Com'era il
C.U.C.S.
nei primi anni '80?
Senz'altro
diverso
da quello degli ultimi tempi. La differenza principale la
si capisce dall'intervista
che segue (ma la dovete abbinare alla lettera del tifoso
che troverete
dopo l'intervista).....
-
Come, quando e perché è nato il Commando Ultrà Curva
Sud?
CUCS:
“La sua nascita risale esattamente al 9 gennaio del ‘77.
All’Olimpico si
giocava Roma-Sampdoria, una gara che i giallorossi vinsero
per 3-0. Fino
a quel giorno in Curva Sud c’erano sparsi molti gruppi di
ragazzi; vale
la pena di ricordare i Boys, i Fedayn, la Fossa dei Lupi,
le Pantere, i
Guerriglieri ed altri ed ognuno per proprio conto pensava
a tifare Roma,
con quanto più amore era possibile. Poi decidemmo di
unirci tutti
insieme e formare un gruppo unico in maniera tale che il
nostro incitamento
fosse non solo omogeneo e costante ma ben più potente. Il
nome?
ce ne erano molti in “lista”: ognuno dei capi dei gruppi
che nominavamo
prima aveva fatto una proposta, aveva dato la sua idea;
poi tutti insieme
decidemmo che il migliore fosse Commando Ultrà Curva Sud
anche perché
era del tutto inedito. Nei primi tempi potevamo contare su
soli 5 tamburi,
più ovviamente bandiere e lo striscione. Ora le cose sono
cambiate:
ufficialmente iscritti al CUCS siamo più di trecento, ma
per comprendere
quanti in realtà siamo basta dare uno sguardo la Domenica
alla Sud.
Da un po' di tempo poi il CUCS è stato diviso in sezioni:
praticamente
in ogni quartiere di Roma esiste una nostra sezione, ma
molto attive sono
anche quelle dei Castelli Romani e di Cassino. Nostri
affiliati sono comunque
anche fuori del Lazio, specie in Lombardia e Piemonte”.
-
Chi vi finanzia? Come andate avanti?
CUCS:
“Siamo completamente autofinanziati. Non riceviamo soldi
da nessuno. Le
nostre entrate derivano esclusivamente dalla vendita di
adesivi, magliette
con stampato “ultrà”, medagliette, sciarpe e altre cose.
Tutto quanto
ricaviamo ci serve per organizzare le trasferte (i nostri
affiliati usufruiscono
di uno sconto) o per riparare le pelli dei tamburi che
ogni Domenica si
rompono o per comperare del materiale che ci permette di
fare un tifo sempre
più folkloristico e pittoresco”.
-
I vostri rapporti con la Roma-società?
CUCS:
“Sono improntati alla massima autonomia. C’è comunque
molto dialogo
e questo va a tutto del Presidente Viola che ha
sempre intrecciato
con noi un discorso, cercando di capire i nostri problemi
e di aiutarci
per quanto gli è possibile, dandoci magari dei consigli su
come
lui vorrebbe fosse il nostro tifo. Una persona davvero
eccezionale”.
-
E con i Roma Club?
CUCS:
“Ottimi, ma anche in questo caso c’è completa autonomia.
Il nostro
gruppo non ha niente a che fare con i circoli del tifo
organizzato. Magari
ci sentiamo quando c’è da fare un qualcosa di veramente
folkloristico
che implica un loro minimo aiuto, ad esempio come è
accaduto di
recente per portare le nostre scritte a bordo campo ove
loro hanno più
facilità di accedere”.
-
Perché “ultrà”?
CUCS:
“Perché ultra significa “oltre”, perché significa di più
e noi diamo di più del tifoso normale. Perché per noi la
prtita comincia una settimana prima, perché noi seguiamo
la Roma
ovunque a qualunque distanza e con qualunque tempo, perché
noi voltiamo
le spalle alla gara per poter organizzare meglio i nostri
canti, i nostri
cori di incitamento, perché noi facciamo di pù di quello
che fa il tifoso normale, anche se lo rispettiamo perché
anche se
non canta insieme a noi ama lo stesso la Roma, perché
anche se preferisce
vedersi l partita comodo dalla tribuna invece che dalle
gradinate della
curva professa la nostra stessa fede. Però lo critichiamo
quando
si lascia andare (e quest’anno non ne aveva davvero
ragione) a fischiare
se la squadra non riesce a vincere. Noi questo non lo
tolleriamo: la Roma
si ama sempre e comunque. Ecco , forse anche per questo
siamo ultrà”.
