MONDIALI 2006

Dopo Germania/Italia
 


Scoppia la molotov, il finestrino
salva un carabiniere 
 La bottiglia incendiaria lanciata contro la vettura ha preso fuoco parzialmente e il militare aveva appena chiuso il cristallo
di GIULIO MANCINI (ll Messaggero)
Solo per una fortunata coincidenza non si è assistito al dramma: l’autista, nonostante la notte afosa, aveva il finestrino chiuso. Altrimenti quella bottiglia incendiaria avrebbe colpito il militare alla guida causando le immaginabili conseguenze.
Tragedia sfiorata per la mano di un teppista l’altra notte a Ostia, nel pieno dei festeggiamenti per la vittoria della nazionale azzurra. Nel folto del tripudio di bandiere e nel mezzo della folla eccitata qualcuno ha lanciato una molotov contro una gazzella dei carabinieri in servizio di pattugliamento anti-disordini. Un gesto evidentemente premeditato, successivo alla grave aggressione a lanci di bottiglie vuote contro due pattuglie della Polizia municipale registrata con il successo contro l’Ucraina.
Allora, era venerdì 30 giugno, rimase ferita una vigilessa per una bottigliata al collo e vennero danneggiate un paio di auto di servizio. La polizia, grazie alle riprese della Scientifica, ha individuato e denunciato quattro minorenni e un diciannovenne ritenuti responsabili di quei tafferugli. L’altra notte il gesto è stato ancora più grave ed il rischio maggiore.
Questa la cronaca. Finita la sfida vittoriosa con la Germania centinaia di tifosi si sono radunati al Pontile e nel tratto centrale del lungomare. Folto l’apparato di controllo dell’ordine pubblico disposto dal commissariato e articolato in una decina di pattuglie tra quelle dei carabinieri e quelle della polizia.
Erano passati dieci minuti dopo l’una quando una gazzella della Compagnia di Ostia in transito su lungomare Paolo Toscanelli, all’altezza del ristorante ”Mc Donald”, è stata raggiunta sul lato del guidatore da una bottiglia incendiaria innescata. Il contenitore di vetro si è frantumato contro il montante della portiera liberando la benzina che, fortunatamente, solo in parte ha preso fuoco. Solo per un fortuito caso il militare al volante aveva chiuso il finestrino qualche minuto prima, mettendosi in movimento dalla postazione fissa per percorrere il lungomare.
Sono immediatamente scattate le indagini. Qualcuno ha raccontato di aver visto scappare una coppia di giovanissimi in direzione del Pontile ma la bolgia era tale da impedire ogni possibile riconoscimento e relativo inseguimento.
I resti della bottiglia sono stati raccolti e repertati per la ricerca di eventuali impronte digitali. A giudizio degli artificieri la molotov sarebbe stata realizzata da mani poco esperte. Gli investigatori stanno esaminando le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza di negozi, banche e distributori della benzina del centro di Ostia, a caccia di indizi. 

DOPO la vittoria degli azzurri la festa è esplosa in tutto il centro storico.
E con la festa, puntuale, è arrivata anche la guerriglia. In centro, a piazza Venezia e a Campo de’ Fiori, andate via le persone perbene, gruppi di teppisti coi volti coperti da caschi e passamontagna si sono resi protagonisti di assalti contro le forze dell’ordine e sassaiole. Vigili picchiati, 25 autobus devastati, bottigliate contro polizia e carabinieri, uno scenario da guerra civile che a Ostia ha registrato perfino il lancio di una molotov contro una gazzella dell’Arma. I TESTIMONI dicono che «era tutto organizzato, si sono coperti la faccia e hanno iniziato l’assalto». Seminando il panico fra romani e turisti. Per domenica notte dunque si teme il peggio. E si torna a parlare dell’ipotesi del racket dietro questi incidenti preparati ad arte.
