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(Louis C. Montesquieu) |
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HOMEPAGE |
Se volete avere notizie su locali, concerti e musica a Roma |
" AL DI FUORI DI ROMA NON C'E' NULLA DI BELLO NEL MONDO" Johann Joachim Winckelmann, 1756 (archeologo e filologo, nonché massimo teorico mondiale dell'estetica neoclassica) "Non per guadagnar ma per amor del gioco" QUELLI CHE SIAMO * LA GIUSTA DISTANZA * NON DORMO * IO STO CON GLI ULTRAS |
Radio Città Aperta 88.90 FM tutte le maledette domeniche dalle 19 alle 21 |
http://www.youtube.com/watch?v=uiskWM1hzL8&feature=related Clicca qui per tornare alla HOMEPAGE |
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Avevo un canale su Youtube dove postavo video per lo più musicali. Ogni tanto, però postavo anche qualche video che meritava di stare in rete. Bene, sono stato bannato da You Tube. Indovinate un po' per quale video? Ma per il video de "Le Iene" che restituivano alla signora inglese la macchina fotografica rapinatale nel settore ospiti dalla Polizia nel 2007, ovviamente! A questo punto, ecco qui il video. Diffondetelo voi su You tube, qui rimarrà sempre. |
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salvo imprevisti.
LA ROMA SI', LA LAZIO NO |
"PERCHE' CONTESTATE LA TESSERA?" TRE ARTICOLI CHE LO FANNO CAPIRE ANCHE AL PIU' IDIOTA
Goethe http://www.facebook.com/group.php?gid=107646622604574?ref=mf?v=info |
proudly presents: L'ALBO NAZIONALE DEGLI STRISCIONI Serie A http://www.osservatoriosport.interno.gov.it/area%20tifosi/striscioni_serie_a.html Serie B http://www.osservatoriosport.interno.gov.it/area_tifosi/striscioni_serie_b.html Lega Pro http://www.osservatoriosport.interno.gov.it/area_tifosi/striscioni_lega_pro.html |
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"Ciao,Lorenzo.volevo promuovere una protesta da parte di noi romanisti affinchè si giochi Roma-fiorentina a Roma e non a Firenze visto che la lazie gioca in casa la settimana prima,.Abbiamo già un precedente quest'anno,con le medesime squadre,nel turno precedente,quando si sono giocate Roma-atalanta e lazie-siena entrambe a Roma perchè ,siccome poste in date diverse ,non c'era la necessità di invertire a noi il campo.
Volevo sapere se sei d'accordo e se puoi promuoverla sul tuo sito.Vorrei da te anche un consiglio su come protestare in modo efficace.
Ti ringrazio anticipatamente.Saluti e auguri"1957/58 Salernitana/Sanremese |
Nordhal, Sundqvist e Anderson in una foto inedita fine anni '40 |
Andreoli (che non sapeva suonare la chitarra) allieta comunque i compagni fine anni '40 |
Siamo sempre nel 1948/49 o nel 1947/48... |
Uno spettacolare gagliardetto dell'AS Roma. Sulla destra il consigliere Tomarelli |
2012/13 Sampdoria/Udinese: Un solo tifoso ospite grazie alla partita disputata nel tardo pomeriggio di lunedì e alla tessera del tifoso. Lega Calcio + Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive = CALCICIDIO |
COSA E' LA ROMA (di Lorenzo
Contucci, autunno 2012) Perché l’amiamo? Per quale motivo, storicamente, siamo una tifoseria dedita in modo assoluto, viscerale, uterino alla nostra squadra? La risposta è quella che segue e, da subito, si pone in contrapposizione con l’altra squadra “capitolina”. Se loro si descrivono come “quelli che hanno portato il calcio a Roma”, rispondiamo che su questa circostanza ci sarebbe molto da dire a livello storico, visto che la prima partita di calcio disputata a Roma si svolse il 18 settembre 1895 al Velodromo di Via Isonzo tra la Società Udinese di Scherma e Ginnastica e la Società Rodigina di Ginnastica. Se poi si definiscono “la prima squadra di Roma”, possiamo anche agevolmente ricordare come la Società Ginnastica Roma, sin dal novembre 1895, iniziò a giocare a calcio in maniera episodica nella Capitale. Fatto sta che, qualunque sia la dicitura con la quale si descrivono, sì da rafforzare una