Il
Prof. Antonio Roversi, docente di Sociologia della Comunicazione e Strategie
della comunicazione multimediale nella Facoltà di Scienze della
formazione dell’Università di Bologna, per sua stessa ammissione
ha iniziato ad occuparsi di violenza negli stadi e di gruppi ultras nel
1985.
Per
essere più precisi, ha iniziato a occuparsene alle nove di sera
del 29 maggio 1985, nel momento del disastro dello Stadio Heysel, che per
la prima volta gli ha consentito vedere qualcuno che è morto allo
stadio a seguito di scontri provocati da hooligans.
Gli
altri episodi simili – casi singoli, per carità, avvenuti qualche
anno prima – non avevano destato la sua attenzione.
Il
libro di cui oggi ci occupiamo, “L’odio in Rete”, ha come significativo
e minestronico sottotitolo “Siti ultras,
nazifascismo online, jihad elettronica”,
ed è edito da Il Mulino Contemporanea, gennaio 2006, 197 pagine.
Il
Prof. Roversi lo ha scritto stando comodamente seduto nel suo studio, come
confessa a pag. 7, avendo avuto solo bisogno di un computer portatile,
di una connessione permanente ad Internet e di molto tempo a disposizione
per navigare tra le pagine Web.
Ha
“frequentato l’ambiente” senza fare domande a nessuno, ama precisare.
Si
vede.
Avete
presente la differenza che c’è tra una persona che analizza il sesso
soltanto guardando film porno oppure spiando dal buco della serratura e
il caro, vecchio, Casanova?
Ecco,
partendo da tale diversità, avrete una buona chiave di lettura per
affrontare il breve saggio.
Avendo
letto, per ora, il solo capitolo II denominato “Il
tifo nella Rete. I siti Web dei gruppi ultras di calcio”,
a sua volta diviso in quattro sottoparagrafi (1.
Mercoledì 29 maggio 1985; 2.
Le curve nere; 3. Iconografia
dei siti ultras; 4. Gli
ultras da tastiera), mi limiterò a
criticarne il contenuto, visto che ho appreso da alcuni siti specializzati
in libri che anche il mio sito è plurimenzionato, nel modo che vedremo.
1.
Mercoledì 29 maggio 1985
Dopo
aver premesso di essere stato un tifoso di calcio, persino frequentatore
dello stadio, ed aver citato Nick Hornby, il breve racconto – finché
rimane nell’autobiografico – è piacevole e scorrevole.
Già
sentito forse, anche perché la storia terribile che racconta è
nota ed arcinota.
Su
questa tragedia l’autore non fa alcun commento, limitandosi a raccontare
ciò che ha visto dal tubo catodico e dimenticando, forse colpevolmente,
di sottolineare (anche in una sola riga) che la bestialità dell’animo
umano è apparsa, in quella serata, non solo nelle gesta dei tifosi
del Liverpool ma anche e soprattutto in chi, sapendo dei 39 morti, festeggiò
in modo assolutamente genuino la vittoria della Coppa dei Campioni (cfr.
la pagina stilejuve) in campo, a Torino e
in tutta Italia.
2.
Le curve nere
Qui
iniziamo a farci qualche risata.
Si
inizia con il delitto Paparelli (chissà perché, visto che
all'epoca la curva della Roma tutto era tranne che nera) per proseguire
– con una banalità che sinceramente non mi aspettavo – con l’analisi
del famoso derby sospeso.
Vi
risparmio i contenuti, perché già li potete intuire.
Con
una buona dose di approssimazione, il nostro fa sapere al mondo che, dei
tre invasori, “si sanno i nomi di due”.
Bah.
Veramente si sanno i nomi di tutti e tre.
Le
cronache li hanno riportati per settimane. S.C., R.M. e S.S..
Del
primo dei due vien detto che fa parte del gruppo politico di estrema destra
“Tradizione e Distinzione”, aggiungendo (uno studioso non dovrebbe
incorrere in simili imprecisioni) una “e” inesistente tra i due sostantivi.
Un po’ come dire “Nuclei Armati e Rivoluzionari” o “Brigate e Rosse”.
