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Intervista a France Football 2007/08 |
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Sul suo ruolo in campo..
Non sempre riesco a dare il meglio di me
stesso, però è normale che l'importante
è metterci la testa giusta, perché una volta
che scendi in campo per dare il
massimo penso che sia la cosa più bella.
Con la maturazione sia in campo che fuori,
riesci a esprimerti nel migliore
dei modi. Poi è normale che il campo è sempre
quello che conta e io cerco di
fare il più possibile per la squadra, oltre
che per me stesso.
Il primo gol in Serie A?
Il primo gol in Serie A è stato la prima
giornata di campionato contro il
Foggia, all'Olimpico.
Era l'anno di Mazzone, ho giocato al posto di
Balbo, inaspettatamente. E'
stata una giornata indimenticabile, perché il
mio primo gol in Serie A era
da tanto tempo che lo sognavo.
E' stato molto veloce, c'è stata una rimessa
laterale di Thern, ha scambiato
con Giannini, poi ha lanciato in area Fonseca
che poi di testa me l'ha
appoggiata dietro e io sono arrivato di corsa
e ho calciato di sinistro
rasoterra sul primo palo.
Ti ricordi l'esultanza dopo il primo gol?
L'esultanza sì, sotto la Nord, però
sinceramente non sapevo cosa fare,
perché uno vorrebbe far tantissime cose ma
alla fine non ho fatto più
niente.
Facevo le prove generali a casa con mio
fratello e poi realmente, quando è
successo il fatto, non l'ho messo in pratica.
Il gol da leader.
Quello che mi ricordo da leader è stato quello
con la Sampdoria, in casa,
sono partito da tre quarti campo, mi marcavano
3-4 giocatori in velocità e
sono arrivato davanti ad Antonioli e ho
fatto un mezzo cucchiaio. E lì è
come se avessi preso la squadra sulle spalle,
questo è il primo pensiero che
mi viene in mente.
Il gol più bello.
Il gol più bello è difficile sceglierlo, non
voglio essere presuntuoso, però
scelgo quello di Milano, Inter-Roma, il
cucchiaio.
Cosa si prova a fare gol col cucchiaio?
Quando ci riesci sei contento, perché hai
realizzato una cosa a cui hai
pensato un attimo prima, a cui altri non hanno
pensato, perciò è come se tu
fossi un po' più intelligente degli altri, più
furbo.
L'istintività ti porta a questo, a fare cose
che nessuno si aspetta e che tu
in un secondo pensi e poi le dimostri.
Il gol che ti ricordi di più con la
maglia della Nazionale?
Penso che il rigore contro l'Australia, ai
Mondiali di Germania, è il gol
che mi ricordo di più della Nazionale.
Sulla Nazionale.
Il 19 febbraio, prima dell'inizio
dell'operazione dei Mondiali, penso che ho
dimostrato di tenere alla Nazionale, perché
altrimenti non avrei recuperato
come ho fatto in due mesi e mezzo, me ne sarei
stato tranquillo e beato a
casa con la mia famiglia e recuperavo
tranquillamente. Invece ho forzato i
tempi, ho cercato di mettermi a disposizione
del mister perché ci teneva
anche lui, mi hanno fatto coraggio anche i
compagni della Nazionale, è un
bellissimo gruppo, è stato un bellissimo
gruppo perciò non potevo mancare a
questo appuntamento così importante.
Sul gol di quest'anno contro la
Sampdoria.
La posizione era abbastanza angolata e quando
ho calciato al volo di
sinistro, di esterno sinistro la palla poteva
passare solo in quell'angolino
tra il palo e Berti, perciò credo sia stato un
gol da matto, oltre che
bello, da matto. In quel momento è normale che
cerchi di indirizzarla lì
dove hai pensato prima, però non sempre ti
riesce anche perché ci vuole
anche fortuna per fare una pazzia, perché il
90% delle possibilità è di fare
una figuraccia e il 10% è di fare un gol che
rimane nella storia.
I tuoi possono essere definiti gol da
attaccante?
