Rivista Romanista,
dicembre 2010 di Daniele Lo
Monaco DISORDINE
PUBBLICO
La
segnalazione ci è stata fatta pervenire in forma strettamente confidenziale. La
lettera, partendo da alcuni complimenti per le modalità con cui
la nostra attività giornalistica veniva
svolta, toccava poi alcuni punti interessanti per le tematiche da sempre
affrontate da Rivista
Romanista e si concludeva più o meno così: “Comprendo
benissimo in quale situazione di abbrutimento
culturale e di principi si trovi il nostro Paese e sono peraltro consapevole
di quanto sia arduo per i cittadini per bene rischiare in prima persona
per provare a cambiare qualcosa. Lei certamente ha questo coraggio e lo
dimostra nei suoi articoli. Per comprensibili motivi, non desidero chiarire
in questa sede tutte le questioni di cui vorrei parlarle, ma lo farò
sicuramente se riterrà di
volermi incontrare personalmente”. Così,
qualche giorno dopo, il vostro cronista ha ritenuto opportuno incontrare
l’autore della missiva, dopo essersi accertato della sua identità
e del suo ruolo assolutamente non marginale nell’attività di ordine
pubblico con decennale esperienza di comandi allo stadio Olimpico di Roma.
Di fronte, nel tavolino del bar scelto per l’incontro, siede un signore
di mezza età, graduato della Polizia di Stato, pronto ad aprire
il sacco dei suoi segreti, con una sola inevitabile garanzia: l’anonimato.
“Se
denunciassi tutto con il mio nome e il mio cognome, farei un servizio migliore
alla società civile, ma sarei
chiamato a render conto di tutti i reati a cui ho assistito negli anni
e che per omertà, per non mettere nei guai dei colleghi, non ho
denunciato. Il senso del mio incontro con lei oggi, invece, dovrebbe servire
unicamente da monito per il prossimo futuro. A Roma è stato da poco
nominato questore
il dottor Tagliente, la mia speranza è che lui sappia dare una svolta
all’attività della sicurezza e dell’ordine pubblico allo stadio
Olimpico, a far finire questo schifo. C’è molto da lavorare”. Perché
ci ha chiamato? “Perché
sono convinto che un buon poliziotto debba svolgere la sua attività
tenendo sempre ben presenti
i diritti e il rispetto di ogni cittadino. Purtroppo questo non accade
più”. Da
parte dei poliziotti? “No,
principalmente di chi li guida”. Può
spiegarsi meglio? “Sul
vostro giornale avete già trattato il caso Gugliotta. A che cosa
crede sia dovuto?”. Beh,
nervi scoperti, impreparazione fisica, tecnica e psicologica, rambismo,
abuso di potere. O no? “Per
me molto più semplicemente parliamo di gestione dell’ordine pubblico
insensata. Prima magari si chiede ai poliziotti che vanno per strada di
far finta di non vedere, di usare buon senso, di chiudere un occhio, poi
all’improvviso, magari perché arriva una telefonata allarmata dall’alto,
non scrivere niente”. E
di fronte a qualche deriva di questo tipo, un poliziotto onesto e corretto
non potrebbe opporsi o farlo presente ai superiori? “C’è
un meccanismo tale nella strutturazione interna che il denunciante rischierebbe
lui un procedimento disciplinare. Ho letto sulla sua rivista l’intervista
a Michelangelo Fournier: quando lui parlò di macelleria messicana
a Genova in pochi glielo perdonarono nel corpo”. C’è
una parola precisa per tutto questo e si usa nel gergo mafioso: omertà. “Il
nostro sistema non è mafioso, ma il principio è identico.
