1) I lealisti
Sono i tifosi
che hanno dedicato la loro vita al club. Per loro la squadra non
sbaglia mai. Il loro motto è “La nostra squadra non perde mai, ha
solo colpi di sfortuna”. Una sconfitta è sempre imputabile all’ingiustizia
dell’arbitro, al comportamento brutale della squadra avversaria, o a qualche
contingente disavventura. Si infuriano con chiunque suggerisca che la squadra
non ha giocato bene.
La loro parzialità
è totale e assoluta.
2) Gli esperti
Sono coloro che
sulla squadra sanno più dell’allenatore e che gli darebbero volentieri
delle lezioni, se lui fosse disposto ad ascoltare. Analizzano ogni movimento
e sono ipercritici circa la selezione, l’acquisto e la vendita dei giocatori
e la scelta della formazione. Dai loro sedili nelle tribune tengono esaurientemente
informati i vicini della complessità di ogni minimo incidente e
a volte si lasciano talmente assorbire dai loro stessi commenti da perdere
un goal importante. Sono abili a scusarsi se sbagliano pronostici e in
seguito si fanno molto saggi.
3) I buffoni
Sono i tifosi
che hanno messo insieme un repertorio di commenti caustici e divertenti
che gridano forte a ogni pausa del gioco. Le loro osservazioni sono quasi
sempre insulti. Se l’arbitro non vede un fallo il buffone grida: “Non
gli hanno permesso di portarsi il cane e il bastone bianco in campo”.
Se un giocatore avversario è a terra con una gamba ferita, urla:
“Ai cavalli si spara, ma tu sei salvo perché sei un asino”. Se l’arbitro
concede un rigore agli avversari, strilla: “Quando ti hanno circonciso
hanno gettato via la parte sbagliata”.
I motti sono
inglesi ma in Italia, come del resto in Inghilterra, se ne possono ascoltare
di peggiori.
4) Gli arrabbiati
Come i buffoni,
sono degli urlatori, ma le loro osservazioni sono dettate dalla rabbia,
non dall’umorismo. Generalmente si limitano a insulti semplici come: “siete
una massa di rifiuti”, o “Siete un branco di finocchi”. Questi
insulti sono rivolti alla loro squadra quando la partita va male, con grande
disappunto dei lealisti che a volte intimano agli arrabbiati di tacere.
Quando le cose vanno bene gli arrabbiati stanno zitti e solo raramente
gridano e applaudono nei momenti di trionfo. Paiono assistere alle partite
unicamente per sfogare il loro malumore. Quando indirizzano la loro rabbia
contro gli avversari la formula più comune è “Animali,
tornate allo zoo”.
Per gli arrabbiati
la partita è una terapia speciale, la terapia della rabbia. E questo
non è solo un comportamento inglese.
Tutto il mondo
è paese, anche l’Italia, ovviamente.
5) I martiri
Il martire non
grida mai. Si lamenta a bassa voce e scuote tristemente il capo. Sapeva
che le cose sarebbero andate male anche prima che la partita iniziasse,
e soffre per tutta la durata del gioco. Si crogiola talmente nel suo martirio
che, quando le cose vanno bene, arriva al punto di brontolare contro un
particolare giocatore che non fa del suo meglio o di predire lugubremente
che “non durerà”. Teme le sconfitte e ancor più la retrocessione.
Dice di non riuscire a capire perché va alle partite che gli causano
tanta sofferenza; ma continua ad andarci.
6) Gli eccentrici
Ogni club ha
i suoi personaggi strani che regolarmente si presentano allo stadio con
abiti esotici o cibi speciali, o che fanno uscite pittoresche prima della
finale del gioco, borbottando tra sé. Vivono in un mondo tutto loro,
ma sembrano avere bisogno della folla per mettere in evidenza. la propria
differenza dal gregge. Nessuno sa capire i loro veri sentimenti verso il
gioco, restano una razza a sé.
