Domenica 11 gennaio 2015 all’Olimpico va
in scena il Derby. La stracittadina, inutile negarlo, non è
mai una partita come le altre. Per tanti anni ha
rappresentato l’unico vero obiettivo stagionale. Oggi molte
cose sono cambiate ma questa contesa mantiene comunque il
suo fascino. La si attende con ansia, la si vive fortemente,
con passione. Si scommette con il postino, con il barista,
con il “pizzicarolo” sotto casa, con il collega d’ufficio.
In quest’occasione particolare la Curva Sud prepara una
delle più particolari ed emozionanti coreografie di sempre.
Sedici “pezze”, raffiguranti i volti di altrettanti
giocatori giallorossi, sono accompagnate da una
significativa didascalia sotto la curva: “Figli di Roma,
capitani e bandiere… questo è il mio vanto che non potrai
mai avere!”.
I sedici calciatori raffigurati sulle “pezze”: De Micheli,
Carpi, Taccola, Giannini, Bernardini, Ferraris IV, Amadei,
Losi, Volk, Conti, Rocca, Di Bartolomei, Masetti, De Sisti,
De Rossi, Totti.
Sedici volti che hanno fatto e continuano a fare la storia
della Roma. Sedici uomini con storie molto diverse tra loro,
ma con un unico denominatore comune: la Roma. Storie che in
alcuni casi diventano tragedie come quelle di Attilio
Ferraris, di Agostino Di Bartolomei e Giuliano Taccola…morti
premature. Come quella di Mario Forlivesi, una storia che
non ha fatto in tempo a entrare in quella coreografia, una
storia che sfugge alle luci della notorietà e che merita di
essere ricordata.Mario è un figlio di Roma il cui destino ha
tolto lui la possibilità di diventare capitano della
compagine giallorossa. Mario nella sua breve vita non ha
fatto in tempo a diventare una bandiera della Roma. Chi è
appassionato della storia del sodalizio giallorosso conosce
la vicenda, ma la maggior parte dei tifosi non conosce
nemmeno il nome, e non per colpa loro: se n’è parlato sempre
troppo poco. Una vicenda assolutamente particolare e tragica
che ebbe grande eco all’epoca in cui accadde. Eppure non
tutti sanno che a Roma c’è stato un periodo in cui questo
ragazzo era sulla bocca di tutti. Incarnava il sogno di ogni
ragazzino. Un sogno che non cambia con il passare degli
anni, delle generazioni: quello di indossare la maglia della
propria squadra del cuore e addirittura esserne il
centravanti. Cioè colui che più degli altri ha il compito di
finalizzare la manovra con l’ultimo tocco. Chi non lo ha
sognato? Quante stanze sono state trasformate nel campo di
calcio per le nostre sfide? Ognuno di noi da bambino,
accompagnato dalla propria fantasia, ha giocato partite
immaginarie: s’iniziava salutando il pubblico assiepato
vicino l’armadio e poi, azioni su azioni alternando il
nostro nome con quello dei nostri beniamini, si arrivava al
gol. Un gol mai banale ovviamente. Poi di corsa verso la
curva vicino la scrivania piena di tifosi che urlavano il
nostro nome. Un urlo che abbiamo tutti sentito per davvero.
Un sogno cui Mario è arrivato, così come arrivarono le prime
convocazioni, le prime partite… i primi gol. La
consacrazione da promessa a giocatore vero. I primi titoli
dei giornali per lui. “Hai visto Forlivesi?” riecheggia nei
bar, nelle strade, negli uffici, nelle botteghe, al mercato.
Poi una malattia, un’orrenda malattia come lo sono tutte,
toglie a Mario la vita. Una vita che sarebbe stata
sicuramente di successo visto le premesse. Una vita appena
iniziata, stroncata in quel momento in cui si comincia ad
assaporare la consapevolezza di essere uomo.
Una storia così non può rimanere nell’oblio, nel
dimenticatoio. Non può e non deve. E non lo sarà. Promessa
questa fatta davanti a lui, sulla sua tomba. Nessuna pretesa
di essere esaustivi, ma con l’ambizione di far conoscere
meglio la storia di un figlio di Roma.
