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" AL DI FUORI DI ROMA NON C'E' NULLA DI BELLO NEL MONDO" Johann Joachim Winckelmann, 1756 (archeologo e filologo, nonché massimo teorico mondiale del'estetica neoclassica) "Non per guadagnar ma per amor del gioco" QUELLI CHE SIAMO * LA GIUSTA DISTANZA * NON DORMO |
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LA BUFALA DI ROMA/NAPOLI DEL 31.08.2008 LA MONTATURA DEI MEDIA DI REGIME SVELATA (anche) DA RAINEWS24 http://www.youtube.com/watch?v=LUItACXfyT4 http://www.youtube.com/watch?v=B1H56gmTX00&feature=related |
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LA TRAPPOLA DELLA TESSERA DEL TIFOSO Ricordatelo alle prossime elezioni! |
31 luglio 2009: inserite le foto di Roma/KAA Gent.
Prima |
Dopo |
Nascita di un logo: ricordate quei disegnetti stupidi ed adolescenziali sui diari? |
Tessera del tifoso a Chieti: |
I soliti mattacchioni su Wikipedia |
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Spettabile
Società,
la tessera del tifoso sarà in futuro l’unico titolo di accesso agli impianti sportivi e, per volere del Ministro Maroni, dalla stagione prossima sarà obbligatoria in quasi tutti gli stadi di serie A e B. Per il momento prima e seconda divisione sembrano avere un anno di tregua visto che molti impianti non sono a norma. Non sostituirà soltanto l’abbonamento ma sarà anche il supporto su cui caricare il biglietto delle singole partite e andrà sostituire qualsiasi titolo cartaceo. La differenza con quanto conosciamo già oggi è che per averla servono dei requisiti e non sarà rilasciata a chiunque ne faccia richiesta come succede da oltre cento anni nel mondo del calcio e dello sport. Il nodo principale che si cela dietro la tessera del tifoso è l’art. 9 della legge 13 dicembre 1989 n. 401 che disciplina il rilascio dei titoli di accesso da parte delle società, che di seguito riportiamo: Nuove prescrizioni per le societa' organizzatrici di ompetizioni riguardanti il gioco del calcio 1. E' fatto divieto alle societa' organizzatrici di competizioni riguardanti il gioco del calcio, responsabili della emissione, distribuzione, vendita e cessione dei titoli di accesso, di cui al decreto ministeriale 6 giugno 2005 del Ministro dell'interno, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 150 del 30 giugno 2005, di emettere, vendere o distribuire titoli di accesso a soggetti che siano stati destinatari di provvedimenti di cui all'articolo 6 della legge 13 dicembre 1989, n. 401, ovvero a soggetti che siano stati, comunque, condannati, anche con sentenza non definitiva, per reati commessi in occasione o a causa di manifestazioni sportive. Quindi
la formulazione dell’articolo prevede che:
2)
chiunque ha avuto una condanna, anche solo in primo grado, per reati “da
stadio”, non potrà avere la tessera del tifoso.