I festeggiamenti azzurri degenerano, la città vive una notte di follia A Ostia sfiorata la tragedia: molotov contro auto dei carabinieri
La festa scatena i vandali: cariche,
arresti e bus a pezzi
di DAVIDE DESARIO (Il Messaggero)
Cinque arresti, cinque denunce a piede libero, un carabiniere e un vigile urbano feriti, un venditore ambulante picchiato, due auto della polizia municipale abbozzate, una gazzella dell’Arma colpita a Ostia dalle molotov e venticinque autobus dell’Atac danneggiati. Si fa fatica ad accostare questo amaro bilancio alla splendida festa che martedì notte ha coinvolto tutta la città per la vittoria “mondiale” dell’Italia contro la Germania. Si fa fatica a pensare che in mezzo a quel fiume di ragazzi e ragazze che cantavano “pò-pò-pò-pò-pò-pò”, di padri che accompagnavano bambini con gli occhi della meraviglia, di coppie innamorate e sorridenti, siano riusciti, ancora una volta, ad infiltrarsi e a prendere il sopravvento i soliti stupidi. Probabilmente sono gli stessi (o gli amici, poco importa) che in questi ultimi anni hanno rovinato, con le loro “imprese” dentro e fuori lo stadio all’Olimpico, l’immagine di Roma agli occhi di tutto il mondo: dalla monetina all’arbitro Frisk, al derby sospeso per concludere con gli ignobili striscioni razzisti dell’ultima Roma-Livorno. Gente che non ha avuto neanche l’alibi, come a volte è accaduto, del cattivo esempio dei loro beniamini. Francesco Totti, per primo, ha imparato a incassare calci e scorrettezze e a non rispondere alle provocazioni.
Gli stupidi, invece, no. Continuano ad essere stupidi e basta. E lo hanno dimostrato ancora una volta anche martedì dopo il triplice fischio finale della partitissima di Dortmund. Al punto che il prefetto di Roma, Achille Serra, questa mattina ha inserito la gestione dell’ordine pubblico per la partita di domenica sera al primo punto dell’ordine del giorno del comitato provinciale in programma questa mattina: «Si tratta della solito gruppo violento e minoritario che rovina tutto - spiega Serra - chiederò alle forze dell’ordine di mettere in strada il maggior numero di uomini possibile ma è difficile prevenire, controllare e contenere gruppi che possono agire in ogni angolo della città».
Le prime avvisaglie, martedì, in via dei Fori Imperiali dove sono stati fermati e presi d’assalto alcuni autobus di linea. La situazione è presto degenerata. Un gruppetto dal saluto romano facile, invece di cantare “Fratelli d’Italia”, ha cominciato ad inneggiare al Duce sotto il balcone di piazza Venezia. Poi, insieme ai palloni, sono volate bottiglie di vetro. E’ l’inizio di una escalation di atti di vandalismo inspiegabili. Lo sa bene l’autista della linea 45N il cui mezzo, intorno all’una, è stato fermato e accerchiato in piazza Venezia da una cinquantina di giovani che hanno costretto lui e i passeggeri ad abbandonare il mezzo. Poi hanno spaccato specchietti retrovisori, preso a calci le porte, mandato in pezzi vetri. Con le aste delle bandiere hanno distrutto i fari. Sono saliti a bordo e hanno scardinato le poltroncine, scaricato gli estintori. Alla fine gli autobus danneggiati sono stati 25 (soprattutto in via del Corso, piazza Bologna e Trastevere) e i danni, secondo le stime dell’Atac, ammontano a circa 120mila euro tra riparazioni e corse perse. Ma non è tutto. I vandali si sono spostati, scappando di volta in volta all’arrivo delle forze dell’ordine. Hanno travolto con una sassaiola alcune volanti della polizia Municipale (del IV e del VII gruppo): «Avevamo già sottoposto questo rischio al comandante reggente Giovanni Catanzaro - spiega Gabriele Di Bella - al quale avevamo detto della disorganizzazione generale in cui si trovano ad operare i vigili durante i caroselli dei festeggiamenti. La Cisl chiede quindi al sindaco provvedimenti e un incontro urgente».
L’atmosfera è precipitata, neanche a dirlo, nella bolgia di Campo de’ Fiori dove è partito un fitto lancio di bottiglie di vetro e sassi contro le camionette di carabinieri e polizia. Le forze dell’ordine sono state costrette ad effettuare cariche di “alleggerimento”, allontanando dalla piazza i teppisti e al tempo stesso comitive festose di italiani e turisti: arresti e denunce e qualche ferito.
Ma non è finita. Quei ragazzi che non meritano di essere chiamati romani si sono ricompattati poco lontano, hanno sfogato la loro rabbia, e forse la loro frustrazione, contro i vetri e gli sportelli delle macchine parcheggiate. Poco distante stesse scene, incredibili e vergognose a piazza Bologna. E peggio ancora a piazza Trilussa e a Trastevere in generale dove i tifosi-vandali se la sono presa con le auto che scorrevano sul lungotevere e, vigliaccamente, con moto e auto in sosta. E la scintilla è stata il blocco di un pullman di turisti tedeschi. Da lì a poco sono arrivate le cariche delle forze dell’ordine, arresti, denunce, ambulanze per soccorrere i feriti.