* * *
La
famiglia, le origini
Mario Forlivesi nasce a Roma il 5 febbraio 1927, nello stesso
anno di fondazione dell’Associazione Sportiva Roma. Una
registrazione, quella relativa alla sua nascita, avvenuta solo
nel 1929 a seguito della sentenza emessa dal Tribunale Civile
e Penale di Roma in data 15 settembre del 1927 con la quale si
autorizza a ricevere la tardiva denuncia di nascita. Un atto
che finalmente mette la parola fine alla ricerca della sua
corretta data di nascita.
Dallo stesso atto si evince come Mario sia nato in una casa
sita a Roma in Via Flaminia n. 45 da Remo Forlivesi e Beatrice
Patrizi.
Remo Forlivesi nasce a Roma il 17 aprile 1888 ed è figlio di
Teodoro Gaetano noto scultore di fine ‘800. Teodoro Gaetano
Forlivesi è autore della famosa Tomba del Conte di Basterot
sita nella Basilica di San Clemente in Laterano e del busto di
Giordano Bruno al Pincio, opera quest’ultima realizzata
insieme ad Augusto Senepa. Fu molto attivo anche in Germania
dove soggiornò per molto tempo. Alcune delle sue opere sono in
possesso di collezionisti privati.
Torniamo a Remo, il papà: “Portiere di ruolo. Studente.
Residente in Via della Maddalena n. 42, piano 2° e più tardi
in Via Flaminia n. 45. Nel 1908 fu chiamato alle armi e nel
1910 era telegrafista effettivo. Congedato, fu richiamato per
mobilitazione il 22 maggio 1915 e assegnato al 3° reggimento
telegrafisti del genio militare. Fu congedato definitivamente
nel 1919. Decorato con la Medaglia commemorativa nazionale per
la guerra 1915-18 e con la Croce al merito. Il 5 gennaio 1936
fu insignito della Medaglia interalleata della Vittoria.
Titolare della Lazio nella stagione 1908/09. Gioca, spesso
come riserva, fino al 1914. Vince le prestigiose coppe Tosti e
Viscogliosi-Baccelli nel 1908. Nella Lazio da sempre, si era
distinto inizialmente come forte nuotatore e pioniere della
Pallanuoto” (Cit. Laziowiki.org).
Si, il padre di Mario è stato giocatore della Lazio.
Un uomo, Remo Forlivesi, che ha a cuore la patria e lo sport.
Così come tutta la famiglia Forlivesi che sembra partecipare a
tutte le iniziative sportive a Roma: ciclismo, podismo, nuoto,
pallanuoto e ovviamente il calcio. In tutte le specialità
primeggiano Remo, il gemello Romolo e l’altro fratello
Leonardo. L’arte dello scultore Teodoro sembra scolpire il
fisico e l’entusiasmo dei figli. Remo, il papà di Mario, muore
il 24 giugno 1944 a seguito di una caduta dalla bicicletta.
Una banalissima caduta che inizialmente sembrava cosa di poco
conto e che poi invece, nel giro di poche ore, lo conduce alla
morte ad appena cinquantasei anni.
Mario ha anche un fratello, Sergio, e due sorelle, Laura e
Franca. Anche Sergio è un appassionato di calcio e lo
ritroviamo come allenatore delle squadre giovanili della Lazio
nella metà degli anni ’70.
Insomma, tutta la famiglia Forlivesi sembra avere una passione
verso i colori biancocelesti, ma non Mario. Lui cresce nella
Fortitudo dove “L’Omo de Fero”, Ferraris IV, aveva mantenuto
ottimi rapporti e con la quale aveva militato da ragazzo. E
insieme a Mario nell’Elettronica, squadra in cui Ferraris è
tornato a giocare a quarant’anni circa, affronta proprio la
Roma durante il Campionato Romano di Guerra. Presumibilmente
fu proprio Ferraris IV a segnalarlo a Masetti, suo grandissimo
amico, che guidava la “Squadra Ragazzi” della Roma. Allora, se
è andata così, siamo assolutamente certi che gli ha trasmesso
anche il significato di quella maglia.
Forlivesi e Amadei: lo sguardo tra
il giovane e l’affermato campione
Nasce quindi la sua storia con la Roma, contrassegnata da
tanti, tantissimi, impegni tra la Formazione Ragazzi, la
Formazione Riserve e la Prima Squadra. Un talento naturale,
forse ancora acerbo, ma di grande effetto già nelle sue prime
partite dove aveva il compito di sostituire l’esperto Amadei,
il quale non lesinava consigli al suo giovane compagno di
squadra.