identità che dal nome e dai colori non traspare, noi non abbiamo bisogno di definizioni, in quanto siamo la squadra di Roma e non una squadra di Roma. La differenza sta in un articolo: determinativo il nostro, indeterminativo il loro. Peraltro, anche geograficamente, il Rione Prati nel 1900 non esisteva ancora e, visto che a volte in qualche striscione si è scritto della romanità di Italo Foschi, lo stesso Bigiarelli aveva il papà marchigiano e la mamma pugliese. * Beh, ne portiamo il nome, ne portiamo i colori, ne portiamo il simbolo. Sul nome credo non ci sia discussione alcuna: Roma è la città, AS Roma è la squadra. Sui colori neanche può sorgere controversia: giallo oro e rosso pompeiano sono i colori capitolini, derivati dall’unico giallo che si conosceva all’epoca, quello dell’oro appunto, e il rosso pompeiano o porpora che viene dal rosso dei molluschi del Mar Mediterraneo. Sul simbolo ritengo ci siano pochi dubbi, visto che la lupa capitolina è il simbolo di Roma Capitale, concesso con decreto comunale all’AS Roma nel 1927. Del resto, se si va a Siena, nel chiostro del Palazzo Comunale trovate la lupa, così come la trovate ad Aosta in Piazza della Repubblica, ma a anche a Verona in Piazza Erbe ed a Pisa in Piazza dei Miracoli. Al contrario, di un’altra cosa si è certi: l’aquila laziale è il simbolo delle legioni straniere ed è araldicamente “turrita”, vale a dire ad ali spiegate. Il simbolo della lupa capitolina, durante le guerre di conquista dell’antica Roma, veniva apposto in loco dopo che l’esercito aveva conquistato la città, anche con l’aiuto delle legioni straniere che come simbolo avevano l’aquila e che in caso di necessità arruolavano uomini tra gli agrestes e non certo tra i cittadini romani. Per altro le legioni non avevano solamente l’aquila come loro simbolo – tra l’altro aquila “picchiatrice”, vale a dire “a volo abbassato”, con le ali all’ingiù e non quella “turrita” del simbolo laziale, ad ali spiegate - ma vi era anche Pegaso, cavallo alato della mitologia greca che ornava il vessillo della Legio II, il toro della Legio VI, il bufalo della Legio X, il leone della Legio XIII, così come anche il cinghiale. Del resto della statua lupa capitolina esistente al Palatino già si parla nel 295 a.C., quando i due edili Quinto Fabio Pittore e Quinto Ogulnio Gallo le aggiunsero i gemelli, mentre solo nel 103 a.C. l’aquila venne adottata dalle legioni. Solo per finire, si fa notare come l’aquila Olimpia – di greca reminiscenza al pari dei colori rappresentati – è l’aquila calva del Nord America, che possiamo rinvenire anche sullo stemma presidenziale della Casa Bianca o sulla coat of arm statunitense, non certo l’aquila heliaca (alias aquila imperiale) che le legioni romane portavano in guerra. * Ciò detto in ordine ai valori tradizionali fondanti e senza dimenticare che la vera stracittadina dell’epoca era tra le compagini dell’Alba e della Fortitudo, rivendichiamo ed è per noi romanisti un punto di orgoglio l’essere nati dalla fusione di Alba, Fortitudo e Roman: se una società come la Lazio è frutto della fusione delle volontà di Luigi Bigiarelli, del fratello e dei suoi amici che volevano partecipare al Giro del Castel Giubileo del 21 aprile 1900 e decisero quindi di fondare una Società Podistica, la Roma è invece nata dalla fusione della volontà di tre società calcistiche romane, non tanto per correre qua e là in qualche rassegna campestre ma con una funzione sportiva anti nordista, vale a dire per contrapporsi nel futebal alle più forti compagini che giocavano al Nord. Umberto Farneti, proprietario della Bottiglieria del Gambero, vicino Via del Corso, era detto “Er guercio” ed era il factotum dell’Alba. Il Roman, che diede i colori all’AS Roma, era un club aristocratico che giocava al proprio campo del “Due Pini”, con sede in Via Uffici del Vicario, ove poi venne fondata l’AS Roma. La Fortitudo, poi unitasi con la Pro