«Un danno enorme alla città
Romani, isolate i teppisti»
«In una festa dove l'aspetto gioioso doveva essere l'unico ammesso, c'è stato un gruppo di teppisti vigliacchi che confuso tra la folla ha prodotto un danno incalcolabile alla città». A parlare è l'assessore capitolino alla Mobilità, Mauro Calamante, in merito ai danni subiti dai bus Atac durante i festeggiamenti per la vittoria della Nazionale contro la Germania. «A parte i 120mila euro stimati da Atac per riparare le vetture - continua l'assessore - bisogna considerare il danno all'immagine della nostra città e anche le attese alle quali sono stati costretti altri incolpevoli utenti delle linee coinvolte nei danneggiamenti. Nella speranza che domenica sera tutti noi possiamo festeggiare una nuova vittoria degli azzurri, invito i romani a ragionare sui propri comportamenti e a contribuire a isolare e neutralizzare questi teppisti».

Dopo Italia/Ucraina
CAMPO DE' FIORI: DALLA FESTA ALLA RISSA
(Il Messaggero)
Una battaglia. Con cinque feriti, tre arresti, decine di clienti coinvolti e i veri responsabili che come al solito l’hanno fatta franca. L’ennesima rissa e la reazione, questa volta dura, della polizia e dei carabinieri hanno fatto vivere a Campo de’ Fiori un’altra nottata d’inferno. L’entusiasmo per Italia-Ucraina probabilmente ci ha messo del suo. Tutto è nato da un centinaio di giovani che giocavano a calcio sotto la statua di Giordano Bruno incuranti che la palla potesse finire sui tavoli dei bar e dei ristoranti. Gli agenti, dopo una prima lite, hanno tentato di calmare le acque. Ma dopo qualche minuto una pioggia di sassi e bottiglie partiti dalla parte dei teppisti li ha costretti a chiamare i rinforzi.
Era più o meno l’una e mezzo di ieri mattina. Serata calda. Entusiasmo alle stelle per la vittoria degli azzurri. Birra a fiumi. A controllare la piazza c’erano una pattuglia dei Reparto Mobile della polizia, una macchina dei carabinieri e una dei vigili urbani. «È successo, né più né meno, quello che è capitato tutte le altre volte afferma Marcello Cardona, neo dirigente del commissariato Trevi-Campo Marzio, arrivato sulla piazza con i rinforzi È comparso il solito gruppetto di giovani che si sono messi a giocare a calcio lanciando il pallone verso i tavolini. Gli agenti hanno cercato di persuaderli a smettere. La gente, lì, nei locali, vuole stare tranquilla. Ma dopo poco, per tutta risposta, è partito il lancio di bottiglie verso le nostre macchine. Lo dico chiaramente: le aggressioni non verranno più consentite. La linea d’ora in poi è questa: se qualcuno vuole violare la legge, metta nel conto di subire un arresto e un possibile processo».
I giovani, secondo diversi testimoni, hanno «deliberatamente aggredito» le camionette che presidiavano la zona «dopo aver indossato i caschi per nascondersi i volti». «Un gruppo racconta il gestore di uno dei locali li ha attaccati dal centro della piazza, mentre un altro li prendeva alle spalle da via dei Bovai». Via radio, gli agenti hanno chiesto un «intervento adeguato». Dopo poco, carabinieri e poliziotti hanno iniziato «alcune cariche di alleggerimento» nel tentativo di disperdere gli scalmanati. Ma la situazione è degenerata. I lanci di bottiglie e bastoni sono proseguiti. Alcuni teppisti sono corsi verso i locali e sono stati inseguiti fin dentro ai bar e alle birrerie. A quel punto, però, anche diversi clienti sono finiti coinvolti nel parapiglia. Evidentemente i manganelli, nella confusione, non sono sempre riusciti a distinguere i veri responsabili dell’assalto da quelli che non c’entravano niente.
Lo fa pensare anche l’età delle persone arrestate e poi rilasciate. Che sono tre: Marco Mercuri, 44 anni, e i fratelli Lucio e Mirko Lemma, rispettivamente 39 e 26. L’accusa, per tutti, è di lesioni e resistenza pubblico ufficiale. Ma Mercuri, in realtà, è stato preso all’interno di un bar. «Mi sono solo rifiutato di uscire perché temevo un ulteriore lancio di bottiglie ha raccontato e a quel punto polizia e carabinieri mi hanno riempito di botte». L’attacco dei giovani comunque è innegabile. Oltre ai testimoni, ci sono i referti medici: i feriti tra le forze dell’ordine sono cinque. Un carabiniere si è dovuto far medicare per un profondo morso a un braccio.