“Il
secondo fa parte – aggiunge il Professore – di un gruppo sempre
di estrema destra che si chiama Opposta Fazione”. Si chiama? Forse
si chiamava. Già, perché Opposta Fazione non esiste più
da qualche anno ormai e la persona a cui forse si riferisce l’autore, quando
Opposta Fazione era ancora un gruppo ultras, era poco più di un
bambino. Che poi i due siano “capi della tifoseria romanista” non
si capisce da dove il Professore lo abbia appreso, visto che chi frequenta
la Curva Sud sa bene che tutto si può dire dei due, o dei tre, tranne
che siano capi, ammesso e non concesso che la Curva Sud ne abbia qualcuno!
Sicuramente ultras, ma non capi.
Il
nostro sociologo non ha letto un libro, che pure dovrebbe leggere.
E’
stato scritto dall’ormai cinquantenne Valerio Marchi e si chiama “Il derby
del bambino morto”.
Ora,
Valerio Marchi non avrà una cattedra in sociologia, pur essendo
sociologo, ma ha scritto un libro con cognizione di causa e la ragione
c’è.
E’
stato in curva.
Non
ha spiato dal buco della serratura. Non ha scritto il suo libro stando
seduto comodamente in poltrona, navigando su internet.
E
se pure – è il mondo moderno – ha navigato anche lui, avrà
rielaborato criticamente il tutto con quello che la sua sensibilità
ha percepito altrove, in luoghi fisici e non virtuali che il Prof. Roversi
mai ha esplorato. Non conosco di persona Valerio Marchi né il Prof.
Antonio Roversi, di cui peraltro ho ben letto i libri che ha scritto sull’argomento
negli anni passati, trovando anche allora diverse imprecisioni.
Però,
ragazzi, che differenza!
Tornando
al derby sospeso, il Prof. Antonio Roversi
va a braccetto – e la cosa non può che deludere, vista l’autorevolezza
- con l'uomo della strada nello scoprire dalla probabile attenta lettura
del Covvieve della Seva che il messaggio degli invasori era “siamo l’estrema
destra, facciamo quel che vogliamo”.
Posso
dire di parlare con cognizione di causa, e voi lo sapete. Non parlo per
sentito dire. Parlo perché – oltre ad aver vissuto come voi
tutti quella sera – ho letto una per una le 3000 pagine processuali e ho
visionato 8 ore di filmati, oltre a conoscere personalmente le persone
coinvolte.
Posso
quindi permettermi di dire che la tesi del Prof. Roversi è totalmente
inesatta e a processo finito vedremo chi avrà avuto ragione.
La
spiegazione della mia tesi la lascio alle stesse parole di Valerio Marchi,
perché – sinceramente – non avrei potuto fare di meglio.
La
spiegazione che invece fornisce il Prof. Roversi per dar conto della sua
teoria è, a parere del sottoscritto, surreale:
1)
“Lo
dico anche
perché ho visto le pagine Web dei due gruppi”.
Anche?
Quali sono gli altri elementi? Il ritiro degli striscioni? Il fatto che
tifoserie storicamente nemiche si siano temporaneamente alleate e si siano
scontrate fuori dallo stadio con la Polizia? Troppo poco per dirlo in undici
righe.... Valerio Marchi – “rubandomi” l’iniziativa - ci ha scritto un
libro!
2)
“Lo
dico anche perché ho visto le
pagine Web dei due gruppi”
Ha
visto, ma ha mal interpretato.
D’altra
parte tra il vedere e il comprendere c’è un’immensità: una
immagine la si vede con l’occhio, ma la si deve elaborare.
Se
il cervello, nonostante gli studi, non ha partecipato ad alcune verifiche
sul campo, è facile che - pur vedendo - non riesca a comprendere.
D’altra
parte se si mostra al più intelligente indigeno della Foresta Amazzonica
un manoscritto di Einstein, senz’altro egli lo vedrà, ma non sarà
in grado di capirlo.
