In questa pagina seguiremo asetticamente gli sviluppi giudiziari di ciò che è accaduto prima, durante e dopo Lazio/Roma del 21.03.2004. Alla fine di tutto tireremo le somme. |
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L’inchiesta della magistratura romana sul derby. Confermati altri sette ordini di custodia. Pesantissimo il bilancio: 180 feriti In manette i tre “portavoce” degli ultrà Violenza privata e invasione del campo: arrestati sulla base delle riprese tv di PAOLA VUOLO a fin di bene. Ci siamo fatti portavoce autonomamente di quello che era l’umore strano della curva». Dicono questo Stefano S., 31 anni, R. M. M., di 27 e S. C., 29 anni, i tifosi romanisti arrestati per intimidazione ai giocatori. Gli agenti della Digos che indagano sugli incidenti all’Olimpico, hanno esaminato anche i filmati del derby Roma-Lazio girati domenica scorsa dalle televisioni: in alcune immagini si vede chiaramente che i tre dicono a Francesco Totti di avere saputo in curva, che un bambino era stato travolto e ucciso da un'auto della polizia. Una falsa notizia che però hanno comunicato ai giocatori in campo. «Fidati, c'ha chiamato la mamma del ragazzino», avrebbero detto al capitano giallorosso. E quando gli investigatori hanno contestato ai tre, che hanno dato la notizia ai calciatori pur sapendola falsa, gli ultrà hanno ripetuto che la loro iniziativa era «a fin di bene, perché in curva c’era una strana atmosfera». Una contraddizione che, insieme ad altri elementi ha fatto scattare i fermi di gli arresti: i romanisti non dicono nulla su chi ha messo in giro la storia del bambino morto. Francesco Totti agli inquirenti che lo hanno ascoltato in questura, dopo la sospensione del derby Lazio-Roma, ha raccontato di non avere ricevuto minacce da parte dei tifosi, che con le lacrime agli occhi, gli hanno parlato di un bambino morto, chiedevano di non giocare la partita e soprattutto di aprire i cancelli per consentire alla gente in curva di abbandonare lo stadio. A quel punto, ha spiegato il capitano della Roma, non c'erano più le condizioni per giocare, che fosse vera o meno la notizia del decesso. Anche Mihailovic e l’arbitro Rosetti sono stati convocati in questura. S., M. e C. sono accusati anche di violenza privata. Gli investigatori ipotizzano che possano avere intimidito i giocatori con le comunicazioni fornite loro a bordo campo. I tre dovranno rispondere anche per avere violato la legge per la sicurezza negli stadi. Un reato che la polizia ha contestato loro per avere scavalcato le recinzioni del campo, arrivando ai margini del terreno di gioco. Oggi, il pm Elisabetta Ceniccola, chiederà la convalida del fermo dei tre. Il magistrato farà un punto della situazione con il procuratore reggente, Ettore Torri, per decidere se rivolgersi al gip per la convalida dell' arresto (circostanza che implicherebbe il prosieguo dell' indagine nei confronti dei tre romanisti con il rito ordinario) o far giudicare gli indagati con il rito direttissimo. Saranno giudicati con il rito direttissimo gli altri quindici tifosi arrestati domenica sera per i disordini scoppiati prima della partita e dopo la sospensione della gara. Altri 25 tifosi sono stati denunciati per reati che vanno dall’oltraggio a pubblico ufficiale, al danneggiamento. Gli uomini della Digos, guidati dal capo Franco Gabrielli, stanno esaminando tutti i filmati registrati dalle telecamere dentro e fuori allo stadio per identificare gli altri responsabili: durante i disordini sono stati bruciati 4 gabbiotti dei vigilanti dell’Olimpico, due macchine, e il chiosco-bar: la prima stima dei danni all’Olimpico fatta dal Coni, ammonta a 200 mila euro. Sono 180 i feriti, 153 solo tra le forze dell’ordine, e 4 carabinieri, poliziotti e finanzieri hanno una prognosi di 20 giorni. «Una normale partita di «cartello», con i normali scontri e le normali scaramucce tra tifosi e forze dell'ordine: Non c'era alcun motivo di sospendere la partita, almeno dal punto di vista dell' ordine