|
|
Se volete avere notizie su locali, concerti e musica a Roma |
" AL DI FUORI DI ROMA NON C'E' NULLA DI BELLO NEL MONDO" Johann Joachim Winckelmann, 1756 (archeologo e filologo, nonché massimo teorico mondiale del'estetica neoclassica) "Non per guadagnar ma per amor del gioco" QUELLI CHE SIAMO * LA GIUSTA DISTANZA * NON DORMO |
Radio Città Aperta 88.90 FM tutte le maledette domeniche dalle 19 alle 21 |
Clicca qui per tornare alla HOMEPAGE |
2+2 = 5 3 + 1 = 7 Gli strani dati dell'Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive clicca qui
|
|
|||||||||||
|
nella stagione di Serie A 2007/08... teniamo il conto!
DOVE SEGNALARE I SOPRUSI http://blog.striscialanotizia.fabbricadigitale.it/ |
A volte anche verso le 15.00. Il sabato non ci sono regole. Dopo le partite, le foto vengono inserite dopo circa due ore, salvo imprevisti.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Il Corriere dello Sport, 14 gennaio 1974 Ternana/S.P.A.L. |
Il Corriere dello Sport 23 settembre 1974 |
Il Corriere dello Sport 23 settembre 1974 |
Il Littoriale, 14 settembre 1932 (D'Aquino era un calciatore della Roma) |
Il Tempo, 29 agosto 1963 Milan/Livorno |
Il Tempo, 30 aprile 1963 Articolo dopo la morte di Giuseppe Plaitano (notare come anche allora si tendesse a nascondere le responsabilità delle forze dell'ordine: in effetti Plaitano fu ucciso da un colpo di pistola sparato da un Carabiniere) |
Il Tempo, 30 aprile 1963 post Napoli/Modena |
Il Tempo, 8 gennaio 1959 post Roma/Alessandria |
Il Tempo, 8 gennaio 1959 post Roma/Alessandria |
Il Tempo, 8 gennaio 1962 Padova/Udinese |
Il Tempo, 8 gennaio 1962 (tanto per non dimenticare una delle stagioni dei lazieli in serie B...) |
Il Littoriale del 12 maggio 1933 |
Il Littoriale del 12 maggio 1933 |
Il Littoriale del 12 maggio 1933 |
Il Littoriale del 5 luglio 1932 L'annuncio delle riprese di "Roma/Juventus 5-0" |
Il Littoriale del 5 luglio 1932 Un tifoso picchia l'arbitro: nel 1932 2 mesi di reclusione, nel 2007 3 o 4 anni di galera! |
Il Littoriale del 5 luglio 1932 (all'epoca il pubblico era sportivo e applaudiva l'avversario) |
non merita neppure il Calore La sofferta decisione raggiunta dalle due Tifoserie Organizzate vuole essere pretesto e provocazione per dar modo di riflettere ad Opinione Pubblica, mezzi d’informazione, istituzioni e lega, sull’opportunità di perseverare nella politica repressiva che sta di fatto mutilando, se non addirittura annientando, soprattutto la parte Sana del Tifo. Precisando che per entrambe le Tifoserie l’iniziativa non costituisce in alcun modo una forma di contestazione a Società o Giocatori e scusandosi per doverli privare dell’incitamento che meriterebbero sempre e comunque, il silenzio che verrà mantenuto dalle Curve in occasione del Derby vuole costituire un legittimo grido di battaglia contro coloro che stanno calpestando persino la Costituzione pur di perseguire in ogni modo gli Ultras. I decreti in vigore oltre che improduttivi hanno sortito come unico effetto quello di svuotare gli stadi ed allontanare soprattutto quella parte di società che tanto gradirebbero ovvero le famiglie. Noi Ultras non siamo il male del calcio come i media amano dipingerci, Noi siamo l’anima del pubblico che ama il Calcio, siamo la mente pensante delle Coreografie, il Dodicesimo Giocatore in campo, siamo quelli che seguono sempre ed ovunque la Squadra e che vivono la propria Passione 7 giorni su 7. Rivogliamo gli strumenti per tornare a Tifare come abbiamo sempre fatto, Noi rivogliamo i Nostri megafoni, i Nostri tamburi, le Nostre bandiere, Noi vogliamo tornar Liberi di esprimere il Nostro attaccamento alle Nostre Squadre senza assurdi vincoli da stato antidemocratico in stile Birmano. Esiste un evidente “piano” atto a ricondurre ogni problema legato al Calcio alla violenza degli Ultras, esiste una “logica” secondo la quale gli episodi di “violenza” vengono strumentalizzati per nascondere ben più gravi responsabilità del mondo del pallone. L’omicidio Sandri non ha fatto altro che inasprire ulteriormente le norme e le già assurde misure restrittive messe in vigore dopo il “fatto” Raciti, come dire che anche in questo caso, dove un RAGAZZO VIENE ASSASSINATO DALLO STATO mentre si reca a vedere una partita, è colpa degli Ultras. Viviamo in un paese che purtroppo ha bisogno di criminalizzare se stesso. Un paese che ha bisogno di criminalizzare una fetta di società che per due ore si sposta e si aggrega in uno stadio, senza altra colpa se non quella di voler sostenere una squadra di calcio. Abbiamo veramente bisogno di criminalizzare queste persone definendole terroristi mentre poi poco importa se il paese è vittima di se stesso? Poco importa se per strada accadono fatti ben più gravi? L’importante è veramente che il nemico siano gli Ultras? Che la caccia alle streghe continui pure, che ci vengano a dipingere come criminali, che rovinino la vita a ragazzi di 20 anni tanto siamo tutti figli di questa “società, la quale ricerca nemici vulnerabili per sentirsi forte e fingere di saper debellare il male. Il silenzio di oggi Vi serva per riflettere, Noi Ultras l’abbiamo già fatto … la Curva Sud Milan & la Curva Nord Milano 1969 |
