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Se volete avere notizie su locali, concerti e musica a Roma |
" AL DI FUORI DI ROMA NON C'E' NULLA DI BELLO NEL MONDO" Johann Joachim Winckelmann, 1756 (archeologo e filologo, nonché massimo teorico mondiale del'estetica neoclassica) "Non per guadagnar ma per amor del gioco" |
Radio Città Aperta 88.90 FM tutte le maledette domeniche dalle 19 alle 21 |
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nella stagione di Serie A 2007/08... teniamo il conto!
DOVE SEGNALARE I SOPRUSI http://blog.striscialanotizia.fabbricadigitale.it/ |
A volte anche verso le 15.00. Il sabato non ci sono regole. Dopo le partite, le foto vengono inserite dopo circa due ore, salvo imprevisti. "Non sempre i ribelli possono cambiare il mondo. Ma mai il mondo potrà cambiare i ribelli" (Alain de Benoist) |
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Carissimi,
vi giuro che è stato per me una emozione fortissima cercare su internet
"as roma amichevele 1956 Venezuela" e vedere apparire da un passato che
non mai dimenticato, le foto, i risultati di quella orribile tournè.
Io come tanti altri ero emigrato nel 1948 a seguito dei mie genitori in Venezuela, ma col trascorrere degli anni non ci si era mai affievolito il ricordo del nostro paese e dei dei nostri cari rimasti. A Caracas eravamo una grande comunità di italiani, provenienti da tutte le regioni e ci si aggruppava per città o paese di provenienza o di vicinanza linguistica. Noi facevamo parte del gruppo sudista, da Roma a Napoli, essendo noi originari di S. Felice Circeo. Improvvisamente nella mia vita di bambino (avevo 8 anni) ascoltai una cosa strana "Domani si va allo stadio! Si va a vedere la Roma!" Stadio, era per me una parola sconosciuta, in Venezuela non si giocava a calcio se non tristi partite tra emigrati su stenti campetti, per me esisteva il base-ball o la pallacanestro orecchiati alla radio. Ma Roma non è una città? I cugini più grandi cercarono di spiegarmi ma non è che capi molto. Venne la sera promessa, era l'ultima partita, non ricordavo nulla fino a che non ho letto sul sito tutto. Porto - Roma. Noi avevamo molti vicini portoghesi con i quali si conviveva in tranquillità e quella sera vennero anche loro. Mi ricordo la luce abbagliante, la mano di mio padre che mi stringeva per non perdermi, la folla mai vista, le grida; ero confuso ed un poco intimorito. Vedevo un prato, delle righe bianche; mi venne dato da papà un cuscinetto di plastica da una parte giallo e dall'altra rosso. Un urlo forte uno spavento improvviso un gridare indistinto ed ecco da un lato uscire dei ragazzi vestiti con i pantaloni corti neri ed una maglia rossa con qualcosa di giallo "quella è la Roma" mi spiegò papà. Mio padre non è mai stato un gran tifoso ma quella maglia rappresentava l'Italia, la madre lontana gli amici lasciati. Non ricordo se non delle figure correre, un pallone rotolare, non ci capivo nulla. All'improvviso ci fu un urlo generale; chi gridava ridendo e chi gridava con la faccia rabbiosa. I portoghesi avevano segnato. Per me non voleva dire nulla, ma la faccia di mio padre delusa e così quella dei vari amici e parenti mi spaventarono e mi spaventò ancora di più un improvviso silenzio e poi l'esplosione d'ira dei tifosi italiani. La partita era finita e cominciarono a volare i cuscini, le grida deluse e rabbiose. Per me al di là della valenza sportiva era stata la delusione di tanta gente che viveva lontano e che attraverso una vittoria avrebbero in vissuto un momento di orgoglio. Io ero lì, non l'ho mai dimenticato. Sono tornato in Italia anni dopo, ma quella maglia colorata di rosso e di qualcosa di giallo, era rimasta sotto la mia pelle e rivenne fuori con Manfredini, Orlando, Presti, e tanti altri. Ho anche imparato a giocare al calcio e la mia maglia era sempre giallo-rossa, con il colletto aperto e la cordina per chiuderla. Vi ringrazio per avermi fatto rivivere un momento della mia infanzia, delle mie prime gioie e delusion. Forza Roma sempre! Pino Vitale |
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ALLE FAMIGLIE COLPITE DAL GRAVE LUTTO E A TUTTI GLI AMICI UNGHERESI |
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Times: “La Levi Prodi è un assalto geriatrico ai bloggers italiani” Grillo “crociato”, Prodi “arzillo sessantottenne”: in Italia governano “nonni” Paola Monti - Pubblicata il 25/10/2007 Sì, perché, se la Levi Prodi diventerà legge, chiunque voglia aprire un blog o un proprio sito internet dovrà obbligatoriamente iscriversi al ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione) e sottostare al controllo, alla burocrazia, alle sanzioni e alle tasse, perchè saranno considerate attività editoriali anche quelle esercitate senza scopo di lucro, come i blog. E’ per questo che anche uno dei quotidiani più famosi al mondo ha deciso di occuparsi dell’argomento e dall’articolo di ieri l’Italia non esce bene: “Considerando gli standard del G8, l’Italia è un Paese strano – si legge – Per farla semplice, è una nazione di legislatori ottuagenari eletti da settantenni, i pensionati. Tutti gli altri non contano”. E così il Times continua, dipingendo Prodi come un “arzillo sessantottenne” che ha battuto un Berlusconi settantunenne alle ultime elezioni, mentre a Napolitano (82 anni) ne aveva già 20 quando i tedeschi si sono arresi alla fine della seconda guerra mondiale. Secondo il Times, il governo italiano “non sembra capace di adattarsi al mondo moderno” e la spiegazione è semplice: “Anche il vostro Paese funzionerebbe in questo modo se i vostri nonni fossero in carica”, sostiene l’articolo. Questa l’introduzione che il Times ci ha riservato, passando poi ad affrontare il tema centrale: la Levi Prodi è descritta come una legge che ha come bersaglio “la vita moderna”, una legge incredibilmente generica (è proprio questo il punto: la sua genericità che porta necessariamente alla discrezionalità n.d.L.) che obbliga tutti i bloggers e gli utenti della rete a registrarsi con lo Stato: “Anche un innocuo blog della squadra del cuore o quello di un adolescente che discute dell’iniquità della vita – spiega il quotidiano – saranno soggetti alla vigilanza del governo e alla tassazione (pur non trattandosi di siti commerciali)”. “L’intento della proposta di legge, come è stato scritto quando è passata al vaglio del Consiglio dei Ministri, sarebbe quello di mettere il bavaglio ai bloggers, che ormai rappresentano un vero guaio per quelli che sono al potere”, continua l’articolo. I blogger, secondo il Times, sono guidati dal “crociato (che alcuni definiscono populista)” Beppe Grillo, “un comico diventato attivista diventato blogger”: secondo il quotidiano, infatti, Grillo è uno di quelli che sanno interpretare e commentare in modo più corretto le vicende italiane sia fuori che dentro al Paese e si batte per un governo più trasparente. L’articolo del Times si conclude con un appello rivolto a Levi e a Gentiloni: “E così mi appello – scrive il giornalista Bernhard Warner - al ministro italiano delle Comunicazioni, Paolo Gentiloni, ex giornalista, e Ricardo Franco Levi, il deputato che ha concepito questo sbagliato testo di legge. La soluzione migliore per questo Paese è davvero mettere i giovani in silenzio?”. paola monti http://www.newsfood.com/Articolo/Italia/20071025-Times-Levi-Prodi-assalto-geriatrico-bloggers-italiani.asp |
"Questo
è quello che ci viene detto da un tifoso dei rossi molto conosciuto,
chiunque possa aiutare ce lo faccia sapere:
'Circa 5 minuti dopo l'inizio, fuori dai cancelletti dello stadio dell'Aston Villa destinati allo United un poliziotto ha spinto un tifoso del Manchester con forza alle spalle, provocandone la caduta in terra, picchiando la testa. Stiamo cercando due tifosi che erano fuori ai cancelli mostrando il loro disappunto all'altro poliziotto dicendogli che il suo collega era stato di mano pesantissima e totalmente fuori controllo nella sua azione. Un'ambulanza è arrivata rapidamente per portare via il ragazzo. Il ragazzo sbattuto in terra è in un Ospedale di Birmingham e gli è stato diagnosticata la rottura del collo che ha provocato la perdita dell'uso delle gambe. Verrà in breve trasferito allo Stoke Mandeville per il ricovero e ulteriori trattamenti. Certamente qualsiasi altro testimone o testimonianza dell'accaduto sarà utile perché si ha bisogno di prove. Grazie".
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Eggert
backs American football
Chairman backs Premier League game in the USA Magnusson: American vision Il Presidente del West Ham United Eggert Magnusson crede che giocare una partita importante di Premier League negli USA possa essere "positivo per il gioco" . La decisione della NFL di giocare la prima partita della stagione fuori il Nord America ha scatenato il dibattito nel senso che la Premier League dovrebbe restituire il favore e giocare una partita negli Stati Uniti. "Credo che accadrà più presto che tardi. Sarebbe positivo per il gioco", ha detto Magnusson a Sky Sports News. L'azionista americano dell'Arsenal Stan Kroenke ha aggiunto: "C'è probabilmente una buona chance di far sì che una partita venga disputata in USA perché entrambi i proprietari sono d'accordo. Credo sia una ragionevole chance che potrà prendere piede in futuro. Wembley è infatti il luogo dove si giocherà l'incontro tra i Miami Dolphins e i New York Giants, che si disputerà Sabato. E Jonathan Tisch, comproprietario di NFL franchise dei New York Giants, ammette che vorrebbe ospitare un incontro di Premiere League nella grande mela. "Indossando un altro dei miei cappelli da capo del turismo in New York City, daremmo il benvenuto a una partita inglese negli States", ha detto. "Sarebbe grandioso per il turismo di New York e sarebbe ottimo anche per gli Stati Uniti per rendere il gioco internazionale. "La gente vuole far parte del movimento globale e lo sport è un punto di partenza dove la gente può mettere da parte le proprie differenze e tifare per una squadra. Questo discorso mi sembra di averlo già sentito recentemente.... Ora basta, chiedo asilo politico all'Iran! |
1982/83 Roma/Colonia |
1983/84 Roma/Goteborg |
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Questa
è la notizia rilanciata da tutte le agenzie di stampa:
L’articolo 29 del pacchetto modifica la legge numero 401 del 13 dicembre 1989. “Chiunque - si legge nel nuovo comma - nei luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, in quelli destinati anche temporaneamente alla sosta o al transito di coloro che partecipano o assistono alle manifestazioni medesime, nei mezzi di trasporto dagli stessi utilizzati o, comunque, nelle adiacenze dei luoghi o dei mezzi predetti, e’ trovato in possesso di razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi” ovvero di “bastoni, mazze, oggetti contundenti” e’ punito “se il fatto e’ commesso in relazione alla manifestazione sportiva stessa, con la reclusione da 6 mesi a 3 anni e con la multa da mille a 5mila euro”. La disposizione si attua anche se i fatti contestati precedono o seguono di 24 ore l’evento sportivo: un quadro che ricorda molto l’episodio dei 66 ultras della Lazio, recentemente denunciati perche’ trovati in possesso di machete e coltelli subito prima di una trasferta di campionato. Per tutti scatto’ l’obbligo di firma, poi confermato dal gip solo per 5. (AGI) |
Questo
è l'articolo 6 ter della Legge 13 dicembre 1989 n. 401, così
come modificato dall'art. 3 della Legge Amato del 04.04.2007:
"Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, nei luoghi in cui si svolgono manifestazioni sportive, ovvero in quelli interessati alla sosta, al transito, o al trasporto di coloro che partecipano o assistono alle manifestazioni medesime o, comunque, nelle immediate adiacenze di essi, nelle ventiquattro ore precedenti o successive allo svolgimento della manifestazione sportiva, e a condizione che i fatti avvengano in relazione alla manifestazione sportiva stessa, è trovato in possesso di razzi, bengala, fuochi artificiali, petardi, strumenti per l'emissione di fumo o di gas visibile, ovvero di bastoni, mazze, materiale imbrattante o inquinante, oggetti contundenti, o, comunque, atti ad offendere, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da 1.000 a 5.000 euro". Questo articolo è già in vigore da più di dieci mesi, già viene regolarmente applicato nelle aule di giustizia e lo spacciano per nuovo! Ma non si vergognano neanche un po'? |
Lei russa, lui inglese: a coltellate Dramma sfiorato in Bahrain a seguito di un litigio "calcistico" tra moglie e marito. Protagonisti un uomo inglese e la consorte russa che hanno dato vita ad una violenta lite terminata a colpi di coltello in occasione della gara di qualificazione a Euro 2008 vinta 2-1 dalla Russia sull'Inghilterra. La donna è stata arrestata e poi rilasciata, mentre l'uomo è stato soccorso e medicato, ed è già tornato al lavoro. E poi si dice che le donne non sono interessate al calcio. Questa, invece, al contrario di molte altre si è rivelata accanita tifosa e patriota incallita. L'episodio, fa sorridere, con il senno di poi, ma a una più attenta riflessione assume i contorni di un giallo dal finale fortunatamente senza gravi conseguenze. Insomma la rivalità sportiva esiste, ed è anche un bene che ci sia, ma arrivare ad estremizzare il concetto è veramente eccessivo. Non così per una donna russa e un uomo inglese, sposati e residenti in Bahrain. Durante l'incontro di qualificazione a Euro 2008 di mercoledì scorso tra Russia e Inghilterra terminato con il punteggio di 2-1 in favore di casa, sancendo, quasi definitivamente, la non qualificazione dei "leoni inglesi" alla rassegna continentale. La gara è stata vissuta dai due coniugi in maniera talmente accesa che il tifo è sfociato in un vero e proprio litigio durante il quale la donna ha ferito con un coltello l'uomo. La donna è stata prima arrestata, ma poi rilasciata perché il marito non ha sporto denuncia e prontamente medicato si è già ristabilito. Chissà se i due decideranno ancora di assistere a un match insieme. |
Anche i rossoneri contro il Napoli Non è servita la squalifica comminata alla curva dell'Inter a scoraggiare insulti e cori razzisti. Destinatari sempre il Napoli e i napoletani presi di mira dai tifosi rossoneri che, in una sorta di solidarietà perversa con i cugini nerazzurri, durante la gara tra Milan ed Empoli hanno intonato sfottò del tenore identico a quello degli striscioni esposti durante Inter-Napoli, match giocato il 6 ottobre scorso. Di accomunarli, in questo caso, ai quei tifosi nerazzurri rei di aver causato la squalifica della propria curva, si sarebbe fatto volentieri a meno. Ed invece, ancora una volta, tocca stigmatizzare episodi che non hanno nulla a che fare con il calcio giocato. Anche parte dei tifosi del Milan si è distinta per atteggiamenti razzisti e cori poco piacevoli. Nessuno striscione ma una voce forte contro il nemico comune: Napoli e i napoletani. Il nuovo episodio è avvenuto durante Milan-Empoli a sole due settimane dagli striscioni esposti in Inter-Napoli del 6 ottobre scorso. Se nell'occasione precedente il giudice sportivo squalificò la curva nerazzura, non è detto che non possa intervenire in questo caso analizzando gli "audio" della gara. Al di là di quello che accadrà resta l'episodio, spiacevole, che testimonia ancora frange malate di un tifo che stenta a guarire dalle accuse di razzismo di cui, a volte, è ancora tacciato.