I gol da attaccante sono altri gol, di rapina,
dentro l'area di rigore,
quelli penso che siano i gol di un attaccante
vero, puro. I miei gol sono
differenti, perché io non sono un attaccante
puro, sono più un trequartista,
sono un giocatore che manda in gol i compagni
però giocando con questo
modulo del mister ho più possibilità sia di
far fare gol, sia di fare gol da
attaccante vero, ho le due possibilità a
disposizione e mi ci trovo bene.
Sui 200 gol con la maglia della Roma.
Quando arrivi a una certa cifra durante la
carriera penso che parlino i
numeri, e questa è una cosa che gratifica non
solo il giocatore ma anche la
persona, perciò per le cattiverie e le dicerie
che esternano a me stesso,
faccio parlare il campo.
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Che stagione si aspetta Totti?
“Spero una stagione bella ed impegnativa fino
in fondo. Centrare alzare qualche trofeo e poi con gli
acquisti fatti possiamo creare problemi alle altre
squadre. Aspetto altri colpi anche se cos’ il gruppo è
competitivo".
Le parole di Cannavaro
“Ho un altro pensiero a differenza di lui. Se
ho un problema alzo il telefono e chiamo direttamente la
persona chiamata in causa non parlo con i giornali”.
Un quotidiano oggi ha titolato “Addio azzurro
crudele”. Ti ritrovi in queste parole?
“Non sento quel titolo io sono giallorosso. Il
bilancio parla chiaro un mondiale vinto, un secondo
posto europeo e un campionato Under 21. Nessuno mi ha
trattato male, sono sempre stato a casa mia, sono
riuscito anche a mantenere contatti fuori dal campo con
alcuni miei compagni. Lasciare la Nazionale fa male più
a me che a loro”.
Ci sono sempre polemiche sulle tue decisioni….
“Perché Totti è romano è quello il problema
principale perché se fossi stato del nord non ci
sarebbero state con altri giocatori. Chi mi ha criticato
è stato il primo a dire che io non sono stato un
giocatore decisivo e mai lo sarò. E’ inutile parlare di
un giocatore che non vogliono. E’ controsenso”.
Nuovi acquisti c’è uno in particolare che ti
ha colpito?
“Ancora è presto dare giudizi sicuramente sono
giocatori importanti che possono fare la differenza,
sono contento di quello fatto dalla società. Sono stati
tutti acquisti mirati e giusti".
Se ci fosse stato ancora Lippi la tua decisone
sarebbe stata diversa?
"Con Donadoni ci siamo sentiti 3-4 volte per
telefono e c’è stato sempre un rapporto di stima e di
affetto. Con Lippi c’era un altro tipo di rapporto, dopo
che mi sono fatto male è venuto a Villa Stuart a dirmi
che dovevo recuperare e chi mi avrebbe voluto al
mondiale. Quando hai la fiducia di un allenatore così
riesci a dare sempre il massimo”.
Le parole di Platini
“Quando ha smesso Zidane, Platini ha detto
qualcosa? Anche lui ha dato l’addio alla Nazionale
allora era da squalificare?”.
Chivu
“Con Cristian ho due tipi di rapporti un o
calcistico e l’altro umano. Rispetto la sua decisione io
posso solo dargli un consiglio ma la decisione finale
spetta a lui. Cristian è una persona straordinaria molto
buono, generoso. Quello che vuole fare lui è legge. Con
Chivu potrebbe essere una Roma da scudetto e se dovesse
andare via sarebbe una grande perdita è un giocatore che
farebbe molto bene a questa squadra”.
A parte Gigi Riva, ti sei sentito poco
coccolato dalla Federazione?
“Con Riva ho un rapporto particolare perché mi
ci sento spesso, non solo con me ma con tutto il gruppo
anche perché è un ex giocatore. Donadoni non posso
giudicarlo come persona perché non lo consco
particolarmente".
Ad un tifoso che sta pensando di fare
l’abbonamento cosa ti senti di dirgli?
"Penso che un tifoso della Roma deve fare
l’abbonamento sempre e cmq e poi vedere lo stadio
giallorosso è bello".
Con chi hai parlato della tua decisione?
“Ho parlato prima con Gigi Riva al Forte
Village, poi con Giancarlo Abete (presidente della Figc
ndr) e poi tre giorni fa con Mister Donadoni”.