pubblico». Dicono il prefetto e il questore di Roma, Achille Serra e Nicola Cavaliere, e sottolineano poi come ci siano stati «strani movimenti» sulle curve da parte della tifoseria organizzata. Il prefetto Serra, sull’ipotesi che i giocatori non abbiano giocato perché minacciati dai tifosi dice: «non ne posso parlare, c'è una inchiesta in corso». Era tutto organizzato? Il questore parla di «movimenti strani sulle gradinate, tifosi che salivano e che scendevano come se stessero organizzando qualcosa». E parla anche di, «tragedia sfiorata, evitata grazie alla professionalità delle forze dell' ordine, che hanno reagito in modo equilibrato e sereno». Il prefetto dice, «quanto è accaduto durante Lazio-Roma e dopo la sospensione della gara può costituire un precedente grave e pericoloso. Il rischio per il futuro è che gruppi si organizzino e possano interrompere altre partite». |
Lasciano Regina Coeli gli ultrà che invasero l’Olimpico la notte del derby. Oggi sarà esaminata la posizione del quarto arrestato Scarcerati i tre tifosi. Ma niente stadio Il Gip non convalida il fermo. Il questore: per tre anni dovranno restare a casa ROMA - Se è vero quello che dicono i frequentatori incalliti, che ”il carcere ti toglie la vita”, allora S. C., S. S. e R. M. sono rinati ieri, alle sette di sera. Dopo aver pagato il loro conto con la Questura e, forse, con tutta la città di Roma. E’ costata tre giorni di carcere la loro bravata al derby, quel ”fidate Francè, ci ha chiamato la madre del ragazzo morto” sibilato nelle orecchie di Totti, per convincerlo che la partita non doveva continuare. Il gip Giorgio Maria Rossi, non ha convalidato l'arresto di lunedì sera; il provvedimento con le motivazioni sarà reso noto stamane, ma sembrerebbe che le accuse contro i tre ragazzi restano in piedi; solo che, secondo il gip, mancavano i presupposti per tenerli in carcere. Ci ha pensato però il Questore, Nicola Cavaliere, a rendere amarognolo il sapore della libertà: a tempo di record, nelle ore che sono intercorse tra la decisione di non confermare il fermo e l’effettiva scarcerazione, il numero uno della Questura di Roma ha emesso un provvedimento amministrativo che impedisce ai tre tifosi di andare allo stadio per tre anni, e li obbliga a certificare l’assenza dall’Olimpico con una firma in commissariati diversi. C., S. e M. sono usciti insieme, dalla porta laterale del carcere di Regina Coeli. Hanno trovato amici, parenti, fidanzate. Alcuni di questi erano in via della Lungara, davanti al carcere, fin dalla mattina: romanisti e laziali, insieme. Ognuno con il simbolo della propria squadra cucito addosso; ma uniti, in questa vicenda, dalla solidarietà per gli arrestati e dalla voglia di contrapposizione con le forze dell’ordine. Nessuno dei tre scarcerati ha voluto dire nulla; per loro hanno parlato i legali, che ieri hanno celebrato il giorno della vittoria. Lorenzo Contucci, difensore di M., commenta il divieto di andare allo stadio: «Inopportuno ed eccessivo; ricorreremo nelle sedi opportune». Per l’avvocato Cesare Placanica, difensore di S., non c’erano elementi nemmeno per arrestarli, poiché alla sospensione della partita si è arrivati su disposizione del presidente della Lega, Galliani. Mentre Rosario Tarantola, che ha difeso C., gioca la carta delle suggestioni emotive: «Il mio cliente è scosso, non era mai stato in carcere e ci si è trovato perché voleva fare del bene. Aveva visto la gente pressata sul vetro di protezione e ha capito che poteva essere pericoloso. Forse ha evitato un’altra strage di Heysel; ma adesso che è stato dipinto come un delinquente nessuno glielo riconoscerà. Divieto di andare allo stadio? Tanto stasera (ieri, ndr ) non ci sarebbe andato comunque». Intanto, stamane, tocca a S. F.. E’ ancora detenuto per gli scontri del dopo partita e sarà interrogato dal Gip. Che al termine deciderà se anche lui può tornare a casa. Magari con un provvedimento del Questore simile a quello dei suoi ex compagni di carcere. |