*
La Società Ginnastica e Scherma Fortitudo fu una gloriosa
polisportiva romana legata agli ambienti del clero capitolino
con la sede a Piazza Adriana, alle spalle di Castel
Sant’Angelo in un’area donata da Papa Pio X. Dal 1908 il
settore giovanile della sezione calcio della società di Rione
Borgo ha dato lustro al football capitolino sfornando decine
di talenti capaci in futuro di imporsi a livello nazionale. A
vestire la maglia rossa bordata di blu in omaggio alla Roma
papalina furono tra i tanti Attilio Ferraris IV, Mario De
Micheli e Mario Forlivesi che iniziò a calcare il Campo
Madonna del Riposo sin da giovanissimo all’età di 16 anni
quando la Roma decise di prelevarlo per impiegarlo nella
squadra ‘ragazzi’ del club giallorosso. Sotto la guida di
Guido Masetti, nell’inedita veste di portiere della prima
squadra e allenatore delle giovanili, il 16enne romano muoverà
i primi passi nel panorama calcistico iniziando a farsi
apprezzare dagli addetti ai lavori.
L’esordio del giovane Forlivesi sulle colonne di un importante
quotidiano sportivo come il Corriere dello Sport risale alla
prima partita giocata il 6 dicembre del 1943 con la squadra
ragazzi. Un netto 6-0 ai danni della ‘Giovanissima’ ha
permesso ai giallorossi di balzare subito in testa nella
classifica del rispettivo girone del campionato di categoria e
a Mario, autore di una doppietta, di comparire per la prima
volta nel tabellino dei marcatori. “Al 6’ è Forlivesi
– si legge sul Corriere dello Sport – che con magnifica
azione personale si porta il pallone in area e batte il
portiere della Giovanissima”. Ma il giovane bomber non è
sazio: “Al 24’ è ancora Forlivesi che segna. Difficile dare
un giudizio ai giocatori della Roma, ma di questi si può
dire che Forlivesi ha dimostrato un’ottima impostazione di
gioco ed uno spunto personale in grado di essere alquanto
redditizio in partite più impegnative”. Bisogna
aspettare solo sette giorni per assistere al bis di Forlivesi
che apre le danze contro il ‘Vincere’, club dall’interessante
settore giovanile guidato da Nieddu. “I giallorossi rompono
il ghiaccio al 21’ del primo tempo con Forlivesi – si
legge sul ‘ Corriere dello Sport’ – che non aveva
difficoltà a calciare in rete un bel tiro del compagno
Romani”. Ma non è finita qui: “L’attacco faceva
brillare di giusta luce le buone doti di Romani e Forlivesi,
un ragazzo questo che mette nel suo gioco una passione senza
fine e degna di particolare considerazione”.
“Mariuccio”,
come spesso veniva
chiamato
Una passione, quella sottolineata dalla penna dei cronisti
romani, che darà i suoi frutti anche una settimana dopo in
occasione della terza giornata del girone A. La Roma ragazzi
di Masetti chiamata all’impegno contro il Rapid, si sbarazza
degli avversari con protagonista, neanche a dirlo, ancora
Forlivesi autore di una tripletta in un netto successo per
5-0. Giunta a punteggio pieno e a reti inviolate, la quarta
giornata presenta la prima insidia per i ragazzi di Masetti
che però riescono a tenere testa alla Lazio, capolista
dell’altro girone, continuando una striscia di successi che
non fa che confermare il monopolio di giallorossi e
biancocelesti nel calcio romano. Di 3-0 il parziale con cui
Forlivesi e compagni riescono ad avere la meglio dei bianco
verdi dell’Alba grazie ai gol di Cianti (doppietta) e proprio
Mario che mantiene saldamente la testa della classifica
marcatori per poi mantenerla anche nella giornata successiva,
che sarà l’ultima della sua carriera nel settore giovanile. La
prima squadra, complice la squalifica di Amedeo Amadei, reo
secondo l’accusa di aver dato un calcio al guardialinee, è in
procinto di chiamare in pianta stabile il giovane che prima
però ha il compito di aiutare i suoi compagni a superare
l’ostacolo Montedoro. La Roma ragazzi vince per 3-0 e Mario
realizza il gol del congedo: “Al 2’ Forlivesi ricevuto un
bel passaggio da Romani, sgusciava tra i terzini, resisteva
alla carica e batteva il portiere con un tiro diagonale”.
