoso. Il coraggio serve su un campo di calcio, nella vita c’è bisogno di tante altre qualità. “Da qualche mese abito da solo a Campo de’ Fiori, proprio sulla piazza. – dice – Volevo provare l’esperienza di vivere in centro ed è indimenticabile. Il profumo del mercato, i ragazzi dei banchi, il fornaio. Nessuno rompe le scatole, nessuno si impiccia, ma poi è normale: mi guardano come avrei guardato io da ragazzino un calciatore che veniva ad abitare vicino casa”. Ascolta gli Oasis, Mumford and sons. Da qualche tempo, aggiunge, è “andato in fissa” con Bob Dylan e con “la musica di mio padre e mia madre”. Gli brillano gli occhi quando indaghiamo sulle sue ultime playlist. Se passate da Campo de’Fiori a bere una birra, magari lo incontrate. Salutatemelo.
Il ritorno a casa la sera della partita andata male contro la Juventus lo racconta così: “Quando si vince capita di andare coi compagni nei ristoranti più movimentati, quando si perde così nessuno ha voglia. Mi hanno aspettato gli amici che erano venuti allo stadio con me, abbiamo bussato al ristorante vicino. Era tardissimo, mezzanotte passata, i tavoli uno sopra l’altro, il cuoco che bestemmiava nella sua lingua. Ho fatto l’occhietto triste dello sconfitto e c’hanno fatto mangiare”. Dopo il derby vinto con la Lazio, invece, gran colazione al bar: “Siccome lì sono tutti laziali mi ero messo la maglietta di Totti sotto il maglione. Dicevano che se giocava Totti vincevano loro… Vabbè, non si sono fatti trovare”.
Che te
ridi regazzi’? Riguardando
questa foto, che ormai conoscete tutti, mi rendo
conto di quanto io sia stato fortunato, una
fortuna mai data per scontata e per la quale non
sarò mai abbastanza grato. Questa gratitudine non voglio lasciarla sospesa per aria, perché, mentre scrivo la parola grazie, non mi passano per la testa dei concetti astratti, ma dei ricordi e delle sensazioni, delle facce e delle voci. Permettetemi di ringraziare tutta la Roma che ho conosciuto: la famiglia Sensi, il presidente Pallotta. Tutte le donne e gli uomini che hanno lavorato e lavorano a Trigoria. Gli allenatori che mi hanno guidato, ognuno mi ha insegnato qualcosa di importante, nessuno escluso. Gli staff medici che si sono presi cura di me; Damiano, senza il quale le mie presenze con questa maglia sarebbero state sicuramente meno. I miei compagni, la parte più intima del mio lavoro: sono la mia famiglia. La quotidianità dello spogliatoio di Trigoria sarà quella che mi mancherà di più. Bruno, che ha visto in me qualcosa di speciale e mi ha portato in questo fantastico settore giovanile. È lì che, una mattina di agosto, ho incontrato Simone e Mancio, che mi sono rimasti accanto finora e resteranno per tutta la vita. Grazie a Davide, anche lui accanto a me per tutta la vita. Grazie a Francesco. La fascia che ho indossato l’ho ricevuta dalle mani di un fratello, di un grande capitano e del calciatore più straordinario al quale io abbia mai visto indossare questa maglia. Non capita a tutti di giocare 16 anni accanto al proprio idolo. Riconsegno questa fascia, con rispetto, ad Alessandro. Un altro fratello che sono sicuro ne sia altrettanto degno. Grazie a papà e mamma per avermi cresciuto trasmettendomi due valori che sono ogni giorno con me: non fare agli altri ciò che non vorresti fosse fatto a te stesso e dai una mano a chi è in difficoltà. Grazie a Ostia, alla sua gente e al suo mare, che mi hanno svezzato da bambino, accompagnato da adolescente e riaccolto da adulto. Grazie anche a chi mi ha sopportato e supportato tra le mura di casa: senza Gaia, Olivia e Noah e soprattutto Sarah sarei la metà dell’uomo che sono oggi. Grazie ai
tifosi della Roma, i miei tifosi. Mi permetto oggi
di dire miei, perché l’amore che mi avete dato mi
ha permesso di continuare ad essere in campo parte
di voi. Il 26 maggio di qualche anno fa abbiamo vissuto una giornata dopo la quale pensavamo di non poter tornare a sorridere. Lo pensai anche io, finché non vidi il tatuaggio di un tifoso con scritto “27 maggio 2013, eppure il vento soffia ancora”. Non so a chi appartenesse questo tatuaggio, ma so che il vento ricomincerà a soffiare anche da questo 27 maggio. Mai come in questi giorni ho sentito il vostro affetto: mi ha travolto e mi ha riempito il cuore. Mai come in questi giorni vi ho visto così uniti per qualcosa. Ora, il regalo più grande che mi potete fare è mettere da parte la rabbia e tutti uniti ricominciare a soffiare per spingere l’unica cosa che ci sta a cuore, la cosa che viene prima di tutto e tutti, la Roma. Nessun mai vi amerà più di me. Arrivederci. Daniele De Rossi |