L’Osservatorio
Nazionale sulle Manifestazioni Sportive si è affrettato a chiarire
che:
Ma l’Osservatorio deve seguire la legge non può crearne di proprie, così assisteremo a disparità di interpretazione della norma da città a città. NOI CHIEDIAMO SOLAMENTE LA MODIFICA DELL’ARTICOLO 9 IN QUESTO SENSO: a)
la tessera del tifoso non potrà essere rilasciata a chi ha un daspo
in
corso (mentre l’art. 9 prevede che non la possa avere anche chi
ha avuto un daspo);
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HO CERCATO IN TUTTI I MODI DI PORTARE ZARATE ALLA ROMA
delle società di calcio quotate in Borsa...: |
Una foto dello Stadio Olimpico (pre- Stadio Olimpico!) del 1944: |
Dalla Juve argentata al Milan in maniche nere. E i tifosi? A Parigi sono scesi in piazza Se il calcio cambia colori Le maglie nel pallone LA MAGLIA è una bandiera, e l'hanno sporcata. La divisa della nostra squadra di calcio è una casa dove tornare, uno specchio dove vedere riflessa la passione di tanti anni, un ricordo d'infanzia, un segno di appartenenza tribale, è un colore dell'anima che non può sbiadire. Ma se arriva lo stilista e la pennella di fucsia o verde pisello, se insieme allo stilista c'è l'esperto di marketing che cancella simboli, tinte, riferimenti, allora il tifoso s'arrabbia di brutto. E magari scende in strada urlando "una squadra una maglia", come hanno appena fatto i sostenitori del Paris Saint Germain davanti al negozio ufficiale del club, sugli Champs Elysées. Infuriati, perché qualcuno gli aveva portato via una riga rossa e dentro quella riga rossa c'era un bel po' della loro vita da stadio, non come nelle striscioline invisibili con cui l'hanno sostituita: risultato, la casacca del Psg è stravolta, non ricorda più la bandiera francese e va ripudiata. Li chiamavano "colori sociali": sono diventati una tavolozza confusa e griffata, un carnevale, un delirio creativo che spesso crea solo imbarazzo. Perché una nuova maglia significa soldi, e se il tifoso non la compra subito è vecchio, fuori moda, un matusalemme della curva. Si chiama merchandising, un giro d'affari europeo da 615 milioni di euro. Così la Juve s'inventa la seconda maglia argentata con banda trasversale bianconera, dunque avremo Del Piero metallizzato come una Punto. La Lazio disegna una specie di bavaglino che vorrebbe essere un'aquila. Il Milan mette le maniche nere. La Roma, una striscia orizzontale all'altezza delle ascelle. Il Bari ha strani sbuffi rossi, il Palermo due bizzarre semicurve rosa, il Parma stacca le righe blu orizzontali su fondo giallo (ossa di scheletro?) e il Genoa, addirittura, crea una terza divisa come quella dell'Argentina. Se la maglia di pallone è anche un segno di appartenenza, qui si rischia la crisi d'identità. E non va meglio alle nazionali: l'azzurro dell'Italia, cioè l'intenso e tradizionale blu Savoia (è così dal 1911, ma all'esordio la divisa era bianca) nell'ultima versione è un celestino slavato, a cui hanno abbinato pantaloncini color vinaccia: senza offesa, da vomito. Eppure non è un astratto delirio creativo: cambiare significa fatturare. I tifosi inglesi, i più spendaccioni d'Europa, ogni anno scuciono in media 66 euro a testa per rifarsi il guardaroba (gli italiani, 24 euro). Anche spagnoli e tedeschi sborsano forte. I tifosi del Barcellona hanno dovuto rivestirsi da capo a piedi quando il club catalano ha deciso di togliere le storiche righe larghe "blaugrana", sostituendole con quattro enormi scacchi tipo Genoa o Cagliari, per fortuna delle stesse tinte di prima. E il Manchester United ha appena messo una V nera sotto il colletto, vuol dire "victory" ma il pubblico non ha gradito: preferiva lo storico rosso fuoco. Come quando la maglia da trasferta del Torino diventò arancione. Una mezza rivolta di piazza si oppose allo scempio. Ma perché le aziende e le squadre cambiano tanto? "Per rompere gli schemi, per ragioni di mercato e perché alla gente piace". Marco Boglione, il "signor Robe di Kappa" (disegna, tra le altre, le maglie di Roma, Samp, Torino, Siena, Valencia e Borussia Dortmund) è stato il primo a mettere qualcosa di diverso su una casacca, quella della Juve. "Era il 1978 e gli omini del nostro marchio fecero scalpore. Io dico che la tradizione va rispettata, però innovando: il classico deve