|
|
|
|
|
La Questura li diffiderà? |
1986/87 Volantino milanista |
Partita di calcio a Kamez (Albania) |
Iniziativa del Lecco Calcio |
|
|
|
Siamo semplicemente stanchi di essere obbligati ad inviare fax per fare il tifo per la nostra squadra, di vederci vietare le trasferte, di avere difficolta' a trovare i biglietti. Troviamo ingiusto criminalizzare chi vuole fare il tifo in modo colorato e passionale con striscioni, bandieroni, megafoni, torce, fumoni e stendardi che non hai mai fatto del male a nessuno e hanno colorato per decenni un settore giustamente famoso non per il suo attuale grigiore, ma per l' esplosione del giallo e del rosso. Le norme attuali sull' uso degli strumenti di tifo sono totalmente inadeguate e penalizzanti dato che comunque all' ingresso dei vari settori ci sono persone preposte al controllo del materiale dei gruppi e non, quindi basterebbe quello e non inutili autorizzazioni preventive. La CURVA SUD non puo' diventare come un qualsiasi altro settore, ecco perche' restiamo a casa. Per farvi provare cosa significa uno stadio senza calore e colore... A VOI LA SCELTA..... CORAGGIO CURVA SUD UNITI SI VINCE !!! 11/11/2007 11/12/2007 ASPETTANDO GIUSTIZIA PER GABRIELE SANDRI I GRUPPI DELLA SUD |
Non si è ancora spenta, a più di un mese di distanza, l'eco della babele di analisi superficiali e semplicistiche sulla morte di Gabriele Sandri e sugli incidenti che l'hanno seguita, di commentatori (è proprio il caso di dirlo) della domenica, che mai hanno messo piede in uno stadio di calcio. E' allora forse utile spezzare il monolitico coro di voci che si sono levate ad inveire contro polizia ed ultras, colpevoli rispettivamente di un omicidio e di devastazioni varie (in particolar modo a Roma e a Bergamo), ripetendoci allo sfinimento che si è trattato di comportamenti criminali (anche se di diversa natura e gravità) da punire con estrema durezza. Nulla è stato invece detto a proposito di una quanto mai necessaria rivisitazione della legislazione in materia di tifo violento che, lo si può dire in tutta tranquillità, fa acqua da tutte le parti. Sbaglia infatti chi crede che un tale proponimento comporti la sottovalutazione del grave problema concernente le violenze che spesso, anche se non più frequentemente che in passato, segnano in modo indelebile le domeniche pallonare. Appare infatti evidente che la risposta dello stato, articolata negli anni in una lunga serie di decreti convertiti in legge, non ci abbia fatto fare un solo passo avanti nella risoluzione del problema. Dal 1989 (anno del primo intervento legislativo in materia) ad oggi, le varie leggi antiviolenza hanno sempre presentato alcuni tratti comuni che hanno raggiunto la loro massima espressione con la conversione in legge del Decreto Amato, promulgato in seguito ai tragici fatti di Catania del Febbraio di quest'anno in cui morì l'ispettore Filippo Raciti. Due sono i capisaldi di quella che si potrebbe definire una scelta puramente repressiva (e in quanto tale naturalmente invisa a una forza politica liberalsocialista): l'introduzione di una selva di divieti, procedure, controlli e regolamenti che ha portato ad una sorta di ipernormativizzazione dell'evento calcistico e la sempre più massiccia delega (spesso praticamente in bianco) alle forze dell'ordine per tutto ciò che concerne l'organizzazione e la gestione di una partita di calcio, anche sotto il profilo dell'attuazione della citata babele normativa. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: la disaffezione dei tifosi "pacifici", che sempre più disertano gli stadi della penisola, e l'insofferenza crescente verso le forze di polizia da parte del più radicale e a questo punto anche radicalizzato popolo delle curve. Tutto questo senza che si sia raggiunto il benché minimo risultato in termini di lotta alla violenza tifosa. Gli esempi sconcertanti dei due aspetti peculiari della Legge Amato e delle sue antenate sono innumerevoli. Per quanto riguarda l'ondata burocratica che ha investito il mondo degli stadi basta ricordare i biglietti nominativi, le complesse procedure per poter introdurre allo stadio degli striscioni indipendentemente dal loro contenuto (con buona pace della libertà di espressione), il divieto di vendita di biglietti per aree geografiche, il cosiddetto divieto di trasferta e le stringenti limitazioni all'introduzione di bandiere, megafoni, tamburi e simili. Si tratta nella maggior parte dei casi di misure demagogiche e inapplicabili (e dunque in buona sostanza ipocrite, che estendono, come se ce ne fosse bisogno, il campo dell'illegalità) che alimentano un sentimento di frustrazione nei tifosi che finisce inevitabilmente per ripercuotersi sul mantenimento dell'ordine pubblico. Il fatto poi che siano le forze di polizia ad essere investite in toto dell'applicazione e in parte anche della promulgazione (tramite le incredibili decisioni del "Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive") di norme palesemente insensate produce l'indesiderato effetto collaterale di montare l'avversità delle tifoserie organizzate nei confronti dei tutori