Questa intervista è stata fatta agli esponenti del Vecchio C.U.C.S., dopo la scissione del C.U.C.S.
in Vecchio C.U.C.S. e C.U.C.S. Gruppo Anti Manfredonia.....

Realizzata da Fabio Bruno, fu pubblicata sul numero di luglio del 1988 di Supertifo
- Quale era la situazione dei gruppi in Curva Sud prima della nascita del Commando Ultrà Curva Sud?
)- Questa è una domanda che mi riporta indietro nel tempo, ben oltre il 1977, e lì, anche se la mente "rivede" perfettamente ogni cosa, il tutto è avvolto dalla nebbia del passato. Personalmente mi ricordo che osservavo la Sud dalla mia Tribuna Tevere non numerata (con tanto di tessera Junior Club 1970) con insistenza. Quei canti appassionati e quella moltitudine di bandiere giallorosse si erano stampate a fuoco nella mia testa, ma tutto quello che c'era a livello di gruppi era ricco di spontaneità ma povero di organizzazione. Primeggiava Dante nel muretto dei Guerriglieri, ma come striscioni esistevano anche le Brigate Giallorosse, le Pantere, i Commandos Lupi, gli Ultras, la Fossa dei Lupi, i Fedayn, gruppi che cercavano di preparare qualcosa sull'esempio dei Boys in Curva Nord i quali avevano tamburi, dei bandieroni e facevano parte dei Club. Il gruppo trainante in Curva Sud erano i Guerriglieri, fucina dalla quale sono usciti gran parte dei "Vecchi", me compreso, che oggi girano in Curva (pochi, per la verità).Furono anni stupendi: il 3¡ posto della Roma, i derby vinti, gli "incontri" con i laziali fuori dalla Nord. Ma in generale io non ero soddisfatto; volevo fare qualcosa di più e, senza volerlo, l'aiuto me lo diedero gli Ultras del Toro, che in quel periodo davano veramente spettacolo. Nel periodo del loro scudetto li osservai con attenzione. Ero attratto da come erano organizzati e per di più divenni perfino un simpatizzante; perché in loro (sanguigni ed attaccati alla squadra) vedevo noi. Purtroppo già dal '74 i rapporti erano molto turbolenti e così non riuscii, almeno subito, ad entrarci in contatto. Ma oramai mi ero messo in movimento; avevo un punto dal quale partire, anche se mi rendevo conto delle enormi difficoltà che avrei dovuto affrontare per portare a buon fine ciò che volevo.
- Come nacque il CUCS e perché?
)- La nascita del Commando fu la logica consecutiva dei miei desideri: ma che fatica! Prima di tutto riuscimmo a riunire tutti gli striscioni ed i loro "capi", cercando di trovare un punto in comune. Poi arrivarono i primi rullanti, giusto per fare un po' più di rumore e li piazzammo in Sud (lato Monte Mario), tutti tranne i Boys che preferivano restare in Nord. Da lì il passo fu breve: in quattro, a casa di un amico, gettammo le basi per la nascita del gruppo. Era praticamente la fine del 1976 ed eravamo il sottoscritto, Roberto, Gianni e Hony. Mancava solo il nome ma a questo pensò Antonio (il capo dei Boys) che eravamo riusciti a convincere a venire insieme a noi, il quale si presentò una domenica con un foglio protocollo pieno zeppo di nomi e tra i tanti uno spiccò per la sua originalità, e quello venne scelto: COMMANDO ULTRA' CURVA SUD! Eravamo tutti particolarmente eccitati. Io personalmente non stavo nella pelle; mi sembrava tutto così strano ed invece era vero, stava nascendo il C.U.C.S.! Finalmente avevo dato corpo ai miei sogni: finalmente anche in Sud non, c'erano più tanti gruppetti slegati e casinari ma un solo gruppo, povero di mezzi ma ricco di volontà. E quella bastò.
- Parlaci dei primi momenti economici ed organizzativi.