diventare contemporaneo, e poi conta la tecnologia. Come quando brevettammo la macchina per tessere le righe bianconere in verticale, oppure la Kombat aderente in tessuto elastico: un attaccante, con quella maglia addosso ha 80 centimetri in più di spazio utile. Perché quando il difensore si aggrappa, lui si allunga come un elastico". Ma non ci sono proprio limiti all'esuberanza cromatica? "Quando eravamo sponsor tecnico della Juventus, c'era il veto assoluto al rosso per la seconda maglia: avrebbe ricordato troppo il Toro. Ed è evidente che la Fiorentina non potrà mai essere bianconera". A proposito dei viola: lo sapevate che quel colore nacque da un lavaggio sbagliato nel fiume? Prima la Fiorentina vestiva di biancorosso, poi l'Arno si occupò di trovare l'inconfondibile e storica tinta. I soliti inglesi hanno stilato la classifica delle maglie più brutte di tutti i tempi: vince l'Hull City versione 1992, casacca più tigrata del perizoma di una cubista. Invece, la più bella secondo il "Times" è quella del Brasile 1970: il glorioso numero 10 indossato da Pelè nella finale dell'Azteca venne battuto all'asta da Christie's nel 2002 per quasi 158 mila sterline, 253 mila euro. Quella casacca verdeoro apparteneva allo stopper Roberto Rosato che l'aveva scambiata con Pelè, e decise di venderla dopo trentadue anni per colpa di una grave malattia. Curioso che se il creativo e l'amministratore delegato cambiano e fatturano, forse per reazione si scatena il ritorno del classico: nei negozi per tifosi e su Internet vanno forte le maglie vintage, con i colori e i materiali di una volta, senza sponsor, magari con i legacci al colletto e gli scudettoni cuciti a mano. Come un ricordo mai infeltrito, oppure è solo un modo di dire che una volta era meglio. E comunque le magliette super tecnologiche costano un occhio: nel giorno della presentazione di Kakà, il Real Madrid ha venduto 600 "camisetas" in due ore al costo di 100 euro al pezzo, e addirittura 3 mila di Cristiano Ronaldo. E magari si scopre, come nel caso della nazionale inglese, che le divise vengono prodotte da donne indonesiane pagate 2 euro per dodici ore di lavoro, in un'area circondata da filo spinato e guardie armate. Per
fortuna o purtroppo, i club italiani stanno parecchio indietro in questa
forsennata corsa: per loro, il merchandising non incide in bilancio più
del 5 per cento. Anche se i nostri stilisti sono tra i più scatenati:
a Gigi Buffon, amante delle tinte forti, quest'anno toccherà una
divisa verde acido. Ma ve lo immaginate Dino Zoff vestito da pennarello?
"Per carità, io volevo solo il nero o il grigio" risponde il portierone
mundial. "La nuova tendenza non mi piace affatto, e credo che almeno la
prima maglia andrebbe rispettata al cento per cento. Poi, mi rendo conto
che esistono pure gli sponsor. Il mondo cambia, però a me sembravano
poco serie persino le maniche corte: ero un portiere, mica andavo al mare".
Ferrara
riceve la nuova seconda maglia della Juve
Intendiamoci, ogni riflessione sul calcio è intrisa di nostalgia canaglia. Anche quei quattro gatti rimasti rivoluzionari dentro, se hanno superato i trenta e parlano di questo argomento, diventano conservatori senza illuminazione. Però: è un diritto. Di più: pur essendo relativisti, questo è uno di quei pochi casi in cui sì è convinti di stare dalla parte della ragione. Il calcio moderno è imploso, ha subito un big bang che ha cancellato ogni punto di riferimento: la formazione tipo da ricordare a memoria, i capitani bandiera (a parte Totti, avvocati permettendo). E non c'è allenatore in Italia che duri quanto un'automobile. Restava la maglia. Poi hanno cominciato a confondere le idee anche con quella. E ci saran traumi più grandi, ma se per tutta la vita sei stato juventino e ti han chiamato "zebra" come la metti quando sbucano fuori dieci omini metallizzati con l'aggiunta di Buffon che va per conto suo: rosso acceso, verde pisello, hot pink? E', anche, una questione di linguaggio. Specie nel giornalismo. Per non ripetere troppe volte nel titolo e nel testo il nome di una squadra il sinonimo è la maglia, sono i suoi colori. Puoi dire "Sampdoria" o "i blucerchiati", ma come fai se i cerchi son rimasti, ma il resto della maglia è nera? Quando la Fiorentina fallì ricominciò chiamandosi