dell'ordine (non è un caso che questa sia iniziata a comparire proprio a partire dal 1989). Moltissimi osservatori non riescono invece a sfuggire la tentazione di associare l'unità dei gruppi ultras contro la polizia ad improbabili piani eversivi dei primi, assurti addirittura al rango di terroristi… Come se non bastasse, le varie leggi promulgate in materia, sempre sull'onda di gravi fatti di cronaca e dunque a carattere prettamente "emergenziale", secondo un costume purtroppo tipico del nostro paese, hanno introdotto surrettiziamente nel nostro ordinamento veri e propri "mostri" giuridici quali l'istituto della "flagranza differita" e l'applicazione di un provvedimento quale il DASPO (divieto di accesso alle manifestazioni sportive), in teoria amministrativo e comminato con intento preventivo, in pratica penale (limita la libertà di circolazione) e disposto per scopi repressivi, per il quale non è più necessaria la convalida dell'autorità giudiziaria essendo comminato senza contraddittorio direttamente dal questore. Non a caso in sede di discussione parlamentare del decreto Amato i parlamentari socialisti e radicali della Rosa nel Pugno hanno giustamente denunciato con inusitata determinazione il pericolo di uno "stato di polizia" latente per quanto concerne i diritti dei cittadini-tifosi. Nel desolante silenzio degli organi giornalistici, fa eccezione il sempre più commovente Riformista, e nell'assoluto disinteresse della classe politica, che ha votato come un solo uomo (unica eccezione la Rosa nel Pugno) la legge Amato, si procede spediti verso il baratro: sempre più palese è l'ennesima sconfitta dello stato allorché sempre più spesso la soluzione trovata per far disputare le partite di campionato è quella di farle giocare senza pubblico, che equivale alla morte definitiva del calcio. Un'inversione di rotta è possibile e necessaria. Facendo tabula rasa di quanto fatto finora e ripartendo dalla riqualificazione e privatizzazione delle infrastrutture, cardine dimenticato del sempre mitizzato modello inglese. Prendendo esempio dal resto dell'Europa per quanto concerne le tecniche di gestione delle folle, incredibilmente ignorate in Italia, perché prevenire è meglio che reprimere. Togliendo gradualmente alle forze dell'ordine l'onere della gestione del problema e affidandolo alle società, fruitrici degli immensi ricavi del sistema calcio. Ma soprattutto eliminando dalle nostre menti il terrificante buonismo che ci impone di dimenticare che nel calcio, insostituibile valvola di sfogo della nostra società, lo sfottò che tracima nell'insulto è un argine all'esplodere delle violenze (un po' come le sparate della lega che sublimano un'altrimenti probabile violenza xenofoba) e non il nemico da abbattere. Solo la ragione, e mai le urla sguaiate, potrà permetterci di tornare ad amare il nostro gioco preferito. 9 Dicembre 2007 Andrea Plex Pisauro |
ROMA - Enrico Brizzi, classe ‘74, scrittore (dal Jack Frusciante è uscito dal gruppo del ’94 a Il pellegrino dalle braccia di inchiostro di quest’anno), tifoso da curva (soprattutto dell’Andrea Costa, allo stadio Dall’Ara di Bologna). Conosce gli ultras e il loro mondo e risponde alle domande di Diregiovani su quanto sta succedendo dopo la morte di Gabriele Sandri, il tifoso laziale ucciso domenica scorsa da un poliziotto della Stradale in un’area di servizio vicino ad Arezzo. - Brizzi, per gli ultras che hanno scatenato gli incidenti di domenica dopo la morte del tifoso laziale si ipotizza il reato di terrorismo: che ne pensi? Hanno assaltato due caserme a Roma, ci vedi un progetto eversivo contro lo Stato? “I gravissimi incidenti di Roma non hanno precedenti nella storia dei 'ragazzi da stadio' italiani, ma credo vadano inquadrati nell’ambito di una giornata dalle tinte tragiche: la tensione già alta fra tifoserie militanti e forze dell’ordine è letteralmente detonata nel corso di 12 ore in cui non si è raccontata in maniera trasparente la verità sulla fine del povero Sandri. Purtroppo credo che la vaghezza in conferenza stampa del Questore di Arezzo (vietate le domande ai giornalisti, fra l’altro), così come la decisione di non interrompere il campionato, siano stati errori fatali nella gestione dell’emergenza. A questo modo decine di migliaia di tifosi si sono sentiti colpiti nel vivo. Quanto all’accusa di terrorismo, sembra incredibile vederla accostata a una realtà tradizionalmente 'spontaneista'. Se poi si proverà che esiste una 'cupola ultras' a Roma o altrove in Italia che mira alla sovversione dello Stato, ammetterò il mio errore di valutazione. Personalmente, l’accusa di terrorismo mi sembra una grave esagerazione giudiziaria”. - Ti convince la tesi della politicizzazione delle curve, con l’estrema destra che sembra prevalere? “Ogni curva ha la propria storia, il proprio stile e i propri equilibri interni ed esterni. Sono mondi complessi, dove trovi fianco a fianco il giovane notaio, l’impiegato, l’operaio e il disoccupato cronico, l’allegria e la balordaggine, l’amicizia e la paura. C’è stata negli ultimi anni, è vero, un’'offensiva di visibilità' della destra estrema negli stadi, ma non su tutte