)- Messo su il gruppo, ecco arrivare i problemi. Erano tanti. Talmente tanti che a ripensarci oggi mi viene la pelle d'oca. Noi avevamo energia da vendere; la volontà non mancava. Ma nulla si sarebbe potuto realizzare se non avessimo incontrato le persone giuste: cosa avrebbe potuto fare un manipolo di ragazzi sostenuto solo dalla voglia di fare? Dobbiamo dare atto e non stancarci mai di essere grati a tutte quelle persone che hanno contribuito, accordandoci fiducia pur conoscendoci poco, a far crescere piano piano questo nuovo gruppo. Oggi vedo tanta gente atteggiarsi a pavoni, felice di realizzarsi sul muretto (il segno del comando) ma non dobbiamo dimenticare i primi momenti, l'umiltà che avevamo, la ferma convinzione di stare sulla giusta strada. Pochi ricordano le prime collette per comprare un po' di stoffa ed i tamburi che io e Vittorio (ed il suo ciclomotore tenuto su col filo di ferro) andavamo a comprare usati in Via Cavour! Ed i primi adesivi (tondi) tirati fuori tra mille difficoltà? Ma ripeto, senza quelle persone, senza l'aiuto disinteressato di chi, con il tempo, imparò ad amarci, avremmo combinato molto poco. Posso dire che ci incontrammo al momento giusto, noi e loro: momenti lontani e irripetibili!.
- L'evoluzione nel tempo...
)- Passati i primi tempi, il Commando si stava dando una struttura organizzativa direi eccellente. Eravamo dei ragazzi in gamba, tutti amici, uniti, compatti, ed eravamo sempre accompagnati dalla collaborazione dell'A.I.R.C. (Associazione Italiana Roma Club).Mantenevamo la nostra piena indipendenza ma il nostro rapporto di amicizia con loro cresceva con il gruppo. La prima vera tappa fu la fine delle collette; non che non rimpianga le scatole delle scarpe chiuse dal nastro adesivo con il classico buco per metterci i soldi, anzi, quei tempi li porto dentro al mio cuore e sono felice di averli vissuti così da vicino. Ma è chiaro che trovammo un modo diverso di fare soldi: sfruttai il fatto di saper disegnare, di avere inventiva. Tirai fuori dal mio tavolo da disegno tante nuove idee che misi a disposizione del gruppo. Nacque così la tessera ed iniziammo il tesseramento. Disegnai tutti i primi adesivi, la nostra prima maglietta, la nostra prima sciarpa che venne fatta a Milano dai nostri amici (al tempo, purtroppo) milanisti. Insomma la macchina si era messa in moto e tutto procedeva per il meglio. Il carattere che avevo inventato piacque e praticamente lo usai per tutto quello che mi capitava sotto le mani; addirittura la prima medaglietta d'argento riportava quei caratteri, ed io ne ero particolarmente fiero.
- I rapporti con altri gruppi Ultras.
)- Diciamo che prima della nascita del CUCS i rapporti con gli altri gruppi di tifosi erano quasi sempre poco tranquilli. Ma oltre gli episodi più o meno violenti, quegli anni videro la nascita di quello che io considero il primo e vero gemellaggio del tifo giallorosso (giacché il CUCS doveva ancora venire). Si giocava a Verona, campo neutro, Milan-Roma, era il 23 Febbraio 1975 e quel giorno con i ragazzi delle Brigate Gialloblù nacque un rapporto di amicizia che si consolidò nel tempo. Nato il CUCS, per anni l'unico gemellaggio ufficiale fu con i veronesi, anche se (ma quello era davvero il momento giusto) si iniziava un discorso di amicizia con diversi gruppi. Infatti non è vero che il fenomeno Ultras è sinonimo solo di violenza, ma anche di conoscenza. Chi ha vissuto quei momenti ricorda certamente che eravamo in contatto (e non solo io personalmente) con i vecchi Ultras Viola, con le BNA dell'Atalanta, con i Forever Ultras Bologna, coi Fighters Juventus, con la Fossa dei Leoni del Milan. Era il periodo delle prime corrispondenze ed a tutti non pareva vero di poter finalmente conoscere Ultras in altre città. Da lì sono nate moltissime amicizie che ancora durano nel tempo. Da lì si scopriva che quello che poteva essere un potenziale "nemico", diventava invece