Prosegue,
infatti, il Prof. Roversi: “Iniziamo dagli ultras della Roma. Hanno
un sito che si trova all’indirizzo www.asromaultras.it”. Ohibò,
ma è il mio!
A
questo punto mi viene persino da dubitare che il Prof. Roversi sappia leggere,
perché da diversi anni – ad evitare equivoci – vi è scritto
a chiare lettere che il mio sito è assolutamente personale e non
è certo il sito degli ultras della Roma. E’ un sito che affronta
tematiche ultras, ma non solo e non solo della Roma, e tratta, come ben
sapete, soprattutto ciò che è giallorosso.
Anche
nella premessa del sito c’è tutta la storia persino sul nome scelto
e più volte modificato, che chiariva benissimo il tutto.
Per
carità, l'equivoco può anche starci, ma può durare
un minuto, un'ora, un giorno.... Qui un professore universitario ci ha
scritto un libro!
Continuando
a guardare dalla serratura, nella sua attività di piccolo esploratore
dell’ignoto, l’autore prosegue sul punto: “Sembra un normale sito di
ultras, ricco di tante sottosezioni: storia della Roma, scudetti e trofei,
partite storiche ecc. Non mancano le foto di giocatori di ieri e di oggi
e le notizie sulla stagione in corso. Seminascoste ci sono però
delle aggiunte”.
Seminascoste.
Carbonare,
quindi.
Sovversive.
Insidiose.
Possibile?
L’ho creato io il sito e solo io me ne occupo, un paio d’ore dopo cena...
quali diavolo saranno queste "aggiunte seminascoste"?
Meno
male che il Prof. Roversi me lo chiarisce qualche riga dopo, altrimenti
non ci avrei dormito per giorni.
“La
prima è www.asromaultras.it/tradizionedistinzione.html.
Tradizione e Distinzione appunto. E’ una pagina all’apparenza simile alla
precedente, solo che ha un link ben in vista in alto al centro: www.tradizionedistinzione.it”.
Com’è intuibile, l’autore passa ad esaminare il sito web di Tradizione
Distinzione, in cui troverà tutta la filosofia politica del gruppo,
che va da Ezra Pound a Franco Freda.
L’autore
forse non ha notato come la pagina di Tradizione Distinzione che si trova
nel mio sito non sia affatto “seminascosta” ma si trova nella pagina “I
gruppi ultras della Roma”, dedicata a TUTTI i gruppi ultrà/s,
esistenti e non, che hanno trovato posto allo Stadio Olimpico dal 1972
ad oggi.
Il
link apposto nella parte superiore lo si trova unicamente perché,
avendo costoro un sito proprio, chi vuole avere maggiori informazioni può
ottenerle andando sul loro sito, e non sul mio. Ma così ho anche
fatto per il XXI Aprile, per il CUCS, per gli AS Roma Ultras quando ancora
esistevano, per i Boys e via dicendo.
Non
lo sto dicendo a voi, ovviamente, lo sto dicendo agli studenti della Facoltà
di Scienze della formazione dell’Università di Bologna che leggeranno
questa mia nel momento in cui digiteranno, da qui all'eternità,
il nome "Antonio Roversi" su Google.
Resta
quindi da capire per quale diavolo di ragione il Prof. Roversi si accanisca
su un sito come quello del sottoscritto, di natura enciclopedica, invece
di soffermarsi sulle tematiche a lui tanto care parlando di altri siti
web.
Prosegue,
l’esimio autore: “Sempre dentro al sito degli ultras della Roma si trova
una seconda aggiunta: www.asromaultras.it/oppostafazione.html,
ovvero “Opposta Fazione”. Il loro motto, stampato sul sito e sulle sciarpe
che indossano allo stadio, parla da solo: “Molti nemici molto onore”.
Indossano?
Semmai indossavano, perché quelle sciarpe sono del 1994 (se non
ricordo male) e il gruppo Opposta Fazione non esiste più da un decennio.
Ma,
in ogni caso ed al di là delle imprecisioni, resta da capire per
quale ragione l’autore – che vuole parlare di comunicazione – voglia far
intendere che, clandestinamente, il mio sito funge, come dire, da mezzo
per traghettare il navigatore dentro la galassia della destra più
estrema.