Ti senti sollevato ora che questa storia non è
più poco chiara?
“Spero si possa mettere un punto perché ne
parlavano anche quando non c’entravo”.
Romanità il fatto che sei romano la senti
ancora molto questa cosa. Ti dispiace, ti amareggia?
“Primo: sono fiero di essere romano, mi
dispiace perché in Italia ci sono tante città, e tutti
dovrebbero essere trattati nello stesso modo. Dopo di me
si attaccheranno a De Rossi poi ad Aquilani il romano è
etichettato e spero che con il tempo questa situazione
possa cambiare”.
Quando hai deciso di lasciare la Nazionale?
“Un mese un mese e mezzo fa è stata una
decisione difficile, Ilary non voleva che smettessi,
però alla fine è staat una mia decisione sofferta”.
Che telefonata è stata con Donadoni ha cercato
di farti tornare sui tuoi passi?
“No perché gli ho spiegato la situazione e ha
capito”.
La partita più bella giocata in Nazionale?
“La partita più bella e indimenticabile è la
finale a Berlino”.
Un incontro personale con Donadoni ti avrebbe
fatto cambiare idea?
No perché io mi sono preso un anno di pausa
per riflettere, non sarebbe cambiato niente.
Cosa ti avrebbe fatto cambiare idea?
“Ho contato che 50-60 partite per me sono
difficile da sostenere, dal lunedì al venerdì stavo sul
lettino questo nessuno lo sa”. .
Le critiche secondo te erano più per il fatto
di essere romano o perché sei Francesco Totti un
campione?
“Mi sembra che quando ero in Nazionale mi
criticavano, che stavo sulla sedia a rotelle, che ero
zoppo, che non potevo far parte dei Mondiali per questo
dico perché sono romano. Ho recuperato in due mesi e
mezzo e mi sono messo a disposizione del Mister e poi
dicono che non sono attaccato alla maglia azzurra, non
mi sembra. Rimarrà sempre nella storia perché i grandi
giocatori sono sempre criticati
Cosa ti mancherà?
“L’inno è una cosa bellissima quando vai a
giocare nel mondo e porti la maglia dell’Italia pensi di
onorarla nel mondo e poi mi mancheranno anche alcuni
compagni”.
Ti sarebbe piaciuto fare una partita d’addio?
“La farò solo con la Roma, con la Nazionale mi
sembra eccessiva”.
Tornando indietro l’addio alla Nazionale lo
daresti alla finale di Berlino?
“A un anno di distanza è uguale ho voluto
riflettere, ho preso questa decisone per me troppo
importante. Giocando a certi livelli qualcosa devo
abbandonare”.
Dopo calciopoli cosa è cambiato in un anno?
“Per tutte le cose che sono successe è poco ma
se hanno preso questa decisione era giusto così. Noi
calciatori non possiamo prendere decisioni anche perché
non ci ascoltano”.
Come te lo sei spiegato questo pregiudizio?
“Non riesco a dare una spiegazione logica
anche perché siamo come gli altri forse sarà invidia. Io
l’ho pagata sempre fortunatamente queste cose mi
scivolano addosso anche se alcune fanno male”.
Quando vedrai giocare la Nazionale?
“Sicuramente tiferò la Nazionale anche perché
l’ho sempre tifata e poi ho anche amici di campo e
fuori”.
E’ vero che Totti in nazionale non è mai stato
decisivo?
Se non sono mai stato decisivo è inutile
parlare di un giocatore che non è stato decisivo…
Dal Presidente Federale ti saresti aspettato
qualcosa in più?
“Adesso parlerà anche lui. Spero mi difenderà
Non sono deluso dalla Federcalcio mi hanno sempre
trattato bene e rispettato poi è normale che alcune
volte ci possono essere delle incomprensioni a volte
sbagliare è lecito.
Cosa ti ha detto Spalletti di questa tua
decisione?
“Non ho mai parlato con Spalletti della
Nazionale”.
È vero che aveva chiesto di giocare solo le
partite più importanti?
“Non ho mai chiesto niente. E mi ha dato
fastidio che alcuni miei compagni hanno detto questo
quando io non ho mai detto di voler lavorare part-time”.