un caro amico, che oltre al demenziale odio calcistico c'erano altre cose, molto più positive. Addirittura tramite i miei amici del Verona riuscii a conoscere alcuni ragazzi del Toro ed io, in quel momento, ebbi la conferma che c'erano tanti tifosi in gamba sparsi per l'Italia, che la loro conoscenza mi metteva in contatto con mondi nuovi. Ragazzi precisi che, superate le diffidenze iniziali, si aprivano. Ecco, sicuramente proprio con i miei vecchi amici degli Ultras Granata ho avuto la riprova che l'amicizia può esistere, che il sapersi comportare ti fa guadagnare la stima di chiunque e che non esistono ostacoli di fronte alla correttezza. Ma oltre a loro ricordo tutti quanti con immenso piacere: con quei ragazzi ho vissuto dei momenti magici che i giovani tifosi di oggi non possono capire e che vorrei poter farglielo provare. Questo era ieri: purtroppo tutto è cambiato. Di un panorama così idilliaco (!) ben poco è rimasto. Tutte le amicizie a livello di gruppo sono finite lasciando il posto a domeniche di violenza. Per onestà, facendo una breve analisi, devo dire che i problemi sono nati sempre (o quasi) dal comportamento del tifoso giallorosso qualunque, che non si identifica in nessun gruppo. Vecchi e sacre amicizie hanno dato spazio a vetrine infrante, a scippi e violenze assurde, treni demoliti. Un terrore psicologico e fisico che ha creato fratture insanabili. Anni ed anni di rapporti positivi distrutti in poco tempo e chi ha pagato è sempre stato il CUCS. Con la Roma in trasferta arrivano tifosi a migliaia e solo un gruppo ben preciso risponde al nome CUCS. Ma anche se l'atto teppistico lo compie il tifoso qualsiasi, è chiaro che alla lunga chi ci rimette è il CUCS. Ed è questo che vorrei dire a chi ci conosce: non sempre siamo stati responsabili di ciò che si è visto nelle immagini televisive o letto sui giornali. Questo teppismo assurdo ha contribuito in maniera determinante alla fine di tutto. Solo in un caso non siamo stati i primi ad iniziare, ed è stato a Bergamo con l'Atalanta. In quella circostanza, dopo anni di amicizia, il CUCS è stato reso oggetto di una carica da parte dei tifosi atalantini. Una parte soltanto, però, perché gli amici si sono adoperati affinché i tafferugli finissero aiutando i nostri con molto impegno. In quel caso, per colpa di qualche cretino, è finita una bella amicizia fra i due gruppi (anche se a livello personale continuerà senza problemi, almeno da parte mia).Concludendo, nei prossimi anni in Italia (secondo il mio punto di vista) non ci potranno essere gemellaggi o amicizia di gruppi perché nessuno può garantire un comportamento corretto da parte di tutti i tifosi della Roma! Bastano due teppistelli che ti rompono il vetro di un pullman ed i giochi sono fatti. Resteranno le amicizie, quelle si, difese a denti stretti, con l'orgoglio di averle vissute, con la gioia di ricordarle.
- L'organizzazione coreografica e i rapporti con i Club.
)- L'organizzazione e le coreografie, che hanno reso famoso il nome del CUCS, si sono andate sviluppando dal nulla con una tenacia e con una abnegazione non comuni. Non lo dico per farci grandi ma davvero i nostri spettacoli sono stati di insegnamento per tutti: spettacoli che hanno accompagnato, passo dopo passo, la crescita del gruppo, esaltando contemporaneamente un rapporto profondo di collaborazione con l'AIRC (Associazione Italiana Roma Club) dalla quale abbiamo sempre mantenuto la giusta autonomia. E dall'AIRC abbiamo avuto testimonianze di amicizia e di aiuto da parte di tanti Club i quali hanno collaborato fattivamente alla realizzazione delle iniziative. Anche la disponibilità della Società è stata notevole e senza il suo aiuto tante belle cose non si sarebbero viste. Insomma, i meriti vanno divisi giustamente e con equità tra le diverse componenti, le quali sommate insieme hanno creato questo "qualcosa" che sta in piedi da 11 anni.
- Il presente in generale.