Collocandolo
in un coacervo di siti con cui ha ben pochi denominatori comuni. Con una
copertina che vede un mouse insanguinato.
Pensate
forse che se in Curva Sud vi fosse un gruppo ultras orientato politicamente
all’estrema sinistra non avrebbe una sua pagina ed un link di rimando al
proprio sito? Certo che lo avrebbe! Pur avendo sempre ribadito l'apoliticità
che dovrebbe permeare gli stadi (e non solo le curve), mi trovo costretto
a non vedere l'ora che in Curva Sud appaia una falce e martello gigante
per inserirne la foto sul sito e mandarla a persone come il Prof. Roversi!
Volendosi
parametrare a questo singolare modo di ragionare, debbo dedurre che se
il Prof. Roversi avesse scritto un libro sull’I.R.A.. avrebbe potuto tacciarmi
di inneggiare alla lotta armata irlandese perché nella stessa sezione
“Gruppi” ospito una pagina illustrativa dell’Irish Clan Roma, con tanto
di link al loro bel sito.
Se
scrivo queste righe, cari tifosi della Roma, cari amici virtuali e non,
che frequentate da tanto tempo, o anche solo da un’ora, il mio sito (2251
pagine, un totale di 53472 documenti),
è perché in tantissimi vi rispecchiate in esso o comunque
lo apprezzate nella maggior parte dei contenuti. Il mio sito è una
fotografia della Roma e della sua tifoseria, nel presente e nel passato.
Il Prof. Antonio Roversi – travisandone i contenuti, che pure avrà
sommariamente visto ma di certo ha mal interpretato – ha fatto sì
che oggi sono tornato a casa per pranzo e invece di mettere on line delle
fotografie stupende degli anni '70 inviatemi per e-mail da Francesco ho
dovuto leggere una notizia ANSA in cui si dice che sul sito www.asromaultras.it
vi è una sezione ove sono ospitati scritti di Franco Freda e che
quindi aveva ragione Pisanu ad affermare che gli ultras della Roma sono
in mano a Forza Nuova.
Ora,
questi onanismi mentali, veri o falsi che siano, non appartengono al mio
lavoro quotidiano su queste pagine Web.
Sono
il frutto di una poltrona troppo comoda.
3.
Iconografia dei siti ultras.
L’autore
esamina sociologicamente i siti web che ha visitato attraverso tre parametri
principali:
a)
immagini e loghi;
b)
foto e filmati;
c)
il muro.
Egli
traccia una distinzione “grafica” tra siti di gruppi ultras orientati politicamente
a destra e a sinistra, dopodiché inizia a parlare del materiale
che viene posto in vendita su detti siti. Prosegue dicendo che “soltanto
gli ultras della Roma fanno eccezione visto che, pur pubblicando le immagini
del loro materiale, non ne effettuano la vendita on line ma invitano chi
fosse interessato a comprarlo direttamente allo stadio dagli esponenti
del gruppo, forse per favorire un contatto diretto con i propri membri
e sostenitori e non limitarsi ad una semplice e fredda compravendita a
distanza”.
Ora,
a parte il fatto che - se si riferisce al mio sito - sarebbe difficile
mettere in vendita materiale edito nel 1979 come anche nel 1984 e via dicendo,
va detto che forse gli ultras della Roma non vendono on line il loro materiale,
perché la cosiddetta “mentalità ultras” che tante sfaccettature
ha assunto nel corso del tempo fa sì che per lo più il materiale
si cerchi di venderlo, se non addirittura solo a chi fa parte del gruppo,
perlomeno a chi va in curva. Altrimenti il Prof. Roversi potrebbe acquistare
una sciarpa ultras e, se beve un bicchierino di troppo, persino andarci
in giro spacciandosi per tale.
Dopo
di ciò, il Prof. Antonio Roversi prosegue, con un’analisi anche
condivisibile, ad analizzare alcune pagine web di siti che propongono immagini
di scontri e tafferugli, interpretando il messaggio che si vuole lanciare.
