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PRESENZE |
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Ragazzo tranquillo (Sport Illustrato, numero 46, 15 novembre 1956) Clicca qui per l'articolo "A casa ho una sola maglia con il nome. E
non è una delle mie di un tempo, ma quella che mi regalò Totti quando superò il mio record
di 386 partite con la Roma. E’ incorniciata, con
la sua dedica e il mio numero, il 5. L’aveva fatta
fare, alla maniera di quelle che portavo io, che
non erano certo belle come quelledi oggi. Le
nostre erano di lana. Anzi, era. Perché ne avevamo una sola, da usare per tutta la
stagione, estate e inverno. Dovevamo conservarla
nel miglior modo possibile, perché doveva durare
tutto l’anno. Si lavava e si rimetteva. Guai se la
regalavi! Non potevamo mica farlo! Tant’è vero che
io non ne ho neanche una. Mi è rimasta solo la giacca della divisa dell’ultimo
anno. Blu, con lo scudetto della Roma sul
taschino, da portare con i pantaloni grigi. Ho
solo quella, ed è anche un po’ scolorita dopo
quarantatre anni. Ricordo invece bene la prima
divisa. Ce le fecero fare nel ’56, in occasione
della prima tournée che facemmo in Sudamerica. Con
quella giacca, bella, doppio petto, ma di lana
pesante, andammo prima dal Papa, Pio XII, e poi in
Venezuela. Quando arrivammo, trovammo un caldo
terrificante e ancora ricordo la sofferenza di
tutti noi con quei panni addosso. Da aggiungere
all’esperienza del viaggio. Era la mia prima volta
su un aereo di quel tipo, un Super Constellation
quadrimotore
ad elica, con cui impiegammo forse trenta ore, e
venti tappe, per arrivare fin laggiù". |
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Clicca qui per vedere il gol di Losi in Roma/Sampdoria 3-2 8 gennaio 1961 * Solo il gol di Losi |
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Roma/Lazio 1958/59 |
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Roma/Cagliari 6 febbraio 2024 |
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Valle Aurelia,
ecco il murales per Giacomo Losi realizzato da
Collettivo FX
L'opera è all'interno della scuola calcio ASD Nuova Valle Aurelia, di cui "Core de Roma" è presidente onorario. Il disegno rappresenta il suo gol contro la Samp del 1961 Mancava, Giacomo Losi, sui muri di Roma. Da martedì c'è anche lui, assieme agli altri capitani che si sono guadagnati un posto nel grande museo a cielo aperto della Capitale: Totti, De Rossi, Di Bartolomei. L'opera porta la firma di Collettivo FX, progetto di street art nato a Reggio Emilia, ed è stata realizzata in un luogo emblematico: un muro del centro sportivo della ASD Nuova Valle Aurelia, scuola calcio di cui il presidente è proprio Losi. Un'immagine in bianco e nero si staglia su un fondo rosso: è uno dei colpi di testa più emblematici della storia della Roma, sicuramente il gol più famoso del capitano giallorosso, una rete che lo consacrò per sempre come "Core de Roma". Una scritta sul murales indica una data: 8 gennaio 1961. Quel giorno all'Olimpico si giocava Roma-Sampdoria e Losi, con uno stiramento, rimase in campo. Era già uscito Guarnacci, i cambi non esistevano, meglio mettersi in disparte e provare in qualche modo a essere utili. Eccome, se lo fu: sul 2-2, i difensori blucerchiati se lo dimenticarono su un calcio d'angolo. Come vuoi che possa segnare un difensore di statura non proprio imponente e per di più infortunato? E invece la palla arrivò proprio a lui, che la spinse dentro di testa. Pochi giorni prima Walter Chiari, in tv, lo aveva introdotto dicendo "Ecco er còre de Roma, Giacomo Losi!". Da quel giorno lo fu per sempre. Losi c'era anche martedì, quando Collettivo FX ha realizzato un muro che sarà visto da migliaia di ragazzini per i prossimi anni. «È arrivato prima di noi, di prima mattina, e ci aspettava», racconta Tiziano Tancredi, romano, curatore del progetto. «Mentre eravamo lì il figlio di Losi ci ha raccontato che aveva trovato un tifoso che per due ore lo ha aspettato per farsi autografare dalle foto. E poi Antonio Russo, presidente della scuola calcio, ha aperto una busta proveniente dalla Polonia con altre foto che un estimatore straniero chiedeva di poter ricevere indietro firmate». Segnali tangibili di una memoria che, in un calcio sempre più lontano da quello di "Mino", o "Omino", come lo chiamavano, continua il suo corso e da adesso passerà anche dai muri. Così Collettivo FX ha raccontato la giornata: «Losi è un gigante, anche umanamente. Ci siamo subito dimenticati che è un ex calciatore. Ci ha parlato del suo paese natale, Soncino, di quando c'era la guerra... Nel nostro immaginario non c'era un ex calciatore che ti parla del padre deportato, messo nei campi di lavoro, scappato e tornato col treno dalla moglie che nemmeno lo riconosceva. La conversazione che abbiamo avuto servirà anche a realizzare un'altra opera a lui dedicata, proprio a Soncino: quando Losi l'ha saputo, gli sono brillati gli occhi». (ilromanista-eu consultato il 27/06/2019) |
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IL ROMANISTA SULLA MORTE DI GIACOMO LOSI |