Lucchese, Juventus e Foggia. Furono queste le tre squadre
scelte da tre grandi bandiere della Roma come Amedeo Amadei,
Bruno Conti e Francesco Totti per firmare il primo gol con la
maglia della Roma. La prima vittima del nostro protagonista
invece fu l’Avia nel corso di una
partita del 15 gennaio 1944 vissuta sotto un clima di
pessimismo dalla tifoseria giallorossa a causa della conferma
del ritiro della tessera ad Amedeo Amadei, squalificato a
vita. “Oggi e domani, seri ostacoli sul cammino delle due
capolista del campionato romano di calcio: la Lazio per la
forza dell’avversario, la Roma perché menomata”, si
legge sul Corriere dello Sport che presenta la partita tra
Avia e Roma sottolineando la “differenza netta di classe” tra
le due compagini e l’interesse dell’incontro accentuato dalle
“novità nelle file delle due squadre”. E’ l’esordio dei
giovani, la grande occasione per i protagonisti della squadra
‘Ragazzi’ di imporsi in prima squadra e questa chance sarà
sfruttata proprio da Forlivesi, autore del primo gol (la
partita finì 2-0) che ne assicurerà un posto in prima squadra
e un interesse sempre più insistente della stampa romana. La
Roma inizia il nuovo corso legittimando il primato in
classifica e si appresta ad iniziare la fuga ai danni della
Lazio fermata sul pareggio dal Tirrenia. “Gli uomini di
Degni – scrive il ‘Corriere’ – hanno la prerogativa
della giovinezza che se ha come svantaggio l’inesperienza,
ha d’altra parte quei vantaggi che nei giovani sono doti
comuni e che sono rappresentati da un’unica assommante
qualifica: foga”. E la foga certo non mancava a Mario
che dieci giorni dopo sarà capace di attrarre su di sé gli
occhi e le aspettative della tifoseria nella sfida casalinga contro l’Alba.
Aspettative per nulla disattese con una doppietta nel successo
per 5-2. “Non conoscevo Forlivesi – esordisce Ennio
Mantella sulle colonne del ‘Corriere dello Sport’ – il
giovanissimo nuovo centravanti della Roma, se non perché
ogni tanto me ne parlava un mio assiduo spettatore di
partite ragazzi. – Un futuro “asso” – Lo credo – Anzi è già un “asso” – Bè adesso esageri Non conoscevo Forlivesi: lo avevo visto una volta,
quanto a me, su in tribuna che assisteva ad una partita di
calcio. -Il futuro “asso”? S’era messo a ridere col riso schietto del ragazzo
diciassettenne, fresco e colorito. Ma l’ho visto giocare
ieri allo stadio nella partita contro l’Alba. Durante la
partita gli ho dato un consiglio: ‘Non perdere tempo a
rigirarti col pallone ai piedi: appena in area di rigore,
tira subito’. Ha detto sì e poi ha sorriso”.
Timidezza e spontaneità fanno da cornice ad un talento fuori
dal comune che si ripeterà il 13 febbraio dello stesso anno. La Roma batte per 2-0 la
Vigili del Fuoco: Borsetti apre le marcature e Forlivesi
le chiude con un facile appoggio della sfera nella porta
sguarnita. “Il campionato romano ha lanciato diversi
giovani che si stanno comportando in modo egregio – si
legge sempre sulle colonne del quotidiano romano – Sono
giovani che altrimenti avrebbero tardato molto prima di
farsi luce e che invece oggi possono competere con i più
esperti. Il più giovane di tutti lo ha messo in linea la
Roma: si tratta di Forlivesi, centravanti che ha sostituito
Amadei e che è passato di colpo dai ragazzi in prima
squadra. Alto, snello, agile e oggi tra i migliori”. Ma
non c’è vita facile per Mario alle prese con l’esperienza e la
durezza degli anziani difensori romani. “Forlivesi ha
avuto un collaudo severo contro un sestetto massiccio. Ne è
uscito bene come gioco anche se fisicamente è terminato
malconcio”, scrive Giorgio Cesaroni confermando il
nonnismo delle retroguardie difensive nei confronti dei
giovanissimo attaccanti per poi sottolineare “il bel gol e
le belle azioni personali che hanno dimostrato una grinta
che forse non si credeva nel suo repertorio”.