Ci sono pochissime tutele per chi volesse comportarsi secondo la legge”. Ritiene
che la gestione del Ministro Maroni incentivi queste derive? “Guardi,
la riforma della smilitarizzazione della Polizia di Stato del 1981 era
mossa proprio dal tentativo di riavvicinare la gente all’istituzione. Qui
invece mi pare che si vada nella direzione opposta e evidentemente le responsabilità
partono sempre dall’alto. Una polizia realmente trasparente non la vuole
nessuno. Quel che è successo, ad esempio, con la ragazza marocchina
nelle grazie del presidente del Consiglio, e con le varie telefonate da
gabinetti e questure lo fa capire chiaramente”. A
suo giudizio, l’Arma dei Carabinieri in questo senso garantisce maggior
senso civico? “Il
mio parere? Se la Ruby fosse stata fermata dai Carabinieri, di questa storia
non si sarebbe mai saputo
niente. I carabinieri sanno essere ancora più rigidi nel difendere
i propri territori. L’unica
certezza è che chi gestisce l’ordine pubblico in realtà cerca
semplicemente di portare a termine il
proprio compito senza troppi danni. Ma della sicurezza del cittadino non
gli importa niente”. È
un’accusa gravissima. “È
solo il mio pensiero. Nel calcio, ad esempio, le complicità sono
diffuse ad ogni livello. Con le società, con i tifosi, con i politici.
È un carrozzone che muove molte carriere”. Ci
faccia capire. Che tipo di complicità può esserci tra i gestori
dell’ordine pubblico e le tifoserie? “Mi
pare evidente. Un questore dura al massimo un paio d’anni, poi sa di poter
puntare alla poltrona di
prefetto, in quel periodo deve solo far passare il tempo senza creare troppi
danni”. E
quindi si impegnerà per far rispettare l’ordine secondo direttive
comuni a tutti i questori. “Il
contrario. Lui deve fare bella figura e non combinare casini. Magari può
essere conveniente stringere accordi con i capi ultras, se poi quando finisce
la tregua il nuovo questore si trova situazione
infuocate chissenefrega. Così finché comandi tu lasci che
gli ultrà curino i loro business, a
volte chiudi un occhio se qualcuno fa qualche cazzata, gli fai entrare
lo striscione a patto che non vi siano insulti contro il Ministro degli
Interni, sennò addio carriera, in sostanza riconosci un ruolo ai
capitifosi, a volte proteggendo anche chi fa da tramite, come certi imbonitori
radiofonici. Addirittura alcuni vengono foraggiati, tanto esistono i fondi
per gli informatori che non necessitano di alcuna autorizzazione. Tutto
finalizzato al quieto vivere”. E
le denunce che fioccano? E i daspo? “Ma
quelli sono per i pesci piccoli. Per i teppistelli che si fanno beccare
come polli. Lo peschi col fumogeno
e lo tieni fuori dagli stadi. Ma se un fumogeno lo prendi a un protetto,
allora chiudi un occhio, e il sequestro è contro ignoti”. La
legge sugli stadi, insomma, non funziona. “Fa
ridere. Secondo lei uno steward può assumere le funzioni di pubblico
ufficiale? Per trenta euro lorde un ragazzotto mandato a svolgere questa
funzione in uno stadio secondo lei si mette a perquisire
o a far accomodare fuori dai cancelli chi si comporta male? Senza alcuna
tutela che hanno
i veri pubblici ufficiali? E quindi col rischio che quello che magari hai
fatto arrestare ti venga a
prendere sotto casa il giorno dopo? Follia pura. Semmai dovrebbero fare
come a Milano: lì i club pagano società private che garantiscono
professionalità perfettamente addestrate. Ma allora bisogna pagarli
profumatamente. Qui da noi gli si danno quattro soldi. Noi ne abbiamo arrestato
uno una volta che ha difeso un sospetto ostacolando l’inseguimento dei
poliziotti… Per
non dire di quando tra gli steward abbiamo riconosciuto a volte anche personale
della Protezione Civile. Ma chi li pagava quelli? Misteri italiani”. Con
le società che compromessi si fanno? “Le
società hanno tutto l’interesse a mantenersi certi rapporti. Così
regalano ogni volta centinaia e
centinaia di ingressi per ogni partita. Senza considerare le tessere non
nominative delle forze dell’ordine
che dovrebbero essere accompagnate dal tesserino di riconoscimento e invece
servono a
far entrare quasi sempre gli amici degli amici”. Nessuno
controlla? “Quando
mai? C’è addirittura un dirigente del commissariato costretto a
star all’ingresso allo stadio solo per garantire l’accesso di chi non avrebbe
alcun titolo per entrare. In sostanza, si entra allo stadio o con i biglietti
omaggio elargiti dalle società, o con i tesserini ma anche senza
alcun controllo. In totale, diverse centinaia di ingressi. Tra cui ristoratori,
macellai, giornalai, parenti, amici, conoscenti, questuanti, portaborse
e via degenerando, tutti amici degli amici. Quando Roma e Lazio vanno bene
in campionato
sono dolori, le richieste aumentano”. E
dove siedono? “Ovunque.