-
Ultrà si nasce o si diventa?
CUCS:
“Tutto sta a comprendere in quale maniera uno voglia
tifare la Roma: a
noi piace cantare, gioire e magari piangere con essa, ad
altri no. Si può
essere ultrà ad 8 come ad 80 anni: tutto dipende da cosa
uno sente
dentro”.
-
A proposito di età: che media hanno i ragazzi e le ragazze
del Commando?
CUCS:
“Diciamo che si aggira sui 17-18 anni; d’età superiore ce
ne sono
pochi perché magari crescendo vengono a mancare gli
stimoli, si
hanno altri interessi. Quello che però è certo è che
il Commando potrà sempre contare su un grosso numero di
ragazzi
in virtù di una logica ben precisa dettata dal tempo: chi
adesso
ha 12-13 anni tra poco tempo prenderà il posto di quanti
nel frattempo
saranno diventati più adulti: quando poi anche quelli non
vorranno
più star con noi al loro posto troveremo coloro che adesso
hanno
magari 8-9 anni, e così di seguito”.
-
Cos’è la Roma per voi: mito, leggenda, fede, un credo?
CUCS:
“E’ sicuramente un credo, altrimenti non si spiegherebbe
come potremmo
seguirla sempre e ovunque nonostante le sconfitte, i
chilometri, il freddo
e, perché no?, i problemi economici”.
-
Cosa dice il Vangelo dell’ultrà?
CUCS:
“Che la Roma va sempre amata, anche oltre misura ed anche
quando non se
lo meriterebbe. Per noi la Romaè un amore incontenibile,
una malattia
da cui difficilmente si riesce a guarire”.
-
Perché la violenza negli stadi?
CUCS:
“Perché ormai la violenza è dilagata ovunque, anche nelle
strade e per rendersene conto basta sfogliare qualsiasi
giornale. Anzi,
quella che c’è negli stadi è sicuramente minore: il
violento
di strada che viene fra noi trova sempre 40-50 ragazzi che
lo controllano,
che cercano di persuaderlo. Sotto questo aspetto il nostro
gruppo è
una valvola di sicurezza. Unpotenziale di violenza,
inutile negarlo, è
presente in goni stadio italiano: a Roma c’è comunque in
una percentuale
veramente minima e ne è dimostrazione il fatto che la
società
per colpa dei tifosi sono anni che nonprende una multa”.
-
Perché i cori non proprio amichevoli lanciati
all’indirizzo degli
avversari?
CUCS:
“Duemila anni fa negli antichi stadi romani si usava il
pollice verso o
no per decidere della sorte dell’avversario: era
sicuramente un fatto emotivo,
come lo è ad esempio ora il “devi morire”. Non si tratta
tanto di
voler veder morto questo o quell’avversario quanto
scoraggiarlo affinché
la nostra squadra da questa sua condizione possa trarne
dei vantaggi. Eppoi
una persona che si presenta davanti ad 80mila persone sa
benissimo che
può andare incontro a rischi di questo genere: l’attore se
in palcoscenico
sbaglia viene fischiato, nello stadio l’atleta avversario
rischia di beccarsi
un coro che può contribuire a farlo sbagliare. A Roma
fortunatamente
di rischi corre solo questo...”
-
Qual’è secondo voi la ricetta che potrebbe portare
all’allontanamento
della violenza dagli stadi?
CUCS:
“Un ingrediente giusto potrebbe essere sicuramente una
maggiore collaborazione
tra la società e i gruppi di ragazzi. Un po' quello che
sta facendo
la Roma, che ha aperto con noi un dialogo, sforzandosi di
capire quali
sono i nostri problemi, anche se ci soino delle divergenze
visto che sotto
certi aspetti la vediamo in maniera differente. Ma
l’importante è
intrecciare un discorso”.
-
Quel 28 ottobre 1979...
CUCS:
“Una data che difficilmente riuscirà a cancellarsi dalle
nostre
menti. A distanza di un anno e mezzo possiamo affermare
che tutto quanto
è successo quel giorno all’Olimpico è stato l’amarissmo
frutto
di tutta una serie di incredibili circostanze sfortunate.
E’ stato dimostrato
che il razzo che uccise il povero Paparelli, e razzi come
quello erano
già stati lanciati in molti altri stadi italiani da altre
tifoserie,
non era direzionabile. Mai e poi mai c’è stata quindi
intenzionalità
Avevamo raggiunto un grado di organizzazione così elevato
che sarebbe
stato veramente impensabile e stupido farlo crollare con
un simile atto.