Come
esempio di una certa filosofia, il prof. Roversi poi passa ad esaminare
il sito “Cimeli di guerra”, curato da un webmaster che conosco personalmente
e che – leggere non è capire – di certo non può essere inquadrato
nelle fotografie di Adolf Hitler, Leon Degrelle e via dicendo che pure
si vedono su quel sito come parte del tutto. Anzi, penso proprio che quando
leggerà queste righe gli prenderà un colpo!
4.
Gli ultras da tastiera
Il
Prof. Antonio Roversi riparte da dove ci aveva lasciato con il capitolo
precedente, e cioè dal sito “Cimeli di Guerra”, per propinare la
solita vecchia leggenda della “violenza codificata” degli ultras di dieci
o venti anni fa. Forse va troppo poco indietro. Siamo nel 2006, e dieci
anni fa sono un po’ pochi: nel 1995 moriva accoltellato Spagnolo.
Violenza
codificata? Beh sì, ricordo bene nel 1983 sul ponte che portava
alla Curva Ferrovia di Firenze come erano codificate le coltellate che
si presero undici romanisti! Senz'altro codificati erano anche gli scippi
delle catenine e delle sciarpe ai danni dei tifosi viola....
Purtroppo
il Prof. Roversi ha navigato troppo su siti web dove – ed è tutto
sommato giusto il titolo che egli dà al paragrafo – digitano troppi
"ultras da tastiera", che scrivono di un mondo leggendario in cui gli ultras
erano dei violenti santarellini che di certo non mettevano a ferro e fuoco
una città come i Veronesi a Como nel 1985 ma facevano gli scontri
20 contro 20 dopo aver gettato il guanto di sfida e con l'arbitro in mezzo.
Alla
fin fine - era inevitabile, non avendo vissuto il periodo e l'ambiente
- è... finito (scusate il bisticcio di parole) anche lui a credere
ad alcune leggende metropolitane che, purtroppo, si rinvengono anche su
diversi siti ultras... Gli “ultras da tre ore”, che il Roversi richiama
per sottolineare la spaccatura tra generazioni ci sono sempre stati, nel
1980 come nel 2006.
Una
sola cosa è vera: molti direttivi dei gruppi ultras organizzati
hanno tentato di darsi delle regole, alcune volte riuscendovi, altre meno.
Ciò
detto, e limitandosi a quanto riguarda la tifoseria della Roma, nella pagine
successive si tirano fuori un paio di frasi estrapolate, a detta dell’autore,
dal “muro” degli ultras della Roma, quando invece sono tratte dalla sezione
“Scritte” del mio sito, sezione che, contrariamente
a quanto ritiene l’ANSA e qualche altro sito web, è viva e vegeta:
evidentemente l’autore non è in grado di distinguere una pagina
web statica da un muro accessibile a tutti, se è vero
che nelle note bibliografiche indica poi il corretto indirizzo da cui ha
estrapolato quelle frasi che altro non sono che scritte sui muri (quelli
veri, fatti di mattoni e calce) vergate negli anni ’80, tra le quali si
rinviene anche un simpatico "Ma quale Berlinguer, ma quale Ingrao, Falcao
Falcao è il nostro Mao).
D'altra
parte, poiché vedere non equivale a capire, è facile intuire
come l’autore sia incorso in un terribile equivoco, in quanto le frasi
che ha visto hanno come sfondo un jpg fatto di mattoni (cfr. www.asromaultras.it/scritte.html).
*
Che
dire in conclusione?
L’aver
analizzato queste poche pagine mi ha fatto passare la voglia di leggere
ciò che le precedeva e le seguiva, avendo immaginato che l’approccio
metodologico potesse essere il medesimo anche per gli altri argomenti.
La
massima solidarietà agli studenti bocciati.
Vedere
non è capire.
POST
SCRIPTUM: Il Prof. Roversi è deceduto il 15 giugno 2007. Di questo
mi spiace, perché, almeno per ciò che mi riguarda, non ha
avuto la possibilità di correggersi e, soprattutto, di terminare
la carriera con un libro decente. |