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UEFA
Route de Genève 46 Case postale CH-1260 Nyon 2 Switzerland Tel: +41 (0) 848 00 2727 Fax: +41 (0) 848 01 2727 Web: www.uefa.com Email: info@uefa.com Roma, october 23rd 2007 Egregi
Signori,
Lorenzo Contucci
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Sirs,
Lorenzo Contucci
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Messieurs,
Lorenzo Contucci
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NELLA RIFORMA DELL’EDITORIA SI PREVEDE L’ISCRIZIONE OBBLIGATORIA ANCHE PER PICCOLI SITI E BLOG (SANZIONI PENALI PIÙ FORTI IN CASO DI DIFFAMAZIONE) - LEVI: “NON È QUESTO LO SPIRITO. IL SITO DI GRILLO? DECIDERÀ L'AUTORITÀ”… Consiglio dei ministri del 12 ottobre: il governo approva e manda all'esame del Parlamento il testo che vuole cambiare le regole del gioco del mondo editoriale, per i giornali e anche per Internet. E' un disegno di legge complesso, 20 pagine, 35 articoli, che adesso comincia a seminare il panico in Rete. Chi ha un piccolo sito, perfino chi ha un blog personale vede all'orizzonte obblighi di registrazione, burocrazia, spese impreviste. Soprattutto teme sanzioni penali più forti in caso di diffamazione. Articolo 6 del disegno di legge. C'è scritto che deve iscriversi al ROC, in uno speciale registro custodito dall'Autorità per le Comunicazioni, chiunque faccia "attività editoriale". L'Autorità non pretende soldi per l'iscrizione, ma l'operazione è faticosa e qualcuno tra i certificati necessari richiede il pagamento del bollo. Attività editoriale - continua il disegno di legge - significa inventare e distribuire un "prodotto editoriale" anche senza guadagnarci. E prodotto editoriale è tutto: è l'informazione, ma è anche qualcosa che "forma" o "intrattiene" il destinatario (articolo 2). I mezzi di diffusione di questo prodotto sono sullo stesso piano, Web incluso. Scritte così, le nuove regole sembrano investire l'intero pianeta Internet, anche i siti più piccoli e soprattutto i blog. E' così, dunque? Ricardo Franco Levi, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e padre della riforma, sdrammatizza: "Lo spirito del nostro progetto non è certo questo. Non abbiamo interesse a toccare i siti amatoriali o i blog personali, non sarebbe praticabile" (non sarà questo, ma allora il disegno di legge è mal scritto: basta leggerlo per capire che quel che scrive Aldo Fontanarosa è vero). Un esempio concreto, però: il blog di Beppe Grillo verrà toccato dalle nuove norme? Anche Grillo dovrà finire nel registro ROC? "Non spetta al governo stabilirlo - continua Levi - Sarà l'Autorità per le Comunicazioni a indicare, con un suo regolamento, quali soggetti e quali imprese siano tenute davvero alla registrazione. E il regolamento arriverà solo dopo che la legge sarà stata discussa e approvata dalle Camere". Insomma: se una stretta ci sarà, questa si materializzerà solo tra molti mesi, dopo il passaggio parlamentare e dopo il varo del regolamento dell'Autorità. Ma nell'attesa vale la pena di preoccuparsi. Perché l'iscrizione al ROC - almeno nella formulazione attuale - non implica solo carte da bollo e burocrazia. Rischia soprattutto di aumentare le responsabilità penali per chi ha un sito. Spiega Sabrina Peron, avvocato e autrice del libro "La diffamazione tramite mass-media" (Cedam Editore): "La vecchia legge sulle provvidenze all'editoria, quella del 2001, non estendeva ai siti Internet l'articolo 13 della Legge sulla Stampa. Detto in parole elementari, la diffamazione realizzata attraverso il sito era considerata semplice. Dunque le norme penali la punivano in modo più lieve. Questo nuovo disegno di legge, invece, classifica la diffamazione in Internet come aggravata. Diventa a pieno una forma di diffamazione, diciamo così, a mezzo stampa". Anche Internet, quindi, entrerebbe a pieno titolo nell'orbita delle norme penali sulla stampa. Ne può conseguire che ogni sito, se tenuto all'iscrizione al ROC, debba anche dotarsi di una società editrice e di un giornalista nel ruolo di direttore responsabile. Ed entrambi, editore e direttore del sito, risponderebbero del reato di omesso controllo su contenuti diffamatori. Questo, ai sensi degli articoli 57 e 57 bis del codice penale. Dagospia 19 Ottobre 2007 |
Dunque
ci siamo.
La Casta che siede nel Parlamento, si è resa conto che non è possibile che un Grillo qualsiasi, bandito da tutti i servizi audiovisivi di Regime e soltanto tramite un sito web, possa mettere in crisi la Casta stessa. Tutto deve essere controllato: la TV è sotto controllo, dell'uno o l'altro schieramento, i giornali pure, la radio anche. Manca il web. Possibile che sia così libero? Possibile che un imbecille qualsiasi si alzi, faccia un blog o un sito, questo sito acquisti popolarità tra i visitatori e osi addirittura mettere in crisi la Casta? Certo che non è possibile e così, nel silenzio strisciante, nei primi giorni del vacanziero agosto, esce fuori questo disegno di legge che definire autoritario è un mero eufemismo. La Corte di Cassazione, con una recentissima sentenza (n. 25138/2007), aveva definito i giornali, con un certo ottimismo, "il cane da guardia della democrazia". Sentenza ottimista perché i giornali rispondono a loro volta al potere economico-politico e quindi, anche a voler ammettere che siano il cane da guardia della democrazia, sono comunque al guinzaglio del potere politico-economico che li sostiene o, addirittura, li fonda: altrimenti che cosa interesserebbe a un Ricucci qualsiasi di tentare la scalata al Corsera piuttosto che a qualsiasi altra società? Comunque sia la curiosa definizione mi aveva dato lo spunto, qualche tempo fa, di dire che se ciò poteva esser vero, allora la rete web dovrebbe essere definita il leone da guardia della democrazia, perché a sua volta controlla la democraticità dei giornali, consentendo a ciascun cittadino di dire la propria su qualsiasi argomento, dal più effimero al più impegnato, senza dover per forza passare sotto le forche caudine della speranza di pubblicazione in un qualsiasi quotidiano italiano. Quindi, mentre il cane da guardia sta a cuccia e al guinzaglio, il leone è libero nella savana. Per la Casta - animalista solo con gli animali addomesticati - è troppo. Tempo fa, incidentalmente, ricordammo la Birmania, nazione in cui - durante la rivolta dei monaci, non vennero di certo chiusi i giornali ("cani da guardia" di quel regime), ma venne chiuso internet, in modo che le notizie non si propagassero all'esterno. Il disegno di legge in questione, quindi, potrebbe trovar posto, indifferentemente, in Birmania o nel Cile di vent'anni fa. Uno Stato per essere totalitario non deve avere necessariamente un feroce dittatore. Può anche avere una Casta che - con il sorriso sulle labbra - spegne le libertà senza farlo sapere, in modo che parlino solo canali ufficiali o, comunque, controllati. Questa è la deriva autoritaria che, sottilmente, si sta introducendo in questo Paese, nell'apparente libertà che ci circonda: liberi di fare qualsiasi cosa, ma non di esprimere le proprie opinioni. Si è iniziato dagli stadi, si sta finendo nel web. Per gli stadi hanno fatto la legge antiviolenza e hanno dato tutto il potere all'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive. Per l'editoria, fanno la legge "webkiller" e daranno tutto il potere all'Autorità per le Comunicazioni. Ricardo Franco Levi è il padre della illiberale ed autoritaria riforma, visto che è lui che ha presentato il disegno di legge in data 12 ottobre 2007. levi_r@camera.it |
Gli striscioni erano razzisti e la sentenza è stata classista, cioè discriminatoria. Se le scritte fossero apparse in tribuna centrale, il Giudice avrebbe ordinato la chiusura di tutta la tribuna, compresa la zona riservata ai Vips? No di certo e ancora una volta a pagare saranno i più deboli economicamente, come sempre accade. Anomala invece la squalifica di Suazo: una gomitata avrebbe meritato come minimo tre giornate e una "non gomitata" niente: i giudici dell'Uefa, come nella sentenza Dida, hanno tenuto conto del niente assoluto del nostro calcio a livello internazionale. |
solo per il 14 per cento da spettatori e abbonati. Da chi vanno allo stadio dunque pochi soldi e tanti problemi visto che ormai non c'è domenica senza una chiusura almeno in parte e ingresso vietato a chi vuol seguire la propria squadra in trasferta. Non sarebbe meglio dunque abolire il pubblico negli stadi per avere solo telespettatori? Il calcio sopravvive (di vivere ha smesso da un pezzo) soltanto perché c'è la televisione e un mio vecchio aforisma (il calcio sarebbe lo sport più bello del mondo se non ci fossero le partite) si può cambiare sostituendo "partite" con "pubblico".I tifosi azzurri hanno gioito per la vittoria della Georgia sulla Scozia, hanno sperato che la Francia non battesse la Lituania mentre anche chi non tifa Italia (o solo Italia) si è entusiasmato per le prodezze di Kakà e di Robinho contro l'Ecuador. Nessuno era negli stadi dove si sono svolte queste partite, ma tutti le hanno viste. Così si potrebbe fare ogni domenica nel campionato italiano. Restaurare un po' gli stadi per avere tre o quattro mila posti lussuosi da vendere agli sponsor (gli invitati non mancherebbero) e per rifarsi un po' di questo 14 per cento che verrebbe a mancare. Poco pubblico e poco calore per i giocatori in campo? La Coppa Intercontinentale si è giocata per anni a allo stadio Olimpico di Tokyo pieno di pubblico "non tifoso" e un computer dava impulsi ai vari altoparlanti che simulavano un tifo tremendo a seconda in quale metà campo (della squadra sudamericana o europea) era la palla in quel momento. Niente pubblico, tifo programmato elettronicamente e niente più violenza da combattere. Niente striscioni, niente fischi o cori contro questo o quel giocatore, niente di tutto. E magari, per aumentare il numero degli spot pubblicitari, non disputare più due tempi di quarantacinque minuti l'uno, ma quarantacinque tempi di due minuti l'uno, con relativi intervalli. |
Denunciate il casellante.... |
Denunciate i giapponesi.... |
Denunciate i cesenati... |
...denunciate Sebino, moralisti del cazzo! |
I conti della Vecchia Signora Il giallo degli orologi nel bilancio della Juve Nel 2006 spesi 3 milioni in regali. LiberoMercato anticipa le risposte del collegio sindacale Ci risiamo. Dopo i celebri Rolex d’oro della Roma, alla Juventus spuntano gli orologi da 2500 euro ciascuno. Ne dà notizia la relazione preparata dal collegio sindacale in risposta alla denuncia presentata, secondo l’articolo 2408 del Codice Civile, dall’azionista Marco Bava nell’assemblea del 26 ottobre 2006 in cui è stato approvato il bilancio chiuso al precedente 30 giugno. Questo è l’esercizio che in cui sedevano ancora nel cda bianconero, fino al mese di maggio, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il consigliere di amministrazione con poteri esecutivi, nonché direttore generale, Luciano Moggi. Bava nella sua denuncia aveva chiesto ai tre sindaci juventini di indagare "sulle spese di rappresentanza ed in particolare su quante di queste, vanno ricondotte a Moggi e Giraudo per verificare se queste siano servite per occultare spese ad personam". Liberomercato è in grado di anticipare le risposte del collegio sindacale, che saranno consegnate in un documento all’assemblea degli azionisti il 26 ottobre prossimo in cui sarà approvato il bilancio 2006/2007. I sindaci hanno esaminato il dossier delle spese di rappresentanza e omaggio che nel bilancio al 30 giugno 2006 ammontavano a 2,9 milioni. Il collegio ha evidenziato che "il 48% di dette spese (1,4 milioni) riguarda omaggi vari di cui 538mila euro materiale Nike, 422mila euro omaggi di valore unitario inferiore a 25,82 euro, 229mila conguaglio biglietti e abbonamenti". Ma c’è una voce molto particolare del dettaglio, riguardante "143mila euro ad orologi del costo medio unitario di 2500 euro circa". I sindaci non danno indicazioni su chi possano essere i beneficiari dei 57 orologi, non specificando se fossero da polso, da tavolo o da muro. Il collegio sindacale, per questi regali e le restanti spese, afferma che "non è verificabile una significativa destinazione "ad personam" delle stesse". "Voglio sapere chi sono gli omaggiati – ha spiegato Marco Bava a Liberomercato – di orologi di valore unitario così elevato. Alla prossima assemblea ripresenterò un’ulteriore denuncia ai sindaci". Sia per gli orologi che per l’operazione di vendita (avvenuta il 30 giugno 2005, ultimo giorno del bilancio bianconero) della sede sociale della Juventus alla Virgiliocinque, da questa poi affittata alla società bianconera, i sindaci ritengono "che non siano emersi fatti censurabili". Il collegio afferma che "il corrispettivo del trasferimento, pari a 15 milioni è stato versato contestualmente all’atto pubblico, mediante assegni circolari" e fruttò, secondo il bilancio 2004/05 juventino, una plusvalenza di 8,9 milioni. Nella risposta si legge anche che il canone annuo del contratto di locazione (durata 12 anni) è pari "a 1,185 milioni di euro all’anno, salvo che per i primi due anni di durata del contratto per i quali il corrispettivo è, rispettivamente, di 1,0 e 1,1 milioni di euro". Anche questo non ha soddisfatto Bava che ritiene "economicamente censurabile cedere un immobile per 15 milioni ed esserne obbligato a pagare l’affitto per 12 anni. Di fatto è un leasing back, senza la proprietà finale dell’immobile". |