7) Gli outsider
Quasi tutti gli
occupanti delle tribune sono veterani e sanno il fatto loro ma, occasionalmente,
qualche outsider riesce ad intrufolarsi e subito si distingue per la sua
mancanza di comprensione dei rituali tribali. Gli outsider possono essere
stranieri o turisti in visita alla città e spiccano per i loro abiti
e per le loro reazioni agli avvenimenti in campo. Se si eccitano al punto
di gridare, i loro commenti suonano falsi e i veterani si cambiano occhiate
d’intesa. |
1) I pesciolini
La massa dei
giovani tifosi è costituita dai fans,
quell’esercito di fanatici vistosamente vestiti, che cantano, battono le
mani e si ammassano sulle gradinate, ma attorno a loro ci sono altri giovani
tifosi non del tutto assorbiti nelle loro fila.
I più
giovani sono i pesciolini, ragazzi acerbi che hanno appena raggiunto l’età
per poter andare da soli alla partita. Si dispongono ai margini dei fans,
ammassati, spesso schiacciati negli angoli, appoggiati ai muretti divisori
o con le facce pigiate tra le sbarre delle palizzate. Gironzolano attorno
al tunnel dei giocatori per poter vedere da vicino i loro idoli o, se hanno
fortuna, poterli addirittura toccare. Tra tutti i giovani tifosi sono i
più mobili, spesso scorrazzano da un punto all’altro dello stadio
per avere una buona visuale e si ammassano all’ingresso dei calciatori
con l’album degli autografi a portata di mano nella speranza di ottenere
un autografo da portarsi a casa in trionfo e da mostrare agli amici.
Sono i futuri
fans.
2) I novizi
Un gradino appena
sopra i pesciolini, nella gerarchia dei giovani tifosi, sono i novizi.
Poco più grandi dei pesciolini, si radunano immediatamente attorno
ai fans, ma sono ancora troppo giovani per entrare nei loro ranghi. Tuttavia
stanno vicini, e non si spostano più qua e là, ma osservano
i gesti dei fans e imparano i loro canti tribali e i ritmi che battono
con le mani. In ogni stadio tendono a concentrarsi in una sezione particolare
delle gradinate, di solito a lato dei fans.
3) I fans
I veri fans si
possono identificare in parecchi modi. Hanno addosso qualche capo di vestiario
coi colori della squadra. Si radunano fuori dallo stadio molto prima che
inizi la partita, e occupano sempre la medesima posizione, tutti riuniti
in una particolare sezione delle gradinate. Questo è il loro territorio
sacro e guai all’estraneo che si permetta di entrarvi.
In molti stadi
il loro posto è nella tribuna, dietro una delle porte, che per tradizione
è ormai conosciuta con il nome di “curva di casa”.
I poliziotti
hanno cura di tenere lontani da quella sezione i fans della squadra in
trasferta perché, se fossero individuati i colori diversi, potrebbero
scoppiare risse e gli invasori verrebbero costretti con la forza a spostarsi
in un’altra zona. La curva di casa ha spesso un altro soprannome: uno dei
più famosi è il Liverpool Kop.
Far parte del gruppo di fans che si radunano in queste aree è un
privilegio tribale che richiede l’osservanza di determinate usanze e regole.
I fans devono cantare gli inni rituali, gridare insulti agli avversari
e lodare gli eroi tribali. Durante la stagione possono essere cantati più
di duecento inni differenti e i fans devono avere le parole sempre in mente.
Anche il battere ritmico delle mani e altri gesti fanno parte del repertorio
dei fans.
Come i giocatori
in campo, sono un elemento essenziale del rito principale della tribù.
E’ molto più facile segnare in casa che fuori casa: l’appassionata
atmosfera di tifo fanatico creata dai fans è il fattore principale
che determina questa differenza. Con alle spalle un esercito di fans che
gridano incitamenti e battono le mani e sventolano i colori della squadra,
i giocatori si sentono più stimolati e sicuri di sé. Sentono
di non poter “tradire i fans”. Sapendo questo, i fans più fedeli
noleggiano pullman speciali per spostarsi in trasferta con la squadra,
o compiono lunghi viaggi in treno, per cercare di creare un’atmosfera più
favorevole ai loro giocatori che si trovano a combattere tanto lontani
da casa. E’ raro che questi fans viaggiatori superino numericamente quelli
di casa di un’altra squadra, ma alcune squadre hanno tifosi tanto appassionati
che riescono a sentirsi “a casa” ovunque si trovino. Questi fans invasori
spesso devono essere protetti dalla polizia e scorati a gruppi dal parcheggio
del pullman o dalla stazione, per impedire che scoppino risse fuori dallo
stadio. Una volta dentro lo stadio devono essere raggruppati nelle aree
destinate ai visitatori, dalla parte opposta alla zona di casa, in modo
che i due gruppi rivali siano il più possibile lontani.