le piazze e con modalità molto diverse da città a città, talvolta puramente folkloristiche. Quello che i media non accettano è che la politica non è il vero collante di una curva, o delle curve fra di loro. Fino a quando non indagheranno senza pregiudizi il concetto di 'rispetto', fino a quando non accetteranno che una gradinata fitta di (più o meno) giovani maschi italiani è un posto complicato, continueranno a capirci poco. Ma forse preferiscono così. Nei salotti è più facile dipingere gli ultras come bestie rare e pericolose, anziché accettare che sono uno spaccato della società italiana”. - Hai frequentato la curva (a Bologna) e le curve (in trasferta): chi sono per te gli ultras? “La parte più irrequieta, tradizionalista e passionale dei ragazzi italiani. In ogni caso ragazzi in carne ed ossa, mio cugino o il vostro, non mostri senza volto giunti da un passato remoto per massacrarci tutti mentre mangiamo i nostri 'quattro salti in padella' in ciabatte davanti alla televisione, come crede forse Bruno Vespa”. - Poliziotti e carabinieri, le ‘guardie’, sono un nemico: non lo trovi assurdo? “È una contrapposizione stucchevole che non fa bene a nessuno. Ma anche se fa male dirlo, non sono sempre i tifosi ad attaccare briga. Di sicuro, la non identificabilità degli agenti impegnati nell’ordine pubblico non è un buon principio. Che paghi chi sbaglia in quanto cittadino, non come ultras o poliziotto”. - I ragazzi che frequentano le curve, ti sembrano cambiati negli ultimi 10 anni? E se sì, come? “Anche qui, ogni curva meriterebbe un discorso a se’. In generale la politica repressiva dei DASPO ha portato allo scioglimento dei grandi gruppi storici, favorendo il sorgere di 'crew' poco numerose che viaggiano senza dare nell’occhio. Come tifoso può essere assai comodo, perché ti evita ore di attesa e controlli già nella città di partenza, ma non credo sia una soluzione sensata per prevenire gli incidenti”. http://www.diregiovani.it/gw/producer/dettaglio.aspx?ID_DOC=5752 |
2007/08 |
2006/07 |
1999/2000 |
1995/96 |
|
|
E forse basterebbe soltanto guardarsi indietro, riconsiderare la storia del Nostro Paese e osservarla con gli occhi di un popolo, di una categoria, che sta vivendo un’emergenza democratica. Non nascondiamoci dietro i linguaggi aulici o, peggio ancora, dietro i simboli di partito: le nostre libertà di pensiero e di circolazione, i nostri “diritti inviolabili” si trovano nella morsa di una compressione che rischia di diventare irreversibile. E questo fenomeno è tanto piu’ evidente nell’ambito che maggiormente ci appassiona, quello dello stadio, del tifo, del calcio. La settorialità di questo ambito non deve assurgere a palliativo per ridimensionare l’emergenza di cui si parla, anzi; il fatto che i meccanismi di repressione delle nostre libertà fondamentali siano così evidenti proprio in una fetta così piccola ma così importante della vita sociale, vale ad amplificare il suono della sirena d’allarme della collettività. Lo stadio ERA uno dei luoghi in cui piu’ che in altri poteva trovare esplicazione la libertà di pensiero; e adesso c’è Qualcuno che decide chi deve/può andarvi, cosa si può recare con sé, quando si deve entrare e quando si deve uscire e, cosa ancora piu’ grave, cosa si può dire/scrivere all’interno di questo luogo. E tutto ciò (anche a partire dalle diciture di talune leggi) viene spudoratamente spacciato come meccanismo assolutamente irrinunciabile per salvaguardare la sicurezza di ciascuno di noi.. e mentre i signori della politica si preoccupano di come farci stare tranquilli e sicuri agli stadi (!), un poliziotto spara a braccia tese verso un tifoso (sì, verso un tifoso, non verso un ragazzo qualunque) come uno sceriffo nel Far West uccidendo in un sol colpo quel tifoso, la serenità della sua famiglia e soprattutto i barlumi di speranza democratica che questo Paese poteva ancora avere. E poi, la solita procedura: per una settimana circa prime pagine su giornali e telegiornali, accesi dibattiti nei salotti della seconda serata dei palinsesti televisivi, e poi il nulla. Anzi, il peggio: un evento così tragico, un OMICIDIO, viene vergognosamente strumentalizzato per introdurre altri meccanismi repressivi, altre limitazioni/compressioni dei nostri diritti fondamentali, cercando di farle sembrare normali, addirittura necessarie. In sede di redazione del Progetto di Costituzione Italiana, la Commissione dei 75 introdusse al 2° comma dell’art. 50 la disposizione in base alla quale “quando i pubblici poteri violino le libertà fondamentali ed i diritti garantiti dalla Costituzione, la resistenza all’oppressione è diritto e dovere del cittadino”. L’assemblea Costituente scelse di non inserire questa norma nel testo definitivo della Costituzione, ma il diritto di resistenza deve ritenersi assolutamente vigente del nostro ordinamento, malgrado il silenzio del testo costituzionale. Infatti, la scelta di non inserire tale diritto nel testo costituzionale risponde solo all’esigenza di non disciplinare preventivamente un qualcosa che, per sua stessa natura, si atteggia caso per caso, e non può essere incasellato in caratteristiche