Non ha mai visto bambini nel settore Autorità, quello destinato,
per l’appunto, solo alle autorità? E poi in Tribuna d’onore, in
Monte Mario e ovviamente sulle scalette. Non si chiede perché le
scale delle nostre tribune sono sempre occupate?”. In
Inghilterra sono sempre sgombre… “Lì
la prassi del “Mi fai entrare?” è sconosciuta. È una questione
culturale. Da noi il biglietto omaggio è un must. Chi ne beneficia
spesso se ne potrebbe permettere decine a pagamento. Ma è molto
trendy scroccarlo. E non parliamo dei concerti…”. Che
interesse hanno le società di calcio a rinunciare a tanti ingressi
a pagamento? “Intanto
i rapporti personali con le istituzioni che poi sanno essere riconoscenti.
E poi quando bisogna prendere le decisioni sull’ordine pubblico le società
molto spesso hanno delle richieste che poi vengono esaudite, magari sull’orario
di inizio. Potere per il potere. Ho visto con i miei occhi dirigenti e
politici umiliarsi
per avere una maglietta firmata di un giocatore. Alcuni hanno persino accesso
al campo”. Torna
in mente l’ultima giornata di tre campionati fa, quando la Roma si giocò
lo scudetto a Catania e il Catania si giocava la salvezza. Sul campo c’erano
centinaia di persone, capi ultras gestivano la sicurezza in curva, i romanisti
in campo furono minacciati di morte: dall’inchiesta non uscì niente,
il Catania fu multato dopo una rapida inchiesta federale per 15000 euro. “Perfetta
triangolazione di rapporti società, tifosi, istituzioni politiche
e calcistiche…”. Torniamo
ai compromessi. Quali sono quelli che riguardano i politici? “La
carriera è interesse di tutti. E si sa che in questo campo le protezioni
politiche per fare passi avanti
sono fondamentali”. Possibile
che nessuno fa mai carriera per bravura? “Diciamo
in casi molto limitati”. E
la tessera del tifoso? “Un
palliativo buono per gli istituti di credito che è servito solo
a mascherare il flop del decreto sugli
stadi. Tutti gli esperti di ordine pubblico sanno che è solo una
presa in giro”. Ma
Maroni sbandiera il calo degli incidenti. “Sì,
certo, tanto ormai allo stadio non va più nessuno”. Dal
provvedimento della tessera non si torna indietro? “Finché
ci sarà Maroni al ministero no. Si è speso troppo per questo
provvedimento. Lei saprà che tutte le società erano contrarie
alla tessera, ma sono state sostanzialmente costrette a piegarsi, pena
l’agibilità degli stadi”. Ma
l’Olimpico ora è a norma? “Ovviamente
no. Ma a forza di deroghe si continua a chiudere un occhio”. Le
telecamere che vengono monitorate nella grande sala controllo sopra la
Monte Mario coprono bene tutti gli spalti? “Non
proprio ovunque, ma già è un bel passo avanti. Il fatto è
che certi servizi sono davvero costosi. Anche
il posto di Polizia all’Olimpico è inadeguato. È piccolo,
stretto, doveva essere ampliato da tempo, ma poi si sa come vanno queste
cose”. Ci
sono celle di sicurezza? “Due,
ma non sono omologate come tali, diciamo che servono per un primo intervento.