I fans che viaggiano
regolarmente al seguito della squadra sono i membri più rispettati
del gruppo.
4) I leader
All’interno del
gruppo generico dei fans esistono parecchie categorie speciali. Sebbene
all’esercito dei fans non sia imposta alcuna forma di organizzazione esterna,
sussiste un’organizzazione interna. Vi sono alcuni individui che assumono
automaticamente il ruolo di leader. Alcuni sono leader
aggressivi che prendono il comando quando
scoppia la violenza. Altri sono leader canori,
che inventano nuovi inni e strofe e conducono il canto proponendo nuovi
ritmi o iniziando a battere le mani. Altri ancora sono gli organizzatori
dei viaggi, che si occupano del noleggio dei pullman, dei luoghi di incontro
e di altri dettagli organizzativi.
5) I teppisti
Tra i fans ve
ne sono molti sempre pronti a difendere l’onore della quadra contro i rivali.
Per lo più questa difesa si limita a minacce rituali e si ferma
prima di degenerare in atti di violenza. I teppisti possono anche gridare
insulti e accennare una corsa verso i tifosi avversari che hanno invaso
il loro territorio, ma raramente vengono alle mani. Essendo particolarmente
appariscenti nella loro ostentazione di aggressività paiono sempre
più pericolosi di quanto in effetti non siano.
6) I duri
C’è una
particolare categoria di fans un po’ più vecchi che si distinguono
dagli altri perché non indossano i colori del club. Portano semplici
blue-jeans e T-shirts perché si ritengono superiori a simili esibizioni,
grazie alla loro reputazione ormai confermata.
Tendono a raggrupparsi
insieme e sono quelli che più facilmente trascendono dando l’avvio
a vere e proprie risse.
Sono i duri delle
gradinate e i più temuti dai fans avversari. Ma studiano con cura
le loro strategie e non sono affatto caotici.
I normali fans
li considerano membri importanti del loro gruppo.
7) Gli svitati
Ogni club ha
qualche gruppo di personaggi strani. Sono chiamati in vari modi, come Headbashers
o Nutters (svitati). Non piacciono agli altri fans perché in caso
di guai perdono il controllo e commettono veri e propri atti di violenza
fisica. A volte sono armati e costringono i poliziotti a perquisire gli
spettatori all’ingresso prima di incontri molto importanti come i derby.
Inoltre costringono la polizia ad intervenire in massa, cosa che infastidisce
enormemente i fans perché la colpa ricade anche su di loro. L’opinione
pubblica tende infatti ad associare le peggiori azioni degli svitati ai
fans in generale, che così vengono definiti “selvaggi e delinquenti”
tutto per colpa di una minoranza. |
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8) I bevitori
Una categoria
di fans leggermente più anziani è solita bere parecchio prima
della partita, come gesto rappresentativo.
Costoro si radunano
nei bar prima del calcio d’inizio e arrivano sulle gradinate in stato più
o meno di ubriachezza.
Anche questo
irrita i fans, perché i loro gesti scoordinati tendono ad interrompere
i ritmi delle canzoni o delle battute di mani, ma altri li considerano
uno spettacolo divertente.
9) I vigliacchi
Attorno alle
frange del corpo principale dei fans si muovono degli pseudo-fans che fingono
di appartenere al gruppo e tentano di partecipare alle iniziative comuni,
ma che sono troppo stupidi o troppo vigliacchi per essere classificati
membri del gruppo.
Questi inutili
leccapiedi sono spesso usati dagli altri come capri espiatori.
10) I tifosi “per
bene”
Infine ci sono
molti giovani tifosi che non rientrano nella massa di fans fanatici e che
vanno alla partita solo per assistere al gioco. Gridano e applaudono, ma
non partecipano ai canti rituali e a tutte le manifestazioni dei veri fans.
Sono sostenitori fedelissimi della loro squadra, ma preferiscono distinguersi
come individui piuttosto che entrare a far parte dell’esercito dei fans. |