predeterminate. Il “diritto di resistenza all’oppressione” è legittimato dal principio di sovranità popolare (asse portante dell’intero ordinamento), ne è una conseguenza inevitabile; se non fosse consentito ai cittadini di ricorrere alla resistenza, il principio di sovranità popolare rimarrebbe una formula vuota, priva di significato. Inoltre, anche qualora, per assurdo, il diritto positivo vietasse l’esercizio del diritto di resistenza, la violazione della Costituzione da parte dei pubblici poteri legittimerebbe la disobbedienza dei cittadini alle norme che vietano la resistenza, al fine di garantire e salvaguardare le libertà fondamentali violate. Inoltre l’art. 54 della Costituzione impone il dovere di fedeltà alle disposizioni costituzionali: non quindi alle leggi singolarmente intese, ma alla Costituzione, ai suoi principi, ai diritti in essa stabiliti. Ciò significa che, in nome del dovere di fedeltà alla Costituzione, si ha il diritto/dovere di non obbedire passivamente a tutti gli atti normativi in contrasto con essa. Pertanto, quando il Governo, o il Parlamento, o qualsiasi Istituzione dotata del potere di emanare atti normativi, compiano deliberatamente atti di eversione dell’ordine costituzionale, o tentativi di repressione di diritti costituzionalmente garantiti, la resistenza è un dovere, prima che un diritto ed è sempre legittima: sia in forma individuale, sia in forma collettiva, sia in forma attiva, sia in forma passiva. Non bisogna aver paura di esercitare un diritto. E la resistenza è un diritto, oltre che un dovere. E’ uno dei pochi strumenti attribuiti al popolo, e incontrollabile da parte degli organi statali, per garantire il rispetto della Costituzione e delle nostre libertà fondamentali. In diversi ordinamenti europei e non, poi, la resistenza è esplicitamente prevista e assolutamente vigente: - Dichiarazione degli Stati Uniti d’America (1776): “Allorché una lunga serie di abusi e di torti tradisce il disegno di ridurre l’umanità ad uno stato di completa sottomissione, diviene allora suo dovere, oltre che suo diritto, rovesciare un tale governo”; - Art. 2 Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino (1789): “Lo scopo di ogni società è la conversazione dei diritti naturali ed imprescrittibili dell’uomo. Questi diritti sono la libertà e la proprietà, la sicurezza e la resistenza all’oppressione”; - Art. 147 Costituzione del Lander dell’Assia (1946): “La resistenza contro l’esercizio contrario alla Costituzione del potere costituito è diritto e dovere di ciascuno”; - Art. 19 Costituzione del Lander di Brema (1947): “ Se i diritti dell’uomo stabiliti dalla Costituzione sono violati dal potere pubblico in contrasto con la Costituzione, la resistenza di ciascuno è diritto e dovere”. Questo però non si dice in TV e non si scrive sui giornali. Svegliamoci. |
Domenica
all'Olimpico c'erano, tutti insieme, il bel calcio, il bel tifo, la grande
squadra, l'ottimo risultato, la bella partita, il forte e degno avversario
e più della metà dei nostri che hanno giocato da innamorarsene.
Non c'erano i gruppi ultras, non se ne è sentita la mancanza. Nemmeno
in curva, che era tutt'altro che vuota. Avessi avuto un figlio di dieci
anni da portare allo stadio, altro che infantile "lacrimone lungo" e genitoriale
lacrima per quel che una volta tanto non c'era. Alla domanda: "Papà,
perché?", avrei risposto: "Sorrido, contento e pure sereno perché
oggi lo stadio è stato davvero un posto bello da andarci, era un'occasione
da non perdere, non succede quasi mai". Scusami, caro Conidi, se uso il
tuo scritto di domenica come mappa di un mondo che a me appare capovolto
e che provo perciò a rimettere in piedi. Scusami, ma la pensiamo
in modo radicalmente diverso. Diversamente da te, il mio immaginario figlio
di dieci anni allo stadio non lo porterei invece in una domenica normale,
di quelle con gli ultras a dettar legge ai tifosi. Sarebbe come portarlo
a una madrassa, una scuola coranica dove i bambini vengono ingozzati di
un'unica fede, non quella in una squadra, ma quella nel, chiamiamolo così,
"ultrismo". Portandolo allo stadio in quei giorni normali, mi sentirei
in imbarazzo a dovergli spiegare che le "sigle" sono tanto politicamente
nere quanto tifosamente giallorosse. Che la Sud "era" la curva più
bella del mondo con striscioni, tamburi e cori prima che tutto questo fosse
sfrattato non dai decreti ma dall'occupazione ultras della curva. Che "i
figli più devoti" sempre più spesso e volentieri sono quelli
che "mamma" squadra viene dopo "l'onore e la rabbia" e che devoti sono
sì, ma soprattutto alla famiglia e all'ideologia ultras. E mai mi
sarebbe venuto in mente di dire a un bambino di dieci anni che "qualcuno
dice che qualcuno ha fatto casino e che erano tifosi". In questo modo,
più che teneramente eludere difficili domande, avrei insegnato a
quel figlio a credere alle facili, elusive e comprensive bugie. E mai gli
avrei raccontato di una grande alleanza dei cattivi che alzano gli affitti
e abbassano i salari, rapinano e danno fastidio alle donne e che usano
poi i poveri ultras denigrati come schermo e alibi per i loro loschi affari.