Roma, venne fondata nel 1908 da fratel Damaso Cerquetti, dei Fratelli di Nostra Signora della Misericordia, poi seguito da Fratel Porfirio Ciprari, sacerdote simbolo non solo del Rione Borgo ma di tutta Roma. Giocava sui campi dei “Daini” dell’”Olmo” e, prima della fusione, della “Madonna del Riposo”. Come si può vedere, quindi, la Roma non è parte di Roma ma è Roma: racchiude alla perfezione quel Senatus PopulusQue Romanus che ancora oggi leggiamo su muri e monumenti di Roma e, perché no, anche sul simbolo del Comune. E’ l’unione di popolo (Alba), aristocrazia (Roman) e religione (Fortitudo). Queste sono le premesse da cui partire per poter spiegare la Roma a qualcuno. I giocatori, le partite, i successi o gli insuccessi vengono dopo. * Un pizzico di storia si è quindi reso necessario per sfatare molti luoghi comuni, anche se poi, parlando di calcio, è necessario chiarire cosa ci ha fatto innamorare della Roma e anche perché i nostri padri erano della Roma e non di altre squadre. Beh, per certo non sono state le vittorie sportive che sicuramente – seppur rarefatte – hanno contribuito ad estendere il tifo per la squadra capitolina anche fuori dalla città di Roma. Diremo quindi che, viste le premesse storiche, è sostanzialmente più che naturale una maggior simpatia per la Roma tra le mura cittadine: l’acquisizione del romanismo è quindi nel 99% dei casi per nascita. Sempre per le premesse svolte, il tifoso romanista è detestato ovunque perché mantiene in sé, nel suo DNA, quel retaggio di superiorità che solo l’essere nati a Roma può dare e che in fondo un po’ tutti noi Romani inconsciamente abbiamo dentro. Quella sensazione che quando andiamo a Londra ci fa pensare che gli acquedotti glieli abbiamo fatti noi e che chissà perché si chiama Londra e non ancora Londinium e che è ancora più strano che ci salutano con un anonimo hello piuttosto che con un ancora più sintetico “Ave”. Viviamo tra monumenti apprezzati in tutto il mondo, frutto di epoche gloriose e, in fondo – quando ancora si poteva andare liberamente in trasferta – il messaggio che la preponderante (beh sì, anche un po’ arrogante) presenza romanista suggeriva al volgo locale era sostanzialmente di questo tenore: noi siamo la Capitale e ci troviamo nella vostra misconosciuta città, qualunque essa sia, per insegnarvi le buone maniere e portare a casa una bella vittoria, non dopo non aver apprezzato la bellezza delle vostre figliole, il sapere culinario delle vostre mamme e le vostre enoteche, se ne avete una, bifolchi. L’aneddoto che meglio condensa questo spirito lo si registra in un ormai antico Piombino/Roma di Serie B del 18 novembre 1951 – quando uno tra i tremila tifosi al seguito, non appena sceso dal treno esclamò un convinto “anvedi, c’hanno pure l’orologgi!”, affermazione goliardica che non venne recepita per tale dai tifosi locali, con conseguente immediato parapiglia. * Se chi legge ha capito perché siamo della Roma e perché non potremmo mai rinnegarne i valori, visto che equivarrebbe a rinnegare noi stessi, non saprei dire la ragione per la quale il nostro amore è così viscerale e perché viene espresso, con forme diverse, dalle persone più varie. Sarà che in fondo in fondo ci sentiamo più Romani che Italiani – e questo non vuol dire non sentirsi Italiani ma solo avvertire nel sangue una maggior presenza di Enea rispetto a Garibaldi –, sarà che quando la Roma gioca contro un’altra squadra per noi è anche la città di Roma che gioca contro un’altra città, sarà che il tifoso romanista – più che volere vincere, sogna di vincere… Sarà che alcuni nostri giocatori sono stati simbolo di romanità, romanismo e attaccamento alla maglia… fatto sta che la miscela di questi elementi è esplosiva e ci fa ritenere la Roma una persona di famiglia se non qualcosa di astrattamente superiore ad essa. “La Roma è una droga, noi non ne possiamo fare a meno”, si leggeva sul finire degli