Dopo
di che segnalo, con grande piacere, il blog di Cristiano Militello di "Striscia
lo Striscione", che si è reso perfettamente conto di quello che
stanno combinando questi signori:
http://blog.striscialanotizia.fabbricadigitale.it/
L'Italia
è un Paese normale, dove in Tribunale ci si ammazza e allo stadio
non si può andare. Vaglielo a far capire ai polacchi!
"Salve,
sono Jarek dal fan club polacco dell`AS ROMA. Sabato, andiamo ad assistere
alla partita Roma-Napoli in un gruppo composto di otto persone. Oggi `e
stata annunciata la decisione che allo stadio possono entrare solo le persone
che hanno un abbonamento - non ci saranno disponibili da comprare i biglietti
individuali
per questa partita. Percio` vogliamo chiederevi di aiuto per farci entrare
allo stadio per vedere Roma-Napoli. La decisione di non vendere i biglietti
`e stata presa solo qualche giorno fa, mentre noi abbiamo pagato per il
volo e gli alberghi nell`agosto, un giorno dopo la pubblicazione delle
dati delle partite.
Siamo
un fan club giovane della migliore squadra del mondo pero` siamo gia` qualche
volta andati in Italia a vedere le partite di Roma. Nel 2006 abbiamo
assistito
a: Udinese-Roma, Inter-Roma, Roma-Fiorentina e Lazio-Roma. Nel 2007 siamo
stati in un gruppo di 40 persone alla partita Roma-Lazio. Nel prossimo
tempo
vogliamo vedere anche gli incontri fra Roma e Napoli (che ci entriamo!!),
Milan e Roma e, nel dicembre, Roma e Manchester. Si stiamo svillupando,
siamo sempre piu` numerosi (`e un effetto degli incontri dei romanisti
polacchi organizzati due volte all`anno), abbiamo le nostre sciarpe e giacche
che pensiamo di portare durante la partita Roma-Napoli. Abbiamo anche due
bandiere che vengono appese all`Olimpico ogni volta che ci siamo presenti.
Nonostante
la distanza che ci divide (1500 km) noi amiamo l`AS Roma cosi` come voi,
nati a Roma, e anche noi, benche` siamo della Polonia lontana, si sentiamo
i Romanisti veri e propri. Non ci vogliamo nemmeno immaginare che, dopo
aver fatto 1500 chilometri, staremo davanti allo stadio senza vedere la
partita di nostra cara Roma. Vi preghiamo di aiutarci ad entrare a vedere
questa partita. Senza di vostro aiuto, il nostro arrivo non ha senso...
Ci
vediamo sul cammino di tifosi Jaro - Fan Club Polonia".
Datasport:
La risposta degli ultras dell`Inter alla squalifica della Curva Nord per gli striscioni razzisti non si e` fatta attendere . `O chiudono tutto San Siro, oppure noi ci saremo. Nessuno puo` vietarci di comprare i biglietti per gli altri settori`. Nessun segnale di resa, dunque, da parte degli ultras nerazzurri, che garantiscono la loro presenza in occasione della gara casalinga del 31 ottobre contro il Genoa: lo faranno senza aggirare la legge ma, semplicemente, acquistando biglietti di altri settori. Un trasloco che, di fatto, potrebbe rendere inutile il provvedimento preso dal Giudice Sportivo, danneggiando invece quei sostenitori, tra i circa 6.000 abbonati al secondo anello verde, che non sono facinorosi o autori degli striscioni, ma non hanno voglia o la possibilita` di acquistare un nuovo biglietto. Il direttivo della curva si riunira` nei prossimi giorni, probabilmente giovedi`, per decidere ufficialmente come comportarsi, mentre e` possibile che tutti gli altri tifosi colpiti dalla decisione inoltrino una serie di richieste di rimborsi all`Inter. Ciao Lorenzo, vagando sulla rete ho letto l’intevista (link http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=213733) al signor Massimo Coccia “professore di diritto internazionale che ha riscritto il codice di giustizia sportiva durante il commissariamento della federcalcio, gestito da Luca Pancalli”. Apparte che gli toglierei la laurea per quanto è stato in grado di fare, ma leggendo attentamente la sua intervista si ha la conferma di quanto sia incapace. In primis come tutte le recenti norme nessuno ha capito che l’Italia è l’Italia e non il nord-Europa o l’Inghilterra di turno, il suo obbiettivo è quello di isolare i “personaggi negativi”, ma alla costatazione del giornalista “Gli altri si compreranno il biglietto e andranno in diversa zona dello stadio...” cerca di arrampicarsi sugli specchi affermando che andrà in altri settori da singolo, ma io non stento a credere che con le migliaia di biglietti disponibili nel San Siro di turno, il gruppo di turno possa comprare un bel pacco di 200-300 biglietti e far gruppo ugualmente rendendo vana (come tutte le altre d’altronde) le bilionarie norme anti-violenza. Ora rileggendo la sua intervista sapevo che ci sarebbe stato mascherato l’inganno… Ed io sono giunto alla conclusione che in questo caso l’inganno sta nel fatto che (io sono della reggina, ma prendo come esempio continuo sull’Inter) su 10.000 abbonati della curva sud quanti di loro pur di esserci rifaranno il biglietto? La multa per gli striscioni nel caso dell’Inter è stata di 30.000 euro. Quei 10.000 biglietti in più quanto porteranno nelle casse della squadra? Ben più della multa. Nel culo la prende il tifoso, anzi magari a volte paga doppio per prendersela in quel posto =) Un calcio al moralismo Il calcio allo spontaneismo Stammi bene Lorenzo, un saluto da Reggio Calabria. Ecco l'intervista al Prof. Massimo Coccia: "Massimo Coccia è il professore di diritto internazionale che ha riscritto il codice di giustizia sportiva durante il commissariamento della federcalcio, gestito da Luca Pancalli. Coccia era il vicecommissario ed ha introdotto la norma che permette di punire una zona dello stadio e non l’intero stadio. Professore, è arrivato il momento di sfruttare le novità del nuovo codice: come vi è venuta l’idea di questa pena «a zona»? «L’abbiamo copiata dalle regole applicate dall’Uefa in alcune partite europee: in Francia o nel nord Europa. È stato un modo per regalare maggior flessibilità alle norme, sennò si passava dal niente alle porte chiuse. Questa è una via intermedia». Norma più di forma che di sostanza? «Certo, chi vorrà potrà andare ugualmente allo stadio. Pagandosi il biglietto per un altro settore. Però questa sentenza dà un segnale forte. C’entra la responsabilità oggettiva della società, ma pone i tifosi di fronte ai propri errori». Un’ingiustizia per chi non c’entra e perde i danari dell’abbonamento... «Magari servirà a sviluppare la coscienza. È già successo, in qualche stadio, che i tifosi abbiano isolato i personaggi negativi». Gli altri si compreranno il biglietto e andranno in diversa zona dello stadio... «Vero, però la curva è vista come un luogo fisico da controllare. C’è molto senso dell’appartenenza, una specie di appropriazione territoriale. A certi tifosi pesa doversene allontanare (il Professore non capisce quanto possa essere bello comparire come gruppo in un qualsiasi altro settore. Sui libri non c'è scritto)». Ma se pagano il biglietto, entrano lo stesso nello stadio... «Chi sta in curva può andare anche altrove, ma da singolo. Comunque senza far gruppo, sparpagliati. È una sberla psicologica» (sui libri non c'è scritto...). La società è multata, perde una piccola parte di incasso. Meglio così che le porte chiuse. Esiste un sistema per salvaguardare le società? «Per assurdo, sì. Basta guardare foto e filmati. Si vede bene chi teneva o stendeva gli striscioni. Sono riconoscibili, ora è facile sapere a chi è stato venduto il biglietto o l’abbonamento. Tutto è nominale (il professore pensa che la gente rispeti il posto dell'abbonamento. Anche questo sui libri non c'è scritto. In effetti tra quello che ho studiato sui libiri e quello che ho imparato nella aule c'è una bella differenza. Il Professore ha studiato, ma evidentemente nelle aule non c'è stato). Gli stessi abbonati innocenti potrebbero chiedere i danni. E così la società. Se li citi e gli tocchi il portafoglio, ci penseranno prima di riprovarci». |
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ottobre 2007
- I tifosi, già vessati dall’introduzione del biglietto nominativo, e dalle lunghe file che continuano a fare per assistere alle partite, si sono ritrovati improvvisamente a dover fare i conti con questa nuova rigidità procedurale che ha comportato, troppo spesso, il sequestro dei loro strumenti di tifo; Alcuni tifosi sono in balia, quando vanno in trasferta, dell’interpretazione delle Questure competenti (in alcuni casi vengono sequestrate anche le magliette e le sciarpe), che spesso adottano misure assurde e, comunque, diverse tra loro, producendo una disomogeneità nell’applicazione delle norme; Molti gruppi ultras e clubs si sono rifiutati di seguire la procedura, particolarmente vessatoria, di mandare un fax con misure e contenuti degli striscioni la settimana prima della partita alla Società calcistica, che a sua volta lo gira alla Questura che decide quali e quanti striscioni possono entrare allo stadio; Queste forzature dell’Osservatorio hanno comportato un danno al tifo popolare, che si distingue per iniziative finalizzate alla promozione di uno sport pulito, contro ogni forma di discriminazione e razzismo; La caratteristica comune a tutti gli stadi di oggi, a differenza di quanto avviene in tutto il resto d’Europa, è il clima di tristezza che ha soppiantato quello di festa e di divertimento. Senza bandiere, senza punti di riferimento per i cori (anche i megafoni sono proibiti) senza gli striscioni dei gruppi, goliardici ed ironici (dal famoso “giulietta è una zoccola” al “voi co’maschi noi co’le femmine”), senza le bellissime coreografie da derby, lo stadio in Italia perde una delle sue caratteristiche fondamentali e un fascino che tutta Europa ci invidiava, ripercuotendosi anche sui meccanismi economici che interessano il gioco del calcio; Migliaia di giovani che frequentano le curve, in questo modo sono stati privati della libera capacità di espressione attraverso creatività, colore e ed energie positive (tutto ciò che si può definire cultura popolare del tifo), aumentando così il rischio che, in alcune realtà sociali, l’unico ambito possibile di partecipazione attiva sia proprio quello che lo Stato sta cercando di combattere: l’aggressività e la violenza; Le misure speciali adottate per legge sono risultate inefficaci nella lotta alla violenza, non intervenendo sulla questione culturale ed educativa, come ci dimostrano gli incidenti nel recente derby di Genova, una volta famoso per la capacità delle due tifoserie di competere in maniera splendida attraverso coreografie, sfottò