E dire che la serata fino a quel momento era filata via liscia. Nonostante l’entusiasmo per la vittoria degli azzurri, uno dei funzionari del commissariato Trevi, il dottor Valdalà, aveva parlamentato con i ragazzi. «Dobbiamo darci una mano aveva detto Se ognuno rispetta le regole, a Campo de’ Fiori di può stare tutti, giovani, adulti, anziani, con assoluta serenità». Ma il messaggio, evidentemente, non è stato inteso. «Verso l’una secondo uno dei gestori sono arrivati i soliti teppisti con l’aria più “coatta” degli altri. È gente che viene dall’hinterland. Ormai li conoscono tutti. A quelli non gliene frega niente. Hanno un solo obbiettivo: fare casino». E l’hanno fatto.
«Mi hanno massacrato di botte»
 Marco Mercuri era in un bar: «Sono stato trascinato fuori e pestato»
Dodici giorni di prognosi salvo complicazioni. Notte in cella. Lividi sulla testa, alle gambe, sulle braccia. Unica colpa: essersi trovato al posto sbagliato nel momento sbagliato.Marco Mercuri, 44 anni, titolare di una ditta che segue la manutenzione degli impianti elettrici della Camera, è una delle tre persone arrestate per gli scontri di Campo de’ Fiori. Solo che lui lo dice se non altro l’età non è uno dei ragazzini che scagliavano la palla contro i tavoli dei bar. Era un cliente, l’altra sera, ed è stato coinvolto nel parapiglia. «Stavo alla “La Taverna del Campo” racconta Mercuri quando è entrato un carabiniere in borghese gridando come un ossesso: “Fuori, tutti fuori!”. Gli agenti pensavano che alcuni di quelli che avevano attaccato le forze dell’ordine si fossero rintanati là dentro. Ma io che c’entravo? Mica so’ un ragazzino. Stavo parlando con un paio di conoscenti e gli ho risposto che fuori non ci andavo».
La confusione, a Campo de’ Fiori, era al massimo. Erano circa le due meno un quarto. «Dopo le prime cariche racconta Mercuri qualcuno aveva fatto abbassare la saracinesca del locale. Poi la saracinesca è stata rialzata. Sembrava tutto passato, quando, all’improvviso, è entrato quel tipo. Avevo paura che da fuori continuassero a lanciare oggetti e così gli ho detto che non volevo uscire. Non l’avessi mai fatto. M’hanno preso e trascinato all’esterno. Erano in quattro, tutti in borghese, con gli elmetti da carabinieri, è mi hanno letteralmente gonfiato di botte. Ma io a queste cose non ci sto’. Allora gridavo che qualcuno mi dicesse che era il funzionario che dirigeva le operazioni».
La piazza intanto era un campo di battaglia. «E a quel punto sono finito in mano a un gruppo di poliziotti continua Mercuri e ho rimediato tre cazzotti in bocca. Da lì mi hanno portato in una camera di sicurezza al commissariato Trevi. Dodici ore in una stanzetta, senza acqua e senza niente. Alle nove e tre quarti del mattino si sono resi conto che ero conciato male e mi hanno fatto portare all’ospedale Santo Spirito». Lo stesso commissariato, verso l’una di ieri, ha fatto scarcerare Mercuri. «Ma vi pare chiede lui che uno debba subire una cosa così?».
L. Lip.
 «E’ colpa dei provocatori: li arrestino e tutto finirà»
«La vergogna è che dieci ragazzini delinquenti riescono ogni volta a far “esplodere” Campo de’ Fiori. La polizia si metta in borghese e li acchiappi una volta per tutte. Fermati loro, sarà la fine delle risse. Così non si può andare avanti». Angelo, gestore di uno dei locali sulla piazza più calda delle notti romane, è veramente arrabbiato. «Tra l’altro dice ho l’impressione che le forze dell’ordine questa volta abbiano un po’ esagerato. Gli agenti caricavano. Solo che, mentre i veri responsabili del caos scappavano, ci sono andati di mezzo diversi clienti dei locali».
L’atmosfera, dopo la notte di Italia-Ucraina, è tesa. «Guardi dice il gestore mi faccia il favore di non rendermi riconoscibile. Qui ormai c’è da aspettarsi di tutto. Se te la prendi coi teppisti, non sai mai quello che può succedere. E se provi a criticare polizia e carabinieri, devi mettere in conto che poi magari ti fanno qualche controllo supplementare. Lo ripeto, era tutto tranquillo. Poi, per colpa di dieci fanatici, ci sono andati di mezzo tutti. Sono “provocatori”, gente che viene dalla periferia profonda e che, evidentemente, sa divertirsi solo così». 