Con simili confuse favole avrei confuso la testa del bambino, anzi l'avrei
distorta al punto da fargli credere che l'ideologia ultras è antidoto,
scudo e lancia contro i mali del mondo, inflazione e immigrati compresi.
A raccontarla così, se poi quel bambino appena cresciuto va con
la sciarpa giallorosa e il passamontagna nero in guerra contro lo Stato
e a caccia di rumeni, non c'è sorpresa, è la logica conseguenza.
Gli avrei invece spiegato a quel figlio immaginario che, siccome "isolare
i violenti" vuol dire in italiano non starci insieme, quei "seggiolini
vuoti", neanche tanti in verità, non "sono la cosa più pulita"
ma che, al contrario, quei seggiolini vuoti rendevano per una volta lo
stadio più pulito.
Dirlo chiaro porterà urla e strepiti, ma o l'ideologia ultra, oppure il calcio che sorride e affanna, consola e accoglie, affascina e guadagna. O l'una o l'altro: tutti e due in un solo stadio non ci stanno. Prima ancora che estetica, culturale, economica, organizzativa, legale o addirittura etica, l'incompatibilità è fisica, materiale. E' nella natura e nel programma di uno dei due. L'ideologia ultras, prima ancora che giusta o sbagliata, ingenua o criminogena, gagliarda o codarda, è esclusiva, egemonica, colonizzatrice. Non tollera relativismo, è assoluta. Se vai in curva, il dove e il come ci stai è dettato e presidiato dall'ideologia ultra. O ci stai o non ci vai. Se vai in tribuna, all'ideologia ultras devi rendere omaggio, è lei che scrive la colonna sonora, allestisce la coreografia, stende la sceneggiatura e tiene in mano la regia dell'evento-partita. Se ci vai, fai da spettatore, al massimo comparsa. Mentre ci stai andando o ne stai uscendo, è l'ideologia ultras a calibrare in quanta e quale sicurezza o semplicemente serenità ti è dato camminare. E' l'ideologia ultras a dirti orgogliosamente che non c'è spazio per te, non c'è posto per altro da sé. Ma cos'è questa ideologia ultras? Non il tifo organizzato e neanche quello che talvolta fa volare uno schiaffo. Entrambi allo stadio con il calcio serenamente e felicemente convivono. E' altro l'ideologia. Le sue parole, i suoi testi: "No al calcio moderno...Ideale e stile di vita...Le curve sono oasi di pensiero libero e non omologato". Libero proprio no: se in curva dissenti paghi subito e caro. Non omologato? Omologante di sicuro, se non ti uniformi ti cacciano e minacciano. Se sono in buona, si limitano a scomunicarti. E neanche tanto nuovo come pensiero, era molto alla moda negli anni più tragici del secolo scorso. Il calcio antico, di trenta anni fa? Non conosceva ideologia ultras. Ideale e stile di vita: anche a volerli depurare della rivendicata identità politica di estrema ed eversiva destra, l'ideologia ultras resta, per sua stessa aspirazione, una religione militante che esige e produce una milizia religiosa. Milizia che vuole un nemico, dentro e fuori lo stadio, anzi più fuori che dentro. Milizia che vuole, e quando ci riesce fa, dello stadio il suo tempio e la sua caserma. Se non vuoi convertirti o arruolarti, prima o poi allo stadio non ci vai. Coincide l'ideologia ultras, è consustanziale al tifo calcistico? Lascio la parola a Daniele Nalbone, tifoso da curva sud e lettore de "Il Romanista". Ha scritto al suo giornale: "La Sud che hanno distrutto, spaccato, commercializzato, politicizzato...quelli dovrebbero disertarla per sempre". Crudo, amareggiato, documentato, corretto. Lascio la parola a Claudio Chioccarello, a Lulu, a Gianmy 73, a Skini, Rolly, Marco75, Marina, Pippo, Walterino, Alessandro Yan, Bopa, altri lettori e ultratifosi che non ci stanno, che scrivono della loro provata fatica e pena per i riti ultra. E lascio la parola ai numeri: al Circo Massimo erano meno di mille, al massimo duemila secondo la più amichevole stima. Dalla cronaca del "Romanista": "C'è chi si aspettava più adesioni, che ore sono? Le 14,12: avemo perso". Perché ingrossa e non stenta l'ideologia ultras? Lascio la parola a Mark Sorosio che scrive a "La Repubblica": "Sono rimasto fuori dal lutto nazionale...Mi è dispiaciuto umanamente, ma troppa retorica e viltà , non si va allo stadio con le spranghe nel bagagliaio". Il povero Gabriele Sandri non aveva spranghe, ma "viltà" c'è stata, almeno dell'informazione. Michele Serra, cui il