e striscioni ironici e, in ordine di tempo, quelli fuori l’olimpico di Roma con due tifosi interisti accoltellati; Si succedono ogni domenica casi paradossali di divieto di ingresso di striscioni e di persone nello stadio. Esempi significativi: i tifosi della Sampdoria non sono stati fatti entrare con uno striscione che recitava l’articolo 21 della costituzione; a Pisa ad un tifoso con le stampelle è stato vietato l’accesso in curva; a cinque ragazzi sono state combinate cinque diffide per un anno per aver organizzato una coreografia con lancio di 2500 rotoli di carta igienica (motivo: “è infiammabile”); in quasi tutti gli stadi sono state sequestrate migliaia di sciarpe e bandiere con la dicitura “Ultras”; ad un bimbo di 5 anni è stata sequestrata la bandierina; a Roma non è stato autorizzato lo striscione “Addio Vanessa” dopo la morte della ragazza uccisa in metropolitana; un tifoso è stato diffidato per tre anni con obbligo di firma perché ha esposto uno striscione con la frase “A noi ce s’è rotto il fax”; uno zio che ha portato due nipotini, uno di tre e uno di dieci, allo stadio per tre partite casalinghe, ha visto passarsi il più piccolo al metal detector e sottrarsi le sciape con scritto Ultras, dopo le tre partite sono stati i nipotini stessi a chiedere allo zio di non andare più allo stadio; Rimane inspiegabile la discrezionalità con cui si decidono gli ingressi degli strumenti del tifo: a Bologna controlli in curva di casa serrati su tutto il materiale recante la scritta “ultras” (dalla bandierina alla sciarpa e alla maglietta); a Genova sono tollerati i bandieroni, in altri stadi no; a Roma e a Napoli si chiude un occhio sugli striscioni dei gruppi di casa e si è fiscalissimi su quelli in trasferta; La Ministra Melandri ha assunto ad agosto, dopo aver accolto le richieste del Comitato “Il tifo popolare nel calcio che vogliamo”, precisi impegni per rivedere immediatamente le posizioni dell’Osservatorio in materia; Diverse componenti sociali e politiche insistono perché, superata la fase emergenziale, si apra una riflessione sul mondo del calcio e le dinamiche che lo attraversano, cominciando a prevedere interventi per la mediazione del conflitto, per un’educazione allo sport nelle scuole, per la rivalutazione del tifo popolare nel nostro Paese; |
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WEB
Giuliano Castellino, 31 anni, fondatore del gruppo "Padroni di casa", ultimo nato tra quelli in curva Sud (lo striscione è posizionato sulla parte bassa della vetrata). Che opinione si è fatto di Roma-Napoli? «Solito teatrino italiano. Tutti parlano tranne i diretti interessati, che forse, giustamente, sulla vicenda preferiscono calare un velo pietoso». E i diretti interessati cosa dicono? «Che è ridicolo che non si riesca più a vedere una giornata del Campionato libera da provvedimenti e restrizioni». Il nostro quotidiano ha titolato: "Roma-Napoli a braccia aperte". Utopia? «Sì». Perché? «Devo dirvelo? Basta con il buonismo e la demagogia. Roma-Napoli non può essere una partita a braccia aperte». Spalletti ha fatto un appello preciso: "Allo stadio non si va con i coltelli". «Io credo che l’allenatore debba fare l’allenatore, il giocatore il giocatore e il tifoso il tifoso. Noi dei Padroni di casa andremo allo stadio a sostenere la Roma. E basta. Naturalmente, non tollereremo violenze in casa nostra». È vero che la curva si riconosce più in De Rossi che in Totti? «Diciamo che la vena esplosiva di Daniele dopo i gol della Roma ci piace davvero tanto. E poi Daniele è ancora libero dalle "amicizie importanti" di Totti...». |
GIORNALE
Giuliano Castellino, 31 anni, fondatore del gruppo Padroni di casa, ultimo nato tra quelli in curva Sud (lo striscione è posizionato sulla parte bassa della vetrata), che opinione si è fatto di Roma-Napoli? «Solito teatrino italiano. Tutti parlano tranne i diretti interessati, che forse, giustamente, sulla vicenda preferiscono calare un velo pietoso». E i diretti interessati cosa dicono? «Che è ridicolo che non si riesca più a vedere una giornata del Campionato libera da provvedimenti e restrizioni». Il nostro quotidiano ha titolato: "Roma-Napoli a braccia aperte". Utopia? «Sì». Perché? «Devo dirvelo? Basta con il buonismo e la demagogia. Roma-Napoli non può essere una partita a braccia aperte». A tuo avviso, quali misure di sicurezza dovrebbero essere adottate? «Roma-Napoli dovrebbe essere vissuta come una partita. È possibile che una partita di calcio non sia più gestibile?». Spalletti ha fatto un appello preciso: "Allo stadio non si va con i coltelli". «Io credo che l’allenatore debba fare l’allenatore, il giocatore il giocatore e il tifoso il tifoso. Noi dei Padroni di casa andremo allo stadio a sostenere la Roma. E basta. Naturalmente, non tollereremo violenze in casa nostra». Cosa successe a Napoli nel 2001? «Sembrava di stare in Iraq. Ci aspettarono tutti, compreso le forze dell’ordine». Parliamo di curva Sud. È unita? «La curva Sud è una curva libera, forte e romana e come tale ha i suoi "quartieri" ed ognuno pensa al suo. Io non posso e non voglio parlare a nome della Sud. Io posso e voglio solo parlare a nome del mio gruppo». In curva c’è anche politica? «Nel calcio c’è la politica. I Padroni di casa, oltre ad amare la Roma, occupano palazzi abbandonati, danno casa agli italiani e propongono il Mutuo sociale. Ma se lo facciamo noi tutti si scandalizzano». Totti, però, vi appoggiò quando andaste a Trigoria a manifestare. «Totti è il più grande calciatore che la Roma abbia mai avuto e per questo lo amiamo. Ma diciamo che Totti, quando andammo a Trigoria, fece delle dichiarazioni di circostanza. Appoggiare una battaglia come il diritto alla proprietà della casa è altra cosa...». È vero che la curva si riconosce più in De Rossi che in Totti? «Diciamo che la vena esplosiva di Daniele dopo i gol della Roma ci piace davvero tanto. E poi Daniele è ancora libero dalle "amicizie importanti" di Totti...». Padroni di casa fa riferimento a un partito politico? «Padroni di Casa è un gruppo della Roma e quindi allo stadio porta solo i colori e l’amore per la nostra squadra. Poi è chiaro che la vita non finisce in curva e durante la settimana quasi tutti siamo impegnati in attività politiche della Fiamma, delle OSA (Occupazioni a Scopo Abitativo) e delle ONC (Occupazioni Non Conformi). Comunque abbiamo talmente tanto rispetto per entrambi le cose, che il tutto rimane rigosamente separato. Noi questo buonsenso ce l’abbiamo». E chi non ce l’ha? I livornesi, la Lega Calcio, i "palazzinari", quelli che hanno affisso i manifesti in giro per Roma con Totti con il pugno che recitava "Roma non vuole i Padroni". E tutti quei giornalisti che hanno millantato dopo i fatti di Casalbertone, che ha visto coinvolta anche la nostra sede...». Allora parliamone... «Come tutti sanno a Casalbertone i ragazzi del Circolo futurista hanno occupato uno spazio abbandonato da anni. Dopo averlo riqualificato, hanno dato ospitalità a tante associazioni del quartiere ed anche al nostro gruppo. Ma tutto questo era intollerabile per chi fa dell’odio e dell’ignoranza una bandiera. Ed ecco che lo scorso luglio 150 militanti dei centri sociali hanno tentato di aggredire 15 nostri ragazzi. E poi hanno devastato la nostra sede. Il giorno dopo i giornali hanno raccontato tutta un’altra storia...». Quale? «Che erano stati i 15 ragazzi "armati" di scope e secchi ad aggredire 150 militanti dei centri sociali armati di bastoni, pale, caschi e sassi...». Torniamo al calcio e alla curva. Prima parlavi dei livornesi. Roma-Livorno è una partita di calcio o una manifestazione tra fazioni politiche opposte? «È una partita di calcio. Almeno per noi. Certo, quando guardo la curva livornese sembra davvero altro... Ma nessuno si scandalizza». Si può pensare solo a bandiere di una squadra di calcio in uno stadio? «Sì, si deve. Padroni di casa allo stadio ha portato, porta e porterà sempre e solo bandiere della As Roma, farà sempre e slogan per la squadra della capitale». Il vostro gruppo è nato lo scorso anno. Prima facevate parte di altri gruppi? «Alcuni sì, altri no. Comunque tutti veniamo da una lunga vita di curva... D’altronde chi ama Roma, ama la Roma. questi colori, quel simbolo e quel nome s’incarnano al momento della nascita...». Cosa significa per voi essere ultras? «Amare la maglia più del giocatore, essere nostalgici di un calcio che sta sparendo, amare i numeri dall’1 all’11. Seguire la squadra ovunque, portare lo striscione in ogni stadio. Essere ultras è essere oltre, oltre i decreti, oltre i seggiolini, oltre i tornelli». Gli ultras sono contro le forze dell’ordine? «Gli ultras sono contro ogni prepotenza ed ogni arroganza. Sia se viene fatta da un poliziotto, sia da uno pseudo tifoso che insulta un padre di famiglia che va allo stadio con il figlio per mano». Cosa si può dire dopo i fischi di una parte della curva al minuto del silenzio per la morte dell’ispettore Raciti? «Che i morti, tutti, vanno rispettati, ma che come al solito si è voluto esagerare. Esasperare... Ogni domenica vengono insultati tifosi morti, eppure nessuno si scandalizza». Oltre calcio e politica, fai parte di un gruppo musicale, La Peggio gioventù. Che obiettivi vi ponete attraverso la musica? «Attraverso la musica vogliamo raccontare la nostra vita, le nostre conquiste, i nostri sogni, la nostra romanità... Ed anche il nostro amore per Roma e la Roma». Ultima: che opinione hai del Romanista? «Il Romanista è il giornale del tifoso romanista quindi è il nostro giornale, anche se, a volte, tende troppo a sinistra. Comunque è un giornale libero ed averci dato spazio ne è l’ennesima riprova. |
I tifosi del Sunderland e del Newcastle sono tra quelli che più veementemente si odiano reciprocamente. Ciascuna fazione di tifosi ha indicato il proprio sentimento nei confronti dell'altra con un punteggio di 10 a 10. Nella classifica delle rivalità sono alla pari solo con l'odio che c'è tra i tifosi di Londra e Manchester. Ma, sebbene i tifosi del Middlesbrough abbiano dato 10 a quelli del Newcastle e 9 a quelli del Sunderland, sia quelli del Newcastle che quelli del Sunderland hanno dato 8 a quelli del Middlesbrough. Nella fanzine "Un amore supremo", Martyn McFadden immediatamente mostra i sentimenti dei tifosi facendo un pèaragone tra Sunderland e Newcastle. "Il Sunderland ha più pubblico del Newcastle ed ha ottenuto un migliore piazzamento". Siamo semplicemente superiori. Le due città somo rivali. Noi odiamo loro, loro odiano noi. Cerchiamo di non coinvolgere Middlesbrough nell'equazione". "Con solo 12 miglia tra Sunderland e Newcastle le due tifoserie si odieranno per sempre. Per noi Middlesbrough è un piccolo club. Gli da fastidio che non li consideriamo rivali". Ha anche detto che la competizione tra Sunderland e Newcastle ha reso l'atmosfera elettrica ai derbuies della scorsa stagione. Ma ha anche ammesso che tornare alla propria macchina dopo il derby a Newcastle era terrificante. La cosa rende incontrollabili alcuni tifosi. Mio nonno non usa la tessera stagionale per queste partite e non ci porterei mio figlio, ha aggiunto". |
I tifosi di entrambe le squadre sono scesi alla stazione centrale per tornare a casa, quando i tifosi del Sunderland sono arrivati da Londra, dopo che la loro squadra aveva perso 3-2 con l'Arsenal. Un portavoce della Polizia Ferroviaria ha detto che ha ricevuto notizie di "fracasso" sulla rampa vicino alla piattaforma n. 3 Due trentunenni sono stati arrestati alle 9.30pm per offesa all'ordine pubblico e per ubriachezza molesta. Si stanno studiando le immagini a circuito chiuso per verificare se qualche teppista conosciuto è stato coinvolto nei disordini. (11 ottobre 2007) |
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Titolo e occhiello sono miei. |
SCRITTO