Notti violente, quando il tifo è un pretesto (Covseva)
Dallo stadio a Campo de'Fiori, la sfida alla polizia
dei gruppi «mordi e fuggi»
Dietro gli scontri dell'altra sera - a Campo de' Fiori e al pontile di Ostia 
- tra giovani e forze dell'ordine, non c'è solo «moda», disagio 
adolescenziale o teppismo che trova sfogo nell'euforia delle notti mondiali. 
C'è, invece, un movimento che parte da più lontano, che va dalle curve dello stadio alle piazza e viceversa, e che comincia a preoccupare Polizia e Carabinieri anche in vista di Italia-Germania di domani sera: i turisti 
tedeschi, nella capitale, sono tanti e la piazza con la statua di Giordano 
Bruno è - nell'immaginario degli stranieri - il luogo del «melting pot» alla 
romana. È proprio lì, però, che sempre di più si concentra un certo tipo di 
fenomeno, con le cariche della polizia, gli agguati nei vicoli, il lancio di 
oggetti contro blindati e camionette. Solo che, a cercare lo scontro, non 
sono più soltanto i «duri», quelli coperti dal casco e armati di bastone, ma 
anche i presunti insospettabili. Come la ragazzina di poco più di sedici 
anni, col piercing d'ordinanza e vestiti firmati, che col la sua vocina 
esile si univa al coro «lo sbirro è, il mestiere più infame che c'è». Oppure 
agli studenti universitari che sembravano usciti da uno dei celebri film sui 
Nerds (gli «sfigati» dei college americani) e che applaudivano ironicamente 
all'intervento della polizia costretta a sgomberare la piazza.
Un movimento, come detto, che viene da lontano e che - a livello giovanile - rappresenta ormai una tendenza che comincia a fare proseliti, nelle strade come all'Olimpico: «Nella vita come allo stadio... o sei guardia o sei 
ladro» la scritta apparsa in curva Sud. Era opera dei «Bisl», sigla nata 3-4 
anni fa nel frastagliato universo ultras giallorosso e che sta per «Basta 
infami, solo lame»: secondo le forze dell'ordine sono una quindicina di 
persone, e mai sempre le stesse, tanto che loro si definiscono non un gruppo ma una «corrente di pensiero». La sigla Bisl ha inneggiato al «lupo» Liboni (il bandito che uccise un carabiniere), ha scritto «Banlieau o periferia, il problema è la polizia» mentre i sobborghi francesi bruciavano, professa l'idea secondo cui «fare l'ultras è reato» e si schiera contro un certo modo di fare gli ultrà, cioè attraverso i programmi sulle radio private, la vendita di t-shirt, l'organizzazione delle trasferte, la gestione dei 
biglietti. Secondo loro, questo tipo di tifoso è diventato parte del sistema, e non è una questione politica, come si evince da alcuni messaggi apparsi sempre in Sud: «Nè rossi né neri, volti coperti liberi pensieri».
Loro - ma non solo loro - sono tra quelli che stanno diffondendo i cosiddetti «incontri (o scontri) casuali». Casuali - casuals , come si legge sui blog - nel senso che vanno al di fuori degli schemi di alleanze o rivalità conosciute e che quindi non sono facilmente catalogabili. Per evidenziare questo concetto, hanno scelto una frase di Lucio Dalla, nella canzone «Grande figlio di p...»: «Sotto l'ombra del cappello non ti fa capire mai, se tira fuori il suo coltello o ti chiede come stai», si lesse sempre in Sud, che più della Nord laziale è stata colpita dal fenomeno della frammentazione.
Campo de' Fiori si inquadra più o meno in questo scenario, ed è preoccupante proprio perchè assimilabile ma non ascrivibile in toto al fenomeno delle curve. Nella piazza - ancora di più che allo stadio - non ci sono capi o registi occulti, ma gruppetti di 10-15 ragazzi che non interagiscono tra di loro, se non nel momento della sfida alla polizia. E quando vengono fermati dagli agenti mantengono l'aria di chi non accetta di obbedire alle disposizioni. Ed è proprio questo sentimento di ostilità verso le regole, la legalità e quindi le forze dell'ordine, che preoccupa di più chi quell'ordine lo deve garantire.
Ernesto Menicucci Roberto Stracca

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