Dopo tre vittorie consecutive, arriva un inaspettato stop per
la Roma che viene fermata
sull’1-1 dalla Juventus, squadra in bianco nero e
ispirata all’omonima di Torino. Nella partita che segna il
ritorno tra i pali di Guido Masetti, non basta il gol del
veterano Krieziu ai giallorossi per avere la meglio degli
avversari. Forlivesi, sotto tono e schierato fuori ruolo, non
riesce ad imporsi e come si legge sul Corriere dello Sport
“è finito anche lui per ricadere nella mediocrità dei
compagni di squadra”. L’occasione per riacciuffare la
testa del girone la Roma la sfrutta il 19 marzo del 1944
quando per ovviare ad una inagibilità dello Stadio Nazionale,
i giallorossi sono costretti a giocare la gara di campionato
contro il Tirrenia tra le mura biancocelesti della Rondinella.
In campo “nemico” gli uomini di Masetti battono gli avversari con il
risultato di 4-2 grazie alle reti di Jacobini, Borsetti
e Cozzolini (doppietta). Con la Lazio impegnata con la Vigili
del Fuoco, la Roma si presenta alla Rondinella il 26 marzo
1944 per giocare contro il
Trastevere senza molti titolari e con circa metà della
squadra prelevata dalla squadra ragazzi. Oltre ai giovanissimi
Fusco, Ferioli, Matteini, Cozzolini c’è il nostro Forlivesi
che contribuirà al risultato finale di 7-1 con una tripletta
che gli vale gli elogi sui giornali che sottolineeranno
l’immutato stile che caratterizza la squadra di Masetti
nonostante l’assenza dei veterani. “Questa Roma con una
tradizione sulle spalle, con quel suo gioco che non fa
grinze, che ti manda in solluchero i sostenitori proprio nei
momenti che ci si sta per mettere le mani nei capelli, che
innesta giocatori, li cambia, li rimette, li sostituisce
senza alterare lo stile che rimane limpido. Mancano gli assi
titolari? E come niente fosse dalla sua squadra ragazzi
prende Forlivesi, giovinetto studentello diciassettenne,
occhi vivaci, colorito biancorosso come mela novembrina,
sorriso aperto e schietto come se avesse commesso qualche
monelleria e lo innesta in prima squadra. Sei emozionato? Ci guardò come se avessimo detto un’eresia. E fu franco
nella risposta: E perché? Non ce ne dovrebbe essere ragione. Gli si notarono pregi e difetti: un bel palleggio, un
bel tiro, un bel gioco di testa. Forlivesi, si scrisse
allora, può anche essere il nostro futuro asso. Purché,
aggiunsero i soliti pantofolai, non si monti la testa.
Balle: cosa volete che si monti la testa. E noi lo
esaltammo, sino al punto da farci chiedere a noi stessi se
non stessimo esagerando”.
Ma il dibattito sulla convenienza per il calcio italiano di
utilizzare o meno i prodotti del calcio giovanile non è figlio
solo del nuovo secolo. All’indomani della travolgente vittoria
della Roma ai danni dei trasteverini, il Littoriale pone
l’accento sull’esempio della Roma e su come “lo squadrone
giallorosso che in partenza ha in programma il successo
finale, che ha una folla enorme di sostenitori dalle pretese
piene, che deve tenere intatta la tradizione della Roma che
tutti conoscono e ammirano” sia riuscita nell’impresa
di integrare numerosissimi ragazzi del settore giovanile
combinando esperienza e gioventù riuscendo a “lasciare
intatto il rendimento”. E l’esempio lampante è Mario
Forlivesi: “Però, amici, domenica la folla già lo chiamava
per nome: “Mario, Mario”. Buon segno. Confidenza derivata
dalla considerazione che il ragazzo giocava sul serio bene.
E quando si gioca a quel modo, il calcio romano è sicuro di
avere un nuovo asso. Purché, si capisce, non si creda già
d’esserlo e perché lo si alleni bene. Forlivesi ha la classe
dell’autentico centravanti che gioca per la squadra. Gioca
per tutti i compagni di linea con una chiarissima visione
del momento. Tratta la palla alla brava senza perdersi in
inutili funambolismi. Non perde un attimo di tempo: e se gli
conviene fa da sé quello che altri non potrebbero, in quel
momento, fare. E’ centravanti pratico, spiccio, sicuro: ha
eleganza nei movimenti, ha palleggio fitto, ha elasticità, è
sicuro. I suoi diciassette anni forse qualche volta gli
consiglierebbero di prendere la via del ghiribizzo: ma si
vede che sa dominarsi, e rifiuta i gingilli e le
merlettature. Di modo che il suo gioco appare solido, sodo,
deciso e realistico”. Poi la conclusione: “Perciò
s’è detto che il calcio romano avrà domani un nuovo asso
visto che di robustezza fisica, grazie a Dio, può anche far
sfoggio”.