E se dentro ci stanno quattro-cinque tifosi viene pure a mancare l’aria,
non c’è neanche una finestra”. Torniamo
a Roma. Il derby è andato bene. “Si
vede che il questore ha fatto le cose per bene, non consentendo ai tifosi
a rischio di poter accedere alla Tribuna Tevere e l’orario pomeridiano
ha favorito la tranquillità. L’anno scorso i presidenti avevano
preteso di vendere i biglietti della Tevere”. È
stato un successo del nuovo questore? “Si
vede che ci teneva a dare un segnale forte, anche con l’operatività
del daspo immediato. Ne sono stati conferiti nove”. Alla
vigilia sul Messaggero erano uscite notizie riguardo un’informativa giunta
alla Digos, su possibili regolamenti di conti interni alla Curva Nord con
complicità della tifoseria napoletana. “Diciamo
che sono cose che prima di un derby escono spesso, così se poi gli
incidenti accadono si
può dire che era stato lanciato l’allarme e se non accadono significa
che ha funzionato l’opera di prevenzione”. Sembra
come quei rinvenimenti di armi nei giardini intorno allo stadio o dentro
le macchine parcheggiate la notte prima di un big-match. “Se
avvengono dentro le macchine non può esserci dubbio, la macchina
a qualcuno deve appartenere, non si scherza su certi dettagli. Se invece
il ritrovamento è all’interno di un sacco… qualche dubbio sulla
reale provenienza del materiale è lecito…”. Ma
insomma se si volesse mantenere un po’ di ottimismo per il futuro questa
intervista non concede molte chances. “Io
spero nel nuovo questore. Ma finché chi si comporta male continua
ad avere la certezza che sia intoccabile
non si può essere ottimisti”. Si
riferisce a qello che è successo con Gabriele Sandri? “Quella
è stata una brutta storia oltretutto gestita malissimo. Mi pare
evidente che il collega non abbia
sparato per ammazzare, ma il suo errore è stato grave e i tentativi
di copertuna successivi hanno
aggravato la condizione dolorosa. Se posso permettermi una valutazione
personale, le dico
anche che capisco poco il desiderio di vendetta così forte. Non
dei parenti, non mi permetterei mai. Ma dei tifosi di tutta Italia. Così
non si risolve niente”. Quanto
guadagna un poliziotto? “Una
miseria. Se va bene e fai un po’ di straordinari arrivi ai 1500 euro. Poi
ci si stupisce del tasso di
suicidio così alto. È anche provato che il turno in quinta
crea scompensi fisiologici”. Che
cos’è il turno in quinta? “I
nostri turni sono fatti così: si lavora dalle 19-24, poi il giorno
dopo dalle 13 alle 19, poi il giorno dopo
dalle 7 alle 13 e poi da mezzanotte alle 7. Si chiama turno in quinta.
E determina disequilibri”. La
bella realtà che si vede in fiction tipo “Distretto di polizia”
è pura finzione? “Io
vedo solo continue mortificazioni, mogli incazzate, figli che non si vedono
mai e turni sempre più
lunghi di straordinari per poter incassare qualche euro in più”. Un’ultima
curiosità. La sera dell’assalto alle caserme la ricorda? Che idea
se n’è fatta? “Ricordo
bene tutto e non mi abbandona un’idea: che quella sera si è trattato
di un attacco premeditato e organizzato politicamente. C’erano gruppi troppo
omogenei abilissimi nella guerriglia urbana, con tecniche vere, pronti
a gestire situazioni pesantissime, che ad un certo punto sono spariti simultaneamente.
E quando noi chiamavano ai piani alti per sapere qualcosa nessuno si faceva
trovare al telefono. E i nostri capi che non arrivavano. Troppo strano,
tutto troppo strano”. Ma
qualcuno è stato arrestato. “Qualcuno
che è rimasto col cerino in mano. Magari senza capire troppo bene
in che cosa era stato coinvolto…”. SCARICA
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