Viola. Il nome era la maglia, era il suo colore. Potrebbe una squadra del genere presentarsi con una tenuta lilla per una "scelta dello sponsor tecnico"? Se il Torino va in bianco (come spesso gli accade), di che cosa parla quel giornalista tifoso che da anni tiene una rubrica intitolata "Granata da legare"? La maglia non è un accessorio della squadra. La maglia è la squadra. L'accessorio è lo sponsor, tecnico o meno. Quello è il portato dei tempi, della fine delle ideologie, delle mezze stagioni e della capacità di distinguere. Viviamo, soprattutto a questa latitudine, in un'epoca daltonica, dove il rosso al semaforo è un'opinione, quindi sovvertibile e interpretabile come verde e dove ogni colore può essere cambiato se c'è una valida ragione per farlo e la validità si misura contando gli zeri che seguono una qualsiasi cifra. Ti sei innamorato di una bruna riccioluta, torni a casa e ti presentano una bionda col caschetto. Può piacerti, o anche no. "Non capisco, ma mi adeguo" era il tormentone di un comico (Maurizio Ferrini) a una trasmissione di Renzo Arbore. Sembra diventata la massima di un popolo remissivo per cui tutto quel che accade è inevitabile. Anche i sussulti delle tifoserie si vanno diradando. A volte è un bene, altre no. La
maglia identifica la squadra più del nome, che va condiviso con
la città o il Paese. Ci sono solo undici furie rosse (mica fucsia),
undici azulgrana (visti in giallo evidenziato sembravano pulcini in batteria),
undici azzurri. Anzi c'erano, prima della centrifuga. Il problema non è
che "non ci sono più bandiere". E' che si è stinta la bandiera.
Ma se i colori diventano intercambiabili quanto le convinzioni, come si
sceglie da che parte stare?
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Udine |
Roma |
Il Messaggero Veneto, Udine |
Benevento |
Cosenza/Isola Liri |
Il Messaggero Veneto, Pordenone |
SPECIALE
ABBONAMENTO CUCCIOLONE
Dopo
il successo dello scorso anno torna lo speciale Abbonamento Cucciolone,
riservato ai ragazzi Under 14 (nati a partire dal 1 gennaio 1995).
Quest’anno
le tessere potranno essere sottoscritte, anche non in abbinamento ad una
tessera “adulto”, al prezzo simbolico di 1 euro.
Gli
abbonamenti Cucciolone potranno essere ritirati esclusivamente presso i
Lazio Style 1900 previa presentazione della fotocopia del documento di
certificazione della data di nascita ed una fototessera.
Quindi
un laziale che è stato abbonato almeno un anno alla Lazie e ha un
bambino, può entrare a prezzo ridotto e il figlio è praticamente
gratis.
Io
no, semplicemente perché non ci pensano.
Sul
tema: "Ciao Lorè, dopo qualche tempo
ti riscrivo perchè sono arrivato al culmine dell'incazzamento, non
entro in merito vicende societarie perchè ne sono nauseato oltre
che stanco di farmi prendere sempre per il culo da società,stampa
e radio, perchè tanto come sai bene tutti hanno un ritorno economico
nel parlarne, ma voglio parlare della nuova campagna abbonamenti presentata
oggi; ebbene a tutto c'è un limite, ma che il servo Pradè
faccia una conferenza stampa invitando i tifosi ad abbonarsi e a dare fiducia
alla squadra solo perchè come sempre VONNO i soldi no, ma questi
quando dovevano spendere due parole per noi tifosi in momenti veramente
delicati dove cazzo stavano???Ma per noi tifosi che abbiamo assorbito tutto
e de più,abbiamo bisogno de Pradè che ci lecchina per avere
qualche euro in più??
Come
mai, solo ora l'AS ROMA e la sua squallida presidentessa si ricorda di
noi e lecchina il fatto che senza di noi starebbero alla frutta??Ebbene
ora è arrivata l'ora de decide da che parte schierasse, o incominciamo
a far valere i nostri diritti e sta campagna se la danno in faccia o continuiamo
a far parte del popolino che abbassa la testa e abbozza! Lorè, so
qual'è il tuo pensiero,ma è l'ora che famo NOI un corteo
per andare a Trigoria, nn di certo quelli de radio sensi 101.5,daje ultras!!!Paolo
P.".
Due
e-mail di Marco: "A Lorè…Dopo quella che ha detto Giuseppe riguardo
a Totti che essendo terzo azionista della Roma è immischiato in
un complotto contro i possibili ( e per parole dello stesso Fioranelli,
dato che ha detto CHE NON HA FATTO ANCORA NESSUNA OFFERTA) compratori della
Roma…LE HO SENTITE VERAMENTE TUTTE! ARIDATEME LA MIA ROMA! ARIDATEME LA
MIA CURVA SUD!