L’ordinanza del gip: c’è stato un accordo tra le opposte tifoserie per attaccare le forze di polizia (rimasero feriti 153 agenti). Ricercati altri due giovani «Ultrà come mafiosi», sedici in manette Blitz della Digos di Roma contro teppisti romanisti e laziali: provocarono gli incidenti all’Olimpico ROMA - Una telecamera li filma mentre lanciano oggetti, maneggiano i bastoni, picchiano con le cinte dei pantaloni, e assalgono le forze dell’ordine. In quella sera irreale del 21 marzo, segnata da scene di violenza e devastazioni, quando il derby Roma-Lazio è stato rinviato perché le tifoserie hanno minacciato di invadere il campo, gli stessi ultras, da sempre rivali, si sono alleati e hanno dichiarato guerra a un comune nemico: gli agenti delle forze dell'ordine schierati per garantire l'ordine pubblico. Negli ultimi mesi la Procura ha indagato per trovare conferma alla tesi di un accordo e ieri è scattato il blitz. Gli uomini della Digos hanno arrestato 16 ultras della curva sud e nord (altre due ordinanze devono essere eseguite). Nomi più o meno noti negli ambienti calcistici, tutti giovani che avrebbero già assunto una posizione di leadership all’interno delle tifoserie organizzate. Il gip Renato Croce, che ha firmato i provvedimenti, definisce ciò che è successo, «una violenza anomala e particolare». «L’esame degli atti - aggiunge - fa risaltare i contorni inquientanti di reati al limite della eversione in un contesto di disegni criminosi ipotizzati e realizzati da pseudo clubs di “ultras” che nelle pre e post partite si rivelano essere veri e propri sodalizi criminosi, che usando l’arma della intimidazione, possono essere assimilati ad associazioni di stampo mafioso». L’obiettivo, per l’accusa, sarebbe stato quello di mettere a “ferro e fuoco” uno stadio, i viali che lo circondano, travolgendo chiunque li ostacolasse. I filmati, girati dalla polizia, evidenziano i gruppi di ultras a volto coperto che incendiano gabbiotti dei vigili urbani e automobili, distruggono i bagni dell’Olimpico, strappano estintori e tubi dell'acqua per usarli come armi contro agenti di polizia, carabinieri e guardia di Finanza. E ancora: “Irriducibili” e “Viking” della Lazio, che “combattono” fianco a fianco con “Boys”, “Fedayn”, “Tradizione e distinzione” della Roma. Dopo ore di scontri, almeno 153 gli agenti feriti e danni all’Olimpico per 180 mila euro. «Una devastazione concordata - scrivono i pm Vittoria Bonfanti ed Elisabetta Cenniccola - La sera del 21 marzo è avvenuto un fatto straordinario, le due tifoserie, da sempre acerrime rivali e che sistematicamente attendevano l’occasione del derby per dar luogo a degli scontri l’un contro l’altra, per la prima volta nella storia calcistica della capitale, non si sono mai incrociate». A un certo punto, è come se suonasse un allarme generale. Un fatto di grande importanza - aggiunge l’accusa - «è quello che viene congiuntamente attuato nell’intervallo tra i due tempi, allorché simultaneamente le due tifoserie ritirano tutti gli striscioni, quasi come un segnale già convenuto». L'inchiesta, poi, hanno spiegato il dirigente della Digos, Lamberto Giannini e il funzionario Nicola Falvella ha mandato all'aria anche un piano che stava prendendo corpo: organizzare i gruppi ultras della capitale in una trasferta in Portogallo per gli Europei 2004. Un proposito che, per gli investigatori, è messo nero su bianco in una “fanzine”, giornalino distribuito allo stadio dalle frange più violente. Sul giornale sarebbe stato evidenziato un chiaro invito alla “sfida” degli ultras di altre nazioni, una sfida con “magliette ufficiali” che, ha accertato la Digos, sarebbe un messaggio in codice per indicare l'organizzazione di scontri. Sfumata la trasferta agli Europei, i sedici arrestati dovranno rispondere di devastazione, violenza, resistenza aggravata, incendi e porto abusivo di arnesi atti ad offendere. Police arrest 16 fans for violence (Slam sports, California, U.S.A.) ROME (AP) - Concerned about possible violence