anni Settanta sui muri di Roma. In fondo è proprio così. * Dicevamo dei giocatori. La mia estrazione e formazione mi porta più ad amare la maglia rispetto ai giocatori, soprattutto in questi tempi di calcio svilito dei suoi valori fondanti, anche se il concetto del “tifiamo solo la maglia” per me non è un valore assoluto in quanto – sia pur raramente – sono apparsi giocatori che sono essi stessi la maglia. Sta a noi distinguerli, riconoscerli ed esserne inflessibili critici sotto il profilo del romanismo. L’amore per il giocatore della Roma – al di là della simpatia estemporanea che può portare il tifoso ad infatuarsi per questo o per quello – spesso deriva dal romanismo che esso esprime, valore sempre più raro nel calcio di oggi. Non abbiamo timore a rivendicare il nostro folle amore per Agostino Di Bartolomei. Non abbiamo timore di farlo per il cremonese Giacomo Losi, per Francesco Rocca di San Vito Romano, per Amedeo Amadei di Frascati, per Francesco Totti e per Daniele De Rossi. Perché Francesco Totti e Daniele De Rossi sono la Roma e NOI, non altri, siamo fortunati ad avere l’intera collezione delle figurine Panini in cui vestono solamente e consecutivamente la nostra gloriosa casacca. * “Quando gioca la Roma io non ascolto i Prefetti, io prendo e parto”. Questa frase, pronunciata da un anonimo tifoso durante la stagione dello scudetto 2000/01 e che si spiega con l’inizio dei divieti frapposti ai sostenitori del calcio per seguire le proprie squadre, è stata per diverso tempo la mia preferita e la dice lunga sulla passionalità del tifoso giallorosso, pronto a mettersi contro chiunque pur di seguire la propria squadra. Quel giorno, era un Fiorentina/Roma, si pensò di limitare l’invasione giallorossa giocando di lunedì e la risposta della Curva Sud fu “Dal 1° al 31, da Gennaio a Dicembre, da Lunedì a Domenica, dall’01.00 alle 24.00, giocatela quando volete, sempre 15.000 saremo” e quando, il lunedì successivo, la Roma giocò in quel di Firenze, apparve lo straconosciuto striscione “semo tutti parrucchieri”, che condensa in queste tre parole lo spirito romano e la passionalità giallorossa. Già, la Curva Sud, conquistata, non esattamente in modo pacifico, l’11 marzo del 1973, in quanto in precedenza sia i tifosi più accesi della Lazio che quelli della Roma seguivano la partita da quel settore, visto che da lì uscivano i giocatori. E’ anche e soprattutto il nostro settore per eccellenza che ha sempre mantenuto alto il fuoco dell’amore per la Roma. Malgrado nel calcio di oggi si stia cercando in tutti i modi di renderlo un settore come un altro, perché nella massificazione generale e nel non troppo celato tentativo di decerebrare il tifoso per trasformarlo in esclusivo consumatore del prodotto calcio, la Curva Sud ancora resiste. Ci abbiamo passato, chi più chi meno, una buona parte della nostra vita domenicale. Lì dentro abbiamo conosciuto tutta Roma, la Roma vera. Prendo a prestito le splendide parole scritte da un anonimo tifoso giallorosso il giorno dopo la morte di Gabriele Sandri, per descriverne la realtà: “Disoccupati sì, ma anche precari, professionisti, avvocati, ingegneri, imprenditori, impiegati, operai, autisti, panettieri, e moltissimi studenti universitari …. Poverissimi, piccoli borghesi, benestanti, qualcuno ha anche origini nobili … Chi non esce mai di casa, chi fa tanto sport, chi va in discoteca, chi non ha mai una donna e chi non sa più come tenerle a bada, chi legge i filosofi contemporanei e chi a malapena conosce la lingua italiana, belli come il sole o brutti come la fame, chi è sempre incazzato e chi ha una vena comica che fa invidia a Zelig, solitari e trascinatori, pacati e mansueti o violenti da non poterli guardare negli occhi”. Questo era ed è la nostra curva, dove siamo cresciuti. E quando si andava in trasferta, ma anche nelle partite in casa, questa massa informe di persone diversissime tra loro