Con i ritmi del calcio moderno è impensabile che un calciatore
possa giocare due partite in due giorni, non era lo stesso
negli anni ’40 quando molti calciatori delle squadre ragazzi
erano impegnati nel settore giovanile e in prima squadra. Tra
questi Forlivesi che tra il 1 e il 2 aprile 1944 fu costretto
ad un autentico tour de force al servizio dei colori
giallorossi. Il 1 aprile un suo magnifico gol al termine di
una travolgente azione personale apre le marcature nella
partita delle finali ragazzi tra Roma e Alba poi terminata
3-0, il giorno dopo salta la partita della prima squadra contro l’Elettronica
(5-0 il risultato finale in sua assenza) per partire
dall’inizio contro la Lazio nella partitissima delle finali
ragazzi. Qui le due stelle delle due compagini romane, Rega e
Forlivesi, danno vita ad un duello personale tra amici e
avversari che vedrà il primo, a scapito di tutti i pronostici,
emergere aiutando i biancocelesti alla vittoria finale per 1-0
con un gol di Rosi che condanna la Roma. Decisivo secondo il
Littoriale aver fermato Forlivesi: “E’ il pericolo più
grande per la Lazio. Fermato lui era logico che il quintetto
romanista perdesse in pericolosità”. Ma come sono
riusciti i biancocelesti a fermare il promettente attaccante
in rampa di lancio? “Si noti come i laziali – si legge
sul Littoriale – hanno bloccato il centravanti giallorosso,
che ha avuto per l’intero corso dell’incontro, tre avversari
alle costole”.
Una triplice marcatura ad uomo che non si ripeterà il 23
aprile quando la Roma viene
bloccata sull’1-1 dalla Mater con Forlivesi, reintegrato
in prima squadra, autore dell’unico gol dei giallorossi.
Complice il ritorno in pianta stabile di Amadei avvenuto
grazie al comunicato numero 12 del Comitato provinciale del
Coni (F. Grassetti, M. Izzi, G. Pescatore, AS Roma, la grande
storia, Newton Editori, 2014) e successiva amnistia. Così non
c’è traccia di Mario nelle ultime partite giocate contro Lazio
(0-0), Avia (6-1), Alba (6-2) e Vigili del fuoco (4-2) e il
giovane attaccante non prenderà nemmeno parte al torneo a
quattro che vide la Roma trionfare in finale sul Tirrenia.
Con la fine della stagione, i giornali sportivi della Capitale
tracciano un bilancio della stagione e dei protagonisti: Mario
Forlivesi è inevitabilmente al centro dell’attenzione della
stampa. Forse troppo, al punto da spingere un lettore a
chiedere minor risonanza mediatica per il giovane attaccante:
“Siamo stanchi di leggere i soliti nomi: Forlivesi, Rega
II, Romani, Cerroni…Possibile che non ci siano altri giovani
meritevoli di citazione”. Non si è fatta attendere la
replica del quotidiano: “Ma sì ce ne sono meritevoli di
citazione, ma questi sono stati nettamente superati dai
soliti ed è giusto che noi parliamo dei migliori”.
Così il 15 agosto c’è spazio per un articolo dal titolo
‘Forlivesi il più bravo dei centravanti’: “Il centravanti
è senza dubbio il ruolo su cui si appuntano curiosi e
appassionati gli occhi dei tifosi di una squadra. In lui
scorgono, chissà perché, il deus ex machina della compagine,
lo sfondatore e il realizzatore […] Forse per questo tutti a
Roma identificano le due squadre ragazzi di Lazio e Roma in
Rega II e Forlivesi che conducono i rispettivi quintetti
d’attacco. Sono senza dubbio i migliori di tutti anche se
non in senso assoluto, come molti critici vorrebbero, anche
perché alle loro spalle c’è un’evidente povertà tecnica che
più volte ha raggiunto un grigiore completo. Fra i due, il
romanista è nettamente superiore. Egli, che ha goduto anche
di una breve ondata di popolarità nella divisione nazionale
approfittando della squalifica di Amadei, ha notevoli doti
per poter in futuro emergere forse anche in campo nazionale.