Caro Direttore, forse converrai che un conto è concedersi il gusto di un goliardico accostamento tra la Lazio e l'escremento, tutt'altro paio di maniche è intonare un coro su Vincenzo Paparelli o esporre striscioni sui forni crematori... la stessa enorme differenza che passa tra l'inneggiare ai morti dell'Heysel e - più innocuamente - irridere i tifosi juventini sulle loro prestazioni del lunedì mattina nei confronti della famiglia Agnelli. Allo stesso modo, trovo ingiusto criminalizzare cori che esprimono antipatia o rivalità verso il Napoli, mettendoli sullo stesso piano di espressioni di ben altro stampo nei confronti della città e della tifoseria partenopea, quali gli striscioni visti a San Siro. E' un confine tutt'altro che sottile, quello tra un sano sfotto' (talvolta pesante, talvolta più spostato verso l'ironia), che personalmente apprezzo e condivido, e le espressioni di razzismo verso i vivi, e di infamia verso i morti, che invece sarebbe ora di bandire non solo dagli stadi ma dall'intera società civile. Per questo non condivido la generalizzazione di chi dipinge negativamente qualsiasi coro rivolto al dileggio degli avversari, anche quando è ben lontano dal valicare il confine di cui sopra, e tantomeno comprendo l'ormai diffusa opinione che vorrebbe solo un tifo "per" la propria squadra e mai "contro" gli avversari... ma perché mai? Per quale motivo condannare le coltellate vuol dire necessariamente bandire le pernacchie? Trovo anche molto strano che si ignori la dimensione goliardica (leggi volutamente sprporzionata, se non parossistica) del coro da stadio: non si canta "mi sta antipatico il Napoli", ma "odio Napoli", così come si intona "Milano in fiamme" senza per questo avere la minima vocazione a fare il piromane, e magari avendo frotte di amici o parenti nella città del Duomo... Ogni luogo ha le sue codificazioni di linguaggio, questa è quella dello stadio. Tra i tanti che sugli spalti intonano le poco lusinghiere strofette su "la mamma del laziale", vuoi che nessuno abbia un fratello di fede biancoceleste? Probabilmente sì, e allora che vuol dire, che costui sta dando della prostituta alla propria madre? No ovviamente, si sta solo unendo ad un rito che, nella sua dimensione collettiva, eccede in esagerazione verbale e prescinde da una corrispondenza letterale al contenuto, ma finché quest'ultimo non travalica quel famoso confine, non vedo cosa ci sia di male... anzi, personalmente trovo che il bello di stare allo stadio è anche questo. Inoltre, non si può far finta di non sapere che qualsiasi coro verso la tifoseria avversaria è ben circoscritto alla rivalità calcistica ed alla dimensione da stadio, e non c'entra un ben nulla con il giudizio verso l'altrui città o l'altrui cultura... se uno intona "Lazio m...a", non credo che a nessuno venga in mente di rispondergli "ma no, che dici, il Lazio è una bellissima regione, c'è il mare del Circeo, i boschi del Terminillo, il vino e la porchetta dei Castelli"... grazie tante, ma che c'entra? Forse a chi dileggia l'Atalanta, la Fiorentina, la Sampdoria, o il Galatasaray, si può rispondere ricordando i panorami delle Alpi Orobie, i mirabolanti capolavori di Brunelleschi e Michelangelo, gli incantevoli carrugi del porto di Genova, le inestimabili bellezze della città di Istanbul, e via citando le Lonely Planet di tutto il mondo? Che c'entra questo con il coro da stadio sui viola o sui blucerchiati? Si crede forse che il tifoso sia così idiota da non saperlo o da non ricordarselo, quanto c'è di bello e di buono in giro per l'Italia o per l'Europa? Quando si segue la Roma in trasferta, tanti di noi non vanno prima di tutto alla ricerca delle prelibatezze locali, che si tratti dei cannoli siciliani o dei tortellini emiliani, prima di recarsi rispettivamente al Renzo Barbera o all'Ennio Tardini a fare il tifo, "pro" o "contro" che sia? No ragazzi, nel coro "odio (il) Napoli" l'articolo determinativo è sottointeso nel momento stesso in cui si sta allo stadio, e chiamare in causa la musica di Pino Daniele e i film di Totò, o venirci a ricordare il mare, il sole, le sfogliatelle e le altre indiscutibili meraviglie partenopee, non c'entra un accidenti con Roma-Napoli, e sinceramente mi stupisce sentirlo fare da amici e tifosi che frequentano abitualmente gli spalti dell'Olimpico e conoscono benissimo la dimensione della partita di calcio. Vorrei concludere precisando che, da persona pacifista e nonviolenta quale sono e mi professo, sono il primo a desiderare fortemente che la violenza ed il razzismo vengano sbattuti fuori dal mondo del calcio, ed in particolare apprezzo qualsiasi sforzo teso a sdrammatizzare le esasperazioni che troppo spesso ruotano attorno alle rivalità calcistiche, sia in campo che sugli spalti... questa, correggimi se sbaglio, era l'intenzione messa in campo dal "Romanista", e da questo punto di vista la apprezzo, ma da qui a bollare negativamente anche il più classico coretto da stadio, o da invitare solo al tifo "per" e non "contro", come ho letto in molti interventi, mi dispiace ma questo è un salto perbenista e buonista che proprio non condivido, anzi mi dà anche molto fastidio. Esprimere rivalità fa parte dello sport, ed a maggior ragione del tifo, e non vuol dire assolutamente cedere alla delinquenza o alla violenza. Un caro saluto, Filippo T. |
PUBBLICATO
Caro Direttore, forse converrai che un conto è concedersi il gusto di un goliardico accostamento tra la Lazio e l'escremento, tutt'altro paio di maniche è intonare un coro su Vincenzo Paparelli o esporre striscioni sui forni crematori... la stessa enorme differenza che passa tra l'inneggiare ai morti dell'Heysel e - più innocuamente - irridere i tifosi juventini sulle loro prestazioni del lunedì mattina nei confronti della famiglia Agnelli. Allo stesso modo, trovo ingiusto criminalizzare cori che esprimono antipatia o rivalità verso il Napoli, mettendoli sullo stesso piano di espressioni di ben altro stampo nei confronti della città e della tifoseria partenopea, quali gli striscioni visti a San Siro. E' un confine tutt'altro che sottile, quello tra un sano sfotto' (talvolta pesante, talvolta più spostato verso l'ironia), che personalmente apprezzo e condivido, e le espressioni di razzismo verso i vivi, e di infamia verso i morti, che invece sarebbe ora di bandire non solo dagli stadi ma dall'intera società civile. Per questo non condivido la generalizzazione di chi dipinge negativamente qualsiasi coro rivolto al dileggio degli avversari, anche quando è ben lontano dal valicare il confine di cui sopra, e tantomeno comprendo l'ormai diffusa opinione che vorrebbe solo un tifo "per" la propria squadra e mai "contro" gli avversari... ma perché mai? Per quale motivo condannare le coltellate vuol dire necessariamente bandire le pernacchie? |
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Roma/Napoli 1994/95 (questo Angelo non l'ha visto perché forse lo teneva in mano) |
Roma/Napoli 1994/95 |
Roma/Lazio 1998/99 |
Roma/Lazio 1979/80 |
Fiorentina/Roma 1980/81 |
Roma/Napoli 1975/76 |
Roma/Napoli 1972/73 |
Roma/Napoli 1973/74 |
Roma/Juventus 1993/94 Per questa gente avevo già fatto tempo addietro una pagina: "Dedicato a chi". |
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Andare allo stadio? Caro, scomodo e complicato. Biglietti nominali, perquisizioni: meglio la tv LUNGAGGINI — Comprare il biglietto (prezzi a parte) è diventata una prassi complessa, entrare allo stadio pure, fra code, tornelli, perquisizioni. Decidere di andare alla partita è come pianificare un viaggio, ma senza il piacere del viaggio. Vale ancora la pena? SCOMODITÀ — Gli stadi italiani sono notoriamente fra i peggiori d’Europa. Il problema è antico, la soluzione è lontana, soprattutto se la costruzione di impianti adeguati dipende solo dall’organizzazione di una grande manifestazione (come fu, mal sfruttata, Italia ’90, e come si sperava potessero essere gli Europei del 2012). TRISTEZZA — Fare scenografie è diventato quasi impossibile. Così i colori scompaiono dal tifo e impera il grigiore. In compenso, fumogeni o striscioni razzisti non mancano mai. Senza contare — è noto anche alle autorità — che proprio la libertà di scenografia (non di insulto, si capisce) può diventare un deterrente ad altri sfoghi. NIENTE TRASFERTE— Il divieto, facendo di ogni erba un fascio, toglie il piacere del viaggio a molti tifosi pacifici. Ma ci sono ulteriori sfumature che fanno riflettere. Si pensi, per esempio, alla tifoseria della Juve, cui è stato impedito il viaggio a Firenze. Quella bianconera, come tutte quelle delle grandi squadre, è una tifoseria assai diffusa su tutto il territorio italiano, spesso più presente in trasferta che in casa: proibendo l’acquisto del biglietto ai tifosi lontani vengono penalizzate molte persone che, per esempio al Sud, decidono di spostarsi in zona per vedere la loro squadra. Ma che colpe precise hanno costoro, a parte quella di non vivere a Torino? ALTRI RISCHI — Da ciò poi discendono nuovi rischi. O il tifoso rinuncia del tutto a muoversi, oppure si attrezza per andare comunque allo stadio in mezzo ai tifosi avversari. È successo a Milano per Inter-Napoli: con il settore ospiti chiuso, oltre un migliaio di tifosi partenopei, comprato il biglietto in Lombardia, si sono sistemati a stretto contatto con i tifosi nerazzurri, con un potenziale rischio per entrambi. Tutto per fortuna è andato bene, ma questo è un caso in cui il rimedio poteva diventare peggiore del male. Che cosa accadrebbe infatti se, a causa della chiusura dei settori ospiti, sistemati in tinello i tifosi normali, gli ultrà si sguinzagliassero liberi per le tribune? La domanda non è oziosa. E la risposta — in attesa di un mondo fantascientifico in cui tutti i tifosi si mischieranno in pace e amore come a Woodstock — non può essere solo il divieto generalizzato. Neanche se questo è più facile dell’isolamento del singolo colpevole. L’unico che deve davvero stare fuori dallo stadio. Alessandro Pasini http://www.corriere.it/sport/07_ottobre_10/calcio_inchiesta_stadio.shtml |
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2007/08 Perugia/Massese |
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"A Dida ho dato un colpetto sulla spalla" Se qualcuno riesce a mettermi in contatto con lui gli regalo una medaglia. |
DIDA all'ospedale |
Dal
Sunday Times