divenivano una unità sola: i tifosi della Roma. Si potrebbe dire che tutto sommato è così in tutte le città, e forse in parte è vero. Si può anche dire che la stessa tifoseria della Roma ha avuto momenti alti e momenti più bassi, ed anche questo è vero. Ma la cosa che più ci inorgoglisce, come tifosi romanisti, è che noi non abbandoniamo la squadra nei momenti di difficoltà, ma la sosteniamo ancora più forte. “La lunga crisi che ha portato al Roma in Serie B e in serie B con la squadra il foltissimo e sempre più compatto stuolo dei suoi irriducibili sostenitori…”, così scriveva “Il Calcio Illustrato” in occasione di Roma/Milan del 1950-51, ultima partita del campionato che, per l’unica volta, portò la Roma in Serie B. Ma potremmo ricordare decine e decine di prove di affetto, non solo nella vittoria ma soprattutto nella sconfitta, di cui diedero prova i tifosi della Roma e sarebbe persino stucchevole ricordarle in questa sede. Per esprimerne la filosofia, quindi, non resta che il tenore di uno striscione letto una decina di anni fa nella nostra curva: “Sconfitte, delusioni, sofferenze, oltre ogni risultato ostinatamente Roma”. Come si vede,
dal 1927 o dal 1951 nulla è cambiato. |
Credo
sia
evidente a tutti come la TdT possa dichiarasi un fallimento
eccezion fatta per gli scontri poiché vietando si è
sostanzialmente evitato che le tifoserie si incontrino,
controprova del fatto la si ha chiaramente nel caso dei
Veronesi che facendosi tutte le trasferte in sostanza
continuano come prima. Sono d’accordo però quando dici che
se avessimo tutti fatto la tessera avrebbero iniziato da
subito a vietare le trasferte anche ai tesserati,
dichiarando il fallimento della stessa come strumento di
sicurezza ma riportandoci, di fatto, al punto di partenza,
anche se con una carta di credito e qualche trasferta in
più. Un segnale però bisognava darlo ed il crollo degli
spettatori lo ha dato anche ai più ostinatamente ciechi.
ti avevo scritto più di un'anno fa con il dubbio che avessero vinto "loro".
Ho lottato con tutti i miei mezzi non facendo la t.d.t nonostante fossi abituato ad avere il mio abbonamento in tasca da più di 30 anni. Non sono più andato in trasferta nonostante fossi solito seguire la mia Roma quando ne avevo la possibilità. Domenica ho visto il settore ospiti di Siena e ho avuto la certezza che se si continua così hanno vinto "loro". Con tutto il rispetto per chi era lì si è capito che quello è il pubblico che loro vogliono al seguito della squadra. Ora noi possiamo fare tutti i ragionamenti che vogliamo ma sta di fatto che il problema ultras e più nello specifico ultras della Roma ( ci tengo a dire di non essere un ultras anche per raggiunti limiti di età) "loro" l'hanno in gran parte risolto. Immagino che in curva ci siano dei ragazzi che non hanno mai fatto una trasferta in vita loro ma questo "sacrificio" serve a qualcosa? Credo che se le cose non cambieranno nella prossima stagione sarà la fine di un mondo che abbiamo conosciuto e che non tornerà mai più....forse avevano ragione i Veronesi!
Ciao, Alessandro".
Dunque
Alessandro, nelle
guerre, di solito, non vince nessuno e
perdono tutti. Intendo dire che se Atene piange, Sparta non ride. Sono
perfettamente d'accordo - e l'ho scritto più volte -
in ordine al fatto che quando due parti si fronteggiano non
si deve mai perdere di vista il proprio
obiettivo.
Il loro obiettivo - scritto nei
lavori parlamentari - è la
disarticolazione dei gruppi organizzati, il
nostro obiettivo consiste nel non
farsi disarticolare e
rimanere negli stadi. E' evidente -
e in questo non sono affatto
d'accordo sul "avevano ragfione i
veronesi" - che in una situazione di stallo bisogna
prendere delle decisioni. E'
altrettanto evidente che la crisi
della tessera del tifoso,
disprezzata ormai da
tutti, persino dai tesserati, è stata indotta
dalla resistenza e non certo
da una passiva ed immediata
accettazione.
