Questione
di passione
Come in tutte le
cose, l’inizio è importante. La base, le fondamenta: tutto deve
essere solido per permettere di costruire. O altrimenti, presto o tardi
che sia, il tutto crolla. Basta una lieve e paradossale brezza, che ti
sfiora, che fa venire i brividi. Ed è tutto da rifare. Quella passione
travolgente mi avrebbe portata lontano. Eppure vicina alla felicità.
La mia vita era cominciata. Da subito nacquero tanti problemi. Chi non
è stato travolto dal flusso perpetuo e penetrante, chi non si è
sentito invaso, studiato, coinvolto da sentimenti provati sostenendo una
squadra, dei colori, innalzando uno stendardo, sventolando una bandiera,
tirando fuori la voce, stirando al massimo le corde vocali, battendo talmente
le mani da farle divenire rosse, chi non traduce il suo istinto in realtà,
non può comprendere. Non saprà mai fare chiarezza su dubbi
tanto inutili, ma razionali e vitali. Mio padre. Egli mi procurava i biglietti,
è vero, ma provava sempre a limitarmi. Una ragazza dalle buone maniere,
una signorina di una certa estrazione non è possibile che frequenti
lo stadio, per giunta la Curva. Chissà che gente. Chissà
cosa succede. E poi la violenza. E poi il pericolo imprevisto, il pericolo
dell’imprevisto, l’imprevisto del pericolo. E poi? E poi cosa? Se essere
una ragazza significa non vivere, se essere tua figlia significa non dover
essere quella che sono, allora preferisco non averti. La mia conclusione
arrivò tardi. Provai prima a lottare per arrivare alla mia meta,
a combattere per i miei ideali, ad inseguire il mio sogno. Sì, la
Roma. Tu, eterna. Tu, che risplendi e ti rifletti in chi crede in te. Tu,
che non sei mai incerta. Il tuo giallo ed il tuo rosso, il tuo oro ed il
tuo sangue. Conta pure su di me perché non ti abbandonerò.
Tentare di distogliere i miei da idee malsane e fuorvianti, da pregiudizi
insulsi, frivoli e scorretti, da limiti superati, ossidati, frammentari
e possenti, in onore della ricchezza interiore. Che vuoi che succeda? Che
gente sarebbe? Sono persone, proprio come me e te. C’è però
una sostanziale differenza tra noi due. Andrò fino in fondo e non
lascerò a nessuno di allontanarmi da ciò che conta così
tanto. Beffa e ironia gli si percossero contro. Come un cucciolo in gabbia.
Ha diritto anche lui a scegliere. Un cucciolo in cattività. Libertà.
Parola sacrosanta. Il cucciolo cerca di farti ragionare. Non comprendi?
Basta, non rivedrai più il tuo cucciolo. Non era solo mio padre,
ma l’intera società. E allora, nuoto controcorrente. Le mie conquiste
contavano molto: per ogni partita in casa io avevo i biglietti. I giorni
trascorrevano con la speranza sempre accesa. Arrivava la domenica e le
luci si accendevano. I riflettori illuminavano il campo così come
irradiavano i tifosi. E ancora cori. Ancora Curva. Ancora Roma. Perché
dovevo aspettare due settimane per quel turbinìo di emozioni? Decisi
che era tempo di una trasferta. Cosa avrei provato? Come si sarebbe sentito
il mio ego? Cosa sarebbe accaduto al mio interno? Sicuramente qualcosa
di eccezionale. Qualcosa di irripetibile. Esatto. La trasferta mi aspettava. |