September 30, 2007 Devi avere davvero degli introiti enormi per seguire l'Arsenal una settimana sì e una no. Questa è una delle ragioni per le quali le partite sono giocate in un muro di silenzio punteggiato da occasionali imbarazzati colpi di tosse; la gente non va così spesso e così non conoscono le canzoni. E il nuovo tipo di tifosi - anzi, di tifose - non ha interesse ad essere troppo coinvolti. Semplicemente non sono quel tipo di tifosi. Ma dove sono, allora, i tifosi vecchio stile? Seduti a casa, a guardare la partita su Sky? Almeno uno tra loro ha mollato i fantasmi di Highbury e ora va a vedere il Millwall al The Den il Sabato (noi giochiamo quasi sempre di Sabato, comunque. Alle 3. Ve lo ricordate, tifosi della Premiere League?) Ho incontrato Matt Bazell duramte una nostra sconfitta per 0-1 la scorsa stagione. E' venuto da me durante una interminabile fila per una pinta di birra troppo gassata e una tortina nucleare, e si è annunciato come un Gooner. Ovviamente la rispsta corretta avrebbe dovuto essere un pugno sulla gola - un Gooner allo stadio del Millwall - ma aveva una storia da raccontare. Per mera coincidenza, la stessa settimana che l'Arsenal aveva annunciato il suo solito annuale guadagno di più di £200m, lui stava scrivendo una lettera non passionale di dimissioni dal loro contesto, che altro nonn era che una parte del libro che stava scrivendo sul club che amava: il Teatro del Silenzio, l'anima perduta del calcio. Dimissioni non dal cont6esto sociale della squadra, ovviamente, ma dalla sua posizione di tifoso dell'Arsenal. Vedete, lontano dall'Emirates, i veri tifosi dell'Arsenal non sono affatto silenziosi. Acclusa alla lettera c'è la sua "Membeship Card d'Argento" dell'Arsenal. Che altr non è, così come scrive, "un pezzo di plastica che costa £26 all'anno e mi dà il diritto di acquistare un biglietto per la partita. La prossima volta che vado al ristorante forse dovrò pagare 26 sterlien per leggere il menu". La carta serve per concedere ai possessori lo sconto di una sterlina per ogni biglietto acquistato pe la partita: niente più. Sta sempre meglio, Matt, dei possessori della "Red Membership Card", che pagano 26 sterline per avere la prelazione all'acquisto di un bighlietto nel caso in cui il possessore di una Silver Card non lo acquisti. Immaginate di pagare 26 sterlinesoltanto per avere la possibilità, un giorno, che vi venga concesso di assistere a una partita della vostra squadra. E forse contro il Bolton Wanderers o forse lo Scunthorpe United nella Carling Cup. Iniziate a capire come sono cresciuti rapidamente i guadagni dell'Arsenal, non è vero? All'inizio Bazell era contentissimo del trasferimento all'Emirates (anche se non gli piaceva molto il nome: avrebbe preferito qualcosa tipo "The Arsenal Stadium"). Nella sua lettera dice: "nella mia ingenuità credevo che uno stadio più grande avrebbe consetito a tutti noi di poter andare allo stadio a unh prezzo più ragionevole". Beh, questo è veramente naif. Il motivo del trasferimento era di consetire un maggior ingresso di persone ad un costo più alto. Comqune, il fatto è che il Sig. Bazell non sosterrà più l'Arsenal in futuro. "Avete strappato a brandelli l'identità e il cuore della squadra di calcio che amavo", conclude. Le persone che governano l'Arsenal avranno ricevuto la sua lettera, ma che gliene importa? Chiaramente, il denaro contante continua ad entrare, senza alcun riguardo di quanti della vecchia guardia dei tifosi si sentano estranei al ridicolo tentativo di portare i propri clienti a Sud del Tamigi - luogo in cui l'Arsenal è nato, ricordano - per guardare calcio di qualità senz'altro inferiore. Domanda ed offerta; lascia che sia il mercato a decidere. La lunga fedeltà a una squadra non conferisce alcun vantaggio a una persona; significa soltanto che può essere utilizzato per prelevare denaro e denaro e denaro. E se non se lo può permettere, francamente, a chi importa? Ma questo può essere un approccio a breve termine. Sostengo da anni che la nuova vitalità del calcio ha la sostanza delle bolle del mare del sud. I nuovi tifosi dell'Arsenal - ma anche del Chelsea, del Manchster United e così via - sono, in effetti, speculatori. Non intendono acquistare nel club una storia, un posto nella comunità, i suoi travagli e gli insuccessi. Non ne voglkiono sapere di fatiche ed insuccessi. Invece, loro stanno investendo in una garanzia suppletiva di successo vicario, l'opportunità di associare se stessi con la parola "vincitori". Se il successo non arriva, di certo se ne andranno. Guardate la partita del Chelsea contro il Rosenborg in Champions League: dopo un deludente pareggiop contro il Blackburn, sono andati solo in 25.000. E' stata la scarsa affluenza, più che lo spettacolo indegno, che ha fatto sì che Roman Abramovich se la prendesse con il suo dorato manager portogehese, immagino. I nuovi tifosi non tollerano le sconfitte; diavolo, non tollerano neanche le partite che sono sorteggiate. Vogliono una svavillante sequenaza di vittorie, bel gioco condito da thrilling e gioco d'attacco e l'Arsenal lo sta facendo questa stagione, per la sorpresa di molti. Ma cosa acacdrà quando i loro profitti, inevitabilmente, un giorno avranno uno stop? Guardate al Leeds United per la risposta. Quando questo avverrà, i desideri di Matt Bazell si saranno avverati.... Due commenti: Mio padre mi portava all'Highbury da quando avevo 7 anni negli anni '70. Capisco che tutto debba andare avanti e non sono un dinosauro ma, non avrei mai pensato che sarei arrivato a dirlo, ho perso l'amore per l'Arsenal. Mi piacerebbe portarci i miei figli, ma semplicemente non posso permettermelo, così vado a vedere le partite della mia squadra locale Stevenage, non è la stessa cosa lo so, ma io amo il calcio il sabato pomeriggio con qualche pinta di birra e con un gruppo di ex tifosi della Premier League. Stef, Stevenage L'atmosfera all'Emirates è orribile, ma è lo stesso che in qualsiasi altro stadio della Premiere league, stadi pieni di spettatori occasionali che hanno speso il loro tempo al negozio del club. Jared, London, |
«Va bene, facciamola questa intervista. Ma so già che mi processerà (e perché?)», sorride diffidente. Presidente, partiamo dagli ultimi incidenti tra tifosi. Vi stanno facendo “sballare” tutti i dati positivi e ottimistici che avevate stilato sulle curve. Non crede che fossero viziati dalla chiusura degli stadi e dai divieti delle trasferte, del dopo-Raciti? «Non è stato falsato nulla. Le spiego. Che il calcio italiano avesse dei problemi da qualche anno (direi da sempre, ma - se si riferisce alla violenza - chissà dov'era Ferlizzi negli anni '80... se invece si riferisce alla corruzione, ai vari Moggi che si acchittavano le partite e le cui mogli venivano scortate durante lo shopping allora ha ragione), è un fatto condiviso da tutti. La stagione appena trascorsa è stata, però, certamente particolare. Nel campionato di Serie B c’erano realtà importanti come Juventus, Genoa e Napoli. Nonostante l’aumento delle presenze sugli spalti, dopo l’11a giornata registravamo comunque una flessione del numero di incidenti tra tifosi. L’unica nota stonata era rappresentata dal maggior numero di feriti contati tra le forze dell’ordine. Ci chiedemmo allora se questo non dipendesse dalla mancata messa a norma degli impianti (E avete pensato di sì, non frequentando lo stadio come facciamo noi. Invece no: dipendeva - oltre naturalmente ad una frangia violenta di tifosi propensi allo scontro - ANCHE dalla non professionale gestione dell'ordine pubblico e dall'abuso del daspo, che ha fatto salire il veleno a tutte le tifoserie d'Italia. Avete sostituito la P.S. con gli stewards e le cose sono migliorate. Tra un po' gli stewards si "celerizzeranno", come già sta avvenendo, e saremo da capo a dodici. Resta il fatto che gli impianti ora sono a norma ma, ciò nonostante, siete costretti a chiuderli o a vietare le trasferte, quindi è ovvio che non era solo quello il problema). La legge c’era, era la Pisanu (daje Torres! Un occhio di riguardo per favore!) del 2005, ma le società di calcio avevano usufruito continuamente di proroghe (più che proroghe, deroghe. E chi gliele dava? I Prefetti!!!). La situazione precipitò a febbraio, allorquando l’ex commissario straordinario della Figc, Luca Pancalli, fermò tutto il calcio, dopo gli omicidi del dirigente, Ermanno Licursi e dell’ispettore di polizia, Filippo Raciti (più per il secondo che non per il primo). Con il decreto Amato si disse “basta” alle proroghe per gli stadi non sicuri (bastava non concedere più deroghe, il decreto non era necessario, già c'era la Legge Pisanu che nessuno - società e polizia - applicava), aprendoli solo agli abbonati (rimedio ipocrita: se uno stadio non rispetta le norme di sicurezza, ciò vale anche per gli abbonati). Alla fine della stagione, i nostri dati sulla sicurezza furono confortanti (stendiamo un velo pietoso)». Resta il fatto che quelle statistiche fossero state influenzate dalla parziale chiusura degli impianti. «Certo, anche quello è un dato di fatto. Ma noi non dobbiamo vendere un prodotto a qualcuno. L’Osservatorio deve fare una fotografia per altri enti, anche per le società di calcio. E questa fotografia è assolutamente obiettiva (magari sull'obiettivo della macchina fotografica c'è qualche filtro....). Non voglio mica dire, poi, che i nostri dati siano positivi in assoluto. Ma incoraggianti, questo sì (Alcune mini inchieste hanno dimostrato, per tabulas, come tali dati siano decisamente discutibili, volendo usare un eufemismo. Mi piacerebbe fare diverse domande al Dottor Ferlizzi su come vengono rilevati questi dati, da chi, e, soprattutto, se vengono aggiornati. Io ho dimostrato che non sono corretti, utilizzando gli stessi dati forniti dalla Polizia di Stato e dal suo Osservatorio, prima presieduto dal Dott. Francesco Tagliente, ora Questore di Firenze)». Come fa l’Osservatorio a stabire che una partita è più a rischio di un’altra? «Cominciamo con il dire che l’Osservatorio non è un Tribunale (ce ne eravamo accorti tutti: un Tribunale è imparziale!), né si sostituisce alla giustizia sportiva. Dà all’autorità provinciale (i prefetti, ndr) dei pareri. Peraltro, da quest’anno diamo questi consigli quindici giorni prima della partita sotto esame, non più solo sette. Fatte queste premesse, viene condotta un’istruttoria». Un’istruttoria? «Ci sediamo tutti insieme al tavolo, componenti delle forze dell’ordine e sportive. Io coordino l’attività. Ma non decido da solo. Cerco di moderare gli interessi che si contrappongono (denaro e sicurezza), poi si vota. Le determinazioni passano con i due terzi dei voti dell’Osservatorio». Quali sono i criteri che adottate? «Vengono presi in esame due criteri precisi ai fini della determinazione dell’Osservatorio: “l’indice di rischio” e la “gravità”. Anche qui serve fare chiarezza. Allora, l’indice di rischio si riferisce alla partita. Se quel match può comportare maggiori o minori problemi di ordine pubblico (per questo leggono collegialmente il muro di Tifonet e analizzano le scritte sui muri, vedi Genoa/Milan). Ma il vero patrimonio genetico di una tifoseria è rappresentato dal coefficiente di “gravità”, una sorta di punteggio attribuito dopo ogni partita, che tiene conto dei verbali stilati dalle forze dell’ordine, delle comunicazioni delle società, della giustizia sportiva nonché della posizione dello stadio. Se l’impianto garantisce una maggiore o minore sicurezza. L’indice di gravità è un voto che poi la tifoseria si porta dietro (Il criterio, da questo punto di vista, può anche essere corretto. Tuttavia mi chiedo: l'indice di gravità viene cancellato o ridotto quando la tifoseria non dà problemi o rimane per l'eternità? Roma/Napoli o Genoa/Milan non si potrà mai più giocare da qui fino al 2100? E perché non vietate la vendita ai tifosi ospiti in un qualsiasi Roma/Lazio o Lazio/Roma? Vi crederò e dirò che avete agito correttamente solo quando farete giocare Roma/Lazio o Lazio/Roma a porte chiuse, visto che la partita è a rischio elevatissimo. Ma non lo farete mai e sapete bene perché). Che influisce sulle determinazioni future dell’Osservatorio e che va da zero a tre». Dopo Roma-Inter, ci risulta che alla società giallorossa sia stato dato un tre, mentre all’Inter un uno. «Non vedo perché ci si scandalizza di questi nostri criteri. Io sarei più preoccupato dei due romanisti che danno la classica “puncicata” ai due interisti, solo perché sono interisti (Su questo sono d'accordo. Quello che contesto è l'ipocrisia: a Roma/Manchester United - che coefficiente verrà dato? Farete disputare la partita di giorno? Perché non imponete all'UEFA un orario diurno? Perché non potete farlo, in quanto gli interessi che si contrappongono prevedono che il denaro prevalga sulla sicurezza e perché in Europa riderebbero dietro all'Italia, ecco perché! Altro che Europei 2012! In tutta Europa ci sono i problemi dell'Italia ma solo da noi ci sono questi rimedi elimina-tifosi)». È che non si capisce dove inizia e dove finisce la responsabilità oggettiva di una società.Tanto per capirci, se un tifoso dell’Inter viene aggredito a Ponte Milvio, la Roma è penalizzata. Ma se la stessa aggressione avviene a Piazza Navona? Avete una sorta di “distanza” limite? (domanda correttissima) «Lei sa che la responsabilità oggettiva (un mostro giuridico) è già contemplata dalla giustizia sportiva. Nel calcio, una società paga per il comportamento dei propri tifosi. Ma a noi questo non interessa, non facciamo un discorso di responsabilità oggettiva. È semplicemente il nostro sistema di lavoro. In