Giocatore dal fisico poderoso e dall’ottimo scatto, dal bel
gioco di testa, da un accorto gioco di distribuzione, dal
tiro preciso e potente, ha però due difetti basilari. Primo,
mania di strafare, il che molte volte lo porta a giocarsi la
palla da solo, invece che passarla al compagno più piazzato,
in una inutile corsa alla rete; secondo, la sua innata
pesantezza di movimenti che in ultimo stava toccando la
goffaggine. Se aggiungiamo a questi difetti una certa
elementarità nell’impostazione dei temi d’attacco e una
certa tendenza ad aggiustarsi troppo il pallone sotto la
rete avversaria ci accorgiamo di trovarsi di fronte ad un
giocatore promettente sì ma non davvero di fronte ad un
giovanissimo astro. (…) Perciò che Forlivesi curi, in questa
momento di impostazione e di sviluppo, sopra ogni cosa la
preparazione atletica. Si rechi nei periodi di riposo in
qualche pista romana e cominci a saltare e a praticare
quella che in gergo sportivo si chiama atletica leggera per
attenuare quella certa pesantezza che minaccia di aumentare
sempre di più”.
Il 3 settembre la stagione della Roma riparte con l’amichevole
contro la Juventus Roma (4-1 per i giallorossi) e
Forlivesi viene provato nell’attacco titolare: “La linea
di punta ha bisogno di affiatamento per essere all’altezza
del trio di punta che dovrebbe essere composto, stando alle
prestazioni di domenica, da Krieziu, Forlivesi e Schiavetti”.
Un test più probante per la preparazione della Roma ha luogo
il 14 settembre 1944 con l’amichevole
contro il Napoli al Vomero vinta dai giallorossi per 2-1
con le reti di Forlivesi e Krieziu. “Forlivesi, non ha
ancora diciotto anni, ma è il nuovo asso della Roma: è abile
ed esperto”, si legge sul Corriere dello Sport in merito
alla gara.
Tuttavia, nonostante le ottime premesse nel precampionato
Mario non troverà spazio in prima squadra nelle prime gare
ufficiali del 1945. Dopo alcune parentesi tra i ‘ragazzi’
però, con la complicità dell’infortunio muscolare di Amadei,
Mario riuscirà a giocare la sua ultima partita ufficiale con
la Roma l’11 marzo 1945 con tanto di gol: “Il primo
gol si aveva al 12’ quando su tiro teso di Urilli, la palla
sbatteva contro il palo e rotolava lungo la linea della
porta sin che Forlivesi irrompendo di slancio le dava il
colpo di grazia”. Il Trastevere è stata l’ultima vittima
di Forlivesi: “Il gioco fresco e rapido di Forlivesi
riuscirà a fare da toccasana ai mali che affliggono
l’attacco della Roma?”, si legge sul Corriere dello
Sport alla vigilia del match. E ancora: “Forlivesi si è
rimesso ultimamente da una bronchite che l’ha tenuto a letto
per parecchi giorni. Ma il ragazzo è bene allenato e gode la
piena fiducia dei dirigenti della Roma che vedono così
risolto il problema che più li angustiava, data la forzata
assenza di Amadei”.
Prima della gara con il Trastevere dell’11 marzo 1945 abbiamo
visto come la stampa romana sia preoccupata delle condizioni
del giovane attaccante giallorosso: “Forlivesi si è
rimesso ultimamente da una bronchite che l’ha tenuto a letto
per parecchi giorni. Ma il ragazzo è bene allenato e gode la
piena fiducia dei dirigenti della Roma …”. La compagine
giallorossa s’impone con un 2-0 e una delle reti porta proprio
la firma del nostro Mario.
Pochi giorni prima della contesa quindi il ragazzo aveva avuto
problemi di salute ma questo non gli aveva impedito di
scendere in campo e di firmare uno dei due gol vittoria.
Non c’è dato sapere se il suo fisico fosse già minato dalla
malattia che lo porterà alla morte il 29 Marzo successivo, ma
sicuramente non era al massimo della forma.