at the European championships in Portugal, police arrested 16 fans of Serie A teams Lazio and AS Roma Tuesday in pre-dawn raids after a two-month investigation into the melee which erupted outside the Olympic stadium when the Roman Derby was suspended last March. Leaflets circulated among the most violent groups of Roman fans, which were eized by police, called for transfers to Portugal "to challenge hooligans from other countries," the Italian news agency ANSA quoted police as saying. Those arrested on warrants issued by Judge Renato Croce were allegedly involved in violent clashes with riot policemen which left dozens of officers injured and the stadium badly damaged. Investigators used television tapes to identify the fans, although most of those who battled police, using batons and hurling rocks and bottles, were masked. The Lazio-Roma match was suspended three minutes into the second half following false rumours that a police van had fatally struck a boy outside the stadium. Croce said the fans belonged to well-known extremist groups labelled Fedayn, Roma Ultras and Vikings. |
Diciotto arresti per il derby di fuoco Retata all'alba per tutte le più importanti tifoserie di Roma e Lazio. Diciotto persone, tra i 19 e i 35 anni, arrestate con accuse che vanno dalla resistenza a devastazione e saccheggio per gli scontri del 21 marzo dentro e fuori l'Olimpico. Secondo gli inquirenti, «si preparavano per Lisbona» SARA MENAFRA ROMA Le telecamere della polizia scientifica e dei telegiornali li hanno pescati nel mezzo degli scontri, all'esterno dello stadio Olimpico, la notte del derby della follia. C'è quello che lancia sassi contro i carabinieri, quello che si lancia alla carica con il bastone in mano, quello che partecipa all'incendio del gabbiotto dei vigilantes nel piazzale interno della curva sud. Li hanno individuati analizzando decine di ore di filmati, quasi sempre concentrandosi sui vestiti che indossavano. E così sedici ultrà delle due squadre romane sono stati arrestati per ordine della magistratura, a due mesi e mezzo dall'incredibile Lazio-Roma del 21 marzo scorso: all'inizio del secondo tempo, la stracittadina venne sospesa da tifosi romanisti scesi in campo per spiegare a Totti e compagni che durante gli scontri un ragazzino era stato ucciso dalla polizia, che quindi non si poteva giocare perché «France', è successo davero... fìdate!». Notizia falsa e incidenti veri: fiamme sotto la curva sud, due ore di guerriglia al Foro Italico con cariche e controcariche e un bilancio da guerra civile, con 153 feriti tra le forze dell'ordine. E adesso le manette, per la seconda volta: l'arresto infatti era già toccato ai tre ultras che avevano invaso il campo, immediatamente scarcerati dal giudice che non convalidò il provvedimento della Digos. Questa volta è diverso, è una retata. Tra i diciotto destinatari dell'ordinanza del giudice Renato Croce ci sono dodici romanisti e sei laziali, i gruppi della sud e della nord sono rappresentati in misura quasi proporzionale alla consistenza, roba da manuale Cencelli del tifo più acceso. Secondo gli investigatori per la sponda giallorossa avremmo cinque ragazzi dei Boys (il gruppo più organizzato), tre Asr ultras (quello che guida i cori dal centro della curva), uno di Tradizione distinzione (il più fascista), uno degli Ultras romani (che sono in realtà di Ostia e del litorale) e due dei Fedayn (il gruppo storico del quartiere Quadraro, l'unico non schierato a destra); sul versante biancoceleste cinque apparterrebbero al gruppo egemone degli Irriducibili (anche loro notoriamente di destra) e uno sarebbe legato ai Viking, il cui striscione campeggia all'Olimpico dagli anni settanta e fu l'ultimo a trasferirsi dalla sud alla nord quando i laziali migrarono lì. Nessuno degli arrestati, secondo la Digos, ha precedenti di natura politica. Due hanno piccoli precedenti per reati comuni e tutti erano noti come ultrà dei gruppi indicati, qualcuno avrebbe assunto recentemente posizioni