caso di incidenti che possano pregiudicare la gara, e ovunque accadano (Il Dottor Ferlizzi dice "ovunque": occhio a litigare nei pub che poi alla Roma gli squalificano il campo!), è giusto tenerne conto. Dispiace per la Roma, certo. Ma la Roma, accanto a sé, è circondata da fatti di questo genere (tradotto: di violenza, ndr). Non possiamo prescinderne. Sia chiaro, nessuno qui vuole danneggiare la Roma, come una qualsiasi altra società di calcio. Se dall’istruttoria emerge un voto negativo, purtroppo, e dico "purtroppo" perché i voti non mi piacevano nemmeno ai tempi della scuola, dobbiamo regolarci di conseguenza». Si ricorda l’andata della finale di Coppa Italia? Roma-Inter si giocò alle 18 dopo un’accesissima riunione che si consumò qui all’Osservatorio, tra Lega calcio (con l’alleanza delle altre componenti sportive, come la Figc) e rappresentanti delle forze dell’ordine. Matarrese voleva che si giocasse in notturna, per i diritti delle tv (che pagano). Si consumò una "frattura istituzionale"? «L’Osservatorio non si spaccò. Al tavolo furono rappresentati sicuramente una pluralità di pensieri e di interessi (soldi vs. sicurezza). Alla fine, per il bene di tutti, una soluzione venne trovata (un colpo al cerchio e uno alla botte). Si giocò alle 18, una via di mezzo. Vorrei però ricordare che noi venivamo da un accordo preso (con la Lega, ndr) dopo i due omicidi di Licursi e Raciti, in cui era stato stabilito che le partite a rischio non sarebbero più state disputate in notturna. Questo fino alla fine della stagione. La finale di Coppa Italia rientrava nei patti». Perché, allora, ci fu chi insistette per la notturna di Roma-Inter? «Perché qualcuno disse: "Se gli stadi li abbiamo messi a norma, possiamo fare una deroga per la finale di Coppa Italia" (più che altro, se gli stadi sono stati messi a norma e, come diceva prima Ferlizzi, era quello il problema della violenza, non ha senso vietare le partite in notturna o vietare ai tifosi dell'hockey (sic!) di andare a seguire il Follonica a Vicenza... a quando i divieti per le partite a bocce?). Ma valeva l’intesa che avevamo raggiunto mesi prima. Attenzione, però, perché dal giro di tavolo, alla fine, emerse la volontà comune di giocarla di sera». |
Non
vede in tutto questo una deriva autoritaristica? Il tifoso per bene, all’interno
di un impianto, rappresenta il 99% di tutti gli spettatori. Un articolo
de Il Riformista, qualche giorno fa, poneva l’accento sul pericolo concreto
di una riduzione della libertà di circolazione, di riunione
e di manifestazione del pensiero. Diritti fondamentali sacrificati per la sicurezza. «L’ho letto anche io. Che dire? Io mi attengo a un quadro ordinamentale", che mi è stato fornito dal legislatore (Il Legislatore, in questo caso, coincide con l'Amato Ministro e l'evanescente briatorina, che hanno dato poteri senza limiti a un organo di Polizia quale è, sostanzialmente, l'Osservatorio.... Quelle libertà di cui parlava il Riformista non sono "in pericolo": sono già state attaccate ed eliminate. Siamo in uno "Stadio di Polizia", modello che potrebbe essere facilmente esportato nella società civile, una volta aperta una crepa - come si è aperta - nella Costituzione.). Questo tavolo, comunque, si arricchisce giorno per giorno di tutti i contributi. Anche dei vostri, della stampa (salvo lamentele private quando li si critica troppo, non è vero?)». Intanto, gli incidenti tra tifoserie non sono stati frenati dalla legge Amato. «La legge Amato è stato un passaggio fondamentale. Dall’inizio della stagione abbiano monitorato circa 400 partite tra Serie A, B e C. Il numero di episodi rilevati è stato irrisorio (e te credo! Impedite ai tifosi di partecipare! Pure se si chiudono le autostrade non ci sono più incidenti! Chiudete del tutto gli stadi e ci saranno zero incidenti). Le violenze ci sono sempre, ma hanno prodotto molti meno danni del passato». Parliamo degli striscioni. Non si sta esagerando con le proibizioni? Si ricorda un famoso "A noi ce s’è rotto er fax",per il quale vennero addirittura "daspati" i responsabili? L’ironia non dovrebbe essere il sale del calcio? «L’Osservatorio non ha vietato nulla (beh, questa è grossa). Abbiamo regolamentato la normativa sugli striscioni (un po' come dire a un pesce: non puoi nuotare nell'acqua a meno che per fax non ci chiedi l'autorizzazione! Vi invito a leggere le disposizioni iniziali dell'Osservatorio, tuttora valide, che non sono mai state adeguate alla modifica del decreto legge Amato nella definitiva Legge Amato e poi vediamo... leggetele e ditemi voi se è vero che hanno solo regolamentato e non implicitamente vietato. Questo tipo di controllo ben si può fare come si è sempre fatto: all'ingresso dello stadio, da parte del funzionario addetto). I malpensanti hanno gridato "Ah, ecco li hanno vietati". Non è vero (Come non è vero? Il tifo è una passione mica un lavoro! Fax, controfax... diffide a go-go per striscioni assolutamente leciti e per quelli del Monza che contestano legittimamente la Legge Amato, per quelli dell'Udinese con le magliette di contestazione... 5 anni di firma a quelli del Rimini che avevano chiesto - ottenendo risposta negativa - l'autorizzazione per esporre uno striscione per un loro amico morto.... quelli del Manfredonia perseguitati per aver affisso in un giardino pubblico dei pannelli cone le foto che paragonavano il tifo coreografico con la situazione attuale della loro curva.... intere realtà di tifo sradicate, soprattutto nelle piccole cittadine... Ma che pensate che la gente dimentichi o che solo perchè la TV non ne parla le cose non si sappiano in giro? Siamo nell'era di internet che la Birmania chiude perché non si abbiano notizie della repressione! Quanto vi piacerebbe che internet non esistesse! In Birmania mica chiudono i giornali, chiudono internet perché i giornali sono corrotti e al servizio del potere. La Cassazione dice che i giornali sono il cane da guardia della democrazia. Beh, se questo in parte è vero, posso allora ben dire che internet è il leone da guardia della democrazia! Tornando a noi e al Dottor Ferlizzi: è vietato - anche se si fa la richiesta - esporre uno striscione che non contenga scritte di sostegno alla propria squadra, anche se di contenuto più che lecito, il che mi sembra un tantino incostituzionale.... Al prossimo politico o giornalista che mi parla di "difesa dei valori della Costituzione" gli dò un destro). Siamo d’accordo anche noi che le coreografie fanno parte dello spettacolo del calcio. Abbiamo solo imposto delle regole. Se vengo ospitato a casa d’altri, non posso fare come mi pare (giusto: anche prima le cose vietate, infatti, non venivano fatte entrare, tranne quelle che, per l'inadeguatezza degli impianti - ora a norma - o dei controlli, entravano di nascosto). Gli striscioni devono essere attinenti alla partita, che puntino ad incitare e non a insultare (siamo d'accordo, ma era così anche prima. Gli striscioni di insulto non venivano fatti entrare e quelli che entravano era perché sfuggivano ai controlli: mi spiega il Dottor Ferlizzi come classifica lo stendardo "Amo Spalletti perché non c'ha neanche un Capello?"). E poi non possono essere piazzati così, dove capita. Non leviamo mica la bandierina al bambino (al vecchietto del Torino sulla carrozzella però sì), nè priviamo i tifosi delle coreografie . Chiediamo solo che la società ospitante ne conosca i contenuti, gli spazi (ma li deve conoscere per forza una settimana prima? Già quando si preparavano le coreografie qualche giorno prima e senza fax i laziali la venivano a sapere perché i poliziotti laziali che venivano a controllare glielo dicevano. Figuriamoci con il fax di una settimana prima!) . E il materiale, perché alcuni striscioni sono facilmente infiammabili (per favore, meno ipocrisia e un po' di buon senso: gli striscioni ci sono dal 1968. Vi ricordate forse un qualche incendio dovuto agli striscioni dal 1968 al 2007? Ricordo quando ci proibirono, anni fa, la distribuzione di un volantino perché era infiammabile e poi all'interno dello stadio una nota ditta di non ricordo più cosa aveva fatto distribuire 20.000 volantini....). Comunque, vedremo tutti assieme se qualcosa debba essere rivisto». Che risponde ai romanisti di "A noi ce s’è rotto er fax"? Non era solo uno striscione ironico? «Posso anche essere d’accordo con lei. Però, se non ricordo male, quello striscione venne vietato alla prima o seconda domenica dopo l’entrata in vigore delle nuove regole. In quel momento storico (un mese circa dopo Raciti, ndr), quando da poco si è registrata un’emergenza, sarebbe servita un po’ più di prudenza. Se prima diciamo che gli striscioni devono essere attinenti e il giorno dopo ti presenti allo stadio con "A noi ce s’è rotto er fax", questo per noi non è sfottò. Ma contestazione» (eccolo lì! Vietato esprimere il proprio pensiero. In tutti i luoghi d'Italia posso contestare, non allo stadio. Domanda a Ferlizzi e alla briatorina (che ha sempre detto che gli stadi non possono essere luoghi extraterritoriali) per la prossima intervista: lo stadio è un luogo extraterritoriale dove la Costituzione - che non può essere derogata dalle leggi ordinarie e quindi dal Legislatore - viene disapplicata?). La reazione non è stata sproporzionata all’azione? «Ce lo dovremmo chiedere un po’ tutti quanti. Alla luce di come è migliorata adesso la situazione, forse sì. Ma se l’avere ottenuto certi risultati negli stadi è stato merito anche di alcune restrizioni, allora sì, è servito sacrificare quello striscione» (non avete sacrificato lo striscione, limitandovi - seppur illegittimamente - a sequestrarlo: avete tentato di privare una persona della propria libertà personale per tre anni! Per fortuna ci ha pensato uno di quei giudici che l'Amato ministro detesta - i giudici ancora cercano di contrastare gli Stati di polizia - a cancellare il triplice obbligo di firma, ma quella persona per tre anni ancora può essere arrestato se il giorno della partita sta a Ponte Milvio! Sbaglio Dottor Ferlizzi? Quindi non avete sacrificato "quello striscione": avete sacrificato la Costituzione e il sacrosanto diritto di un cittadino di esprimere il proprio pensiero in modo assolutamente lecito: la definizione di cosa questo comporti lo lascio alla valutazione e alla sensibilità di chi legge: Mi rendo conto che la stessa sensibilità non la posso pretendere da chi vorrebbe che solo la Polizia fosse Stato o - forse meglio - che solo la Polizia regolasse il vivere nello Stato.). Privandoci della libertà di espressione? «Lo striscione non rientra nella libertà di espressione (Vedete? Secondo Il Dottor Ferlizzi la contestazione - cosi ha definito lui stesso lo striscione in questione - non rientra nella libertà di espressione. Vorrei sentire il parere di chi ci governa attualmente su questo punto. Una cosa del genere è da interpellanza parlamentare. Ma visto che le interpellanze ormai le fanno solo Le Iene e Beppe Grillo, chiedo loro: potete fare la domanda "Secondo lei la contestazione rientra nella libertà di espressione?" a un qualsiasi parlamentare della Repubblica Italiana o anche a un qualsiasi cittadino tra i 56.000.000 che vivono nel nostro Paese? Io ho paura di chi dà il potere a queste persone. Non si tratta di dialogare. E' lo Stato che si deve rendere conto che deve togliere, o perlomeno limitare, il potere all'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive perché il problema non è tanto l'Osservatorio ma uno Stato che dà questi poteri illimitati a un organo simile). Bisogna dare il giusto peso alle parole. Questo Paese vive di calcio, figuriamoci se adesso non c’è diritto di esprimersi nel pallone (sembra proprio che gli interisti - vedi gli aggiornamenti precedenti - abbiano qualcosa da dire al riguardo)». Come vive il suo lavoro? «Con passione e determinazione. Sono consapevole di essere soggetto a tante critiche, ma so pure di essere disposto a migliorare. Per questo, sentirò chiunque possa darci una dritta. Finora abbiamo sentito molte voci. Tranne una». Quale? «Quella dei gruppi organizzati. Degli ultras. Di quelli tra loro che sono sì tifosi, ma non teppisti (Non è vero. L'avete sentita. L'avete letta. La leggete tutti i giorni sui siti web da cui prendete informazioni, questo incluso. La sentite nelle radio. La leggete nei fax degli striscioni che proibite. Non c'è bisogno di incontri davanti a un fotografo di un qualche giornale per farsi belli e rendersi simpatici all'opinione pubblica, al fine di giustificare quella che è e rimane una semplice operazione repressiva. Le problematiche le conoscete perfettamente. In ogni caso qui a fianco il Dottor Ferlizzi potrà leggere quello che pensa il Follonica Hockey delle decisioni del suo Osservatorio). Inizieremo ad ascoltarli, sapendo già di dover rispondere più a critiche che a suggerimenti. Cominceremo con alcune tifoserie del nord Italia. Cercheremo di avere anche loro come nostri interlocutori. Magari, con gli ultras della Roma potremmo sfruttare l’ospitalità del suo giornale, de Il Romanista. Se organizzate un forum per parlare con loro, io ci sarò». Ferlizzi, ma lei tifa? «Certamente, anche se non posso svelarle, per ovvi motivi, per chi (credo l'Astrea... e fateme fà 'na battuta!). Ognuno di noi ha avuto un padre che lo ha introdotto all’amore per una squadra. Anche io amo il pallone». |