La morte di Paparelli è stato un vero e proprio trauma che
ci porteremo
sempre dietro, perché non va dimenticato che fuori dallo
stadio,
ognuno ha la propria vita, chi studia, chi lavora, o chi è
alla
ricrca di un lavoro. Ci ha maturato parecchio, questo
indubbiamnte: ci
ha fatto comprendere quanto fosse stupido mischiare sport
e violenza. Siamo
molto avviliti per quanto è successo, ma non ci sentiamo
affatto
colpevoli e per questo continuiamo ad andare allo stadio,
anche se molti
avrebbero preferito non farlo più, proprio perché ci
sentiamo
con la coscienza a posto. Del resto né prima né dopo quel
derby nessuno aveva e ha ragione di lamentarsi nei nostri
confronti. Anzi
da allora abbiamo collaborato e collaboriamo tuttora con
le forze dell’ordine
e con il servizio dei Roma Club, sempre spontaneamente
questomvogliamo
sottolinearlo, affinché all’interno dello stadio tutto
fili nella
maniera migliore. Nonostante questo ancora oggi siamo
visti come il fumo
negli occhi da tantissima gente: pensate poi che la
Domenica allo stadio
non ci fanno più portare il nostro striscione perché
dicono
sia offensivo, anche se in altri stadi d’Italia la gente
entra con i coltelli,
e qunidi con l’intenzione di usare violenza se ne capita
l’occasione, o
con volantini e striscioni veramente violenti e nessuno se
ne accorge o
dice nulla! Stessa sorte tocca ogni Domenica alle nostre
sciarpe, ai megafoni
che ci vietano di portare con noi. Ma restiamo tranquilli
e non vogliamo
creare nessuna polemica tanto è vero che prossimamente
verrà
inaugurato un nuovo striscione: quello con la scritta
Commando Ultrà
Curva Sud lo metteremo per nostra volontà in naftalina e
al suo
posto ne innalzeremo uno nuovissimo, senza alcuna scritta
“minacciosa”...
Il nome lo stiamo vagliando (sarà “I Ragazzi della Sud”,
n.d.r.),
ma la decisione finale non dovrebbe tardare a giungere. Il
nostro scopo,
sia ben chiaro, è soltanto quello di tifare la Roma e
accuse tipo
“banda armata” come ci ha definito un quotidiano nei
giorni seguenti la
morte di Paparelli ci fanno male: evidentemente non hanno
capito nulla
di noi. Se dovessimo dare una definizione del nostro
gruppo non esiteremmo
un attimo nell’affermare che CUCS significa fedeltà
giallorossa.
Noi vogliamo soltanto tifare la Roma; la Sud è il cuore
della Roma,
noi siamo il cuore della Sud”.
-
Qual’è il vostro sogno sotto l’aspetto del tifo?
CUCS:
“Uno stadio intero che canti e partecipi come ed insieme a
noi. Un po'
quanto è accaduto in occasione di Roma - Carl Zeiss Jena:
uno spettacolo
indimenticabile! Il nostro sogno è insomma uno stadio
ultrà,
o quanto meno che la Curva Sud diventi la curva ultrà”.
-
C’è chi afferma che per gruppi come il vostro lo sport
preferito
sia la “caccia al tifoso avversario”. Cosa rispondete?
CUCS:
“E’ una menzogna! Nel nostro caso non è affatto vero: il
nostro
sport preferito è quello che ci permette di battere sugli
spalti
la tifoseria avversaria. Cosa che, modestamente, ci riesce
abbastanza spesso”.
-
C’è nelle vostre azioni la voglia, la tendenza a voler
sopravvalutare
Roma-città sulle altre città?
CUCS:
“Sì, indubbiamente. Vogliamo che Roma, sotto tutti gli
aspetti,
compreso quindi anche quello sportivo, sia la capitale del
mondo. Noi romani,
e romanisti, siamo i più forti del mondo!”.
-
Cosa vi sentite di dire a quei genitori che per timore non
mandano i loro
figli allo stadio?
CUCS:
“Sinceramente comprendiamo queste loro titubanze perché
magari alla
TV o sui giornali vedono spettacoli indecenti di violenza
negli stadi.
Ma a Roma queste cose non esistono! A questi genitori noi
diciamo: provare
per credere, venite prima voi e poi manderete i vostri
figli”.
-
Due parole che vorreste tutti ascoltassero?
CUCS:
“Anche tu con noi per la magica Roma!”