di leadership, ma nessuno ha mai subito il provvedimento di diffida dal frequentare gli stadi. Prevalgono i 25-30 enni, più qualche appena maggiorenne e due over 35 (laziali). Le accuse variano a seconda delle posizioni e va da sé che la validità dei riconoscimenti potrà essere valutata solo sulla base di atti che non sono ancora nella disponibilità dei difensori. I reati indicati nell'ordinanza del gip Renato Croce, sollecitata dai pm Silverio Piro, Vittoria Bonfanti e Elisabetta Cennicola - del pool che si occupa di violenza negli stadi - sono devastazione e saccheggio, incendio doloso, danneggiamenti, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni, porto d'oggetti atti a offendere e altri reati. Non c'è alcun riferimento a fattispecie associative anche se gli investigatori della Digos insistono sul fatto che i tifosi fronteggiarono le forze dell'ordine «in modo organizzato». E non solo: la polizia non ha affatto abbandonato l'idea che l'interruzione del derby fosse frutto di un «complotto» ordito insieme dalle due tifoserie, che nell'intervallo della partita tolsero entrambe gli striscioni in segno di protesta cantando «sospendete la partita», prima che i tre romanisti raggiungessero Totti in campo. Però, per il momento, grossi passi avanti questo troncone d'indagine non ne ha compiuti: resta quanto dichiarato fin dal primo momento dai capi della tifoseria laziale, che dissero di aver ricevuto per telefono dai romanisti la notizia del ragazzino ucciso. Nelle perquisizioni di ieri mattina la polizia ha rinvenuto qualche presunta arma impropria come un rompivetro (forse delle Fs), un paio di seggiolini dell'Olimpico portati via come souvenir (del giorno dell'ultimo scudetto romanista, ad esempio) e altro materiale: in questura hanno apparecchiato due bandiere delle squadre a mo' di tovaglie per mostrare tutto ai giornalisti durante la conferenza stampa del neodirigente della Digos Lamberto Giannini e del vicequestore Nicola Faldella, che da due anni è responsabile della «squadra tifoserie» di via di San Vitale. Nelle case degli arrestati c'erano anche pubblicazioni ultras, come la fanzine Vecchie maniere stampata da Asr Ultras: nell'ultimo numero c'è l'invito a seguire la nazionale di Trapattoni in Portogallo «per sfidare gli ultras degli altri paesi». Non c'è scritto altro, quindi la sfida potrebbe essere anche a livello «coreografico», ma almeno sul piano delle suggestioni l'elemento concorre a irrobustire il giudizio di pericolosità per gli arrestati. La questura di Roma il derby della follia se l'è legato al dito. Per i 153 feriti tra poliziotti, carabinieri e finanzieri, un bilancio nel quale casi gravissimi come quello del carabiniere accoltellato annegano fra decine di semplici contusioni messe lì per far numero. Ma soprattutto perché i tifosi più estremi a un certo punto sembravano padroni del campo, capaci di convincere il capitano della Roma a non giocare: la falsa notizia si è diffusa rapidissimamente e il questore Nicola Cavaliere e il prefetto Achille Serra, entrambi in tribuna, subirono l'affronto di uno stadio intero che credeva a quella voce e non alle loro smentite rilanciate dallo speaker dell'Olimpico. Le condizioni perché la notizia fosse vera, c'erano, anche se la questura tende a minimizzare: prima della gara e durante il primo tempo, fuori dalla curva sud e poi nella stessa curva romanista e sulle scale che danno accesso agli spalti, gli scontri erano stati piuttosto pesanti. E da subito le cariche all'esterno dello stadio, in risposta a gruppetti sparuti che lanciavano oggetti e bombe carta sui reparti schierati, erano state tanto violente da coinvolgere centinaia di tifosi giallorossi del tutto pacifici. |
ultras di Roma nell'ambito delle indagini sul derby del 21 marzo. Sono stati sequestrati indumenti, fumogeni, vari strumenti atti ad offendere usati durante le partite di calcio e una pistola lanciarazzi. Le perquisizioni, disposte dal sostituto procuratore Silverio Piro, riguardano tra gli altri i capi tifoseria dei gruppi ultras 'Tradizione distinzione', 'AS Roma Ultras' e 'Giovinezza'". |