lettore di "Repubblica" si rivolgeva, ha risposto: "Viltà anche mia, non avevo voglia di ricevere insulti e minacce". Viltà perché è costato a noi tutti troppo dire chiaro e forte che un poliziotto omicida non assolve né pareggia né nobilita le bande da stadio. E che si abbassano gli occhi e il capo davanti alla morte, ma che trasformare il ragazzo vittima in martire ultra, applaudire, inventare il soldato caduto è gesto e promessa di guerra. Infatti l'ideologia ultras vuole per Sandri funerali che non finiscano mai, perché ogni funerale è adunata e manovra, rito di fedeltà da cui si esce benedetti da e contro gli "infedeli". L'ideologia ultras non è folle, è quel che è. Ieri altra cosa dal calcio, oggi tutt'una con il calcio, almeno allo stadio. Oggi sono fratelli siamesi. Se restano attaccati, muore il calcio allo stadio. Come separarli non saprei. Ma so che il calcio vive bello e libero dall'ideologia ultras praticamente in tutta Europa. So che lo stadio può essere, anzi è, qualche sera o pomeriggio, il posto più bello che c'è. Succede altrove, quasi ovunque. Siamo noi l'eccezione. Però non lo siamo sempre stati: è condizione dell'oggi e non maledizione senza tempo. E questa nostra anomalia, sorpresa, non è colpa degli ultras né della loro ideologia. Ma questa è un'altra storia, d'Italia e non del calcio. Mino Fuccillo per Il Romanista |
+Re-Mix
Shop
Sandro Maria Nasonte Via Del Fiume 8/9 Roma RM 00186 |
+Agenzia
Centro Italia Pratiche Auto
Andrea Lesti Via Luigi Gastinelli 154/ 156 Roma RM 00010 |
+Punto
Roma
Tiziana Bartoccioni Via Angelo Emo, 81 Roma RM 00136 |
+Marina
Country Travel
Marina D'Amici Viale America, 29 C |
+Bar
Arcobaleno 2000 s.a.s.
Dario Latini Via Settevene Palo, 36 Cerveteri RM 00054 |
+Maurizio
Chiacchierini Staz. Serv. Esso
Maurizio Chiacchierini Via Santovetti, 30 Grottaferrata RM 00046 |
+Jollyticket
Luciana Mangiavacchi Via Tiburtina, 532 Roma RM 00159 |
+Totoricevitoria
Nicolò Turco Viale di Marino, 11 Ciampino RM 00043 |
+Tabacchi
Leporino Paolina
Paolina Leporino Via Salvo D'Acquisto, 70/72 Pomezia RM 00040 |
+Bonnie
& Clyde
Veronica Ursida Viale Regina Margherita, 194 Roma RM 00198 |
+Tabaccheria
Leonardi
Andrea Leonardi Via Roma, 38 Monte Porzio Catone RM 00040 |
+BocceaService
di Donaggio 96 s.a.s
Valentina Massone Circ.ne Cornelia, 291 Roma RM 00167 |
+Coop.
La Fabbrica dell'Attore
Via Giacinto Carini, 78 Roma RM 00152 |
+Hawk's
Travel -Travels and Service
Sonia Laurenza Via Albalonga 74 Roma RM 00183 |
AS Roma/Cagliari rimarranno a casa continuando la loro protesta". |
Le nuove leggi speciali che hanno colpito i tifosi si sono rivelate pericolose e anticostituzionali. Ci raccontavano che avrebbero eliminato razzismo e violenza dagli stadi. Invece hanno colpito la passione e l’aggregazione di tutti i tifosi. Hanno eliminato il rumore dei tamburi e il colore delle bandiere. Mentre razzismo e violenza sono ancora ancorati sugli spalti e fuori. A noi tifosi unionisti hanno sigillato, senza alcun valido motivo, il settore ospiti di Foligno. Tifoseria con la quale non ci siamo mai incontrati nella storia e per la quale portiamo rispetto in attesa di elementi per giudicare. La nostra pericolosità è fondata esclusivamente in base a tutte le iniziative che abbiamo fatto e che faremo per ribadire il nostro dissenso a leggi pericolose e provvedimenti discrezionali. Ci puniscono così. Con una rappresaglia istituzionale. La nostra trasferta odierna è diversa dal modo in cui siamo abituati a muoverci. Il clima di passione e felicità che attraverso i nostri pullman, i nostri treni, portiamo in giro per lo stivale oggi viene a mancare… Viene a mancare perché qualcuno l’ha giudicato pericoloso. Qualcuno ha giudicato essere pericoloso un pullman facilmente riconoscibile, facilmente scortabile e controllabile, facilmente quantificabile in numero di partecipanti. Rispetto invece ad un’orda di macchine indipendenti, irriconoscibili, incontrollabili e non quantificabili… Preferiscono le schegge impazzite, i cani sciolti ai gruppi organizzati. Preferiscono l’Hooliganismo alla passione del tifo. La nostra presenza dimostra tutto ciò. Il clima di repressione, di uno stato in cui vengono messi in discussione diritti fondamentali sanciti dalla costituzione italiana, come il diritto d’espressione, d’aggregazione, di circolazione, è spaventosamente drammatico quanto reale. Ci vogliono clandestini… saremo clandestini! Non collaboreremo mai con gli artefici di queste ignobili disposizioni. Non chiederemo autorizzazioni, ne cercheremo compromessi. Vogliamo essere liberi, e per vivere liberi non dobbiamo chiedere alcun permesso! GATE 22 - VENEZIAMESTRE 1987 “A SOSTEGNO DI UN IDEALE” |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Roma/Lazio 31 marzo 1974 La Curva Sud |