La Signora Vilma Forlivesi, cugina di Mario, da noi raggiunta
per l’occasione ci racconta: “Io e la mia famiglia
abitavamo a Via Montello e la famiglia di Mario a Via
Sabotino, nel quartiere Prati. Eravamo vicinissimi e
frequentavamo le stesse amicizie. Tra noi c’era anche
Corrado Mantoni, il noto presentatore TV, che all’epoca era
un radiofonico dell’Eiar, era poco più grande di noi.
Qualche giorno prima che venisse a mancare”, prosegue la
Signora Vilma con evidente commozione, “Io e Mario facemmo
una corsa sulle scale per vedere chi riusciva ad arrivare
prima all’appartamento dove abitavamo noi. Arrivai prima io
e pensai che mi avesse fatto vincere perché ero più piccola
di lui. Mario era uno sportivo, non potevo vincere. Arrivò
un po’ dopo molto affaticato. Non mi aveva fatto vincere.
Con il tempo ho capito che stava male davvero. Era un
ragazzo davvero buono e generoso. Eravamo in tempo di guerra
e Mario, giocatore professionista, riceveva dalla Roma una
sorta di “Super Alimento”, che lui divideva in casa con i
genitori e fratelli, ma anche con mia madre (la zia di
Mario). La Signora Beatrice, la mamma di Mario, per tutti
Bice, non andava mai a vedere il figlio giocare perché
temeva che il figlio si potesse fare male”.
Lo assiste nei giorni della malattia Luciana Forlivesi,
sorella di Vilma. Luciana ha sempre raccontato alla famiglia
quei momenti di grande sofferenza. In particolare l’ultimo
desiderio di Mario: una bomba alla crema, preparata da Luciana
stessa. Ma quando la cugina torna dalla cucina con la bomba
pronta Mario è già spirato.
Il giorno 31 marzo il Corriere dello Sport rende la notizia
della morte di Mario di dominio pubblico. Se prima ci si
chiedeva con tono enfatico “Hai visto Forlivesi?” alludendo
alle sue prodezze nell’ambito del rettangolo verde, ora la
stessa domanda viene rivolta con voce roca e occhi lucidi.
Nessuno ci vuole credere, eppure Mario non c’è più.
Hai visto Forlivesi? Aveva appena 18 anni, compiuti il mese
precedente… “ … una breve malattia l’ha schiantato. Così
forte così robusto, espressione di gran salute, non ha
resistito al male che l’ha ghermito proprio quando la vita
gli si apriva piena di roseo avvenire, proprio quando, e
nello studio e nello sport, iniziava a raccogliere i frutti
d’un serio lavoro…Ragazzone di gran salute, alto, occhi
sempre ridenti, ben robusto, era l’espressione del
giovanissimo che nel calcio ha roseo avvenire: roseo
avvenire per quella serietà che lo distingueva negli
allenamenti e nello studio.” (Cit. Corriere dello Sport,
31 marzo 1945).
Sono le 22:45 del 29 Marzo quando il cuore di Mario si ferma a
causa della malattia, una meningite. Non fa in tempo a essere
l’eroe che poteva diventare, non fa in tempo per quell’ultima
bomba con la crema che la cugina Luciana ha amorevolmente
preparato. I suoi occhi si chiudono. I funerali si svolgono il
lunedì successivo, 2 Aprile, con un corteo funebre che parte
dalla casa della famiglia, in Via Sabotino 17, sino alla
Basilica del Sacro Cuore di Cristo Re di Viale Mazzini. Un
lungo e addolorato corteo che accompagna Mario in chiesa. Ai
funerali intervengono tutti gli sportivi della Capitale, gente
comune e atleti di ogni disciplina. Le società della Roma e
della Lazio partecipano al gran completo con calciatori e
dirigenti, così come le altre squadre del Campionato Romano e
Laziale. Presenti anche le squadre dei ragazzi e ovviamente la
Fortitudo.
Dopo le esequie Mario viene sepolto al Cimitero del Verano,
nella zona denominata “Bassopiano Pincetto”, molto vicino
dove, due anni dopo, verrà sepolto Ferraris IV, uno dei “Figli
di Roma” diventato poi “Capitano” e poi “Bandiera”. Mario è un
figlio di Roma che non ha fatto in tempo a diventare Capitano
e Bandiera. Ma noi facciamo ancora in tempo a non dimenticare
la sua storia. Questa è la nostra promessa a Mario.