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L’inchiesta Scontri per il derby: scarcerati due ultras gli scontri tra tifosi e forze dell’ordine in occasione del derby dello scorso 21 marzo, e scarcerato per altre immagini che lo scagionavano. E’ tornato in libertà DM, ultrà laziale, arrestato martedì scorso con l’accusa di avere partecipato alla guerriglia urbana dopo l’interruzione della partita. Ma non è l’unico. Il gip Renato Croce, dopo gli interrogatori di garanzia avvenuti ieri a Regina Coeli, ha disposto anche gli arresti domiciliari di GDT e ML, romanista, per il quale è stato disposto l’obbligo di firma una volta alla settimana, difesi rispettivamente dagli avvocati Lorenzo Contucci e Fabio Lattanzi. All’interrogatorio di garanzia era presente anche il pm Elisabetta Ceniccola. I tifosi scarcerati hanno respinto le accuse. L ha spiegato che si trovava allo stadio con uno zio e ha negato di avere partecipato agli scontri. M, assistito dall'avvocato Alessandro Cacciotti, ha presentato ai pm le immagini di Sky. Alle 21,30, durante gli scontri tra tifosi e forze dell'ordine, era in campo a parlare con alcuni calciatori biancocelesti. I pm invece lo avevano arrestato sulla base di altre immagini: quelle di un giovane con il volto coperto che davanti all’Olimpico partecipava agli scontri. I reati contestati dalla Procura agli indagati sono quelli di devastazione, oltraggio, minacce, lesioni e lancio di oggetti. Tutti i tifosi interrogati, ieri, tramite i loro difensori,hanno presentato istanza di scarcerazione. Toccherà al magistrato pronunciarsi nei prossimi giorni. |
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Diversi altri tifosi arrestati sono stati scarcerati dallo stesso G.i.p. che li aveva fatti arrestare su richiesta della Procura, a sua volta notiziata dalla Digos. La cosa sorprendente è che lo stesso giudice si è evidentemente reso conto che qualcosa non quadrava ed è tornato sui suoi passi. Naturalmente la notizia delle scarcerazioni non trovano posto sui mass-media. |
Continuano le scarcerazioni. Sono ormai pochi i tifosi della Roma ancora detenuti, e se lo sono ancora è solamente perché ci sono degli errori di persona e di valutazione. Entro venerdì il Tribunale della Libertà dovrebbe liberarli. Sono stati rilasciati agli avvocati difensori i video di quella serata, ed attualmente gli stessi vengono visionati fotogramma per fotogramma per effettuare le verifiche su quanto ritenuto dalla Procura. |
del Riesame e posti agli arresti domiciliari. |
I due tifosi rimasti latitanti si sono costituiti, venendo ristretti agli arresti domiciliari. Il giudice aveva infatti disposto che andassero in carcere, ma il Tribunale del Riesame ha detto che la misura era eccessiva e ha quindi disposto gli arresti domiciliari. |
Uno dei due tifosi che si è costituito è stato posto all'obbligo di firma. |
Lazio-Roma del 21 marzo avevano avvicinato i giocatori a bordo campo per chiedere lo stop. Il tribunale del riesame di Roma, infatti, ha respinto il ricorso del pm Silverio Piro che aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per S.S., S. C. e R. M. arrestati e poi scarcerati. Sono state quindi accolte le richieste dei legali dei 3 tifosi, che chiedevano la conferma del provvedimento del gip. |
Revocati gli arresti domiciliari ad un altro tifoso romanista. Dei romanisti arrestati, 4 sono all'obbligo di firma, 7 sono ancora agli aresti domiciliari. Quasi tutti i laziali (accusati di reati meno gravi) sono all'obbligo di firma. |
Revocati gli arresti domiciliari ad un altro tifoso romanista. Dei romanisti arrestati, 5 sono all'obbligo di firma, 6 sono ancora agli arresti domiciliari. |
Praticamente tutti i ragazzi sono liberi ma hanno ricevuto la diffida di tre anni con triplice obbligo di firma per Roma e Lazio. Si è ora in attesa del processo. |