Roma/Lazio 31 marzo 1974 La Curva Sud |
Partita non identificata anni '70 |
Juventus |
Juventus |
|
Rapid Wien |
Bellinzona |
|
Steaua Bucarest |
Nantes |
|
Lucerna |
Panathinaikos |
Lazio |
Standard Liegi |
Essen |
Bosnia |
Chiasso |
Grasshoppers |
Olympique Lyonnais |
Munchen 1860 |
Olympiakos |
Neuchatel Xamax |
Sporting Gijon |
Real Zaragoza |
Sassari |
Losanna Hockey Club |
|
Kosice |
Kaiserslautern |
Kaiserslautern |
Kaiserslautern |
"Tifoso
della As Roma, Ultras della Curva Sud, semplice utente di questo calcio
industria o illuso e romantico sostenitore di un ideale e di uno stile
di vita, a te rivolgiamo queste righe per spiegare il perchè, domenica
prossima in occasione di Roma -Udinese, la Curva Sud dovrà rimanere
vuota di passione e di persone.
La morte di Gabriele Sandri sembra si stia dimenticando, superata e sepolta da un sistema deviato che salvaguarda se stesso ed i propri interessi a discapito di tutto il resto. Tutto viene e sarà stravolto, distrutto e ricostruito con l' unico obiettivo di essere strumento per i classici e soliti giochi di potere; è quello che sta accadendo, ora come sempre. In un paese dove " la legge è uguale per tutti ", ma non tutti sono uguali davanti alla legge, siamo ancora una volta spettatori di una nuova ingiustizia e, di vederci ennesimamente puntati contro i riflettori di un opinione pubblica strumentalizzata da stampa, massmedia e lobby di potere. L' Ultras va eliminato, perchè le curve sono oasi di pensiero libero e non omologato, in una società vuota di valori e lobotomizzata; sono un terreno non ancora massificato ed instradato nei soliti binari degli interessi, un terreno che non fa certo comodo a chi tutto controlla. C' erano una volta le coreografie, i colori, le bandiere e gli striscioni, ricordi di una curva che ci hanno accompagnato da sempre e che oggi con tutta questa repressione diventeranno sempre più ricordi sbiaditi. Da qui oggi nasce la nostra riflessione e presa di coscienza che ci porta a rimanere fuori, non solo dalla Curva ma anche da questo stato di cose; ed è quello che chiediamo ad ognuno di voi, di riflettere, ricordare e iniziare a comportarsi come ognuno ritiene più giusto in un momento decisamente delicato. Non ci troverete fuori i cancelli della Sud domenica, perchè a qualcuno farebbe comodo dire che la nostra prepotenza ha lasciato la curva vuota e, per non far parlare ancora chi dovrebbe una volta tanto nella vita farsi da parte, almeno ora. L' unica possibilità per salvare la propria dignità e i propri diritti, passa attraverso la scelta di ognuno di noi che siamo allo stesso tempo complici e vittime di questo circo, che lasciato solo è destinato ad estinguersi. L' appuntamento è domenica alle 14 al Circo Massimo con sciarpe e bandiere uniti nel pensiero, nella passione e negli ideali per tifare la nostra Roma........visto che di circo si parla. CHE
OGGI LO SPETTACOLO ABBIA INIZIO...
I GRUPPI DELLA SUD" |
Wuppertaler |
Wien |
Wien |
|
Sydney FC |
Sydney FC |
Freiburg |
Dynamo Kyiv e Roma |
Bayern Munchen |
Bayern Munchen |
Atletico Madrid |
Atletico Madrid |
Linz |
Linz |
Ajax |
Sambenedettese |
Grasshoppers |
Index |
The championship |
Updates |
Pictures |
Premise |
Palmarès |
The second team of the region |
Away fans in Rome |
Unforgettable players |
The glorious ground of AS Roma |
Memorabilia |
Roma and romans |
A.S. Roma History |
Derby! |
AS Roma in TV and radio |
Video |
Lived life |
Miscellanea |
The Ultras' manifesto |
Bibliography |
Curva Sud history |
Matches to remember |
A.S. Roma Ultras groups |
A.S. Roma players under the Curva Sud |
Curva Sud chants |
Friends & enemies |
The wrong and right side of A.S. Roma fans |
Faithfuls to the tribe |
Suggests for the banned |
Links |
E mail me |
Guestbook |