Tutto
dipende dallo stesso concetto che
si dà al termine
"ultras":
un ultras deve perlomeno provare a lottare, magari può essere sconfitto
ma deve sempre poter dire "io almeno ci ho provato". Ecco, noi
ci abbiamo provato e ci stiamo provando. Se non lo avessimo
fatto, adesso ci troveremmo tutti in tasca una
carta di credito con una buona parte delle
trasferte ugualmente vietate.
Nel sistema
tessera si stanno aprendo crepe giorno
per giorno, e se è vero che un Siena/Roma può far venire
qualche dubbio, è anche vero che la massima parte delle
trasferte giallorosse continuano ad
essere disertate dai "io senza la Roma non so stare". Da una lotta bisogna
cercare di portare a casa più risultati possibili. Se poi non è possibile andare oltre,
allora sarà necessario rivedere qualcosa, prima di tutto in noi
stessi. Potremmo ancora definirci "ultras"?
Una volta tesserati, crediamo
davvero che Napoli/Roma
venga consentita? Sappiamo che non è così,
ed allora come dead line, si ha sostanzialmente il
prossimo campionato. Dopo di ciò ogni
gruppo rifletterà sul da farsi, ma sono
certo che qualora si dovessero rivedere le
cose, non avrebbe più alcun senso
portare uno striscione con il nome
di un gruppo, magari in bella vista sul sito
dell'Osservatorio. Il mondo ultras
sarà finito, per lo meno sotto
un profilo morale perché
poi ci sarà sempre chi lo striscione lo metterà
per i propri interessi, ed inizierà
una nuova fase. Ci chiameremo "fedelissimi",
"tifosissimi" o in qualsiasi altro modo, ma gli
ultras lasciamoli vivi almeno nel ricordo.
E’
da
un po’ che non ti scrivo (ma ti leggo sempre), spero tu stia
bene e altrettanto la tua grande famiglia.
Di
recente
ho letto un paio di articoli sullo stato di degrado in cui
versa lo stadio Flaminio, ormai abbandonato anche dalla
federazione rugby.
Visto
che
oramai, nel calcio moderno dominato dalle tv, quasi tutti i
nuovi stadi di proprietà viaggiano intorno alle 45-50.000
unità di capienza, perché non proporre una suggestiva
campagna a favore del caro vecchio Flaminio?
Prova
un
attimo a riflettere su questi immediati ma sostanziosi
vantaggi:
-
Nel
pieno
centro della città, facilmente raggiungibile con mezzi
strategici come metro e tram, nonché a piedi dal centro
storico; stile bernabeu, chelsea, psg, ecc.. Si lascia a
casa l’auto, si va a piedi; diventa anche “eco-friendly”.
-
Struttura
portante
ancora valida, da ristrutturare completamente per spalti,
varchi, cabine, stampa, palchi ecc., ma comunque per un
costo inferiore a qualsivoglia nuovo stadio in cui,
peraltro, bisogna affrontare spese esorbitanti per strade,
accessi, parcheggi, trasporti, ecc.
-
Il
Coni,
la Fondazione ed il Comune sarebbero sicuramente interessati
alla cessione, per fare cassa ed intascare qualche diritto …
soprattutto visto lo stato di abbandono in cui versa ora,
proprio causa mancanza fondi comunali/statali.
-
Capienza
intorno
ai 45-50.000 sarebbe fattibilissima e perfetta per far
incidere in maniera pesante il fattore tifo della Roma.
-
Potrebbe
essere
anche la volta buona per una riqualificazione/miglioramento
del quartiere.
Oltre
a
scontentare i vari squali-palazzinari che non vedono l’ora
di partire con gli appalti cementificatori per il nuovo
stadio (ragione che da sola varrebbe di sostenere tale
campagna pro-Flaminio), non riesco a vedere quali potrebbero
essere i punti negativi di tale operazione; ma forse tu mi
puoi illuminare.
Grazie
Un
abbraccio,
"Ciao Lorenzo, forse ne sei già a conoscenza, ma
sono venuto a sapere di questa carta "Juventus Stadium
Member" adottata dai bianconeri che darebbe gli stessi
vantaggi della TDT, quindi permette di acquistare i
biglietti per le trasferte, senza tuttavia essere connessa
ad alcun circuito bancario (permette solo di fare acquisti
nello Juventus Stadium), e senza - a quanto pare - porre
alcuna limitazione per i condannati. In effetti ho dato un
occhiata al modulo in allegato e non sembra esserci traccia,
fra i requisiti, del famigerato Articolo 9 o altra roba
simile, che invece compare nei requisiti per la TDT. Vorrei sapere se ne sai qualcosa di più. Grazie,
saluti."