La Procura della Repubblica chiede la proroga delle indagini preliminari per altri sei mesi relativamente alla posizione dei tre invasori. Si sostiene che la Procura non ha ottenuto risposta sulle indagini delegate. |
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La Procura della Repubblica di Roma chiude le indagini. Il prossimo passo sarà l'udienza preliminare avanti il g.i.p. |
Sono attualmente pendenti due procedimenti. Il primo è relativo all'invasione di campo e conseguente sospensione della partita, ancora in fase di proroga delle indagini preliminari, l'altro è relativo agli episodi di violenza avvenuti contestualmente. Per quest'ultimo, si è nella fase in cui i difensori possono finalmente vedere il fascicolo e le prove su cui si basa l'accusa. Il fascicolo è molto voluminoso (circa 3000 pagine), ma la maggior parte è carta straccia. |
Si è tenuta la prima udienza davanti al Giudice per l'udienza preliminare Dott. Marco Patarnello per quanto riguarda i tifosi coinvolti negli scontri. E' stata accolta l'istanza della difesa con quale quale si chiedeva di acquisire una informativa che agli atti mancava e che dovrebbe spiegare alcune anomalie sui filmati in atti. Per quanto riguarda gli invasori, tutto tace. Nonostante il termine per le indagini preliminari sia finito da tempo, la Procura non rinvia a giudizio. Prossima udienza: 8 marzo 2006. |
Il processo è stato rinviato al 22 maggio 2006 per ascoltare, su richiesta del giudice, un agente della Digos. Per quanto riguarda gli invasori, tutto tace. |
Il processo è stato rinviato al 7 luglio 2006 per ascoltare, su richiesta del giudice, un agente della Digos, assente per congedo. Per quanto riguarda gli invasori, tutto tace. |
Il processo è stato rinviato al 13 ottobre 2006 per la malattia di un imputato. Per quanto riguarda gli invasori, tutto tace. |
Il processo è stato rinviato al 20 novembre 2006 per l'astensione degli avvocati proclamato dall'Unione Camere Penali. Per quanto riguarda gli invasori, tutto tace. |
Ascoltato un commissario della DIGOS su alcune anomalie riscontrate in un video, l'udienza preliminare è stata rinviata per la discussione al 12.01.2007. |
Il castello ha già perso le torri. Le mura sono rimaste lì, senza sostegno, in attesa della spallata finale. All'udienza odierna - dopo 3 ore di discussione - il Gip del Tribunale di Roma ha dichiarato non doversi procedere nei confronti di tutti i tifosi romanisti per l'accusa di devastazione (pena prevista: da 8 a 15 anni di reclusione!) perché il fatto NON SUSSISTE. I tifosi della Roma - debbo dire presi un po' a caso, tanto perché si doveva per forza arrestare qualcuno dopo quanto accaduto - sono stati rinviati a giudizio per l'assai meno grave reato di resistenza a pubblico ufficiale (accusa tutta da provare ovviamente) all'udienza del 29 maggio 2007. Un tifoso, che ha optato per il giudizio abbreviato, è stato assolto. Tutto tace, invece, per i tre invasori, il cui processo giace dimenticato in un cassetto mentre stanno scontando la diffida. Ah. Anche il tifoso assolto ha scontato 3 anni di daspo con tre firme per ogni partita disputata dalla Roma e, chissà perché, anche dalla Lazio. Non sarà Tagliente ad aggiornare i dati raccolti dall'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive, dirigendo il quale si fa carriera: è infatti diventato Questore di Firenze. |
Per alcuni vizi di notifica il processo è stato rinviato al 18 settembre 2007 |
Il processo è stato rinviato al 10 marzo 2008 perché il Presidente del Tribunale era incompatibile a giudicare, visto che aveva convalidato l'obbligo di firma dei DASPO di acluni imputati. |
Il Tribunale ha ammesso le prove rinviando l'udienza al 31.10.2008 |
Nel processo "parallelo" per gli invasori del terreno di gioco, il giudice ha dichiarato il non doversi procedere per l'intervenuta prescrizione dell'unico reato rimasto. |
primavera 2013: 11 assolti e 4 condannati a 1 anno e 6 mesi, in primo grado, pena sospesa. Come volevasi dimostrare, trattavasi di buffonata. |