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è guerra alla polizia Ma, almeno questa volta, i facinorosi granata si sono tenuti bassi: nessun commento e nessuna allusione all’ispettore Filippo Raciti o al Catania. Una sigla, A.C.A.B., che ha segnato la morte del poliziotto siciliano ma di cui, forse, non tutti conoscono la vera origine, legata ai gruppi delle teste rasate di destra. Ultrà contro la polizia: ormai è guerra dichiarata. Secondo le stime del Viminale, proprio Salerno segue a ruota Napoli nell’elenco degli «ultrà-criminali più aggressivi» in tutta Italia. È proprio in occasione del derby Salernitana-Cavese che compaiono le prime «bombe kamikaze», bottiglie di alcol o di birra con l’aggiunta di chiodi così da amplificarne l’efficacia una volta fatte esplodere; e le famigerate biglie di ferro.La conferma arriva anche dagli investigatori. Ma il questore Vincenzo Roca sottolinea che, almeno nel capoluogo, si tratta di gruppi di criminali che agiscono nel branco e che, quindi, sono molto meno «strutturati» degli ultras legati all’estremismo politico. Questi ultimi sarebbero più frequenti al nord Italia quelli. Parole che confermano l’identikit tracciato nei dossier del ministero dell’Interno, quelli salernitani sarebbero soprattutto «cani sciolti» che trasformano lo stadio nel loro «punto di ritrovo» dove poter sfogare «tutta la loro aggressività». Insomma, alla fine derby come quello Salernitana-Cavese e Salernitana-Avellino sono finiti anche nell’elenco della partite più a rischio dei campionati minori. Derby a rischio ai quali, a seguito delle indagini della Digos, sono seguiti comunque provvedimenti dell’autorità giudiziaria: undici le denunce, per ora, dopo gli scontri di Salernitana-Cavese; otto gli arresti per quelli di Avellino-Salernitana dello scorso campionato. LA BAND DELL'EAST LONDON NELLA SUA "CLASSICA" FORMAZIONE |
"Non
tutti forse conoscono la vera origine della sigla, legata ai gruppi delle
teste rasate di estrema destra".
Esatto. Non tutti la conoscono, tra cui l'articolista. Contrariamente a quanto pensa di sapere costui, l'acronimo nasce con l'omonima canzone ("A.C.A.B.") del gruppo punk inglese The 4 Skins. Da Wikipedia, tanto per non farla troppo lunga: "I 4 Skins sono stati un gruppo Oi! Skinhead apolitico nato nei tardi anni settanta. L'organico mutava in continuazione, soprattutto la voce. Sono stati incolpati dei disordini a Sothall, ma oltre a loro suonavano anche The Business, Last Resort e altri. Diventati grandi intorno agli anni ottanta, hanno collaborato a incidere molti CD (di autori vari, per lo più inglesi), facendo crescere sempre più la loro musica. Hanno inoltre inventato il detto A.C.A.B. (All Cops Are Bastards) tratto da un loro brano, usato ancora oggi dagli skinhead". I ragazzotti provenivano (provengono, visto che si sono appena rimessi insieme) da East London e questo il testo del brano, risalente al 1979: "Hangin around with my mates one night (Me ne stavo in giro con i miei amici una notte) We got in a little fight (abbiamo avuto una piccola scazzottata) Geezer come with a knife in his fist (un tipo è arrivato con un coltello in pugno) I got cut along with the wrist said (e sono stato tagliato al polso) Acab
acab acab
Coppers
come up & say what's the matter with you?
Acab
acab acab
I
had a court date to plead my case
Acab
acab acab
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si sono verificati incidenti. Ma il Viminale risponde La nuova strategia degli ultrà: scontro continuo con avversari e polizia ROMA - Ci sono tre novità nel mondo ultrà (davvero? ce le spiega Zunino, che da sempre frequenta le curve... un po' come se io pretendessi di spiegare cosa accade a casa Zunino). La strategia del ministero dell'Interno è dura e per la prima volta continuativa (Vero. Infatti continua a non dare risultati). Il resto dello stadio ha compreso che le curve non possono più tenere il calcio in ostaggio e se ne stanno allontanando con gesti concreti: l'arresto fatto dai signori dei Distinti al Delle Alpi durante Juventus-Udinese nei confronti di un lanciatore di petardi (che per la verità non era un ultrà ma uno sfigato tifoso dell'Atalanta/Juventus che difatti sedeva in tribuna), per esempio, la collaborazione offerta dagli abitanti di Marassi alla polizia per identificare gli autori della rissa tra doriani e genoani prima dell'ultimo derby, altro esempio (che c'entrano con "il resto dello stadio"? Hanno solo filmato un episodio di cronaca, così come avrebbero fatto per un incendio o uno scippo). La terza e più pericolosa novità, però, è che le curve più importanti, di fronte al giro di vite successivo all'omicidio dell'ispettore Raciti a Catania, hanno scelto la strada dell'eversione strutturale (O mio Dio. "Eversione strutturale"? Zunino, con tutta la simpatia, questa proprio no! Grillo aiuto!!!!). Dopo lo shock nel finale della scorsa stagione - gli stadi chiusi a manciate - , gli ultrà più numerosi e organizzati hanno deciso la linea per quest'anno: alzare, se possibile, il livello dello scontro. Tornare a picchiarsi a ridosso degli stadi (veramente si sono SEMPRE picchiati a ridosso degli stadi, anche perché è difficile picchiarsi da una curva all'altra. Anche a Catania si sono picchiati a ridosso dello stadio ma Zunino chissà dov'era...). Coinvolgere l'odiata polizia (semmai mi sembra proprio che questi episodi siano stati fatti proprio cercando di non coinvolgere la polizia, ed è questa la vera novità che Zunino non nota). Sì, l'abbrivio di questa stagione di serie A è diventato un passaggio nodale per comprendere che indirizzo prenderà la questione ultrà, mai risolta dall'inizio degli anni '70 (per forza: è come se io dovessi risolvere i problemi di contabilità di casa Zunino!). A Napoli, dove la Prefettura domenica ha chiuso lo stadio per la gara contro il Genoa, gli investigatori hanno raggiunto la ragionevole certezza che la bottiglia che ha colpito il guardalinee De Luca durante il secondo tempo di Napoli-Livorno sia collegabile ai petardi che oscurarono e portarono alla sospensione temporanea di un Napoli-Frosinone del dicembre 2006 (questa è stupenda, non tanto per chi lo dice ma per chi ci crede e lo scrive). Si ipotizza che settori delle curve del San Paolo, dove negli ultimi anni si sono infiltrati pezzi di camorra, stiano attuando una strategia ricattatoria nei confronti del presidente De Laurentiis. Per ottenere biglietti gratis, l'organizzazione delle trasferte, possibilità di controllo sul merchandising (bene, questa è la definitiva dimostrazione che non hanno capito nulla e chi conosce bene l'ambiente lo sa perfettamente). Tutto questo è diventato possibile perché nelle ultime tre stagioni quella del Napoli si è affermata come la tifoseria peggiore d'Italia. Solo quattro giorni fa la questura di Bologna ha emesso 47 Daspo (divieti d'accesso allo stadio) per un gruppo di tifosi in trasferta che all'autogrill di Roncobilaccio si erano scontrati con i ternani. Le prime sei giornate del torneo 2007-2008 hanno riportato in scena gli scontri ultrà stracittadini, aboliti da un decennio (solo perché Genoa, Sampdoria, Torino e Juventus militavano in serie diverse). Mancava da quattro anni e mezzo il derby a Torino (infatti 4 anni e mezzo fa si sono menati), e quelli della Juve, anche loro in rapida ascesa nelle classifiche del ministero dell'Interno, hanno sfidato i Granata Korps (Granata Korps? E' rimasto agli anni '80.) sfilando davanti ai luoghi storici dei nemici. E così era stato una settimana prima: tornati in serie A, i genoani hanno preteso di restituire agli Ultras un corteo fatto davanti alla Gradinata Nord cinque anni fa. Sono state mazzate intorno allo stadio per un pomeriggio (più o meno 5 minuti ma giornalisticamente fa più scena dire "un pomeriggio", anche se è falso). La grande rissa di Genova è esplicativa del nuovo atteggiamento delle curve. Duecento teenagers del Genoa, da tempo lontani dai capi storici della disciolta Fossa dei Grifoni (che invece erano pacifici samaritani), oggi trovano più eccitanti le istigazioni a picchiare di due fratelli dichiaratamente fascisti. I Leopizzi bros' - Massimo è agli arresti domiciliari, accusato di aver tentato di uccidere la moglie, il fratello Andrea, 42 anni, due domeniche fa ha guidato il manipolo rossoblù alla sfilata sotto la Gradinata Sud - da tempo hanno fondato all'interno di una curva proletaria e apolitica come quella genoana la Brigata Speloncia. E un venticinquenne della Samp al "Secolo XIX" ha fatto il ritratto del nuovo ultras tipo: "Prima di ogni scontro sniffiamo coca e così abbiamo fatto per picchiarci alla vigilia del derby. Volevamo entrare negli annali, fare di Genova una nuova Catania, ma la polizia non è intervenuta. Per loro erano pronti i tubi Innocenti nascosti in un luogo segreto" (intervista stupenda, tipo l'episodio del vecchietto che rubava al supermercato perché non arrivava alla fine del mese. Stiamo parlando della feccia del giornalismo. Chi inventa le interviste è un hooligan della carta stampata). Se l'anno scorso i provvedimenti post-Catania avevano fermato le trasferte di massa, nell'avvio di questa stagione i tifosi della Roma hanno sparso incidenti in mezza Italia (dunque, la Roma è andata a Palermo, Reggio Calabria e Firenze. Zero incidenti. Sul punto, Zunino è un bugiardo. Anzi un buciardo). E quelli della Lazio, decapitati da un'inchiesta che ha tolto dalla Curva Nord dell'Olimpico i quattro capi storici (qui ci sarà proprio da ridere tra breve....), prima di salire a Bergamo per la partita con l'Atalanta erano stati fermati in piazza Vescovio - area storica del tifo laziale - con picconi, cacciaviti, machete. Sessantasei Daspo per il gruppo, due donne comprese (le cassiere del pub ;-)). Confermati, per ora, solo cinque (il prode Zunino non si chiede, come molti altri pavidi giornalisti, il perché due giudici ne abbiano convalidati solo cinque). Il capo della curva Pisani dell'Atalanta, Claudio Galimberti detto il Bocia, quarantenne che rischia scontri ad ogni trasferta della squadra in cui gioca a pallone, il Bonate Sopra, racconta in tv: "La mia droga è picchiarmi con i tifosi di qualsiasi altra squadra" (quella di Zunino, probabilmente, è scrivere articoli come questo). Gli ultrà hanno scelto la strada, l'emergenza violenza alla sesta giornata di campionato è altissima (ennesima dimostrazione che non avete capito un cazzo. Scusate l'eufemismo.). |
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