Non so come si sia sparsa questa voce in ordine alla non applicabilità dell'art. 9 alla
tessera del tifoso della Juventus: la
"stadium membership card" è una
normalissima tessera del tifoso che soggiace all'art. 9
(vedi punto 1 nel paragrafo relativo alla "tessera del tifoso") e che inoltre ha un modulo da sottoscrivere completamente sbagliato
e che pone dinanzi al rischio di denunce penali centinaia di persone, visto
che si richiede di autocertificare di non avere mai avuto condanne da
stadio, senza porre alcuna
limitazione temporale a 5 anni, come
sancito dall'Osservatorio.
C'ERA UNA VOLTA IL DERBY
Derby anni’70? Derby anni
’80? Derby anni ’90? Derby 2000? Niente di tutto ciò, forse quel
tipo di derby non li vedremo più, non stiamo parlando di
tattica, di gol e colpi di tacco, ma parliamo degli spalti, di
quello spettacolo che c’invidiava tutto il mondo, striscioni,
coreografie, sfottò, tutto questo da qualche anno non esiste
quasi più. Infatti da alcuni anni delle leggi inserite dallo
stato che non stiamo noi a giudicare se siano giuste oppure no
hanno portato dei profondi cambiamenti al modo di tifare e di
approcciarsi a una partita come il derby, di Roma in
particolare. Le coreografie che erano lo spettacolo più grande
della sfida tra le due fazioni ormai sono quasi sparite, per
mettere in scena una coreografia vanno avvertite le forze
dell’ordine e dopo un lungo iter burocratico arriva, forse,
l’ok. I fumogeni che molte volte facevano da cornice alla
coreografia colorando le due curve sono ormai un vecchio
ricordo, il rischio Daspo sarebbe altissimo secondo le nuove
regole.
La tessera del tifoso ha comunque portato dei cambiamenti, da quanto in un derby non c’è più il tutto esaurito? Tessera del tifoso, tv, biglietti nominativi, non poter comprare un biglietto all’ultimo momento come si faceva una volta, parcheggi che ormai sono inesistenti intorno allo stadio, visto che vengono chiuse le aree che circondano l’Olimpico per motivi di ordine pubblico, il cambiamento degli orari, tutto questo ha portato ad un impoverimento del derby. Qualcuno dice che anche il fatto che le squadre non sono più al vertice influisce, può darsi, ma noi ricordiamo partite dove le due compagini erano ancora più in basso in classifica con lo Stadio Olimpico pieno, i tempi saranno cambiati, ma sicuramente lo spettacolo non è più all’altezza.
Negli anni c’è stato qualche episodio di
violenza, e questo non si può negare, ma per pochi elementi non
può pagare un’intera città. L’osservatorio ha deciso che i
romani non sono pronti per affrontare un derby di sera, ha
deciso che non sono pronti per veder volare l’Aquila Olympia.
Domenica ricorrerà l’anniversario della morte di Gabriele
Sandri, ragazzo romano e tifoso laziale morto tragicamente,
ucciso dallo sparo di una pistola di un poliziotto, quale
migliore occasione per dare fiducia al popolo romano? La città
ha voglia di rivedere striscioni forse con frasi colorite ma che
fanno parte della cultura di questa città, anche i tifosi della
Roma vorrebbero vedere Olympia volare, perché uno spettacolo è
uno spettacolo, e quando manca anche solo un protagonista non è
lo stesso film.
http://www.sportpaper.it/2012/11/07/cera-una-volta-il-derby-il-mondo-del-calcio-e-cambiato/
15
novembre 1970
Anni di piombo Lazio/Roma, modalità di vendita dei biglietti |
11
novembre 2012
"Democrazia" Lazio/Roma, modalità di vendita dei biglietti |
I 12 articoli fondamentali della Costituzione: meno parole per i valori fondanti di una Repubblica che per quelle usate per vendere i biglietti di una partita. |
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