C’E’
SOLO UN CAPITANO, ED E’ FRANCESCO TOTTI: 539 presenze con la nostra amata
maglia, di cui è tifoso. E sfido chiunque a dire il contrario. 220
gol…miglior realizzatore di tutta la storia della nostra amata Roma nonché
fra i migliori di sempre in Serie A con 178 gol….
Fateci
il piacere di tacere. Grazie. Marco".
La
seconda: "Ma dai lorè…ma davvero
tu sponsorizzi questi giochetti? Ma che vuol dire “florentino perez compra
ecc… La scimmietta ecc..”??? Qualsiasi società al mondo non può
competere con quello che ha fatto Perez, sputando in faccia alla crisi
economica e al tasso di disoccupazione più alto da quando è
nata l’UE! Neanche i vari Abramovich, Berlusca e gli sceicchi arabi! E
poi lo sappiamo tutti da dove prende i soldi…la parola SPECULAZIONE EDILIZIA
vi dice qualcosa?
Ecco
i “nuovi” tifosi della Roma. Pronti a TUTTO pur di vincere. QUALSIASI COSA.
Moggi compreso. Scusatemi, ma io mi tiro fuori da questa logica perversa
e, lasciatemelo dire, non da ROMANISTA. Sono giovane, ho 22 anni, ma se
c’è una cosa che ho imparato sin da bambino e ho confermato crescendo
è che io non sarò MAI come gli altri tifosucoli delle squadre
del Nord. Ovviamente a me piace vincere. Vorrei VINCERE TUTTO. Ma non a
discapito dell’onestà della presidenza o di altre figure dirigenziali.
E
poi scusatemi tanto una cosa, perché poi sennò il matto sembro
io qua: ma non ci sono state manifestazioni sotto UniCredit perché
rea di voler ostacolare il passaggio della Roma a Fioranelli a favore di
altri, paventando la TERRIBILE IPOTESI dei PALAZZINARI ROMANI? E mo? E
mo??????? Andate a erigere statue a favore del Palazzinaro con la P maiuscola,
facendo confronti scorretti per qualsiasi altra squadra del MONDO?
Mamma
mia. Come stiamo messi MALE! MALISSIMO! Marco".
Beh,
come già detto in privato, non sponsorizzo proprio nulla: mi limito
a pubblicare le e-mail che mi mandate, ove ognuno è sponsor di se
stesso!
Per
quanto riguarda il merito della e-mail cui ti riferisci, sulla quale non
ho espresso alcun commento, mi limito a dirti che chi l'ha scritta non
è certo un "nuovo tifoso della Roma" ma un mio coetaneo che è
anche il più grande collezionista della Roma. Per il resto, se a
questo punto devo esprimere la mia opinione, è chiaro che la moralità
di colui che deve essere presidente della Roma mi interessa. Ma se, ad
esempio, devo scegliere tra uno che finanzia i pozzi di Gioia Tauro con
i soldi della mia squadra arrivando sesto in classifica e uno che fa speculazione
edilizia arrivando primo, preferisco il secondo.
Come
ho già detto, o si è Atletico Bilbao o si è Manchester
United. Noi non siamo né l'uno nè l'altro.
Il
Ministro Maroni prenderà provvedimenti contro Matteo Salvini?
E,
soprattutto, Matteo Salvini sa che il Ministro dell'Interno è uno
del suo partito?
Lui
si difende tirando fuori la storia che è da trent'anni che la canzone
in questione viene cantata negli stadi, e noi romanisti lo sappiamo bene
visto che è nata proprio in Curva Sud. Però il suo Ministro
dice che lo stadio non è un luogo extraparlamentare e quindi Matteo
Salvini deve essere denunciato in base alla Legge Mancini ed interdetto
dall'accesso ai luoghi ove si svolgono manifestazioni sportive, come la
stessa legge prevede.
La
legge è uguale per tutti no?
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"Senti che puzza..." Matteo Salvini, Lega Nord |
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Latina |
Via Aurelia prima del bivio per Ladispoli. |
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