)- La situazione attuale, per i fatti collegati all'arrivo di Manfredonia, è di dominio pubblico. Il CUCS si è diviso in due: da una parte il gruppo anti-Manfredonia e dall'altra noi (Vecchio CUCS) che abbiamo preferito, ad una inutile e dannosa contestazione (come quella che si è vista), continuare ad essere Ultrà come lo siamo sempre stati, non dipendenti da un giocatore sgraditissimo anche a molti dei nostri (me compreso), ma legati all'immagine storica del Commando e cioè vicino alla Roma sempre e comunque, nella buona e nella cattiva sorte. Stare seduti in silenzio in Curva Sud, solo perché in campo c'era Manfredonia... ho cercato di capirli, ma giuro non ci sono riuscito! Per me e per tanti altri ragazzi che mi hanno dato fiducia, stare allo stadio, essere presenti in Sud, è sinonimo di tifo, di cantare, di essere a fianco di quei colori, di sentirsi Ultrà! Questioni di punti di vista! E così è nato il Vecchio CUCS: due parole cariche di significato. Ritornare all'antico, a quei primi tempi ricchi di inesperienza ma pieni di passione. Oggi come ieri posso dire che è andata bene, molto più di ogni rosea previsione; nonostante le innumerevoli difficoltà, siamo riusciti a mettere su qualcosa di valido. Non è stato facile, ma non potevamo mollare così tutto quanto. Da una parte (la loro) un marchio registrato; dall'altra (la nostra) un cuore. Non è la stessa cosa e non è quello che ci impedirà di sentirci Ultrà, con gli stessi diritti che hanno loro. E come gruppo c'è una discreta organizzazione. Economicamente abbiamo iniziato da zero: il tesseramento ha dato il suo notevole contributo iniziale (siamo arrivati a circa 2.700 inscritti) perché con quei primi soldi siamo riusciti a mettere in moto il meccanismo del materiale. Tra le tante cose fatte, alcune veramente di buon gusto, spicca il nostro cappelletto, una iniziativa molto apprezzata dai ragazzi che ci ha fatto molto piacere. Le nostre esperienze precedenti sono state d'aiuto anche per mettere insieme il gruppo; una vita in Curva rende tutto più facile, i contatti e la stima degli altri fanno il resto. Ora c'é una struttura alla quale si appoggeranno le nuove leve (e ne stanno venendo fuori a sufficienza) perché domani saranno loro a tenere alto il buon nome del CUCS. Per quanto riguarda le sezioni, il discorso è un po' più complesso: ci sono quelle di quartiere e quelle esterne. Per le prime devo dire che il fenomeno sta assumendo un aspetto poco chiaro; nascono come funghi e creano un gruppo nel gruppo, tanto che i ragazzi si identificano con la loro zona non con lo striscione del Commando. Inoltre spessissimo tolgono lo spazio alle sezioni esterne che devono avere sempre la massima considerazione. Sono loro il nostro fiore all'occhiello: Milano, Torino, Livorno, Foligno, L'Aquila, Tor Lupara, Civitavecchia, Viterbo, Aprilia, Catanzaro ed altri ancora che nasceranno al più presto e alle quali vanno i miei ringraziamenti. Sono loro l'esempio lampante che la strada è di nuovo quella giusta, che il CUCS può tornare ai vecchi livelli. Gli sviluppi futuri non mi preoccupano più di tanto; noi siamo coscienti di ciò che siamo e di quello che possiamo dare.
Dispiace moltissimo solo di una cosa: che il gruppo anti-Manfredonia si sia rifiutato di riunire almeno il tifo. Questo loro rifiuto non ha fatto il bene della Roma (che loro dicono di amare sopra ogni cosa) e ha mortificato tanti anni di sacrifici fatti per rendere grande il CUCS. Non ci voleva niente a cantare insieme, poi fuori ognuno per i fatti propri. Un vero peccato e non basta dire... pazienza, perché, in fondo, nessuno è soddisfatto (almeno quelli che riescono a fare autocritica).Io resto dell'idea, se uno ha buona volontà, che qualcosa si può ancora fare, fermi restando nelle scelte di gruppo e senza dettare condizioni né costrizioni. Speriamo che questa impressione non resti solo sulla carta.
Supertifo, 4 febbraio 1997


Torna all'indice dei racconti

Pagina iniziale
Index
La stagione in corso
The championship
Aggiornamenti
Updates
Fotografie
Pictures
Premessa
Premise
Scudetti e trofei
Palmarès
La Lazie
The second team of the region
Visti a Roma
Away fans in Rome
Le bandiere della Roma
Unforgettable players
Campo Testaccio
The glorious ground of AS Roma
Memorabilia
Memorabilia
Roma e i romani
Roma and romans
La Storia dell'A.S. Roma
A.S. Roma History
Derby!
Derby!
La Roma in Tv e alla radio
AS Roma in TV and radio
Video
Video
Vita vissuta
Lived life
Miscellanea
Miscellanea
Il manifesto degli ultras
The Ultras' manifesto
Bigliografia
Bibliography
La storia della Curva Sud
Curva Sud history
Le partite storiche
Matches to remember
Gruppi ultras
A.S. Roma Ultras groups
Sotto la Sud!
A.S. Roma players under the Curva Sud
Cori Curva Sud
Curva Sud chants
Amici e nemici
Friends & enemies
La cronaca ne parla
The wrong and right side of A.S. Roma fans
Fedeli alla tribù
Faithfuls to the tribe
Diffide, che fare?
Suggests for the banned
Links
Links
Scrivetemi
E mail me
Libro degli ospiti
Guestbook